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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 22° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 25 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 22° parte

Eccoci giunti a venerdì 25 giugno 2021. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Matteo, versetti 1-4.

Che bello vedere questo gesto tanto umano di Gesù che nessuno farebbe mai:

“Tese la mano e lo toccò”

Gesù non aveva bisogno di toccare il lebbroso per guarirlo, questo lo sappiamo tutti, bastava uno sguardo, un pensiero, un picosecondo di volontà di Gesù e sarebbe stato guarito. Gesù è Dio e niente è impossibile a Dio, non dimentichiamolo mai:

“Niente è impossibile a Dio” Luca 1,37

Ma a Gesù non basta la sua onnipotenza. Gesù vuol far sentire amata la persona, non soltanto guarita. Crea un contatto, gli fa sentire l’umanità che quest’uomo ormai da troppo tempo aveva perso, questo essere reietto, esiliato, rigettato, rifiutato, ghettizzato. Gesù sfida la lebbra e lo tocca, e quel gesto lo guarisce. Sicuramente è un evento bellissimo, anche noi abbiamo bisogno di essere toccati, di sentire questa mano dolce, questa vicinanza delicata, rispettosa e decisa da parte di Dio, e da parte di coloro che sono abitati dallo Spirito Santo e possono anche compiere qualche gesto bello, come faceva Padre Pio, che può essere una carezza, un tocco leggero, che fa capire tutto, come un ponte levatoio. Abbiamo bisogno di essere toccati. Mi accade a volte — anche adesso in tempo di pandemia — quando vado per le strade o in qualche chiesa con l’abito religioso, accade che qualcuno mi si avvicina, mi saluta, si affida alle mie preghiere, rimane come sbalordito che ci sia ancora qualcuno in giro con la veste — e magari che si ferma in chiesa a pregare insieme, tutti insieme davanti a Dio, tutti alla scuola dell’unico Maestro — e alla fine di questo momento chiede la Benedizione e, qualcuno, compie quel gesto molto bello del bacio della mano del Sacerdote, che non è, come dicono gli sciocchi, un atto superstizioso o di venerazione, di idolatria della persona. Assolutamente no! Schiere e generazioni di Santi e dei nostri nonni, bisnonni, trisnonni sono cresciute vivendo questi atti bellissimi di devozione e di rispetto verso il Sacerdozio, verso l’Ordinazione Presbiterale, verso quella presenza particolare dello Spirito Santo dentro a quell’uomo e virus sì, virus no io non mi sottraggo mai. Non dico: “Assolutamente no, la mascherina!”. No, non lo dico perché è un gesto così bello, spontaneo, umile, così carico di rimando a Dio che fa bene a chi lo fa e fa tanto bene a chi lo riceve, perché ti fa ripensare tantissime cose, a quelle mani che consacrano, al giorno dell’Ordinazione, a quelle mani che assolvono, a tante cose. Non è vero che la gente è bigotta, superstiziosa, non credo in questo, anche quando si vedono alcuni segni un po’ particolari, che possono dare anche un po’ fastidio alla sensibilità di qualcuno, io li guardo sempre in un altro modo, perché dico: “Quella persona esprime la sua fede così e io forse mi ritengo uno che ha più fede di lei? Forse mi ritengo uno con una fede più matura? Forse mi ritengo più saggio, più dotto?” Se la risposta è sì, io sono al culmine della superbia. Quella persona vive la sua fede come è capace di viverla, esattamente come me, che se mi dovesse vedere San Giovanni Maria Vianney direbbe: “Poverino! Che compassione che mi fai, sei proprio una povera bestia! Quanto sei lontano dalla vetta!” Spero che San Giovanni Maria Vianney in quel caso possa avere un po’ di pietà e possa prendermi per quello che sono, così come sono. Anche io voglio fare così con le persone, con tutte le persone, prenderle così come si è. Se quella persona in quel momento sente il bisogno di dare un bacio alla mano consacrata, perché uno non deve accettarlo? 

 “Tese la mano e lo toccò dicendo”

Bellissimo.

Veniamo ora al testo di Monsignor Fulton Sheen, “Il Sacerdote non si appartiene”, che stiamo leggendo in questo mese.

“Il Sacerdote spiritualmente sottosviluppato presenta due caratteristiche:

  1. Permane infantile.”

Che non è la piccolezza, non è la “piccola via” di Teresina. La “piccola via” di Teresina non è la via degli imbelli, chiariamolo bene.

“Aderisce pienamente al Credo, però gli manca la bellezza della santità sacerdotale che proviene dal vivere dentro di sé lo Spirito di Dio.”

Questo noi Sacerdoti dobbiamo chiederlo sempre, dobbiamo sempre supplicare lo Spirito Santo di abitare in noi e noi in Lui, perché possa risplendere questa Santità, perché la gente possa vedere questa bellezza e dire: “Che bello, che belli questi Sacerdoti, ma come sono belli! Come è bello!”

Che ovviamente non è il bello della tartaruga all’addome, non stiamo parlando della bellezza dei palestrati, stiamo parlando di un’altra bellezza. Io ho sempre in mente quella di una delle donne più belle che ho avuto la grazia di incontrare della mia vita e che mi ha fatto nascere il colpo di fulmine, una delle più belle donne in assoluto: Madre Teresa di Calcutta. Bella, piena di rughe, piena di nodi nelle mani, ma bella come lei ne ho viste pochissime e quelle che ho visto erano tutte così, tutte piene di questo spirito di Dio. Che bello vedere un Sacerdote che esprime questa bellezza che non è sua: è di Dio, dell’incontro con Dio, ce ne fossero…

“A causa della sua infanzia prolungata, oscilla continuamente tra il peccato e l’emendamento, la caduta e il ritorno in grazia, la meschinità e la grandezza della sua condizione di Sacerdote.”

Questo è terribile, quando leggo queste frasi mi viene sempre in mente l’indemoniato dei sepolcri, che dicono a Gesù: 

“Si getta continuamente nel fuoco e nell’acqua e si percuote con pietre per uccidersi”

Noi non possiamo passare la nostra vita Sacerdotale a fare peccati e rialzarci, a fare peccati e rialzarci. Un conto sono quelle imperfezioni e mancanze che avremo fino alla morte, ma non il peccato volutamente scelto e poi il ritorno nella grazia. Questo non va bene, questo dice immaturità, infantilismo, dice che la mia vita non cambia, non sboccia perché non c’è lo spirito Santo. 

 “Confessa i singoli peccati, ma senza fronteggiare la realtà del fatto che sta approfittando della misericordia di Dio e vivendo una vita terrena. La sua vita è regolata dalla carne, non dallo Spirito.”

I peccati li dice, li confessa, ma sono sempre quelli, e non si rende conto che sta approfittando della Misericordia di Dio, perché non cambia, non si emenda facendo dei propositi. Quei peccati invece vanno tirati via.

“La sua vita è regolata dalla carne, non dallo Spirito.”

Se io alla sera mi metto davanti alla televisione, mi addormento davanti alla televisione, se il tempo libero lo uso per guardare i social o per ascoltare musica classica, quand’è che prego? Dormo fino alle 7.00 quando alle 7.30 ho la Messa, il ringraziamento non si fa perché non c’è tempo, la preparazione non si fa perché non c’è tempo e devo dormire, poi torno a casa se resisto fino a casa, se no entro nel primo bar di turno e faccio la colazione al bar, poi torno a casa, metto a posto le cose, comincio a fare alcune cose, poi arriva mezzogiorno, poi magari faccio il riposo, poi magari ho un funerale, guardo i social “per tenermi aggiornato”, perché devo almeno leggere cinque quotidiani al giorno e vedere almeno tre telegiornali, quindi mi sveglio con il gazzettino… Questa è stata una delle scoperte peggiori della mia vita, scoprire che c’è qualcuno che si sveglia al mattino, prima di andare a pregare, con il gazzettino! Ti sei appena svegliato! La prima cosa da fare è rendere gloria a Dio, raccogliere tutte le potenze dell’anima, del corpo, mettersi alla presenza della Trinità, invocare lo Spirito Santo, pregare per la riparazione dei sacrilegi, invocare la Madonna, consacrarsi a Lei, preparasi alla Santa Messa. E invece ascolto il gazzettino? Pazzesco. Certo che, se vivo così, dove sta lo Spirito Santo? Poi torno a casa, poi mangio, sento il telegiornale — il terzo — che uno dice: “Ma cosa può essere successo in un giorno di così particolare che per tre volte devi sapere e in più leggere i quotidiani?” Ogni quotidiano saranno almeno 50/70 pagine! Voi vi immaginate il tempo che uno dedica a leggere un quotidiano, uno qualunque? Una volta, mi ricordo, ne avevo visto uno di 80 pagine, 80 pagine scritte fitte! Ma de che?

Poi se gli chiedi che cosa ha detto Sant’Ignazio negli esercizi:

“San chi?”

“Certo”

“Ma com’è che funziona la pratica dei primi 9 venerdì del mese?”

“Ah boh, non lo so, sono cose medioevali” 

“La sua vita è regolata dalla carne, non dallo Spirito.”

Caffè, biscotti, quotidiano, … per me uguale a morte! E poi film come se non ci fosse un domani. Una persona tempo fa mi scrisse: “Padre, le mando questa bella serie di film cristiani”. Ho risposto: “Ma io non ho tempo fisico per vederli, a meno di avere un giorno di 72 ore, perché neanche di 48 è sufficiente”. 

Quando li vedo? In che punto? Con tutto quello che c’è da fare? Con tutte le persone che soffrono a questo mondo, che hanno bisogno di una parola, con tutto quello per cui dobbiamo pregare e supplicare Dio. Alle volte penso che non sappiamo quello che diciamo. Ma sapete perché lo penso? Perché io credo che uno non abbia idea di che cos’è la vita di un Sacerdote, non ha idea, noi non abbiamo idea di cosa vuol dire vivere veramente il Sacerdozio, è una vita che veramente tu arrivi la sera che non vai a dormire, non è giusto usare il termine “andare a dormire”, non vai a dormire, tu vai a “svenire” sul letto. 

“2. Il secondo indice di questa vita carnale”

Vedete, il Sacerdote spiritualmente sottosviluppato di fatto è un Sacerdote carnale. Innanzi tutto è infantile, e questo infantilismo è legato alla sua vita regolata sulla carne, coi tempi della carne.

“2. Il secondo indice di questa vita carnale è dato dal fatto che il Sacerdote non è in condizioni di accogliere ulteriori verità spirituali.”

Sapete voi che San Giovanni Maria Vianney non ha mai letto un quotidiano in vita sua e i professori della Sorbonne di Parigi andavano da lui a chiedere come bisognava vivere la vita?

“No, ma io devo essere informato”

Sì, ma di Dio, dalla vita intratrinitaria. Devi essere informato studiando la teologia, la filosofia, la mistica. Devi essere informato perché la gente da te chiede questo, il popolo di Dio chiede questo, tu sei stato ordinato per questo, non perché tu sappia che cosa è successo ieri sera, perché tanto lo vieni a sapere comunque. Quello che succede, a me, arriva comunque, anche se non leggo nessun quotidiano e non vedo nessun telegiornale. Le cose le so, sono informato più o meno come gli altri, magari qualche volta le so un po’ dopo, ma non mi fa problema saperlo dopo, capita che parlando con altri in tre secondi ho saputo quello che altri in cinque giorni hanno saputo con telegiornali ad oltranza. E si vive molto meglio, assolutamente. Non mi interessa se questo vuol dire essere retrogradi, o fissati, o fuori dal mondo, dal tempo, va benissimo. Non sono critiche che mi spaventano, la mia pastasciutta la mangio lo stesso, le mie ciliegie anche.

“è dato dal fatto che il Sacerdote non è in condizioni di accogliere ulteriori verità spirituali.”

Non riesce, le sente ma non le riesce ad accogliere, le può anche sentire o leggere ma non entrano, non riesce a tenerle.

 “Non avendo mai sconfitto completamente la carne, non può fare dentro di sé quel vuoto che è essenziale per ricevervi lo Spirito. Un uomo può avere un’anima vuota come il Grand Canyon, ma è un vuoto di nessun profitto.”

Se io non mi svuoto, se io non tolgo tutto ciò che è carnale, come faccio a creare lo spazio perché arrivi lo Spirito Santo? Se ne va. Se un nido è già occupato, lo Spirito Santo se ne va. Sono due spiriti: c’è lo Spirito di Dio e c’è lo spirito della carne che è quello del demonio. Bisogna scegliere a quale spirito mi voglio affidare, quale spirito mi deve governare, dirigere, abitare, illuminare. Quindi una persona mi può dire 5.000 verità,  ma se io ho dentro di me lo spirito carnale, io le ascolto ma non mi interessano, non entrano, non passano, non mi scalfiscono.

 “Il vuoto fecondo è quello di un nido che la colomba dello Spirito Santo può riempire; o quello di un flauto attraverso il quale l’alito dello Spirito Santo può suonare le arie gioiose del sapersi tutt’uno con il Cristo.”

Capite. 

“un nido che la colomba dello Spirito Santo può riempire”

“un flauto attraverso il quale l’alito dello Spirito Santo può suonare”

Questo vuol dire non essere carnali ma essere spirituali. 

Queste sono le due caratteristiche del prete sottosviluppato spiritualmente e, purtroppo, quando uno è sottosviluppato — lo sapete meglio di me — è sottosviluppato, e perché torni allo sviluppo normale è molto difficile, è un’operazione difficile, lunga, faticosa, e assolutamente dolorosa. 

Ci fermiamo qui, domani vedremo un altro paragrafo molto bello, intitolato:

“Lo Spirito Santo e la riparazione dei peccati”. 

È importantissimo questo tema.

Tema: Cuore Eucaristico di Gesù, io voglio dimenticare me per pensare a Te.

Sempre, dimentichiamoci per pensare a Lui.

Fioretto: Nella vostra casa, nell’ambiente di lavoro, siate pazienti, servizievoli, cortesi con tutti per amore del Cuore Eucaristico.

E io aggiungo che per fare questo ci vuole tanta preghiera, se no non ce la facciamo, non siamo in grado.

Ossequio: Riflettete spesso durante il giorno a quelle parole: “Non ha mai compiaciuto se stesso”.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, – paziente e pio rendi a Te simile – questo cuor mio.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

 

Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario

VANGELO (Mt 8, 1-4)
Se vuoi, puoi purificarmi.

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

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