Scroll Top

Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XII parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 1 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XII parte

Eccoci giunti a domenica 1 agosto 2021. È sempre emozionante entrare in questo mese, innanzitutto perché oggi ricordiamo il carissimo Sant’Alfonso Maria del Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, innamorato tantissimo della Vergine Maria e dell’Eucarestia, sia perché oggi ricorre il Perdono di Assisi, quindi dalle 12.00 di oggi, 1 agosto, fino a tutto domani, 2 agosto, sarà possibile ricevere l’Indulgenza Plenaria del Perdono di Assisi. Andate a leggere la storia di questo dono grande che San Francesco ottenne da Gesù per tutti noi, quindi facciamo il possibile per poter ricevere l’indulgenza plenaria quest’oggi.

Le condizioni sono sempre le stesse: l’importante è essere in grazia di Dio, per questo occorre la confessione  — che vuol dire innanzitutto l’essere lontano con l’affetto da tutti i nostri peccati e questa è la parte più difficile — poi la comunione, la recita della preghiera per le intenzioni del Santo Padre (bastano un Pater, Ave, Gloria) poi bisogna recitare un Credo e un Pater in una chiesa Chiesa francescana o una Basilica Minore, o una Chiesa Cattedrale o una Chiesa Parrocchiale. Questa indulgenza può essere applicata anche ai defunti. 

Inoltre cerchiamo di fare di tutto per vivere bene questa nostra gratitudine verso la Vergine Maria, onorata in questa ricorrenza come Santa Maria degli Angeli. Cerchiamo di viverla con tutto il cuore.

In questa domenica abbiamo ascoltato la seconda lettura tratta dal capitolo IV della lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, dove San Paolo ci scongiura nel Signore di non comportarci come i pagani.

“Non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.”

“Pensieri vani” che vuol dire vuoti, inutili, che non hanno senso, valore, peso. Dobbiamo abbandonare l’uomo vecchio, le passioni vecchie e rinnovarci mente e cuore dalla giustizia e dalla vera Santità.

Andiamo avanti, perché di questo stiamo proprio parlando in questi giorni, con il libro “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita Cabrera de Armida.

Gesù dice:

“Il sacerdote incomincia con il divenire tiepido”

Vedete quante cose dice Gesù sulla tiepidezza, è una malattia terribile, è da tanti giorni che ci siamo sopra ed è sempre su questo tema, vuol dire che è una malattia terribile ed è molto diffusa.

“Il sacerdote incomincia con il divenire tiepido; viene poi lo scoraggiamento la mancanza di quello spirito di sacrificio che lo spingeva alle sue opere spirituali. La fede che gli dava vita si va estinguendo, la speranza muore e l’anima del sacerdote viene travolta dall’ultima arma del Maligno, con la quale strappa molte anime dalle mie braccia: la sfiducia.”

La mancanza di fiducia ci strappa dalle braccia di Gesù.

“Il sacerdote, più di ogni altra persona, deve sempre vigilare sulla sua santificazione, controllare spesso il polso del suo fervore, rendersi conto della trasparenza del suo cuore e del suo amore per Me e per Maria.”

Noi Sacerdoti siamo i primi che dobbiamo verificare come stiamo, sapete come quelli che si misurano le pulsazioni cardiache o la pressione: bisogna misurare il polso del fervore, la trasparenza del cuore, quanto il nostro cuore è semplice e vero.

“Il sacerdote deve ogni giorno rinvigorire il proprio spirito dando un nuovo slancio alla preghiera e, soprattutto, al desiderio di sacrificarsi nel compimento dei doveri del suo ministero.”

Un nuovo slancio alla preghiera, dunque. Le preghiere stanche, abitudinarie, trascinate che non fanno venire voglia di pregare a nessuno. Dovremmo chiedercelo qualche volta: “Ma a chi mi guarda viene voglia di pregare, di essere migliore, di essere più devoto e amare di più Gesù?”

“L’anima del sacerdote in tutti i suoi atti dev’essere come un cristallo che riverbera lo Spirito Santo, ma soprattutto deve possederlo per amarmi con lo stesso Spirito Santo, che è l’amore del Padre, il più perfetto amore.”

Deve essere un cristallo che riverbera continuamente lo Spirito Santo.

“Lungi da lui il contristare lo Spirito Santo a cui deve tanto, al quale anzi deve manifestare gratitudine, corrispondendo fedelissimamente a tutte le sue ispirazioni e grazie.”

Senza lo Spirito Santo noi non saremmo Sacerdoti.

“Deve operare per Lui e con Lui per far piacere al Padre e a Me, che faccio tanto per il suo bene. Che altro posso dargli se gli ho donato il Padre mio, il mio Spirito e il mio Cuore?”

Gesù ci ha dato tutto, quindi cos’altro ci può dare? Niente, più di quello che ci ha dato cosa c’è?

“Il dubbio”

Questo è un tema interessante, noi tante volte diciamo: “Sono caduto perché ho dubitato”, come se il dubbio fosse una cosa che capita. A me capita di starnutire, anche a voi, ma questo non vuol dire che sono ammalato, mi dice che ho respirato un po’ di polvere, ho un po’ di allergia, ma non che ho il raffreddore. E noi trattiamo il dubbio allo stesso modo: “Mi è capitato qualche dubbio, mi sono venuti i dubbi, qualche volta ho dubitato…”

“Il dubbio non penetra mai nel sacerdote trasformato in Me: non lo spaventano né la vita, né la morte, né i pericoli, né le sofferenze, né i calvari, né il presente, né il futuro, poiché la sua fiducia in Me è perfetta. E anche se la sua umiltà lo spinge alla sfiducia, si tratterà solo di sfiducia in se stesso, ma mai e poi mai nella mia amicizia, nella mia grazia e nel mio amore.”

Se entra il dubbio, se entra lo spavento della vita, della morte, dei pericoli, delle sofferenze, del calvario, del presente e del futuro, vuol dire che la nostra fiducia in Gesù non è perfetta.

Un conto è la sfiducia che nasce dal fatto che ho sfiducia in me stesso, che è anche una cosa buona. È grande saggezza non fidarsi troppo di sé, avere sempre quel pizzico di timore, di paura, perché ci fa dire che io non sono Dio, questa sfiducia ci vuole. Invece non ci vuole la sfiducia in Dio, che vuol dire che io non ho fiducia nell’amicizia di Gesù, nella grazia di Gesù e nell’amore di Gesù.

Quando io andavo a fare gli esami, o quando devo fare gli esami all’università, sono sempre stato agitato, ho sempre avuto paura di andare a fare gli esami anche se poi ero preparato, ma non posso dire che fosse legata al fatto che non avessi fiducia in Gesù. Infatti in tutti gli esami che ho fatto ho sempre visto Gesù all’opera con dei miracoli incredibili, mi ha veramente tanto sostenuto, potrei scrivere un libro: “I miei esami con Gesù”, ci sarebbero tante cose da dire. La paura l’avevo, mi ricordo che prendevo la camomilla, però non ho mai dubitato, non mi veniva da dubitare perché mi dicevo: “Giorgio, se dubiti di Gesù è finita, già è un semi disastro, se poi tu dubiti anche di Gesù, cos’è che ti rimane?”

Non ho dubitato perché non me ne ha mai dato occasione. Non è che non ho mai dubitato perché sono santo, bravo, giusto, no, non è così, non perché io sono bravo e perché io ho fede. Non ho mai dubitato perché Gesù non mi ha mai dato occasioni di dubitare. La ragione è in Lui, non è in me. Non mi ha mai deluso, non mi ha mai lasciato solo, non mi ha mai abbandonato, non è mai accaduto, quindi non ho mai dubitato perché non ho mai avuto motivo di dubitare. Invece di me ho molti motivi di dubitare perché mi dimentico, perché sono un pasticcione, perché dico una parola al posto di un’altra, perché mi distraggo, perché non ho studiato magari tutto bene come avrei dovuto fare, ho perso dei pezzi dei miei appunti, ho mille ragioni per dubitare, perché vedo che purtroppo non sono così affidabile con me stesso. Ma con Gesù non mi è mai successo. Non sto scherzando.

Qualcuno potrebbe dire: “Lei che è in convento, per lei è tutto più facile”. Non crediate! Venite, facciamo un cambio per un mese, voi venite al mio posto e io vengo al vostro, poi vediamo, vi assicuro che dopo 48 ore tornate a casa vostra e mi fate ritornare a me qui.

Non sono i fioretti di San Francesco, non hanno niente a che vedere con i fioretti di San Francesco, non sono queste cose edulcorate.

Quando andavo in carcere, e l’ho fatto per sei anni, quindi per tutto il tempo del mio primo percorso accademico, cioè vuol dire cinque anni di studio, io ricordo che andavo in carcere di sabato pomeriggio dalle 13.30 alle 19.30 circa e la domenica pomeriggio dalle 13.30 fino alle 19.00, tutti i sabati e tutte le domeniche.

Qual era il problema? Che arrivava giugno e voi capite che giugno, chi ha fatto l’università lo sa, è un mese terribile, perché le lezioni finiscono l’ultimo venerdì di maggio, di solito, e la prima sessione di giugno è l’inizio di giugno. Ti può capitare che finisci le lezioni il 30 maggio e il 3 giugno hai il primo esame. Le sessioni autunnali o invernali sono diverse: per gli esami di settembre hai tutti i mesi dell’estate, per febbraio hai tutto il tempo delle vacanze di Natale, chi ha la sessione in aprile ha tutto il tempo delle vacanze di Pasqua, quindi c’è un buon lasso di tempo, mentre quella di giugno è la sessione più infelice di tutto l’anno. Facevo servizio in carcere insieme ad altri tre seminaristi. I seminaristi, quando arrivava maggio, salutavano i detenuti e finivano il loro compito. Loro venivano da settembre a maggio, così a giugno avevano il tempo per dare gli esami. Io sono sempre andato in carcere anche a giugno e anche a luglio, sempre, il sabato e la domenica. E voi capite che per uno studente il sabato e la domenica sono i giorni più fantastici perché sei calmo, tranquillo, non hai altri impegni, studi con calma.

Io però a Gesù ho sempre detto: “Guarda Gesù, io non smetto di andare fino a quando tu non mi abbandoni, la volta che mi va male, allora farò come gli altri, sto a casa a studiare”. A me è capitato di dare sei esami nel mese di giugno, tre esami in un giorno, mi è successo anche questo… sono passati cinque anni, anzi sette perché poi c’è stata la specializzazione, e in sette anni io non ho mai avuto un problema.

“Perché lei studia” mi direte voi. No, non è così, perché non si può essere perfettamente preparati su tre esami in un giorno, su tutti e tre, non siamo macchine, e io non sono Pico della Mirandola. Il Signore mi ha veramente aiutato tanto. E io non mi sono mai sottratto perché Gesù mantiene le sue promesse e io devo mantenere le mie, allora sono sempre andato avanti.

Mi ricordo la sera prima di un esame terribile suona il campanello: era un tossicodipendente — forse ve lo ho già raccontato — sono rimasto a mangiare le ciliegie con lui, era giugno, il tempo delle ciliegie, in portineria fino all’una o le due di notte. Io la mattina dopo alle nove avevo l’esame. “È sicuro che questo va male”, ho pensato, “non posso dormire 4 ore e tenere un esame il giorno dopo”. Invece l’esame è andato benissimo, ma non perché io sono Pico della Mirandola e non è falsa umiltà. Non vi sto prendendo in giro. Avevo un esame enorme, gigantesco, annuale, con dentro non so quanti autori da ricordare, una cosa mostruosa, era il primo anno di teologia. Ora vi dico come è andata.

La sera prima dell’esame sono andato da un mio compagno che l’aveva già fatto l’anno prima e gli avevo chiesto su cosa era stato interrogato. 

“Mi ha chiesto il parallelismo tra questo autore e questo libro.”

“Eh?”

“Si, guarda, è stata una domanda che ha fatto per metterci alla prova ma non la sapeva nessuno, infatti nessuno ha preso trenta per questa ragione.”

“E qual era la risposta?”

“La risposta geniale che ha dato il professore è che il parallelismo consiste in questo, in questo e in quest’altro.”

“Io non l’avrei mai saputo!”

Mentre aspettavo di fare l’esame ero fuori dalla porta, dopo la persona che era dentro sarebbe toccato a me. Avevo in mano tutti i foglietti degli appunti sui quali avevo sintetizzato i teologi vari che dovevo sapere. Nel muovermi mi cade un foglietto per terra, lo tiro su, lo guardo ed era un autore che mi ero completamente dimenticato, non ricordavo nemmeno di averlo studiato. “Ma chi è questo qui?” E me lo sono riletto. 

Arriva il mio turno. Il professore mi fa sedere e mi dice: “Prima domanda, vorrei sapere il parallelismo tra questo autore e questo libro.”

Non ci potevo credere! Mi veniva da piangere! Ovviamente gli ho sparato questa cosa in tre pico secondi, lui con gli occhi sgranati che mi guardava.

Seconda domanda: “Mi può dire questo autore?”

Voi non ci crederete: era il foglietto che mi era caduto prima di entrare. Non è possibile! L’avevo ripassato 25 secondi prima di entrare. 

Capite di cosa sto parlando? E così è successo per settanta volte, non per due, per settanta volte corrispondenti ai settanta esami che ho dato!

Non può entrare il dubbio, ma non perché io sono trasformato in Gesù o perché voi siete trasformati in Gesù, ma non può entrare il dubbio perché innanzitutto Gesù mantiene fede alle sue promesse, Gesù è veramente fedele, veramente ci sostiene, veramente ci illumina e aiuta. Ma la sfiducia in noi stessi è fondamentale per certi versi, infatti sentite cosa dice dopo:

“Anche se è stato ingrato, infedele, sleale, anche se mi ha offeso gravemente, non importa! Nella sua trasformazione in Me le virtù teologali sono giunte a un tale grado che hanno cancellato tutto, poiché l’amore, la speranza e la fede nella mia grande bontà e misericordia, insieme al pentimento gli hanno comunicato la fiducia e ora sarebbe disposto a morire mille volte piuttosto che perdere questa perla sbocciata dall’amore.”

Verissimo. Se avessimo Gesù qui davanti a noi in questo momento, in carne ed ossa, bisognerebbe proprio abbracciarlo e riempirlo di baci, perché dice delle cose che sono realtà pura, sono verità assoluta, sono esattamente quello che accade, accade esattamente così, questa perla che sboccia dall’amore e dal cuore dell’uomo, questa fiducia, questa confidenza. Veramente cancella tutto.

“Conoscendomi a fondo, chi oserebbe dubitare di Me? Il sacerdote che ha gustato l’intimità con Me, che ha conosciuto l’abisso insondabile della tenerezza del mio Cuore, che ha sperimentato l’intensità dell’unione divina con la sua anima, potrà mai dubitare del mio infinito amore per lui?”

No, non è possibile, non si può dubitare dell’amore di Gesù, delle sue tenerezze, delle grazie incredibili, pazzesche che ci fa. Il demonio ci fa vedere buio, tenebre, impossibilità, catastrofi, poi tu affronti i tuoi Golia e Gesù con un sasso te lo affonda il tuo Golia, ma bisogna andare incontro a Golia con fionda e cinque sassolini, poi ne basterà uno, bisogna andare incontro con niente.

Dice Davide: “Tu vieni a me con la spada e lo scudo, con la lancia, io vengo a te nel nome del Signore degli Eserciti di Israele.” Questa è la differenza: “Io vengo a te nel nome del Signore degli Eserciti di Israele.”

Pensate, quando ero studente — questo è un segreto — dovevo scegliere il mio cognome religioso. Il mio cognome religioso è fra Giorgio Maria del Volto Santo ma c’è stato un momento in cui, forse suggestionato dai miei studi, mi sarebbe piaciuto tantissimo un altro cognome. Inizialmente volevo chiamarmi fra Giorgio Maria di Jahvè Sabaoth Signore degli Eserciti, perché a me quell’immagine — avrete capito che io sono innamorato dell’Antico Testamento — in quell’immagine esatta di Jahvè Sabaoth Signore degli Eserciti io vedo una tenerezza infinita di Dio, in quel nome io vedo una delle testimonianze supreme di Dio Padre. Un nome che dà certezza, sicurezza, presenza, difesa, sostegno, è un nome bellissimo. Vi ho confidato anche questo bellissimo segreto, tra un po’ di anni non ne avrò più da dirvi perché saranno finiti, ve li ho detti quasi tutti i miei segreti. 

Concludiamo con questa bellissima frase:

“È necessario che ad ogni costo i sacerdoti si avvicinino a Me nell’intimità del loro cuore. Che non abbiano paura, poiché sono Io: se mi hanno offeso, Io sono il perdono di Dio; in Me hanno un fratello, un figlio, una madre, un Padre, un Dio-Uomo che li ama con viscere di tenerezza, con inaudita predilezione, che tende loro le braccia e vuole salvarli, abbracciarli, stringerli a quel Cuore che si è lasciato trafiggere affinché in esso potessero trovar posto tutti i sacerdoti, per trasformarli in Me, il loro Gesù, che è tutto misericordia e bontà!”

E dopo queste parole fiumi di lacrime dovrebbero scendere dai nostri volti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

SECONDA LETTURA (Ef 4, 17. 20-24)

Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.
Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Post Correlati