Scroll Top

Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 19° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 22 giugno

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 19° parte

Eccoci giunti a martedì 22 giugno 2021. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VII di San Matteo, versetti 6.12-14.

Tutti noi, credo proprio tutti noi, tranne forse qualche rara eccezione, dobbiamo meditare molto bene questo testo, questo versetto:

“Non date le cose sante ai cani”

Ricordate l’espressione latina di San Tommaso che si canta nel Pange Lingua e fa riferimento all’Eucarestia? Forse quando la cantiamo o recitiamo non abbiamo bene in mente quello che stiamo dicendo. 

Ovviamente Gesù non fa riferimento agli animali, non sta parlando di cani e porci intesi in modo zoologico, non sta facendo riferimento alle profanazioni, di chi potrebbe prendere una cosa santa e darla letteralmente ai cani, Gesù non avrebbe sprecato la sua Parola per questa cosa. Nessuno butta le perle ai porci. Se una donna ha una collana di perle, a nessuna donna viene in mente di prendere questa collana e gettarla davanti ai porci, non ci sarà mai nessuna che farà un gesto del genere. Quindi Gesù non sta facendo un discorso zoologico di etica nei confronti degli animali o delle nostre cose, Gesù sta parlando di un’aspetto puramente spirituale. Questi “cani” e questi “porci” sono delle persone in carne ed ossa, e, ahimè, potremmo essere anche noi. 

Cosa rappresentano? Rappresentano le persone, ma non solo le persone empie. I cani e i porci erano proprio le bestie più immonde, le più vili, soprattutto i porci, sapete che i porci erano quelli nei quali sono entrati i demoni, hanno proprio il senso dell’immondo, dell’impuro. Ma potremmo esserlo anche noi che diciamo di vivere una vita cristiana, nella misura in cui condividiamo la logica mondana e nella misura in cui non siamo secondo il pensiero di Gesù. 

“Perché non le calpestino”

Cioè non le disprezzino.

“e poi si voltino per sbranarvi.”

Dileggiarvi, umiliarvi, schernirvi, disprezzarvi, prendervi in giro. A chi di voi non è capitato una volta? A me purtroppo è capitato spesso. Questo versetto nella mia vita si applica benissimo. Vi ricordate quando vi feci tutta quella catechesi sulle margaritas? Se la tua esperienza con Gesù, il distillato più puro della tua esperienza con il Signore, la preziosità del tuo incontro con Gesù, la preziosità dell’esperienza intima con Gesù, se tu la prendi e la vai a confidare, a raccontare, o mostrare a questo genere di persone — che è chiaro che non sono in grado di comprendere che quella realtà è santa — loro la calpesteranno, la disprezzeranno, la maltratteranno, la distruggeranno e poi ti sbraneranno attraverso i giudizi e le parole taglienti, la disistima, l’ironia. 

Tante volte si fa questo errore, perché? Questo errore si fa innanzitutto perché si ha la superbia, la presunzione di voler noi salvare gli altri. Guardate che noi non salviamo nessuno, questo deve essere chiaro, lo diceva San Giovanni Bosco: è Dio che ha le chiavi del cuore dell’uomo, non noi, noi non salviamo nessuno. Noi possiamo dire, soprattutto con la nostra vita, la nostra appartenenza a Gesù, basta. Non è il continuare a parlare, e discutere, e fare polemiche su polemiche che converte, non si cava un ragno dal buco facendo così. Il mio Maestro di Noviziato diceva: “Parlare con certe persone è come mettersi a succhiare un chiodo, non viene fuori niente, da un chiodo non puoi far stillare un goccia di miele neanche a morire”. E noi continuiamo a stare lì a pestarlo questo chiodo, a strizzarlo, perché deve uscire il miele perché lo decidiamo noi, ma da un chiodo non esce il miele.

Un maiale non potrà mai avere rispetto di una perla, perché non la vede neanche, in mezzo al fango nel quale vive, con quello sguardo tutto orientato al mondo, incapace di vedere il cielo, tutto sporco di letame, non la vede neanche la perla. E noi, pieni della nostra superbia, andiamo là: “No ma io devo convertire, testimoniare…” e iniziano queste discussioni infinite su Facebook, con le quali perdiamo ore e ore a continuare a scrivere per portare avanti le nostre idee. Ma a che cosa serve? Quanti avete mai riportato al Signore facendo così? Chi mai avete convinto? Ma se non c’è riuscito Gesù morendo in Croce, ci riuscite voi? Ci riusciamo noi con le nostre 4 parole in croce? Gesù davanti a Erode non dice neanche una parola.

“Non gettate le vostre perle davanti ai porci”

Gesù, non dice neanche una parola. 

“Ma io devo far capire… ”

Non devi fare capire niente, comincia a viverlo tu e a viverlo bene, basta, vivilo tu e vivilo bene, questo è più che sufficiente. Lascia che dicano, che facciano quel che hanno voglia, tanto non cambia nulla perché non c’è montagna più dura da spostare della mente dell’uomo. Bisogna smetterla. Queste parole le dico a me per primo, perché sono il primo che cade in questa cosa assolutamente sbagliata, illudendomi per superbia che, se la spiego bene, la farò anche capire bene, ma non è vero.

Sapete chi la capisce? Chi non è né cane, né maiale, quelle persone le capiscono in un batter d’occhio, bastano tre parole e hanno già capito tutto. 

“Ma io come faccio a saperlo?”

Come fai a riconoscere un maiale? Innanzitutto dalla puzza, lo si capisce benissimo dai ragionamenti che uno fa, dal tipo di vita che uno conduce. 

Vi faccio un esempio: parlare del digiuno, non serve a niente. Vi sarà capitato di trovare qualcuno che vi chiede: “Ma tu perché non mangi? Ah si va be tu sei uno di quelli che il venerdì non mangia. Ma perché non mangi? Ma dai ma mangia qualcosa. Io sai se lo faccio non riesco a stare in piedi… ”

E noi cadiamo nel tranello di spiegare perché facciamo il digiuno.

“Sai io faccio il digiuno per onorare la Passione di Gesù”

“Cosa? Ma cos’è sta roba! Ma questa è roba da medioevo. Onorare la Passione di Gesù? Ma perché Gesù ha bisogno che tu digiuni? Ma cos’è questa stupidaggine! Ma non è quello che conta, ma va là, ma mangia quello che vuoi, ma il digiuno che conta è un altro.”

Ci sono frasi che ho rimosso, perché feriscono talmente tanto, fanno talmente male, perché queste morsicate fanno male, la morsicata di un maiale fa un male terribile, ti porta via mezza gamba, infatti dice bene il Vangelo:

“Si voltino per sbranarvi”

Il maiale ti sbrana. Voi sapete che la mafia quando voleva far sparire i cadaveri li buttava dentro nelle porcilaie e il giorno dopo non trovavi più niente, neanche le ossa perché loro mangiano anche le ossa. La morsicata di un maiale è una cosa terribile, pericolosissima. E ci si ricorda di quei dolori, di quando si viene presi in giro per il cammino di ascesi che uno fa, è come se uno tornasse dalla corsa tutto stanco, affaticato e invece di darti un bicchiere d’acqua, ti prendono in giro. Anzi, questo è peggio, perché questo riguarda l’anima e quindi vieni dileggiato per le scelte che tu fai… Ee poi, non solo, dato che tu fai queste scelte e chi non le fa si sente giudicato perché è la sua coscienza che lo giudica, basta che tu non sei più che perfetto e immediatamente ti viene rinfacciato.

“Che senso ha mettersi a fare il digiuno, fare questa cosa e quell’altra e poi dopo fare questo?”

Ha il senso del fatto che siamo esseri umani e non siamo Angeli, dice Santa Teresa, e quindi non si può pretendere la perfezione. Per questo Santa Teresa dice che molti lasciano la via della perfezione perché, sentendosi così attaccati sotto controllo e sotto osservazione, alla fine lasciano perdere tutto. 

Col nostro modo di dileggiare distruggiamo nell’anima l’azione dello Spirito Santo. 

L’avrete capito, ho un po’ il dente avvelenato su questa cosa perché quando si viene morsicati poi si sta male parecchio, si portano le cicatrici. Una cosa che mi ha sempre colpito e che io dico sempre a tutti è questa, ve l’ho già detta ma ve la ripeto, e la ripeterò fino alla morte perché è vera e quindi va detta. Se tu dici che il venerdì fai il digiuno a pane acqua o l’astinenza dalle carni in onore della Passione di Gesù ti si scatena il mondo addosso.

“Ma perché? Ma oggi è il compleanno di Tizio, non vorrai mica non venire alla festa finale della classe? Non vorrai non venire alla festa finale dei colleghi? Ma fallo domani! Ma cosa cambia?”

Se però Tizio dice: “Io mangio 60 grammi di pasta tre volte alla settimana perché sono a dieta”, tutti muti, non fiata nessuno, tutti prostrati davanti al dio Moloch della salute, tutti prostrati, nessuno che dice niente. “È a dieta, poverino, non può mangiare”

Guardate, un giorno ho sentito questa frase e mi si è crepato il cuore perché mi son detto: “Se io avessi avuto, e avessi, non dico la stessa cosa, ma metà di questa decisione, di questa fermezza, di questa durezza — nel senso di essere integerrimo — che Tizio ha per la dieta, io sarei già alla dodicesima mansione di Santa Teresa, sarei già al Matrimonio Mistico, volerei come San Giuseppe  da Copertino, mi vedreste volare per tutta Italia, verrei a trovare tutti a casa e mi vengo a prendere le ciliegie che mi procurate voi. Volerei dalla mattina alla sera, venderei la macchina perché non la userei, se avessi la metà di questa decisione, di questa fermezza, sicurezza.”

 Adesso vi dico la frase. C’era un festeggiamento e Tizio arriva nel momento solenne in cui si alzano i calici, si mette dentro un po’ di Champagne, un dito, uno può prenderne anche una lacrima.

“Scusa ma tu no?”

“No, io non posso bere il vino, al massimo alzo il calice vuoto.”

“Come il calice vuoto?”

“Si perché tanto ciò che conta è il gesto.”

“Il gesto? Ma allora ci prendiamo in giro, ma in nome di che cosa?”

“Ma sai quante calorie sono?”

“No, non lo so, e sono contento di non saperlo.”

Quindi brindisi col calice vuoto. Una tristezza! Arriva la torta.

“No, io no”

“Ma non è che devi prenderla tutta, è anche per gli altri, vai a prendere una cannuccia, quella per succhiare la Fanta e tiri su con la cannuccia una virgola e te la metti sul piatto, saranno credo 0,0000 milligrammi di torta, tipo 0,00000001 periodico di calorie, ti alzi dalla sedia, fai tre passi e sono già andati via.”

“No, non posso”

Piatto vuoto. Avevo il sangue che bolliva. Poi non so perché sono arrivato di spalle a questa persona mentre si stava raccogliendo tutto quanto, e sento questa frase, si stava giustificando: “Eh no, guarda, io non è che posso vanificare tutta la fatica di un mese, di una settimana per una volta che mangio e ho recuperato tot.”

Io ho detto: “Gesù tienimi una mano sulla testa e sulla bocca soprattutto.”

E io devo farmi dei problemi e devo giustificarmi, devo spiegarmi perché faccio il digiuno al venerdì? Devo sentirmi in colpa perché faccio altre cose ascetiche? Devo sentirmi diverso, fuori posto? 

Chiunque, se fosse stato il compleanno del tuo bambino, di tua moglie, qualunque Sacerdote ti avrebbe detto: “Oggi è venerdì ma per amore, per carità, per dedizione, per condivisione, non mangiare la carne se proprio vuoi, ma vivi quel bel momento di condivisione insieme a quelle persone che ti amano, fagli sentire tutta la tua bella presenza, non devi mangiare fino a morire, ma condividi con loro, come Gesù quando va a mangiare con i peccatori, non perché loro lo siano, ma per spiegarti come Gesù sa stare anche insieme a loro, e tu stai con questo atteggiamento umile, nascosto e semplice, non imporre questa tua situazione… ”

Questo è l’umanesimo di Cristo, questa è l’umanità di Cristo, quell’altra è la disumanità che appartiene a questo scientismo, a questo salutismo che noi ci portiamo dietro.

Un giorno un papà mi disse: “Padre, io non chiedo neanche più a mia moglie se mangiamo insieme, se devo preparare, tanto ormai so che è sempre no e mangia quelle sue schifezze centellinate. Io finisco tutti i cucchiaini che lei lascia lì, un cucchiaino di formaggio, una fetta di pera, mezza ciliegia. Alla sera faccio il cane da tartufo e cerco nel frigorifero tutti gli avanzi chiusi in questi mini contenitori e faccio la mia cena con gli avanzi”

Ma ci rendiamo conto? Per che cosa? Per un corpo che diventerà cibo per i vermi. E per l’anima che vivrà per sempre? “No, queste cose non le posso fare perché se no…”

Sono le stesse persone che ti dicono: “Il digiuno? Ma fai il digiuno anche in questo giorno? Ma che roba terribile!”

Certo, perché non è fatto in nome del dio Moloch e salutismo. 

Se io avessi la metà di tutto questo, voi mi vedreste sopra la vostra casa a volare avanti e indietro a prendermi le mie ciliegie.

“Entrate per la porta stretta”

 È difficile trovarla. 

Oggi noi ricordiamo San Paolino da Nola, meraviglioso Vescovo, poi due Santi: San Giovanni Fischer Vescovo e San Tommaso Moro Martire che muoiono praticamente vicini, insieme, perché si oppongo al Re Enrico VIII, sulla controversia sul suo divorzio, sul primato del Romano Pontefice, vengono chiusi nella Torre di Londra, in Inghilterra, e, a distanza di quindi giorni, vengono uccisi perché si oppongono. Tommaso Moro, padre di 4 figli, all’inizio voleva consacrarsi totalmente a Dio in un monastero Certosino, poi invece intraprende la carriera legale e diventa padre di 4 figli. 

Ma dov’è che arriva la santità? Diciamole le cose, questo padre di 4 figli, San Tommaso Moro, gran cancelliere di Inghilterra, dopo il Re c’era lui, si alzava alle due del mattino per pregare e studiare fino alle sette — tutto secondo quel tempo, non c’era la macchina, internet, non c’era il cellulare, lui viene nominato nel 1529 — poi andava a Messa. Faceva come minimo 6 ore di preghiera tutti i giorni — come noi! — neppure una convocazione del Re interrompeva i suoi esercizi. Questi esercizi di preghiera, questa vita ascetica non la poteva interrompere neanche il Re, non c’era per nessuno. Poi faceva di tutto, faceva il cancelliere ed era agli ordini del Re. 

Come ha fatto ad opporsi al Re, a morire Martire, a finire nella torre, a rimanere fedeli al Signore? Così. Era un laico. Tutti quelli che sono stati a letto a dormire al posto di Tommaso Moro, voi non sapete neanche come si chiamano, sepolti, morti, lui dal 1500 è arrivato fino ad oggi, e ancora oggi ci parla. 

Queste cose ve le dirò fino alla morte perché ci credo oltre, oltre ogni misura, perché sono le cose per le quali io sto spendendo la mia vita e non potrei non crederci, perché vedo come il Signore le dipinge nella vita dei Santi. La stessa cosa faceva Padre Pio, che si svegliava anche lui prestissimo, San Carlo Borromeo, San Giovanni Maria Vianney.

“Eh, ma loro erano Santi”

No, non funziona così. Tutti, in funzione del Battesimo e della Cresima, possiamo. Certo che se nel cuore abbiamo altro, se ciò che conta è Moloch, è chiaro che… 

 

Il Venerabile Fulton Sheen scrive:

“Nel Sacerdote, l’ordinazione intensifica questi attributi spirituali.”

Il fatto che diventa ambasciatore del Cielo con il Battesimo.

 “Ma anche se dispensiamo la santità, non siamo per questo automaticamente santi. E lo Spirito che affina il nostro sacerdozio giorno per giorno, pren­dendo le cose del Cristo e rivelandole a noi, richiamando alla memoria tutte le parole del Cristo (Gv 16, 14; 14, 26).”

Il fatto che noi diamo i Sacramenti, che noi aiutiamo le persone ad incontrare lo Spirito Santo, le facciamo pregare, questo non vuol dire che automaticamente noi siamo Santi, è solo la frequentazione dello Spirito Santo, la frequentazione con Gesù. 

 “Non si diventa santi Sacerdoti il giorno stesso dell’ordinazione, e solo in virtù dell’ordinazione.”

Il mio Padre Spirituale mi diceva sempre: “Ricordati Giorgio che l’Ordinazione consacra ciò che trova, se trova un uomo Santo consacra un uomo Santo, se trova un debosciato consacra un debosciato, se trova un tiepido, consacra un tiepido” 

 “Né le grazie dello Spirito affluiscono a noi senza un grande sforzo da parte nostra. Noi siamo «operai che lavorano con Dio». Abbiamo bisogno di sapere come dobbiamo trasmettere agli altri la conoscenza della verità, come dominare gli appetiti del nostro corpo (lCor 7, 29-31), come essere pazienti sotto la pesantezza del lavoro, amando ogni essere umano con quella carità che fluisce dalla consapevolezza che Nostro Signore morì anche per loro. Sono tutte qualità che si acquistano progressivamente e fu appunto uno che conobbe quanto ardua e faticosa sia la lotta a esprimere nel modo migliore ciò che essa significa”

Noi Sacerdoti dobbiamo essere i primi che davanti a tutti pregano col popolo di Dio, ma non solo celebrando la Messa con posto di primo piano, ma giù nelle panche, insieme al popolo di Dio, in ginocchio, ad adorare il Signore e a pregare il Signore, insieme, tutti insieme davanti all’unico Maestro, a essere lì che insegniamo alla gente come si sta, come si deve stare, come si deve pregare, come si deve amare, come si deve frequentare, come essere pazienti. E queste virtù si acquistano proprio in questa lotta, in questa ardua impresa di allenamento. Se dobbiamo far venire la tartaruga facciamola venire all’anima, non alla pancia.

Che poi quelli che seguono la salute sono bigoressici, stanno lì a guardarsi allo specchio, si ammirano, si mettono di profilo, girano la testa, poi si riguardano e si rimettono davanti e io qualche volta dico: “Manca solo che si mettono con i piedi sul soffitto attaccati come i pipistrelli e poi hanno guardato tutto.”

Cos’è che devi guardare? E poi tirano dentro la pancia, e poi la tirano da lato, oh povera pancia! Poveri noi! 

“Perché così riesco a mettere la 38. Che soddisfazione!

Certo, perché nel momento in cui noi non abbiamo una vera religione cristiana, dobbiamo avere un’altra religione, la religione del salutismo, è un’altra forma di religione, ha i suoi riti. Provate a mettervi in mezzo quando preparano da mangiare i bigoressici, poi vedete cosa succede, vi salta via un braccio. Il Beato Card. Schuster mangiava un ovetto, te la fa vedere lui la dieta, e poi andava a pregare, ci impiegava tre minuti a fare cena, vederlo fare colazione era un evento raro, ma lui aveva un altra religione, aveva un altro altare, andava all’altare, quell’altare, invece questi qui, i salutisti, bigoressici, hanno un altro altare ancora che è la cucina, ore e ore per contare i milligrammi, devi metterti con la calcolatrice, poi c’è tutto un piano di incastro, quando l’ho visto a qualcuno mi è andato insieme il cervello, mi è sembrato come se i miei occhi si fondessero: “il martedì deve rimandare al mercoledì, ma il mercoledì devi calcolare quello che succede la domenica, e attento perché se metti un giorno in un altro poi ti devi ricordare cosa hai sostituito…”

Ma per mangiare devi impazzire in questo modo? Ma mi passa la voglia! Ma non mangio più! Poi, siccome possono mettere un cucchiaio di olio dentro l’insalata, però siccome mangiano solo quello, fanno un secchio di insalata con dentro un cucchiaio di olio — non riesce neanche ad arrivare al secondo strato di quell’insalata! — e poi mescolano e mescolano. Ma cosa vuoi mescolare che hai messo dentro un cucchiaio di olio che neanche lo vede l’insalata. Quando hanno messo un cucchiaio di olio, per non sprecare neanche quell’ultima goccia che rimane, prendono il cucchiaio lo usano per condire poi quando hanno condito lo succhiano, come se fosse oro. Ma questa è vita? Ma per piacere. 

Avete mi visto San Francesco d’Assisi obeso? Avete mai visto San Carlo Borromeo obeso? Mettiamo al contro Gesù Cristo e vedete che non abbiamo bisogno di fare i pazzi scatenati con i milligrammi, e i misurini e le cose più strane del mondo. Poi arriva il giorno del “libera tutti”, si salvi chi può, tutto quello che non ha mangiato in una settimana, lo mangia in quel giorno lì. “Si perché così inganno il metabolismo.” Fantastico! 

Andiamo avanti

“Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai (2Pt 1, 5-10).”

Domani vedremo il ruolo dello Spirito Santo nella durezza della lotta, un tema molto bello e molto importante che Mons. Fulton Sheen affronta molto bene.

Volevo anche dirvi che oggi inizia la Novena al Preziosissimo Sangue, ve la consiglio.

“Il Ven. P. Bartolomeo da Saluzzo (1588-1617) scrive:

«Sappi di certo, fratello, che non vi sarà cosa alcuna lecitamente domandata da chicchessia, dicendo la seguente Orazione, che non sia esaudita. Anzi ti dico che, oltre la suddetta Orazione, in qualunque tua necessità, se gridando verso il cielo dirai: 

«O Padre, o Figlio, o Spirito Santo, o Santissima Trinità, o Gesù, o Maria, o Santi e Sante del Paradiso, domando questa grazia per il Sangue di Cristo», sii sicuro che se hai fede e perseveri nella preghiera, riceverai la grazia che umilmente domandi».”

E poi c’è tutta la sua bellissima preghiera per questa Novena. Ve la consiglio, ho visto veramente accadere miracoli grazie all’invocazione del Preziosissimo Sangue di Gesù.  

Tema: Cuore Eucaristico di Gesù, io mi unisco a te.

Fioretto: Cercate di tenervi sempre alla presenza di Dio in unione al Cuore Eucaristico di Gesù.

Ossequio: Prima di accostarvi alla S. Comunione, pregate i santi apostoli Pietro e Giovanni a ben disporre il vostro cuore, come essi già prepararono il Cenacolo.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, – verace amico, concedi all’anima – sentir pudico.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

 

Martedì della XII settimana del Tempo Ordinario

VANGELO (Mt 7, 6.12-14)
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Post Correlati