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La piccola araba, S. Maria di Gesù Crocefisso: parte VI

Piccola Araba

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 3 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La piccola araba, S. Maria di Gesù Crocefisso: parte VI

Eccoci giunti a venerdì 3 settembre 2021. Oggi festeggiamo San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa. Se non avete mai letto nulla di San Gregorio Magno, vi consiglio caldamente di leggerlo, perché è stato un grandissimo Papa, un grandissimo Santo e ha scritto testi stupendi.

Oggi è il primo venerdì del mese, quindi ricordiamoci di offrire la Santa Messa, la Comunione spirituale o sacramentale o entrambe, tutte le azioni che faremo oggi, lo studio, il lavoro, tutto, per riparare le offese contro il Sacro Cuore di Gesù.

È da un po’ che non ne parlo ma lo faccio oggi, mi auguro che un po’ tutti abbiamo ormai confermato nella nostra vita una abitudine Santa, dopo avervela spiegata qualche mese fa, che è quella dell’appuntamento con Gesù al giovedì sera, soprattutto il primo giovedì del mese, ma ogni giovedì sera alle ore 20.00.

Era Don Tomaselli che ci ricordava questa richiesta di Gesù, l’appuntamento col tuo Gesù, è Gesù che lo chiede. Stare col tuo Gesù al giovedì sera alle ore 20.00, non alle 20.10, non alle 19.50, non alle 20.30 o 21.00, “perché ho tante cose da fare”, no, è alle 20.00. Quando l’aereo parte alle 20.00, alle 20.00 parte, punto; se tu arrivi alle 20.30 resti a casa. Lo stesso vale per il treno, uguale. Lo stesso vale per la metropolitana, lo stesso per un autobus. Alle 20.00.

“E ma io…” Mangia prima, mangia dopo… Oppure, come qualche volta rispondono gli stizzosi, secondo la logica di Genesi III, del serpente: “E io cosa faccio, non mangio?” Eh… non è un peccato mortale. Forse i tuoi esami del sangue ti ringrazierebbero anche, e magari anche il giro vita dei tuoi pantaloni, magari anche la tua bilancia, può darsi, e se non altro, come vedremo tra poco, certamente la tua anima, certamente la tua anima…

Alle 20.00, Gesù ci chiede questa bella pratica dello stare in Sua compagnia, per ringraziarlo del dono dell’Eucarestia (che dire che è un dono preziosissimo è dire niente) e per riparare tutto il male che viene commesso contro l’Eucarestia. Così, se ieri non lo abbiamo fatto, mettiamolo come proposito da adesso in poi.

In questo primo venerdì del mese, promettiamo a Gesù che, da adesso, ogni giovedì, alle ore 20.00, ci ritroveremo tutti spiritualmente uniti davanti a Gesù, perché non si può mettere vino nuovo in otri vecchi e, fino a quando uno continua a bere vino vecchio, non desidera il nuovo. Fino a quando uno continua a bere la mentalità vecchia, lo stile vecchio, il gusto vecchio, non desidererà mai il nuovo, anzi, gli sarà di tedio, di disgusto, di fastidio.

Questo è il Vangelo che abbiamo letto oggi, tratto dal capitolo V di San Luca, versetti 33-39. 

Continuiamo a lasciarci condurre da questo bellissimo libro scritto da Brunot, La Piccola Araba, su Santa Maria dì Gesù Crocifisso.

Oggi volevo leggervi questo. Siamo a pagina 34:

“Mariam rivelerà poi che durante questa profonda estasi, come già nella tragica notte di Alessandria, si sente trasportata in Paradiso, nel Purgatorio e nell’Inferno”.

Con buona pace di coloro che dicono che non esistono; sul Paradiso oramai non si fanno tante questioni, perché tanto non crea problemi a nessuno, sul Purgatorio dicono che sono storielle per poverini e l’Inferno assolutamente non esiste e, se esiste, non c’è dentro nessuno, probabilmente neanche il diavolo, non c’è dentro neanche lui.

Invece, lei è stata trasportata, come tantissime altre Sante, Santa Teresa d’Avila, Santa Faustina Kowalska…, in Paradiso, in Purgatorio e nell’Inferno.

Riceve anche l’ordine di digiunare per un anno a pane e acqua per un anno, in espiazione dei peccati di gola. Questo digiuno, tra l’altro, le costerà abbastanza caro, nel senso che i digiuni che fa la Piccola Araba sono veramente pesanti. Non so se voi avete l’idea, se abbiamo l’idea di cosa possa vagamente voler dire digiunare per un anno a pane e acqua.

Noi stiamo male e ci arrampichiamo sui muri se facciamo il digiuno di un giorno e il giorno dopo che abbiamo digiunato, per esempio il sabato, ci mettiamo un chilo di biscotti Pan di stelle in tre litri di caffellatte.

Voi direte: “Padre Giorgio, che esagerato!”. No, no, non è iperbolica, ve lo assicuro, succedono queste cose, succedono…però ieri ho digiunato… Ieri ho digiunato e il giorno dopo mi butto dentro anche io nel caffellatte, che vuol dire non aver capito niente del digiuno, ovviamente. Non è questo il digiuno, non è questo.

Un anno a pane e acqua… Vuol dire che i peccati di gola sono una cosa seria, perché non è che le fa fare questa cosa per i peccati contro la purezza, per i peccati contro la carità, no, no, ma per i peccati di gola, che noi di norma non confessiamo mai e che, se andiamo a leggere Don Bosco, sono uno dei peccati che conducono maggiormente le anime all’inferno, insieme a quelli dell’impurità. 

Andate a leggere i sogni di Don Bosco!

Siccome la nostra vita, di norma, gira attorno al cibo — cosa mangiamo, cosa beviamo e tutti i riti pseudo religiosi che facciamo attorno al nostro cibo, ci manca l’incenso e poi abbiamo fatto tutto — forse sarebbe il caso che incominciassimo ad analizzarci un po’ su questo vizio capitale della gola, che, se è un vizio capitale, vuol dire che è una cosa importante, che non è così infrequente, come noi crediamo.

E non pensiamo di dire: “Ah no, siccome io sono in dieta perenne, non faccio peccati di gola”. No, no, no, perché la gola, così come il digiuno, non hanno niente a che vedere con la dieta, già ve l’ho detto. Dipende dal modo, dall’intenzione, dal traporto, dal desiderio, dal gusto, dalla voglia con cui io mangio quella lattuga lì, dipende da questo, attenzione.

“No, siccome io sono dimagrito trenta chili, allora con la gola sono a posto”. No, no, no, non funziona così.

La gola non è la bilancia spirituale, la gola proprio rappresenta il modo con il quale io, non solo mi approccio al bere e al mangiare, ma già il modo con il quale io penso al bere e al mangiare.

Come faccio i peccati di impurità, o conto la carità, con il pensiero, così si fanno anche i peccati di gola col pensiero.

Quando noi cominciamo a desiderare ardentemente di…

Quindi, un anno a pane ed acqua. 

Adesso qui non l’ho sotto gli occhi, ma mi ricordo bene che lei arrivò quasi a morire, per quanto fu scarnificata da questo digiuno.

Subito arrivano i razionalisti a dire: “Ecco, allora, perché Dio ha chiesto questo se poi non l’ha sostenuta?”

È per insegnare a te, è per insegnare a me, che, il fatto che Dio chiede una cosa, non vuol dire che tu fisicamente non porti delle conseguenze, attenzione… Certo, ci sono anche delle conseguenze da portare, non è che divento un super eroe, nel momento in cui faccio una cosa che mi chiede Dio; no, no, la faccio, e porto le conseguenze, esattamente come i martiri che lo fanno e muoiono. Quindi, anche su questo…

“E poi di vestire il più poveramente possibile, in espiazione dei peccati di immodestia e di vanità”. E qui, apriti cielo!

Innanzitutto, vestire più poveramente possibile non vuol dire andare in giro come gli sciattoni, come gli scappati di casa, non è questo. La povertà non è mai la sciatteria, la povertà è il decoro.

Che differenza c’è tra il vestire il più poveramente possibile e i peccati di immodestia e di vanità?

Vabbè, di immodestia, è il gioco del “mostro e non mostro”, del “ti faccio incuriosire di me”, del “mi rendo un po’ accattivante”, così tu mi guardi e voglio che mi guardi.

La vanità… Padre Pio scrive delle pagine bellissime sul peccato della vanità e dice che è il peccato più difficile in assoluto da estirpare, magari un giorno vi leggerò quelle pagine.

La vanità… Ci sono persone che, quando ad esempio si vestono bene, o comprano un paio di scarpe nuove, una camicia nuova, una cravatta nuova, una gonna nuova, un pantalone nuovo, un orologio nuovo…, quando indossano queste cose, cambiamo addirittura il modo di camminare, cambiamo addirittura il modo di porsi. 

Il termine migliore, che si può usare in questo caso, è “posare”, cioè posano, non camminano… posano, non parlano… posano, non si avvicinano a te… posano, è tutto un posare in funzione di quella cosa che stanno portando, cioè camminano, si atteggiano, si dispongono verso gli altri in modo tale che gli altri debbano vedere, non lui o lei, ma quella cosa lì che portano addosso, è terribile! Bruttissimo! 

Da vedere è bruttissimo, perché non è che hai davanti una persona, hai davanti un pagliaccio di se stesso, hai davanti una maschera.

Quella persona lì è la stessa di quando poi, alla sera, va a letto mettendo su il suo pigiama con i Mini Pony e gli Unicorni. È la stessa, eh…

Quella lì, che è stata per un’ora davanti allo specchio per agghindarsi, o quell’altro che è stato lì con il suo ciuffo a tirarselo non so quanto, o quell’altro… — ognuno ha i suoi— è la stessa persona che poi, dopo, al mattino, si sveglia e non sa neanche dove è, cioè sono le stesse persone, che poi quando le vedi in casa loro, si salvi chi può. 

Stiamo lontani dalla vanità, da tutto ciò che è vanità, da tutto ciò che ci chiama a distinguerci dagli altri.

Non nel senso che dobbiamo essere tutti uguali, ma nel senso proprio di far vedere che io ho questa cosa, sono questa cosa, porto addosso questa cosa, mi atteggio per questa cosa… ma è triste, ovviamente.

L’importante è essere puliti, essere in ordine, con vesti dignitose e decorose, poi il resto non conta granché.

“Il vestire più poveramente possibile in espiazione dei peccati di immodestia e di vanità…”

Quindi anche il coprirsi, che non vuol dire andare in giro con un telo sulla testa, questo è evidente, ma anche lì vuol dire essere decorosi, vuol dire avere rispetto del proprio corpo e allo stesso tempo non voler essere di inciampo, che vuol dire di scandalo per nessuno, per nessuno…

Ecco, allora, chiediamo oggi alla Piccola Araba questa grazia.

Perdonatemi, vi rubo ancora qualche minuto, perché c’è una cosa che volevo dirvi anche.

Uno si dice: “Ma perché la Piccola Araba, perché i Santi che abbiamo letto fino ad adesso o che leggeremo, perché tutto questo parlare di santi?” Perché noi vogliamo essere, come Santa Teresa d’Avila, “corsari dell’invisibile e avventurieri dell’estasi”.  

Questa è una bellissima espressione che cita questo autore, Brunot, in questo libro, a pagina 45: “la corsara dell’invisibile e l’avventuriera dell’estasi”.

Già ve lo dissi, penso, a me piace molto questa espressione, anche noi vogliamo essere così… Riflettete bene su cos’è un corsaro e cos’è un avventuriero dell’invisibile e dell’estasi… “Sono coloro che assaporano”, scrive lui, “l’ebrezza spirituale e trasmettono agli altri il gusto di questa ebrezza”.

Io spero che queste omelie, queste meditazioni, chiamatele come volete, vi possano almeno un pochino fare assaporare l’ebrezza dello spirito, la bellezza della spiritualità e vi facciano sentire il gusto, chissà… mi auguro di riuscire a trasmettervi il gusto bellissimo di Gesù, dello stare con Gesù, del lasciarsi condurre da Maria Vergine, del lasciarsi portare, proteggere, istruire, correggere, liberare, da Maria Vergine.

Il Cardinale Sevin, Arcivescovo di Lione, riferendosi a Suor Maria di Gesù Crocifisso, scrisse così, il 6 dicembre 1915: “Perché Dio ha suscitato fra noi questa grande anima?” 

E perché noi ne parliamo? — aggiungo io — Perché io ve ne sto parlando?

Perché sono carmelitano? No, vi prego, no, non chiudetemi in questa banalità, perché come sapete io vi ho parlato dei Santi carmelitani ma anche di tantissimi altri Santi, quindi non è che io devo portare avanti la politica dell’azienda, assolutamente, noi dobbiamo lavorare ad ampio spettro.

Quindi: “Perché Dio a suscitato fra noi questa grande anima?”

Sentite la risposta dell’Arcivescovo di Lione: “Anzitutto per opporre alle nostre vite laicizzate una vita (siamo nel 1915) veramente soprannaturale e tale che neppure il deserto ne ha conosciute di altrettanto sorprendenti (i Padri del deserto). Essa è e rimarrà unica negli annali della santità cristiana”.

“Per opporre alle nostre vite laicizzate una vita veramente soprannaturale…”

Noi abbiamo bisogno di vite veramente soprannaturali, non di vite che corrono dietro alle stupidaggini, ma che ci insegnino veramente che cos’è il mondo soprannaturale, che cos’è la vita soprannaturale, che cosa vuole dire essere corsari dell’invisibile, che cosa vuol dire essere avventurieri dell’estasi.

Una vita così veramente soprannaturale che neanche i Padri del deserto l’hanno conosciuta, e che, voglio dire, non è poca cosa.

Per questo noi leggiamo questa Santa, ma in generale tutti i Santi, tutti i Padri, perché le nostre vite laicizzate, che vuol dire mondane, carnali, superficiali, banali, grette, chiuse, e chi più ne ha più ne metta, si oppongano ad una vita altra, quella che abbiamo chiamato tempo fa dei “mistici della luna”, di coloro che contemplano il lato oscuro della luna, quello che non vede nessuno, quello che sporge sull’Eterno.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Lc 5, 33-39)

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

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