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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XXVII parte

B. Conchita Cabrera De Armida

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 18 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XXVII parte

Eccoci giunti a mercoledì 18 agosto 2021. Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi tratta dal capitolo IX del Libro dei Giudici, versetti 6-15.

Cosa succede quando si rifiuta di avere Dio come Re, quando si rifiuta il dominio del Signore sulla nostra vita, perché vogliamo essere come tutti gli altri, vogliamo essere liberi, perché vogliamo tante cose?

Succede che, invece di avere il Signore, abbiamo il rovo, scegliamo altri regnanti nella nostra vita che saranno per noi un rovo. Il rovo fa ombra? Il rovo fa male, punge da morire, è impossibile prendere ombra sotto il rovo, si può prendere ombra sotto un olivo, sotto un fico bellissimo, tiene molta ombra il fico, è molto fresco, anche l’ulivo, la vite, ma il rovo no. Il rovo proprio no.

Chiediamoci se forse anche noi non stiamo facendo questo errore, di rifiutare la signoria di Dio per scegliere quella di altri, o di altro. 

 

Gesù, alla Beata Conchita Cabrera de Armida, dice in questo bellissimo testo “Sacerdoti di Cristo”:

Chiedo purezza, chiedo purezza!

“Coloro che hanno a che fare con la mia Chiesa, immacolata e senza macchia, devono essere puri! I cuori di coloro che la formano devono avere il candore della neve, una limpidezza maggiore di quella degli angeli!”

Quindi tutti noi. Una limpidezza maggiore di quella degli Angeli, vuol dire che noi non possiamo vivere nelle stesse pastoie che sperimenta il mondo, negli stessi stili con cui vive il mondo.

Questi sono tempi un po’ per tutti di riposo, a me piace poco chiamarli “vacanza”, non so perché ma è un termine che non sopporto, perché vacanza mi dà il senso di parentesi, di interruzione di una tensione, in realtà questo deve essere il tempo del riposo. Noi lo intendiamo al contrario. Per noi il riposo che cos’è?

Per noi il riposo è svegliarci più tardi al mattino, è innanzitutto questo, quindi se io sono abituato di norma a svegliarmi alle 5.00-6.00, mi sveglierò alle 8.00, vuol dire prendersela più comoda perché devo riposare, poi torno a casa dopo il tempo della vacanza, passano tre giorni e sono più distrutto di quando sono partito. E poi quanta gente sta male in vacanza, è incredibile anche questo, gente che si ammala, sta male.

Invece se noi la pensiamo non come tempo di sospensione ma come tempo vero di riposo, allora cosa vuol dire per noi cristiani?

Vuol dire che sarà un tempo dove metteremo Gesù al centro, non il nostro corpo, non le nostre pigrizie che ovviamente noi ammantiamo di tante belle parole, ma che sempre pigrizie restano. Dovrebbero essere giorni dove mettiamo giù il programma dell’anno prossimo, la regola di vita corretta, sistemata, da vivere in questo nuovo anno che ci attende, i punti fermi.

La vacanza non è mai un momento di uso e abuso del dono che ci viene fatto. La vacanza è sempre un tempo di riposo, quindi è innanzitutto un luogo di silenzio, di pace, di calma e soprattutto di intimità col Signore, è soprattutto tutto questo, quindi luogo di limpidezza, di purezza, non il luogo della distrazione, dell’ozio, della perdita di tempo.

“Le mani che mi toccano – dice Gesù riferito ai Sacerdoti –  e le labbra che pronunciano le parole divine della Consacrazione devono essere purificate da ogni macchia! Quelle mani devono spargere benefici! Quelle labbra non devono aprirsi se non per glorificarmi sugli altari e nelle anime! E soprattutto quei cuori devono, come tersi cristalli, far trasparire la Trinità: devono essere più preziosi delle pissidi che mi contengono. Devono essere altri Me, immacolati e puri, limpidi e santi, profondamente uniti alla Trinità!”

Il Signore vuole purezza, purezza nelle mani dei Sacerdoti che lo devono toccare, nelle labbra che devono pronunciare la Consacrazione e nei cuori.

“Per questo i sacerdoti, più di ogni altro, devono ricorrere molto frequentemente al sacramento della penitenza, poiché in ogni atto del loro ministero devono essere come angeli, e così puri di cuore da riflettere quel Dio che rappresentano.”

“Molto frequentemente” dice il Signore.

“Quale profonda emozione Io provo nel sognare una legione di sacerdoti che realizzino questi ideali del mio Cuore! Se saranno altri Me, il Padre mio li ascolterà compiaciuto, e gli sorriderà, perché in ognuno vedrà Me; e invece di fare loro la volontà di Dio, sarà Dio a fare la loro, poiché allora vi sarà un’unica volontà, un solo volere e amore in Lui!

È dunque indispensabile che tutti i sacerdoti prendano sul serio la propria trasformazione in Me in questo momento della storia nella quale, più che mai, devono somigliarmi! Quanto è necessaria la loro unità: questa deve fare di loro un insieme di cuori puri, di mani immacolate che mi innalzano verso il cielo, implorando misericordia!”

Gesù ce lo ripete e ce lo ricorda, come vi ho già detto:“dobbiamo fare rete”, dobbiamo essere uniti, dobbiamo stare uniti.

“Questa schiera di sacerdoti santi, con la loro unione a Me e con la purezza dei loro cuori sarà in grado di trasformare il mondo.”

Certo, è così sicuramente, una legione di Sacerdoti che realizzi gli ideali del cuore di Gesù, bellissimo.

“Ho sete di quella purezza che fa diventare più simili a Me. Ho sete di sacrifici che, uniti al mio Sacrificio, vengano offerti al Padre come incenso di espiazione infinita.

Voglio che i miei sacerdoti, dimentichi di se stessi, puri e vittime con Me Vittima, mi offrano e si offrano per la salvezza del mondo.” [..]

“Il peccato d’impurità è spaventosamente dilagato, straziando il mio Cuore. Per questo invoco: purezza, purezza!”

“Come mezzo principale per giungere a questa virtù, i sacerdoti non devono mai trascurare la confessione delle proprie colpe, devono cioè accedere frequentemente al sacramento della penitenza che li purifica. In molti invece c’è trascuratezza su questo punto. A volte lasciano passare un tempo anche considerevole senza ricorrere a questa salutare e purificante umiliazione.”

Questo non va bene per niente, ma tutti noi lo sappiamo che la confessione deve essere frequente. 

“Quante volte il rispetto umano e la mancanza di umiltà impediscono questo atto di suprema importanza per il sacerdote, e il Maligno si serve di questa strategia per impedire la purezza nelle anime dei miei sacerdoti, che dovrebbero essere sempre terse e senza macchia, affinché Dio possa riflettervisi! Questo è uno dei mezzi principali per la loro trasformazione in Me. Continuo a insistere sulla purezza dei miei sacerdoti, perché la Trinità si riflette solo nel cristallo immacolato di una coscienza e di un’anima pura. Il sudiciume ferisce gli sguardi della Trinità, il peccato li respinge mentre la purezza li attira, perché Dio è purezza.”

La confessione frequente, senza andare ad inventarci chissà quali penitenze, è il modo migliore per fare atti di umiltà, è il modo migliore per trasformarci in Gesù. “Salutare e purificante umiliazione” la chiama Gesù.

Imparare a confessarsi bene, preparandosi bene con frequenza. 

“Se i miei sacerdoti vogliono progredire nella santità, è anche necessario che cerchino di avere un direttore santo. Niente di più facile per loro che abituarsi a comandare, a sentirsi superiori ai fedeli. Ora, se questo è vero, per la dignità sacerdotale di cui sono rivestiti, è altrettanto vero che, se vogliono progredire nella perfezione e santificazione, devono lasciarsi guidare da un altro.”

Noi pensiamo di essere qui come una casta che non ha bisogno di avere un Padre Spirituale, un punto di riferimento, qualcuno che può essere anche il confessore, qualcuno di fisso che ci conosce al quale ritornare e con il quale essere docili.

A cosa serve che io abbia il confessore se poi gli chiudo la bocca, gli tarpo le mani perché non dica, o perché non faccia? Non possiamo solo comandare, non possiamo solo avere un ruolo di autorità, di potere, dobbiamo anche condividere questa bellissima esperienza della confessione sacramentale frequente. 

“Nessuno è più adatto a comandare di colui che sa obbedire, nessuno è più indicato a dirigere le anime di colui che ha un Direttore.”

È importante. 

“Verranno epoche peggiori per la mia Chiesa, ed essa ha bisogno di sacerdoti e ministri santi che l’aiutino a trionfare sui suoi nemici non con la forza delle armi, ma con la forza della santità; non con sentimenti di vendetta o di rancore, ma con il Vangelo di pace, di perdono e di carità; con la mia dottrina d’amore che vincerà il mondo, e realizzerà la mia promessa: «… e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa».

Ma per questo ho bisogno di una schiera di sacerdoti santi, trasformati in Me, che respirino virtù ed attirino le anime con il soave odore di Gesù Cristo.

“Quale sarebbe per Me una grande gioia?”

Chissà se ci pensiamo qualche volta, che cosa noi potremmo fare per recare una grande gioia al Signore?  Provate a pensarci un secondo. Per me sarebbe una grande gioia…

“Che ogni sacerdote, umiliandosi molto davanti al Padre mio e sinceramente pentito dei suoi peccati e delle sue mancanze, facesse una sentita confessione generale, che lo farebbe divenire ai miei occhi bianco come la neve”

Capite? La confessione generale è per Gesù una grande gioia. 

 “Insisto molto su questo. Prima una buona confessione generale, umile e santa; poi, la confessione frequente e la sottomissione a un direttore spirituale, che li guidi, li ammonisca, li sostenga e li aiuti.

Io sono pronto a dimenticare il loro passato, a lavarli con il mio Sangue che tutto rende bianco e tutto purifica.”

Lui si dimentica tutto, non conserva niente.

Con questi pensieri, con questi sentimenti viviamo bene questa giornata cercando il più possibile di fare ciò che rende felice Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

PRIMA LETTURA (Gdc 9, 6-15)

In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”».

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