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Non spezzerà una canna già incrinata

Canne di bambù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 17 luglio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Non spezzerà una canna già incrinata

Eccoci giunti a sabato 17 luglio 2021. Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII, versetti 14-21 di San Matteo.

I farisei decidono di uccidere Gesù e Gesù se ne va. Gesù evita in tutti i modi la morte finché non è giunta la sua ora. Nella vita bisogna chiedere lo Spirito di Sapienza per saper discernere quando è tempo di fuggire e quando è tempo di restare, non è sempre segno di sapienza restare quando invece bisogna fuggire e viceversa. Capire la differenza, cogliere quando è il momento di fuggire o restare è segno di grande sapienza, non è facile assolutamente, ci vuole una grande luce interiore, e poi serve aver accanto qualcuno che ci sappia anche consigliare, non è un male. 

Sentiamo alcune caratteristiche di Gesù, preannunciate dal profeta Isaia:

“Il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.”

Questo è il Padre che tanto ama suo Figlio. Se tutti i Padri imparassero da Dio Padre ad amare i loro figli, probabilmente tante realtà sarebbero diverse. Bisogna avere Dio Padre come modello — certo non si può amare alla perfezione come Lui — però lo si può prendere come modello. 

“Porrò il mio spirito sopra di lui”

Abbiamo visto Gesù quando la colomba scende su di Lui.

“Annuncerà alle nazioni la giustizia.”

Abbiamo bisogno di giustizia.

“Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce.”

Perché non contesterà, non griderà, non si udrà nelle piazze la sua voce? Perché, come già altre volte abbiamo visto, non serve. La nostra testa è più dura dell’acciaio. Cosa entra nella nostra testa? Nella nostra testa entra ciò che noi abbiamo deciso. Gli altri ci possono dare i consigli, possono dirci le loro cose, darci le loro vedute, ma noi facciamo sempre quello che vogliamo, e questo dobbiamo dircelo con tanta onestà. Noi facciamo sempre quello che vogliamo, anche se poi ci schermiamo, ci nascondiamo, ci mimetizziamo dietro i soliti luoghi comuni retorici — sono mille — di fatto noi ci nascondiamo per fare quello che vogliamo. Anche l’autorità può essere usata per questo, qualunque autorità. Più uno ha autorità e più uno dice: “A me nessuno può dire niente” e quindi, ancora di più, faccio quello che voglio, perché tanto non devo rendere conto a nessuno, o,  più salgo, sempre ad un minor numero di persone. Quindi facciamo quello che vogliamo. Poi ci mettiamo a giudicare gli altri, questa è una cosa incredibile. Non posso dimenticare un Sacerdote che conosco che un giorno mi disse: “Senti, Giorgio, io questa cosa non la capisco, è venuto da me un grande dirigente di una grande azienda — o di una banca, non ricordo più — lamentandosi dei suoi dipendenti, di qualcuno perché arrivava 10 minuti in ritardo, 5 minuti in ritardo, alle volte alcuni suoi dipendenti dovevano prendere i permessi, erano sempre via, non erano mai in presenti…” 

E questo Sacerdote è stato molto intelligente, gli ha detto: “Qual è l’orario di inizio del lavoro?”

“Noi per le 8.00/8.30 dobbiamo essere tutti presenti sul posto di lavoro.”

“E lei a che ora arriva al lavoro?”

Questo si è un po’ ammutolito e poi dice: “Io arrivo intorno alle 10.00/10.30/11.00 dipende”

“Scusi, perché?”

“Perché io ho anche molte altre cose da fare, quindi arrivo più tardi.”

Questo Sacerdote gli risponde: “Scusi un momento, lei arriva alle 10.30 e nessuno dice niente, e va bene così perché ha tante cose da fare, ma gli altri non hanno tante cose da fare? Gli altri suoi dipendenti non hanno anche loro altre cose da fare? Non hanno anche loro dei problemi di salute? Non li hanno? Lei siccome comanda e nessuno può dirle niente arriva quando vuole, loro devono spaccarsi il collo per arrivare puntuali perché se no lei poi gli fa le questioni? Non è giusto. Se l’orario di lavoro è 8.00/8.30 per tutti, tutti al lavoro, lei deve essere il primo ad arrivare al lavoro, non l’ultimo, proprio perché lei è il capo. L’autorità non ci dà la facoltà di fare quello che vogliamo e di diventare gli aguzzini degli altri, l’autorità ci impone ad essere i primi a fare ciò che è giusto. Se l’orario è le 8.30 e tutti devono arrivare alle 8.30, tu devi essere dentro alle 8.25 come minimo, perché tu devi essere un esempio.”

L’autorità deve rappresentare un esempio, se no che autorità è? Dopo ci lamentiamo che le persone non ci ascoltano. Certo, siamo dei pagliacci! Ci comportiamo come i buffoni di corte, ovvio che le persone poi non ci ascoltano, non abbiamo credibilità. È inutile pretendere dagli altri, chiedere agli altri quello che noi non diamo per primi.

“E no ma io..”

No, tutti sono “E no ma io..”. Non c’è qualcuno di più o di meno. Tutti abbiamo “E no ma io..” e quello che ha i figli, e quello che ha la moglie malata, chi il marito che sta male, che è alcolizzato, e chi di notte non ha potuto dormire…  e il giorno dopo deve andare a lavorare. Ognuno di noi ha mille ragioni, e allora se vogliamo seguire una regola la seguiamo tutti dal primo all’ultimo, dal più importante al meno importante, e chi ha più autorità deve essere il primo di esempio.

Mi dice: “Padre Giorgio, ma tu pensi che abbia capito?”

“No, da questo punto di vista sono abbastanza disilluso, l’esperienza insegna. Ognuno fa quello che vuole.”

Ognuno fa quello che vuole, quando vuole, dove vuole e con chi vuole. Poi chiamiamo in causa la Divina Volontà, gli Angeli, la Madonna… “Io mi effondo tutto nella Volontà del Padre.”

Certo. Siamo tutti dei bravi suonatori di piffero magico! La Volontà del Padre… poi basta che uno mi tocchi il codino di una virgola, viene fuori il mondo, altro che la Volontà di Dio Padre.

È per questo che Gesù non grida e non contesta, perché tanto non serve assolutamente a niente, perché ognuno fa quello che vuole. 

Il più grande atto di digiuno? Quello dalla propria volontà e dalla propria testa, questo è il più grande atto di digiuno. 

Il più grande atto di mortificazione? Dalla propria volontà e dalla propria testa. 

È quindi inutile stare lì a polemizzare: “Omnia vìdere, molta dissimulare, pauca corrìgere”, che vuol dire: “Guarda tutto, su tantissimo fai finta di essere tonto, e correggi pochissimo”. 

Perché poi, insieme al “faccio quello che voglio”, c’è la permalosità. Basta che tu dica mezza virgola e inizia una polemica “ma io… ma voi… ma loro… però noi… però voi…”, inizia la sinfonia della superbia, una cosa senza fine, che uno dice: “Quanto mai ho parlato!”. Poi però diciamo: “Io voglio essere corretto, perché voglio crescere nelle cose di Dio.” Si,  certo…

“Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta”

Il Signore ha un rispetto sommo anche delle nostre più piccole cose belle, anche se sono un po’ rovinate. È proprio un esperto di aggiustamento, un esperto di attesa paziente e amorosa.

Chiediamogli, per intercessione del Suo Preziosissimo Sangue, la grazia di saper condividere un po’ con lui questa fine: al capitolo 12 di Matteo già decidono di ammazzarlo. Pensate a Gesù che lo viene a sapere come si sarà sentito, con tutto il bene che fa, la verità che dice, la vita che spende… in Matteo 12 decidono di ucciderlo. È brutto avvertire contro di sé un’ostilità così feroce. Pensate a Padre Pio quanto ha sofferto e non solo lui, che lo Spirito Santo ci assista sempre.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Sabato della XV Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

VANGELO (Mt 12, 14-21)

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

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