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Il marchio della Bestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 27 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il marchio della Bestia

Eccoci giunti a lunedì 27 settembre 2021. Oggi festeggiamo S. Vincenzo de Paoli.

Quest’oggi, diversamente dal solito, non vi ho letto, come vi sarete accorti, il Vangelo del giorno, ma vi ho letto questo testo dell’Apocalisse. Perché?

Perché ho notato che oggi si fa un gran parlare non dell’Apocalisse — purtroppo, perché è un testo della Scrittura bellissimo e che meriterebbe un’attenta e approfondita lettura e una rigorosa meditazione e un rigoroso ascolto — ma, più che in altri tempi e momenti della mia vita, — della mia breve vita — mai come oggi sento parlare di questo tema del marchio, il marchio della Bestia, sulla mano destra e sulla fronte. 

Tutti voi sapete, già solo a nominare il marchio, oggi a cosa si fa riferimento. Ebbene, io sono sicuro che quando voi avete visto il titolo di questa meditazione… sono curioso di andare a vedere le visualizzazioni che questa meditazione avrà raggiunto e le condivisioni, perché è chiaro che con un titolo del genere la curiosità si alza molto che non se avessi scritto: “Oggi trattiamo il tema dell’Incarnazione”, o della “Trinità”. Perché noi siamo fatti così, abbiamo queste curiosità spirituali che poi di fatto non portano a gran ché, ma noi siamo un po’ vittime.

Direte: “Padre Giorgio si è tirato un po’ la zappa sui piedi, perché adesso per dispetto non condivideremo la meditazione”. Fa niente, non ha importanza, non sono al mondo e non sono Sacerdote per avere condivisioni o fare audience, non mi interessa questa cosa, però è importante dircelo. È importante perché ciò che deve spingere ad una diffusione, a una condivisione, ad un apprezzamento deve essere la qualità e la quantità di verità che in essa è contenuta, questo è il centro, al di là dell’argomento trattato. Quanto è vero e sicuramente, voi che state ascoltando, vi aspettate che finalmente anche io dica qual è secondo me questo marchio, e invece non sarà così, perché tanto lo dicono quasi tutti, non c’è bisogno che io mi aggiunga al coro, — sebbene io possa avere un pensiero diverso, ma non ha importanza — io non mi vorrei concentrare sul calcolo del nome, su questo marchio che cos’è, lascio questo a chi ha la sapienza, molto più di me. Mi vorrei concentrare su un altro tema legato al marchio.

Io non so se siamo già, se questo è il tempo di questo testo dell’Apocalisse, non lo so dire. Ma certamente so dire che ciò che vedo in parte è preoccupante e in parte è rasserenante.

“Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio”

Ma noi, siamo pronti a vivere questa radicalità? Questo aut-aut?

Dire che: 

“Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio”

Vuol dire che tu non puoi mangiare, tu non puoi lavorare, tu non puoi avere una vita sociale senza questo marchio. Non so se è chiaro. Ve lo ripeto, senza il marchio, qualunque esso sia, a me non interessa in questo momento, nessuno può comprare o vendere, nessuno può avere una vita sociale. E noi siamo pronti? 

Non lo so, io noto, per quello che vedo io, tante persone sì, sanno fare scelte radicali, sanno dire: “Ho una famiglia, ho dei figli…”. Perché di questo si sta parlando, tu hai una famiglia, tu hai dei figli, tu hai delle persone care, e tu non li puoi più sfamare senza il marchio.

Tu sei pronto alla scelta fatta ad esempio dalla mamma dei sette figli Maccabei? 

Perché vi dico questo? Perché qualcuno mi ha scritto che ascoltando la meditazione di circa una settimana e mezza fa, più o meno, è rimasto un po’ ferito dal mio dire perché è un momento difficile: “Come si fa a pensare ai figli, alla famiglia, a tutto questo senza… e quindi volente o nolente bisogna…”. Ma allora dove andiamo a mettere la questione del marchio? 

Io non so se questo è il tempo del marchio e non so se quella cosa è il marchio, quello che so è che qualunque cosa nella mia vita io abbia ad incontrare che mi chiede di dover scegliere tra lei e la mia coscienza, e la mia appartenenza a Dio, e la mia obbedienza  alla volontà di Dio, io non posso scegliere quella cosa, fosse anche l’unica che mi possa permettere di vivere. Non posso, non perché lo dico io, ma perché lo dice la Scrittura. È questo il punto. 

Al capitolo XIV dell’Apocalisse, al versetto 9° c’è scritto:

“Poi un terzo angelo li seguì gridando a gran voce:

«Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell’ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira; e sarà torturato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all’Agnello». Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome.”

Attenti a adesso cosa dice la Scrittura, versetto 12° e 13°, attenti a coloro che invece dicono: “Adesso bisogna pur cedere al compromesso, bisogna in qualche modo accettare questo compromesso, perché se no come si farà?”

Questi ragionamenti sempre sul futuro: “Se no come si farà?”

Come se Dio non esistesse, come se Dio non dovesse mai intervenire nella storia dell’uomo! No, assolutamente! Cioè: ci sono solo io e devo fare tutto io.

Mi dicono: “Io ho la concretezza di avere davanti delle persone che devo aiutare, che devo sfamare”.

Oppure quelli che mi scrivono terrorizzati: “Adesso Padre cosa faremo? Adesso Padre come ci comporteremo? Adesso Padre, quindi…?”

Abbiamo visto a chi riceve il marchio cosa succede, ve l’ho appena letto. Non lo commento perché siete tutti intelligenti, avete tutti la Scrittura, andate a prenderla e la leggete anche voi, ed è talmente chiaro che non c’è bisogno che io commenti nulla.

Ma al versetto 12° e 13° questo è interessante:

“Qui…”

Cioè su questo tema, sulla questione del marchio.

“Appare la costanza dei Santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù”

Deve arrivare un tempo nella nostra vita, che sia oggi, che sia ieri, che sia domani, non ha importanza. Che il marchio sia verde, giallo, rosso, che il marchio sia grande o piccolo, non ha importanza. Qualunque esso sia, noi ne avremo già avuto a che fare nella nostra vita. Sono sicuro che tutti, in tutte le epoche storiche, tutti hanno avuto a che fare se non con il marchio, con un qualcosa che prefigurasse il marchio, questo è sicuro. Tutti noi siamo già venuti in contatto nella nostra vita con una prefigurazione, un’anticipazione di quello che sarà veramente il marchio. E ciò è accaduto tutte le volte che siamo stati chiamati a dover scegliere tra l’osservanza dei Comandamenti, la fede in Gesù e ciò che è esattamente al contrario, tutti. 

Ma la Scrittura dice che:

“Qui appare la costanza dei Santi”

Qui vediamo chi osserva veramente i Comandamenti, qui vediamo la fede in Gesù, qui! Non nelle belle parole, nei gruppi di preghiera, nei nostri rosari incantati, nelle nostre belle celebrazioni, nelle chiese tutte belle calde con gli organi, con i pizzi bellissimi, le belle processioni. No! È nel campo di sterminio! È nel campo di concentramento dove un uomo qualunque di nome Massimiliano Maria Kolbe decise di fare quel passo avanti per dire “no” al marchio, alla prefigurazione del marchio della Bestia che in quel momento stava portando via la vita di un uomo insieme a quella di tanti altri. E quest’uomo, questo Sacerdote decise di fare quel passo per accompagnare quegli uomini a morire in santità da vero Pastore. E questo accadde. 

“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà” dice Gesù.

Quante volte io vi dissi: “Ma scusate, ma noi, che cosa stiamo perdendo per Gesù?”. Quante volte io vi dissi questo, in tempi nei quali assolutamente nessuno pensava al marchio, dove nessuno parlava del marchio.

Avremo tutti nella vita, oggi, domani, ieri, qualcosa che metterà a dura prova, che cosa? La nostra costanza, la nostra osservanza e la nostra fede. Ci sarà per forza. Quindi evitiamo, per favore, quelle frasi da conigli che recitano così: “Io non vorrei mai, io sono assolutamente contrario, io non vorrei… ma sono costretto”.

No! Nessuno è costretto! Neanche quando ci sarà il marchio tu sarai costretto, neanche se fossimo arrivati al momento, al tempo non più della prefigurazione ma del marchio vero, reale, neanche in quel momento tu sarai costretto, perché se tu fossi costretto non avresti nessuna responsabilità — e questa cosa il demonio la sa — e non ne avrebbe vantaggio nessuno. 

Quindi nessuno può essere costretto. Il demonio non può costringere nessuno, il demonio può ricattare, ma questa è un’altra cosa. 

Anche San Tommaso Moro, rinchiuso della torre, ha dovuto separarsi dalla sua famiglia, ha dovuto perdere gli affetti dei suoi familiari, ha dovuto abbandonare la sua famiglia, lui, che era Grande Cancelliere della Corte di Inghilterra. Anche la figlia di San Tommaso Moro ha dovuto vedere la testa di suo padre appesa per un mese su un’asta, un mese! Ma sapete cosa vuol dire? No, nessuno di noi lo sa! Vedere la testa di tuo padre appesa ad un’asta per un mese, davanti al pubblico ludibrio. Ma ci immaginiamo una scena del genere? E non poter far niente… poi dopo un mese poter andare a raccoglierla, a riceverla e seppellire la testa di tuo padre. Ma di cosa stiamo parlando? E noi siamo qui a frignare: “Perché adesso non potrò… perché adesso non sarà… perché adesso come farò…”

Ma cosa andremo a raccontare ai martiri cinesi che sono stati scuoiati e torturati vivi? Ma cosa andremo a raccontare a quelli che vengono bruciati vivi, come vi ho letto qualche giorno fa, a quelli tagliati a pezzi? Ai sette Maccabei cosa andremo a dire?

“No, ma sai… ma io… sono stato costretto…”

Costretto? Come costretto?

A Santa Agnese e a Sant’Agata cos’è che andremo a raccontare?

Poi, lasciatemelo dire, tristezze delle tristezze, qualcuno mi ha scritto: “Eh, facile per lei Padre che non deve pagare, il mutuo, che non deve andare a fare la spesa…”

Guardate che io non sono qui a predicarvi il mio pensiero. E che cosa è facile o difficile per me non lo sapete e non lo potete immaginare, per me come per tantissimi altri Sacerdoti, voi non lo potete immaginare, non lo potete sapere. La fatica e la difficoltà della vita non si misura solamente sul mutuo, sulle carote, sui pisellini Findus, e quant’altro, non si misura solo lì, ve lo assicuro. La fatica e la difficoltà di una vita, di un’esistenza, di una testimonianza si misura su ben altro.

Questa è la Parola di Dio, a me dispiace che qualcuno ci rimanga male, mi spiace che qualcuno sia ferito, ma sapete chi ci rimane male e chi è ferito? Chi ha deciso di farsi il marchio, ripeto, sia che sia questo, sia che sia una sua prefigurazione.

Quando io scelgo di scendere al compromesso e di abbandonare la costanza, l’osservanza e la fede in Gesù, nel dire che “Gesù provvederà”. Ma “provvederà” non vuol dire che mi salverà dalla morte, non è questo, perché allora vuol dire che Gesù non ha provveduto con San Massimiliano Maria Kolbe? Certo che ha provveduto. Gesù non ha provveduto con San Tommaso Moro, con Sant’Agata e Sant’Agnese? Certo che ha provveduto. Ma sono morte! La fede in Gesù vuol dire che io so che Gesù non mi abbandona, qualunque cosa mi chiederà di testimoniare, sia che  Lui intervenga come con i tre fanciulli nella fornace ardente, che li ha salvati, bene, sia con sant’Agata e Sant’Agnese che invece sono morte. Perché l’intervento di Gesù è l’intervento di colui che sa che ciò che conta è l’Eternità, ciò che conta è non finire dentro a questo fuoco e zolfo. Questo è ciò che conta! E di poter andare in Paradiso e avere la vita Eterna, non le stupidaggini che abbiamo in testa noi, che a noi sembrano la ragione prima e ultima di tutto.

Lavorare è importante? Certo, è fondamentale.

Ma c’è qualcosa di più importante della costanza, dell’osservanza dei Comandamenti, della fede in Gesù? 

No, non esiste, neanche il lavoro, nulla è più importante di questo, perché non so se sia oggi, non so se sarà domani, non lo so, ma quando arriverà il giorno del marchio, tutti saremo chiamati o saranno chiamati ad una scelta e tutti siamo chiamai oggi nella nostra vita, oggi come ieri, a dover scegliere se scendere al compromesso con la prefigurazione del marchio oppure no, e quindi vuol dire dover perdere qualcosa, può essere la carriera, può essere dover essere esiliati, può essere il disprezzo, può essere la calunnia, può essere tante cose.

Versetto 13°:

“Poi udì una voce dal cielo che diceva: scrivi: Beati d’ora in poi i morti..”

I morti non i vivi, i morti.

 “Beati d’ora in poi i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”

Avete capito? Noi che siamo attaccati alla vita più che a Gesù Cristo, la Scrittura ci dice:

“Beati d’ora in poi i morti che muoiono nel Signore”

Se tu ricevi il marchio o se tu entri in compromesso con la prefigurazione del marchio, tu non muori nel Signore. Capisco che per la nostra mentalità all’acqua di rose, abituati al niente, non abituati a soffrire per il Signore, a causa del Signore, a perdere pezzi di vita per il Signore, tutti questi discorsi sembrano eccessivi, assurdi, ma questa è la Parola di Dio. Leggetela anche voi, Apocalisse XIII-XIV, leggete e vedete che da soli arrivate a queste conclusioni. 

Non si può scendere a nessun compromesso con il male, per nessuna ragione, mai. Se la mia coscienza mi dice che quella cosa è male, non posso per nessun motivo accondiscendere a quel male, fosse anche un male minore per un bene maggiore. Non si può! Fosse anche che a causa di questo io perdo tutto, si può perdere anche la vita non saresti né il primo né l’ultimo.

“E i miei figli?” Pensa alla mamma dei sette Maccabei.

“E mia moglie? E mio marito?” Pensa a San Tommaso Moro.

“E io, che sono così giovane?” Pensa a Sant’Agata e a Santa Maria Goretti, perché questi sono i compagni del Cielo.

E quindi cosa sarà di noi?

“Beati d’ora in poi i morti che muoiono nel Signore”

Non c’è giorno, credetemi, e io ormai vi confesso che quando lo sento mi spengo come un interruttore, non parlo più perché non ne posso più, non c’è giorno che io non senta parlare del “succo di more” e di tutto ciò che gli è annesso e connesso. Non c’è giorno. È più di un anno e mezzo che non sento parlare che di questo, ogni santo giorno. Se noi parlassimo di Gesù Cristo tanto quanto parliamo di questa roba, noi saremmo, non dico Santi ma di più, di più che i Santi. È un continuo, un continuo parlare solo di questo. 

Ma ci rendiamo conto che prima di prenderci il corpo questa roba ci sta prendendo l’anima, la testa, il cuore, la mente?

Non sappiamo pensare ad altro, non sappiamo parlare di altro, sappiamo pensare e parlare solo di questo, sappiamo preoccuparci solo di questo, ma la nostra preoccupazione dovrebbe essere altro, dovrebbe essere la nostra anima, la vita Eterna, dovrebbe essere l’appartenenza a Gesù, la costanza dei Santi, l’osservanza dei Comandamenti, la fede in Gesù. Invece no, invece si parla solo di questo.

Vi devo raccontare una cosa perché sono rimasto sconvolto, ieri sono rimasto sconvolto, non è la prima volta che mi succede ma ieri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è come se mi si fosse svelato il mistero. Fino a un anno e mezzo fa c’era in tutti il terrore di prendere… il terrore! Quindi guai il primo che toccava… che parlava… il primo che faceva… guai! Il terrore! Adesso ricevo le telefonate… la volta prima depressione totale, la volta dopo, cioè ieri: “Padre, buongiorno, come sta? Allora tutto bene?”

Ho pensato: “Mamma mia, finalmente qualcuno di felice che mi chiama!”

— “Oh si, allora cosa sta facendo? Ma sta bene?”

— “Sì, sì” 

Ho pensato: “Speriamo che non abbia ecceduto con l’alcol perché, sapete, di questi tempi, alle volte…

E mi dice: “Padre, sapesse come sono felice!”

— “Eh, me ne rendo conto, cos’è successo? Ha vinto alla lotteria?”

— “Padre, l’ho preso! L’ho preso!”

Io sono rimasto lì. E dico: “Va tutto bene?”

— “Padre sono felicissimo! Sono felicissimo, l’ho preso! L’ho preso! Così adesso avrò anche io…”

Io ho guardato il mio Gesù, non nel senso che mi è apparso, ma ho guardato la mia statua e ho pensato: “Ma qui siamo impazziti! Siamo impazziti!”

Fino ad un anno e mezzo fa il terrore, non si parlava altro che di questo e del suo terrore, adesso: “Vai che l’ho preso perché così almeno…”

Ma ci rendiamo conto del dislivellamento mentale, logico, strutturale, mi verrebbe da dire, ontologico, che stiamo subendo? Questo è un cambiamento genetico della testa. Sembra il discorso dei pazzi, ma rendiamoci conto! È incredibile!

Esattamente come un anno e mezzo fa, vi ricordate quei cartelloni giganti con un’immagine impressa? Non vi dico di che cosa perché tanto lo sapete benissimo. E queste categorie di persone erano dei santi, gli eroi, i santi, e lo erano! Io dico lo sono tutt’ora, anzi forse oggi più di ieri! Sembrava di essere in guerra in prima linea. Vi ricordate in televisione? Sembrava l’arruolamento come quando c’era la guerra in Vietnam: “Vieni, combatti per… vieni ad arruolarti per questo, per quello, per il bene di tutti”.

E quanti ne sono morti? Tantissimi, e neanche avevano gli strumenti per poter combattere questo mostro, carne da macello.

Adesso? Adesso è cambiato tutto. Prima andava bene chiunque anche chi era al primo anno di… avevi fatto un esame di… “Si benissimo, puoi venire anche tu a fare questo”. Tutti andavano bene. Adesso se tu non hai bevuto il “succo di more” sei trattato peggio di un untore. Scusate ma ho perso un pezzo.

Ma questi un anno e mezzo fa non erano gli eroi? Adesso cos’è successo? Siccome alcune di queste persone, per motivi loro personali di coscienza e quant’altro hanno deciso di non… adesso sono diventati degli infami? 

Neanche possono mangiare come cristiani, come esseri umani, no, neanche quello, devono stare fuori in piedi, per non dire tutto il resto che subiscono.

Ma allora a me viene il pensiero che tutto quello che un anno e mezzo fa si diceva e si faceva e tutte le foto e i video che c’erano, non erano mossi dalla verità ma dall’egoismo.

“Muori tu per me, vai avanti tu, che io ti faccio una bella lapide e ti inneggio”, perché se quella persona era un eroe un anno e mezzo fa, adesso non può essere altro e anche solamente per il debito che ho verso di loro, per tutto quello che hanno fatto e che io non ho fatto perché ero chiuso in casa al caldo, mentre loro erano là che dovevano tenersi il pantalone per non farsi la pipì addosso, perché non si potevano cambiare, per il solo debito che io ho nei loro riguardi, dovrebbe andarmi bene tutto. Ma per loro non vale nessuno scudo, cioè l’essere stato un eroe non è uno scudo, no, per loro no. “Eh no, devono bere il succo, se no, altrimenti, non sono più niente”

Senza questo succo tutto viene spazzato via, viene cancellato e consegnato alla damnatio memoriae tutto quello che tu sei stato, perché oggi quello che conta è questo, ma non sono passati 150 secoli, è passato un anno e mezzo! 

E il rischio della loro vita dove è andato a finire? E tutto quello che hanno fatto e hanno dato dove è andato a finire? Non ce lo ricordiamo più?

In conclusione vi dico, invece di perdere il tempo ad andare a inviare messaggini whatsapp e quant’altro su che cos’è il marchio, cerchiamo di stare di più in silenzio davanti al Tabernacolo e al Crocifisso e dire: “Signore, ma io sono pronto? Signore, sono pronto ad essere costante, ad avere fede in Te, ad osservare i comandamenti?”

Questa è la domanda.

Seconda lettera ai Tessalonicesi di San Paolo Apostolo  capitolo II, vi invito a leggerla, a leggere questo II capitolo, adesso per motivi di tempo non posso andare troppo oltre ma vi lascio questa frase, questa espressione:

“Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà con la potenza di Satana con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri”

Vedete, il demonio c’è sempre di mezzo su questa questione.

“E con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina, perché non hanno accolto l’amore per la Verità”

Perché tanti non capiscono?

“Perché non hanno accolto l’amore per la Verità”

Per essere salvi.

“E per questo Dio invia loro una potenza  di inganno, perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla Verità, ma hanno acconsentito all’iniquità”

Nella misura in cui io non accolgo, non ho amore della Verità, nella misura in cui non credo alla Verità — ecco il marchio e la sua prefigurazione — ma acconsento all’iniquità, il Signore invia una potenza di inganno affinché “credano alla menzogna”. Parola di Dio, Seconda Lettera ai Tessalonicesi capitolo II, versetto 8-9-10-11 e 12.

Quindi, in conclusione, accogliamo la Verità, obbediamo alla Verità, seguiamo la Verità, per niente al mondo rinneghiamo la nostra coscienza.

Quando qualcuno ultimamente mi dice: “Sa, Padre, lei dice che dobbiamo obbedire, ma obbedire a chi, noi laici?”

“Certamente al tuo Padre Spirituale e al tuo Confessore”

“Ma se il mio Confessore mi dice di andare contro la mia coscienza? Se il Confessore mi dice di fare una certa cosa e io so che quella cosa lì va contro i Comandamenti di Dio, va contro la giustizia, contro la Verità, cosa devo fare? Devo obbedire?”

“Eh no! Te lo sei scelto male, evidentemente. Nessuno può comandare di andare contro i Comandamenti di Dio. Santa Teresa non dice questo. Nessuno ti può comandare che tu oggi devi mangiare la pastasciutta al sugo piuttosto che la pastasciutta con i piselli. No, non è questa l’obbedienza!”

 “Io ho deciso che tu devi prendere quel farmaco piuttosto che quell’altro perché ritengo che ti faccia meglio…” ma non c’entra niente! L’obbedienza di cui parla Santa Teresa è un’obbedienza totalmente su un livello spirituale, secondo i Comandamenti di Dio. Non è che Santa Teresa andava a guardare nel piatto delle sue consorelle e diceva: “No, tu non devi mangiare il pane, tu devi mangiare i fagiolini”. Non c’entra nulla! 

Io sono chiamato ad obbedire, ecco perché Santa Teresa ci dice di scegliere bene il Confessore e il Padre Spirituale! Per questa ragione! Perché deve essere un uomo di Dio, che mi conduce a Dio, non alle logiche del mondo, non che mi conduce lontano da Dio, o nello stagno di fuoco. L’obbedienza la devo lì, a colui che mi media il Volto di Dio, mi porta a Dio, e mi insegna ad obbedire alla voce di Dio, è questa l’obbedienza di cui stiamo parlando. Spero di essere stato chiaro.

Veramente per me e per voi, chiedo al Signore la grazia di essere sempre fedeli a Gesù, costi quel che costi, di essere sempre costanti e osservanti ai Comandamenti di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Ap 13 11-18

Vidi poi salire dalla terra un`altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d`uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.

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