Scroll Top

Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, IV parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 24 luglio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, IV parte

Eccoci giunti a sabato 24 luglio 2021. 

Abbiamo ascoltato il testo del Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XIII, versetti 24-30 di San Matteo.

La presenza della zizzania nel mondo non è opera di Dio. 

“Perché Dio non interviene a fermare il male? Perché Dio non fa niente quando succede questo, quello e quell’altro?”

Perché non è il tempo della mietitura. 

Siccome noi, con il peccato originale, ci siamo ribellati a Dio, e abbiamo scelto l’alternativa all’obbedienza, adesso gustiamo tutta l’alternativa dell’obbedienza. Invece che fidarci, invece che vivere in un rapporto d’amore con Dio abbiamo scelto il demonio e la sua alternativa, le sue illazioni, i suoi sospetti, i suoi dubbi, adesso la morte — che prima non c’era — con tutti gli annessi e connessi è entrata a far parte della nostra esistenza e con essa la zizzania. Questa voglia di strapparla non è una voglia sana, è fretta di voler risolvere le cose, ma le cose non si risolvono così, ci sono dei tempi e dei momenti, noi dobbiamo attendere che la storia faccia il suo corso, che la zizzania e il grano crescano insieme e poi, a suo tempo, una finirà da una parte e l’altra finirà dall’altra parte. Il punto è sapere se siamo grano o zizzania, e quanto dell’uno e quanto dell’altro. 

 

Continuiamo la nostra lettura del testo “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita Cabrera de Armida. Abbiamo avuto modo di gustare già la densità di questo testo dove Gesù parla ai Sacerdoti e dei Sacerdoti tiepidi, dei Sacerdoti che vivono con indifferenza il loro essere chiamati da Dio. Andiamo avanti. 

Siamo arrivati al momento in cui Gesù dice che la tiepidezza del Sacerdote inevitabilmente uccide la fede, e un Sacerdote senza virtù teologali è perduto per sempre.

“Non lo commuovono più le verità eterne; i novissimi diventano ombre e persino oggetto di sarcasmo.”

Si fa ironia. Che brutto quando si sente quell’ironia sui Santi, sulla Vergine Maria, su alcuni che non vi ripeto e non vi dico, da una parte perché non voglio assolutamente che vi entrino nella testa, e dall’altra perché mi dà fastidio solo il pensare a quello che sento alle volte, o che ho sentito nella mia vita, certe battute, certe barzellette, certe ironie, un certo modo di dileggiare, canzonare alcuni aspetti della nostra fede, tipiche della nostra fede, è veramente brutto. 

 “Le tenebre del dubbio l’avvolgono e lo penetrano, i rimorsi si affievoliscono e va in rovina la sua vocazione e la sua salvezza eterna.”

Eravamo arrivati qui.

“Fino a questi disastri può giungere la tiepidezza: iniziata con un nonnulla, termina nell’inferno, perché le verità della fede, che fanno tremare i peccatori ordinari, non scuotono più, non feriscono, non toccano, e nemmeno sfiorano un sacerdote che vi è caduto; perché il Maligno ha circondato la sua anima con una corazza attraverso la quale non penetrano più né la paura dei castighi, né le promesse e neppure il dolore e l’amore infinito con cui ho comperato la sua santa e sublime vocazione.”

Un disastro! A leggere queste parole di Gesù veramente dobbiamo dire: “È un disastro!”

Questa è una cosa molto importante, la tiepidezza non inizia con un evento eclatante, non è che accade un fatto, un peccato brutto che uno dice: “Cosa ho combinato! A causa di questo pasticcio adesso divento tiepido.”

No, la tiepidezza non funziona così, la tiepidezza sta un po’ nella logica della rana bollita, cioè la tiepidezza comincia con una piccola cosa, piccolissima, potremmo dire una nota fuori pentagramma, una nota stonata, una cosa da nulla, una piccola concessione, una piccola variazione. 

Qui vorrei aprire una parentesi, spero che non mi diate tre, sapete che quando si fa un tema si può aprire una parentesi, occorre però bisogna stare attenti che non diventi un fuori tema, perché se no poi la professoressa o il professore ti possono dare tre perché sei andato fuori tema. Spero che non mi diate tre, se no devo tornare a settembre a recuperare l’esame. Vorrei fare una piccola parentesi inerente proprio a questo tema della tiepidezza che vi sto dicendo, ma non è che lo dico io, lo dice Gesù, qui, quando dice:

“Iniziata con un nonnulla”

È Gesù che sta parlando, non è Padre Giorgio.

“Termina nell’inferno”

Come’è successo? Inizia con un nonnulla e termina nell’inferno? Sì, perché da quel nonnulla poi si scatena tutto il resto.

“Perché le verità della fede, che fanno tremare i peccatori ordinari, non scuotono più, non feriscono, non toccano, e nemmeno sfiorano un sacerdote che vi è caduto; perché il Maligno ha circondato la sua anima con una corazza attraverso la quale non penetrano più né la paura dei castighi, né le promesse e neppure il dolore e l’amore infinito con cui ho comperato la sua santa e sublime vocazione.”

La parentesi è questa:

Uno dice: “Padre Giorgio dice delle cose impossibili! Come si fa a stare dietro a tutte queste cose cui? Troppa durezza! Troppa rigidità! Troppo fondamentalismo! Troppa severità, mancanza di pietà e di Misericordia!”

Mi viene da dirvi questo: nessuno di voi è chiamato ad ascoltare e a fare neanche una virgola di quello che vi dico perché ve lo dico io, io sono una povera bestia come tante povere bestie. Per ora non ho ancora raggiunto questo grado di follia che mi faccia pensare che le mie parole possano cambiare la vita di qualcuno, o che le mie parole siano degne di essere ascoltate e seguite. Quindi se quello che dico è duro, severo, eccessivo, forte, intransigente, bianco e nero, fondamentalista… internet e tutto il mondo digitale ci danno una possibilità bellissima, che è quella di fare play, stop, on, off. Non è che uno entra nella casa di un altro e lo perseguita. No, basta che tu fai play, va, stop, si ferma, on, si accende, off, si spegne. E se poi tu non lo vai a cercare non è che ti appare l’audio di Padre Giorgio senza che tu lo sappia, da qualche parte. No, se tu non lo cerchi non appare più. E se ti dà fastidio, lo spegni. 

Questo è semplice, il problema dove si crea? Dove si forma?

Il problema si forma se, mettiamo caso, eventualmente, se quello che dice Padre Giorgio o che dice qualunque altro Sacerdote o qualunque altra persona, o qualunque altro Vescovo, Papa, o l’ultimo della terra che arriva da non so dove, il problema è che se quello che dice quella persona, facciamo finta, è vero, e se quello che dice viene da Dio, ed è, come mi sembra che sia, il commento, speriamo il più fedele possibile, alle parole di Gesù, capite che il problema non è più il Padre, o il Vescovo, il problema è che se sono vere, e sono vere ti grattano dentro nell’anima, e se sono vere non puoi fare on, off. No. Non è la persona il problema, il problema sono i concetti, le categorie, i sistemi che passano, questo è il problema, e io, questo, non lo posso spegnere. Se mi dà fastidio mi devo chiedere perché mi dà fastidio, forse perché queste sono verità che a me infastidiscono perché io non riesco, non le voglio fare, per esempio? 

Ma spegnendoli non risolvo il problema, sono come quelli che non andavano da Padre Pio perché avevano paura del giudizio di Padre Pio, ma prima o poi dovrai morire e dovrai presentarti davanti a Gesù Cristo. Cosa farai? Lì non è che puoi scappare, non puoi dire: “Non ci vengo perché vado al bar a bere un caffè”. No, lo puoi fare con Padre Pio mentre i tuoi figli e tua moglie vanno da lui, quello è possibile, ma quando tu morirai quell’incontro tu non lo puoi bypassare.

È meglio incontrare P. Pio che magari ti dà una bella bastonata sulla testa, oppure è meglio far finta di niente e presentarsi davanti alla Santissima Trinità e dire: “Ops, eccomi qui, adesso cosa facciamo?”?

È meglio risultare impreparati ad un esame con il tuo compagno o la tua compagna che ti interrogano e fare una figura pessima, o sentirsi preparatissimi, andare all’esame e poi ti mandano a casa? Che cosa è meglio? 

Spero di essere ancora dentro le righe del fuori tema. Guardate a me piace, ormai credo che abbiate un po’ capito il mio genere letterario, vorrei mettere un’ultima carta di quelle che ho in mano, sul tavolo, per una dichiarazione di intenti, perché non voglio ingannare nessuno. Io sono così, e quello che io sono voi lo conoscete perché lo sentite, traspare dalle mie omelie, dalle mie meditazioni, io sono questo, non c’è un altro Giorgio, ma perché sappiate esattamente bene i contorni, almeno quelli di cui io sono conscio, io vi avviso che non vi insegnerò mai la logica del castoro, questo non lo farò mai, piuttosto smetto di predicare, ma la logica del castoro io non la farò mai entrare nella vita di nessuno, e Dio mi aiuti perché questo non succeda, non predicherò mai secondo la logica del castoro, che è esattamente all’opposto della logica di Cristo e questi Crocifisso.

Voi vi starete chiedendo: “Qual è la logica del castoro?”

Adesso ve la dico. Un tempo i castori erano cacciati, non solo per la loro pelliccia ma per un’altra ragione, andiamo parecchio indietro nel tempo, erano cacciati perché si riteneva che i loro testicoli avessero delle proprietà di elisir di lunga vita, di fertilità, venivano cacciati semplicemente per questo, venivano ammazzati per prelevare queste due realtà e poi lasciati lì a morire. La leggenda vuole che i castori ad un certo punto si rendono conto di questa cosa e nel momento in cui si sentono cacciati per questa ragione si fermano, con un morso si strappano i propri attributi e li consegnano al cacciatore, glieli danno loro, per non essere ammazzati. Ecco, io non educherò mai dei castrati, questo volevo dirvelo, questa non è la mia logica. Educherò degli ermellini, che piuttosto che sporcare la loro livrea bianca, arrivati al fondo del ghiacciaio, piuttosto che andare sulla terra preferiscono morire sulla neve e imporporare la propria livrea di sangue ma non di terra nera, sporca, schifosa. Ma la logica del castoro, no. Non vado incontro al cacciatore con in mano gli “attributi” perché così ho salva la vita, no. Questo non chiedetemelo perché è contro la mia natura. Per cui “è duro, è difficile, è esigente, nessuno mi capisce, li ho tutti contro, sono perseguitato”, sì, esatto, è la logica esatta della Croce, e quindi quando inizieranno a perseguitarvi in una città andate in un’altra, dice Gesù, e fuggite, come faceva Lui, finché è possibile, finché non arriva l’ora del martirio. Ma non vado incontro al cacciatore con in mano un pezzo di me pur di aver salva la vita, basta salvarmi la pelle e ti consegno tutto quello che vuoi. No, perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà.

Ma che vita sarà quella di quel povero castoro adesso? Che vita sarà? Io non mi strappo l’anima dal petto per darla in mano ai vampiri che girano per la strada, non me la strappo e non dirò mai a nessuno di strapparsi l’anima dal petto, di strapparsi dal cuore quel germe vergine di appartenenza a Dio, di totalità, di infinito, di unicità, di immacolatezza, di bellezza. Non dirò mai a nessuno di strapparsi dal cuore i suoi sogni, di vivere in un mondo grigio, di rinunciare a sognare, a sperare, a combattere, ad avere voglia di altro, a cercare un’ulteriorità di senso in ogni cosa che facciamo, no io queste cose non le dirò mai.

Che cosa dirò? Parlerò di tutto quello che è esattamente al contrario, quindi per qualcuno sarà intransigenza, radicalità, durezza, bianco e nero, fondamentalismo. Non ha importanza perché per qualcun altro sarà invece aria pura, bellezza, stupore, coraggio, conforto, speranza, condivisione, sarà non sentirsi soli, dare un senso a ciò che facciamo, morire piuttosto che peccare. Questa è la linea, la logica dell’ermellino.

Siccome questo mondo è già abbastanza pieno di castori, mi piace pensare che dobbiamo liberare e aiutare un po’ di ermellini a portare avanti la loro vocazione.

Questo ve lo volevo dire, ogni tanto bisogna fare un po’ di pulizia e chiarezza. 

Magari uno può pensare: “Padre Giorgio magari abbassa un po’ il tiro.”

No. Non porterò mai nessuno a diventare una gallina che vive in un pollaio. E allora? E allora aquile. 

“Ma è difficile!” Certo. Avete mai visto le aquile andare in stormi? No, le aquile volano da sole, o al massimo forse in coppia, sapete che sono fedelissime fino alla morte. 

Avete mai visto uno stormo di aquile? Avrete visto un pollaio di galline, uno stormo di piccioni, ma dobbiamo essere uno stormo di piccioni? Dobbiamo essere galline nella nostra vita? Per favore! Passare la vita a beccare sul cemento le schifezze che fanno cadere le persone? No. 

I miei bellissimi pappagalli verdi che ho qui fuori non li ho mai visti volare in stormi, mai, al massimo sono in due, poi ci saranno anche quelli che volano in stormi, ma quelli proprio unici, belli, no. Che caratteristica particolare ha voluto dare loro Dio, volano da soli o al massimo in coppia, come le aquile. Voi vedete nel cielo una bellissima aquila che vola, una, perché l’altra è al nido.

Se andate a comprare una pelliccia, fatevi comprare una pelliccia di ermellino — è un modo di dire, non voglio invitare nessuno ad ammazzare gli animali — la pelliccia di ermellino vale cento volte di più di quella di un castoro, ci sarà un perché. Se non ricordo male, il Papa aveva questa mantellina di ermellino, ma non di castoro.

Chiudo la parentesi di questo fuori tema.

Il nonnulla di cui parla Gesù è un nonnulla che non si può far passare, perché l’ermellino non va a mettere neanche una zampa sulla terra, rimane al limite del ghiacciaio e se deve morire, muore. Non c’è una terza via, non possiamo salvare la nostra vita all’infinito, perché non è fatta per questo, altrimenti le verità di fede non ci diranno più niente.

“Non scuotono più, non feriscono, non toccano, e nemmeno sfiorano”

“L’inferno è vuoto l’ha detto Balthasar”. Non è vero! Non lo ha mai detto, mai scritto, non è vero. Non credeteci. Se vi dicono così chiedete sempre la fonte, la fonte dove Balthasar ha detto che l’inferno è vuoto. “Dov’è scritto? Voglio leggerlo”. Potete fare questa domanda, ve lo dico io, non c’è scritto da nessuna parte. Non lo ha mai detto, anzi, ha detto bene il contrario. E poi Gesù ne parla, la Madonna a Fatima lo fa vedere ai bambini, la Madonna in tutte le apparizioni più o meno parla dell’inferno, della perdizione, chiedendo conversione e penitenza, Gesù in ogni apparizione, a Padre Pio, a Santa Faustina, a Santa Margherita, alla Beata Conchita, a Santa Teresa D’Avila, parla dell’inferno. Allora è tutta una menzogna?

Io invece ci credo, altra carta che metto sul tavolo.

Un altro di quei mantra di cui oggi si parla: “La paura dei castighi va assolutamente tolta perché Dio è solo bontà”.

Non è vero! Anche questo non è vero, non è scritto da nessuna parte, portatemi per favore un testo della Scrittura che dica che Dio è solo questo, cioè che il peccato non ha un peso, che il peccato non ha un qualcosa che esclude. Trovatemi un testo della Scrittura dove tutto è uguale, tutti vanno bene e tutti partecipano al medesimo banchetto al di là del loro sì e no. Io non lo conosco.

La paura del castigo è fondamentale, andate a leggere in Santa Teresa d’Avila, dopo che lei ebbe la visione dell’inferno, lei che cosa scrive. A seguito di questa visione dell’inferno, la sua vita cambia radicalmente. Andate a leggere che cosa scrive, ho fatto una catechesi qualche anno fa sull’inferno in Santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa, non ho ricevuto critiche. Vorrei vedere chi ha il coraggio di venire a criticare Santa Teresa d’Avila! Al massimo qualcuno, di soppiatto, può dire che è un’espressione mitologica che è un linguaggio del tempo che va interpretato, ma Santa Teresa d’Avila quando parlava sapeva quello che diceva, se dice che è stata all’inferno, è stata all’inferno, non dice che è stata all’inferno per dire che è stata al bar a mangiare il panino col prosciutto. Non facciamo passare i Santi per pazzi, o per schizofrenici o dissociati, se dicono A è A, se dicono B, è B.

La paura del castigo è fondamentale come la paura dei peccati, perché mi aiuta, finché l’amore non è perfetto. Finché io non sono arrivato ad avere una vera contrizione dei miei peccati basata sul dolore perfetto perché motivata dall’amore per Dio, l’attrizione è fondamentale, quindi anche la paura del castigo serve, perché noi siamo fatti così. Quando poi non farai più il male perché tanto sei innamorato di Dio Padre, non avrai più nessun problema.

Concludo:

“Con cui ho comperato la sua santa e sublime vocazione. Perciò ti ho detto che la tiepidezza nei miei sacerdoti, per i mali che essa cagiona, è per Me una spina molto pungente.”

Allora togliamo le spine dal Cuore di Gesù, togliamogli le spine, non tiepidi ma ferventi e infuocati.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

 

VANGELO (Mt 13, 24-30)

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

Post Correlati