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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 27° e ultima parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 30 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 27° e ultima parte

Eccoci giunti a mercoledì 30 giugno 2021. Quest’oggi ricordiamo i Santi Protomartiri della Chiesa Romana. Chi sono? Sono tutti coloro che furono accusati dell’incendio della città di Roma e furono uccisi per opera dell’Imperatore Nerone in modi diversi e crudeli. Alcuni furono esposti perché fossero divorati dalle belve e dai cani, altri crocifissi e quindi dati alle fiamme affinché, venuto meno il giorno, servissero da illuminazione notturna. Erano discepoli degli Apostoli e primizia dei Martiri che la Chiesa Romana inviò al Signore. Sono la grande folla di cristiani fatti uccidere dall’Imperatore romano, Nerone, nel tentativo di distogliere da sé i sospetti sull’incendio della capitale. Come attesta lo storico pagano Tacito, nei suoi annali, quegli innocenti sottoposti a tormenti raffinatissimi, suscitarono sentimenti di pietà dal momento che erano evidentemente sacrificati non al pubblico bene ma alla crudeltà del singolo. 

Siamo pronti? 

Voi sapete che in tutti questi anni di omelie che ho fatto, sono veramente tanti anni che quotidianamente vengono pubblicate le omelie che faccio, le meditazioni, e anche le catechesi, non avete mai sentito dalla mia bocca uscire cose apocalittiche, però quest’oggi, leggendo la vita dei protomartiri della Chiesa romana, mi nasce proprio forte e spontanea questa domanda:

Sono pronto? Siamo pronti?

Questi protomartiri hanno vissuto un martirio terribile e tremendo, uno sterminio di massa, per coprire le nefandezze, i crimini contro l’umanità compiuti da Nerone, il suo folle e pazzoide gesto di incendiare tutta Roma. E poi va ad accusare i cristiani. È sempre così. Quando non si sa chi accusare, si chiama in causa i cristiani: Sono stati loro che di notte hanno incendiato Roma”.

Il Vangelo di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Matteo, versetti 28-34, ci dice che tutta la città uscì incontro a Gesù e gli dissero di andare via, di allontanarsi: “Vattene, noi non ti vogliamo qui”.

Mi hanno inoltrato un video veramente terrificante, assolutamente vero, si vede benissimo che è vero, nel quale si vede in una chiesa italiana un fedele che viene aggredito verbalmente, gravemente, e cacciato fuori di chiesa perché si è messo in ginocchio in chiesa. Tutti lì a vedere e intanto la Messa va avanti. Cacciato fuori perché si è permesso di mettersi in ginocchio e gli dicono: “Ci sono delle regole da rispettare, in chiesa non ci si può mettere in ginocchio”. Questa è la situazione in Italia, non sto parlando della Cina, in Italia! Tutti col telefonino in mano che riprendono la scena e questi due soggetti che cacciano fuori in un modo violentissimo, aggressivo, minaccioso, questo fedele perché era in ginocchio. 

Queste cose tolgono proprio la parola dalla bocca. Cosa c’entra mettersi in ginocchio con la pandemia, cosa c’entra? Noi dobbiamo rispettare le leggi dello stato, va bene, ma in quale documento dello Stato c’è scritto che il fedele non può mettersi in ginocchio in Chiesa? In quale documento?

Noi dobbiamo obbedire alla Chiesa. In quale documento papale, della congregazione romana, o di un Vescovo è scritto che è vietato stare in ginocchio in Chiesa? Da nessuna parte, non c’è.  Allora queste leggi da dove vengono?  Questi tizi che cacciano fuori questa persona, addirittura gli dicono che chiamano i carabinieri, e l’accusa qual è? “Sono in ginocchio in Chiesa”

Pregate che non capiti a me una cosa del genere, ve lo chiedo col cuore, pregate, perché non so come reagirei, pregate proprio tanto. C’è un limite a tutto, non è possibile vivere una cosa del genere, non è possibile. Forse anche noi abbiamo detto a Gesù di andarsene, forse qualcuno sta dicendo a Gesù di andarsene: “Vattene via dal nostro territorio, perché qui ci sono delle regole”. Che non sono scritte da nessuna parte, regole che vengono direttamente dall’inferno.  Da dove vengono queste regole? Se mi metto in ginocchio in che modo io posso contagiare col virus? 

Mi si chiami un medico e mi si dimostri che se io sto in ginocchio piuttosto che in piedi, io divento contagioso o divento un pericolo pubblico. Qui non c’entra niente la pandemia! Questa è una questione ideologica. Siamo andati oltre. 

Gesù compie questo miracolo bellissimo e gli dicono:“Vattene”. Libera gli indemoniati, compie una cosa stupenda e la gente che è attaccata ai porci gli dice “Vattene via”.

Mi viene in mente Santa Caterina da Siena. 

Mentre vedevo questo video dicevo:  “Non è possibile, dimmi che non c’è, è una fantasia, non è possibile, cosa sto vedendo?” Sarei voluto entrare in questo video. E gli altri fratelli nella fede, possibile che non dicano niente? Ma possibile che noi riusciamo a vedere consumarsi i drammi nel mondo, nella Chiesa e andiamo avanti a mangiare la pastasciutta senza battere ciglio, semplicemente con il cellulare in mano, perché due scappati di casa si ergono a polizia religiosa? Ma gli altri dove sono? Continuano a dire il Padre Nostro e lasciano solo questo povero uomo, che non sta facendo niente di male a nessuno, mentre lo cacciano fuori, lo mandano fuori di Chiesa, a male parole, durante la Messa. E nessuno di quelli presenti si gira e dice una parola. Nessuno. 

A me viene in mente Orwell, “La fattoria degli animali”. A proposito di maiali e di porci di cui parla il Vangelo a me viene in mente Orwell, dà la sensazione che ci siamo proprio dentro in pieno. 

Noi, come cristiani non possiamo vedere consumare degli atti di ingiustizia senza dire niente. Non si può. Non possiamo rimanere spettatori di un atto di ingiustizia. Come facciamo ad andare a fare la Comunione? Come facciamo a dire “Padre Nostro”?

Se io vedo un fratello nella fede che viene maltrattato, che viene ingiustamente perseguitato, io non posso girare la testa dall’altra parte. Ma che cristiani siamo? Ma che uomini siamo? Ma dove abbiamo lasciato l’umanità?

Guardate, in sei anni di carcere non ho mai visto niente del genere. I carcerati non avrebbero mai permesso una cosa del genere. Mai. Mai! Uno che ingiustamente viene maltrattato? Tutti si sarebbero stretti attorno a quella persona, tutti. 

Sapete cosa avrebbero dovuto fare? Si sarebbero dovuti stringere tutti attorno a questa persona, mettersi tutti in ginocchio, e dire: “Cacciateci via tutti”

“Chiamiamo i carabinieri”

“Chiamateli. Sono qui in ginocchio, qual è il problema? Essere in ginocchio in una Chiesa? Qual è il problema? Dov’è scritto nella legge che non si può stare in ginocchio? Non c’è scritto da nessuna parte, nessuno l’ha scritto”

E questo povero uomo che dice: “Mi stanno cacciando fuori perché sono in ginocchio”

“Metta la mascherina”

Ma di mascherine ne metto mille, nessun problema, ma tu non mi puoi cacciare fuori perché sono in ginocchio. Metto cento mascherine ma rimango in ginocchio. 

E poi, fino a prova contraria nessun laico può cacciare fuori dalla chiesa un altro laico, a dire il vero mi verrebbe da dire anche nessun Sacerdote. Non mi sembra molto aderente al Ministero Sacerdotale, né alla carità evangelica, né a quello che Papa Francesco continua a dire in questi tempi, parlando di accoglienza, di attenzione e di chiesa in uscita, aperta. Quindi cacciare una persona dalla Chiesa è veramente un atto terrificante. Se poi vieni cacciato perché sei in ginocchio, è un problema serio. 

“Quando lo videro lo pregarono di  allontanarsi dal loro territorio.”

Perché l’attaccamento ai porci è più importante di vedere due persone liberate. Chissà questi uomini, questi due indemoniati, che vengono liberati, che ritornano a essere umani, chissà quanto erano grati al Signore, e se lo vedono cacciare via. Da chi? Da quattro maramei. 

Quando un giorno non sentirete più le omelie, saprete perché.

Tanto credo che ormai noi ingoiamo tutto. Noi diciamo che amiamo, stimiamo, ringraziamo, facciamo mille cose, ma quando poi arriva il momento clou, ognuno salva se stesso. Ognuno salva se stesso. Quanto ci troveremo nella situazione già successa in altri paesi, e vedremo Sacerdoti portati via, cosa faremo? Niente. Andremo avanti a mangiare la pastasciutta, gireremo la testa dall’altra parte.

Noi abbiamo una sola paura, che è quella di morire. Questa è la paura più anticristica che ci sia. É il modo solenne di sconfessare la nostra fede. Un cristiano che ha paura di morire non ha capito niente. Niente. É proprio l’ultima delle paure che deve avere.  Gesù nel Vangelo lo ripete a più riprese: “Non temete quelli che uccidono il corpo”, dice Gesù.

È previsto che il cristiano debba essere pronto a morire per il Signore. È un onore morire per il Signore! Noi dobbiamo essere pronti a perdere tutto per il Signore. Noi guardiamo troppo ai nostri interessi: “Dopo cosa sarà… dopo come faremo… dopo dove abiteremo… dove mangeremo… cosa capiterà a noi… ma tanto non si può far e niente… poi perdo lo stipendio… ”

Abbiamo capito che comunque noi moriremo e dovremo presentarci davanti a Dio? E cosa ne sarà di noi? Cosa gli racconteremo?

Non state spettatori, non stiamo spettatori dell’ingiustizia, se ci capita di essere testimoni, facciamoci prossimi, stringiamoci accanto, basta la presenza che dice: “Io sono qui con te. Io ci sono”.

Vi ricordate quel sogno che vi raccontai, che feci di Gesù alla colonna? “E tu?” “Io no”.

Non è successo nella realtà, è un sogno, ma vi posso dire che non l’ho mai più dimenticato e vi assicuro che se, anche era solo un sogno e non era la realtà, e non c’entrava la mia volontà perché era un sogno, io vi assicuro che nonostante tutto questo e nonostante abbia studiato tre pagine di teologia in queste mia breve vita, e quindi abbia qualche “strumentucolo” che mi aiuti ad affrontare questa cosa del sogno, vi posso garantire che porto nel cuore sempre un grande senso di sofferenza e di rimorso. Lo so, era solamente un sogno, ma quel “no” ha un peso grosso. Che non ci capiti di dirlo realmente nella realtà e nella verità: vedere Gesù flagellato che ci guarda, ci chiama e ci chiede aiuto e noi diciamo: “No”. Non oso neanche immaginare.

Mi sono persino detto: “Forse il Signore ha permesso questo sogno per prepararmi, perché quando dovesse mai accadere che toccherà a me, ci pensi molto bene prima di dire “No”, visto che, avendolo detto nel sogno, ho vissuto quello che ho vissuto, immagina se lo avessi detto veramente.” Piuttosto che dirlo è meglio morire, sicuramente. 

Sono andato a vedere a Roma la prigione dove si ritiene che San Paolo sia stato incarcerato prima di andare a mettere la sua testa sul quel cippo di pietra dove gliel’hanno tagliata. È ancora conservato, è proprio lì dove c’è l’Abbazia dei Trappisti davanti Vergine alle Tre Fontane, si vede proprio dove è caduta la testa, si vede questo pezzo di marmo dove gliel’hanno tagliata e poi si può vedere la prigione dove si ritiene che sia stato incarcerato. Quando sono sceso ho detto: “Come ha fatto a stare qui? Questa è la prigione di San Paolo?”. A parte l’umidità, io sono stato dentro 20 secondi, non sono riuscito neanche a dire un Padre Nostro, sono uscito che avevo l’artrosi reumatoide da tutte le parti, un freddo, un umido incredibile, fuori faceva un caldo ferocissimo, ma lì sotto c’era un umido pazzesco.

“Giorgio, pensavi che la prigione fosse fatta di che cosa? Di parquet, soffitti e controsoffitti in legno di teak? Questa è la prigione di San Paolo!”

Stiamo pronti. E ripeto, non permettiamo che si consumi un’ingiustizia davanti a noi, siamo fratelli nella fede e figli dell’Unico Padre, se vediamo un’ingiustizia nella fede facciamoci prossimi: “Un momento, non è lui da solo, ci sono anche io”

Non dobbiamo avere rispetto umano, questo non è un rispetto umano sano, non dobbiamo avere vergogna, paura. Quando non si fa il male non si deve avere vergogna e né paura, mai. Testa alta e sicuri di se stessi. 

Proseguendo questo testo di Mons. Fulton Sheen, ormai siamo arrivati alla fine di questo mese, non ho potuto leggervelo tutto perché ovviamente non riesco mai a leggerveli tutti i testi, ma voi leggetelo e pregate tanto per i Sacerdoti, e preghiamo per tutti i cristiani del mondo.

“Ogni pastore d’anime dovrebbe, di tanto in tanto, scorrere il registro dei Battesimi per vedere quante pecore sono state condotte al Pastore nel corso del suo ministero.”

E quanti si sono sbattezzati, quanti hanno mandato il certificato di sbattezzo, e li devi registrare.

“Quante volte, nel Libro della Vita, trova scritto un nome che nella colonna apposita, intitolata «Battezzato da… », è affiancato dal suo nome?

Una parrocchia può inaridirsi se non ha conversioni per anni. Per quindici anni il Tempio rimase da finire, fino a quando, cioè, Dio parlò al popolo e disse:

  e lavorate, poiché io sono con voi: oracolo del Dio degli eserciti (Ag 2,4).

Così è per una parrocchia. Se non continuiamo ad aggiungere mattone spirituale a mattone spirituale, il Signore ci comanda di lavorare. Senza la forza non si può lavorare. Noi mettiamo il lavoro, Dio la forza. Sono le comodità della vita che ci inducono a schivare il lavoro richiesto dalle conversioni. Abbiamo ricevuto il fuoco della Pentecoste, ma ne siamo infiammati? Salvare anime è garantire la nostra salvezza.”

Stiamo attenti a non fare fuggire le anime. Il nostro compito è salvarle, non perseguitarle, non farle scappare.

“Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati (Gc 5,19-20).

Noi Sacerdoti siamo soltanto i braccianti spirituali: prepariamo il terreno, ma è Dio che getta il seme. Non siamo noi che convertiamo. Non dobbiamo contare mai i nostri convertiti se no, un giorno o l’altro, finiremo col pensare che li abbiamo convertiti noi, non il Signore. La potenza divina che ha prodotto la Creazione e la Redenzione è la stessa che salva le anime.”

Dio Creatore, Dio Redentore. Se ha creato il mondo volete che non possa convertire?

Lo Spirito Santo e l’insegnamento sacerdotale

“Istruire non è discutere. Si può vincere una discussione e perdere un’anima. Dobbiamo avere pazienza con gli avversari. Se noi credessimo vere le menzogne sulla Chiesa alle quali essi prestano fede, la odieremmo mille volte di più di loro.

Il Sacerdote deve cercare di scoprire se le obiezioni contro la fede sollevate dal suo interlocutore sono di carattere intellettuale, o se non sono invece essenzialmente morali, vale a dire se hanno per motivo una situazione riprovevole. Le cosiddette «ragioni» sono a volte delle razionalizzazioni escogitate per giustificare il proprio modo di vivere. È importante scoprire non soltanto ciò che la gente dice del Cristo e della sua Chiesa, ma anche perché lo dice. Fu appunto questa la tecnica impiegata da Nostro Signore con la donna al pozzo. La donna intavolò un problema teologico, mentre il suo problema vero era morale, in quanto riguardava i suoi cinque mariti. Ciò nondimeno, anche se il pretesto era trasparente, Gesù non la respinse. Anzi, le chiarì la realtà delle cose e la donna si convertì.

Con chi fa domande, la miglior linea di condotta non è di provargli che ha torto o che ha ragione, ma semplicemente di offrirgli da mangiare se ha fame, da bere se ha sete. La nostra Fede è l’appagamento del desiderio dell’anima, non la presentazione didattica di un sillogismo.”

È inutile che stiamo lì a dimostrare la resistenza di Dio.

 “Prima di affrontare qualsiasi discussione, il Sacerdote deve prepararsi accuratamente. Prima di cominciare l’istruzione, dovrebbe trascorrere un’ora nel corredarsi di analogie, d’esempi e di risposte alle possibili obiezioni.

Per salvare le anime dobbiamo essere santi. Il Signore non si serve di strumenti sudici. Come possiamo avvicinare i peccatori se questi possono risponderci: «Medico, cura te stesso!»?”

Bene, concludiamo qui questo mese, questo bellissimo libro che ci ha accompagnato per 30 giorni… non sembra che neanche che siano già passati 30 giorni! L’abbiamo letto per il lungo e per il largo, credo che ci abbia fatto a tutti tanto bene, a me per primo, un libro veramente bellissimo. 

Di cuore invoco il Signore, la Sua Benedizione su di voi e ci apriamo adesso al mese dedicato al Preziosissimo Sangue.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

 

 

Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mt 8,28-34)
Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

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