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Essere coerenti fino in fondo

Faro

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 25 ottobre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Essere coerenti fino in fondo

Eccoci giunti a lunedì 25 ottobre 2021.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XIII di San Luca, versetti 10-17. 

Gli ipocriti si vergognano, gli ipocriti non sono capaci di reggere il confronto, questi sono gli ipocriti. Quando una persona è ipocrita non è capace di reggere il confronto, non può reggere il confronto, non può rispondere alle domande, perché le sue tesi sono false, si appoggiano sull’ideologia, non sulla verità, non su fonti certe, non su prove verificabili, no, sull’ideologia, cioè sul proprio pensiero, il proprio gusto, le proprie sensazioni erette a sistema, e quindi, ovviamente, a quello che Gesù dice, loro non rispondono niente, Gesù ha smascherato la loro ipocrisia. 

Che senso ha che tu dica che è possibile slegare il tuo asino in giorno di sabato, però non è possibile curare un malato? 

Che senso ha questa tua legge così vissuta, così portata avanti? 

Non ha nessun senso, ma questo è evidente. È evidente per il popolo, come dice il Vangelo:

“La folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.”

La prima meraviglia era che Gesù non stava con il potere del tempo. Questa è una cosa interessante. Qualunque esso fosse, Gesù non stava con il potere del tempo. Perché? Perché Gesù smascherava continuamente tutte le falsità, tutte le ipocrisie, tutte le incoerenze, tutte le ingiustizie del potere, e quindi non poteva essere asservito ad un potere. Infatti, quando arriverà il momento, nessuno lo aiuterà, nessuno lo difenderà. 

Tutti lo acclamano, tutti lo esaltano, tutti lo seguono, tutti vivono la moltiplicazione dei pani e dei pesci, tutti hanno vissuto le nozze di Cana — tutti nel senso di tantissimi — ma tutta questa gente, tutti i sanati, i guariti, i mondati, tutti quelli che lo hanno seguito, dove sono al momento della Passione? Dove sono? A salvarsi la pelle. Semplice! Come dice quel detto: “Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdàmmoce ‘o passato”.

Noi siamo fatti così — non tutti, grazie al cielo — però molti sono fatti così, per cui finché da Gesù c’è da prendere si grida “Osanna al Figlio di David”, quando per Gesù c’è da dare… ma chissà chi lo sa.

Andiamo avanti con il nostro testo, dove si sta parlando proprio del tema della conversione, nella Lectio Divina del Santo Padre Benedetto XVI, tenuta il 10 marzo 2011, nell’incontro con i parroci della diocesi di Roma. Eravamo arrivati alla frase:

 “L’unità della Chiesa vale il martirio.”

Questa era la frase con cui ci eravamo lasciati. Prosegue:

 “Così egli dice (si riferisce a San Paolo): “Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio” (v. 24). Il puro sopravvivere biologico – dice san Paolo – non è il primo valore per me”

Oh mamma! 

 “Il primo valore per me è realizzare il mio servizio; il primo valore per me è l’essere con Cristo; il vivere con Cristo è la vera vita. Anche se egli perde questa vita biologica, non perde la vera vita. Invece se perdesse la comunione con Cristo per conservare la vita biologica, avrebbe perso proprio la vita stessa, l’essenziale del suo essere. Anche questo mi sembra importante: avere le giuste priorità.”

Mi è caduta anche la penna. Guardate che questo testo è stato scritto e letto nel 2011. Nel 2011, non nel 2020, nel 2011! Papa Benedetto non l’ha scritto ieri sera, nel 2011, e tutti potete andare sul sito del Vaticano per vederlo.

Sono contento, mi rincuora molto averlo letto con voi, sono sincero, questa parte non me la ricordavo più, mi era rimasta impressa la questione della conversione, per questo ho voluto leggervelo con voi, ma questa parte non la ricordavo più. Sono contento perché almeno quando vi dico certe cose, non sono proprio un fanfarone, diciamola così, perché uno può dire: “Questo annuncia le sue idee”. No, non è così, qui abbiamo una fonte autorevolissima che dice qualcosa di importantissimo, soprattutto per noi oggi.

Rileggo:

“Il puro sopravvivere biologico – dice san Paolo – non è il primo valore per me”

Sembra invece oggi il primo valore, diciamocelo. Oggi sembra proprio il primo valore, il puro sopravvivere biologico, come se non ci fosse una vita eterna, come se nella mia vita ci fosse una sola realtà, che non è Dio, che è questo mondo.

“Il primo valore per me è realizzare il mio servizio”

Qualunque esso sia, sono prete, faccio il prete, sono suora, faccio la suora, sono mamma, faccio la mamma, sono figlio, faccio il figlio, sono professore, faccio il professore, sono dottore, faccio il dottore. Capite? È il mio servizio il primo valore.

“Il primo valore per me è l’essere con Cristo; il vivere con Cristo è la vera vita”

Se io non ho Cristo, non ho niente. Ormai Gesù sembra veramente l’ultima delle nostre preoccupazioni, è l’ultimo, anzi più dell’ultimo, ad essere nominato, cercato, pronunciato, invocato. Se il primo valore per me è l’essere con Cristo, vediamolo. Dove e come lo realizzi nella tua vita? Ma non nella tua intimità! Pubblicamente, come lo realizzi?

Vorrei dirvi tante cose, credetemi, sulla situazione attuale, ma non le dico perché poi c’è sempre qualcuno che fa i suoi commenti, che interviene: “Padre, ci parli solo della Parola, Padre ci parli solo della Vita Eterna. Padre, ci parli solo della Vergine Maria e della Santissima Trinità…”

Capite quanto è veramente folle questo modo di parlare, come se ci fosse una schizofrenia tra la mia fede, la vita di tutti i giorni, e quello che io tutti i giorni devo decidere, devo scegliere, quello che io tutti i giorni mi trovo concretamente a gestire. Ma se non me ne parla nessuno, io cosa faccio?

Ma di questo ne parlano già tutti, ne parla già la televisione, ne parla già Tizio, Caio, e Sempronio, e allora, quando ascoltiamo le omelie noi vorremmo ascoltare solamente Gesù, la Vergine Maria, gli Angeli e i Santi e la Santissima Trinità. Questo vuol dire proprio non aver capito niente. Vuol dire non aver capito niente, perché il fatto che ne parlano tutti — se fossimo nel 1945 tutti parlerebbero della guerra, ovviamente — ma il fatto che ne parlano tutti, non vuol dire che il Papa, i Sacerdoti non ne debbano parlare. Perché dipende da come uno ne parla, non dal fatto di cui parla. E poi, non si capisce, a te chi dice che devi ascoltarti 8 telegiornali? E poi nell’omelia non vuoi sentire certe cose… Questo vi dice la violenza insita in un certo stile di vita umana e cristiana. 

Io, ve lo dico sinceramente, in 49 anni di vita, non mi sono mai permesso, una volta, mai, di andare da un Sacerdote a dirgli: “Dica questo, dica quell’altro, non dica questo, non dica quell’altro”. Avrò sbagliato, può darsi, non lo so, ma io non l’ho mai fatto, non mi viene proprio, è contro natura. Devo essere io ad andare da quel Sacerdote a dire cosa non deve dire? Ma io chi sono? 

[Coloro che hanno fatto queste lamentele] Si assumano le loro responsabilità, io infatti non ne parlo, non dico altro, non entro nel dettaglio, e non entro nella vita quotidiana di tutti i giorni, ma non perché non sono capace o perché non voglio, ma perché sono stufo di dover leggere o ricevere messaggi o e-mail che dicono: “Ci parli solo della Vita Eterna, della Parola di Dio, di Gesù e della Vergine”. 

Non venitemi a dire: “Padre ci dia indicazioni.” No, non ve le do, a motivo di queste cose, perché sono stufo. È faticoso doverlo fare, perché uno ci deve mettere la sua faccia . Quando deve fare nomi e cognomi, dire le cose e chiamarle col loro nome ed entrare nel dettaglio è faticoso, è difficile. Se questo viene anche visto come un fuori tema, allora, basta, restiamo dentro nella pura teologia, nella sfera aurea di Gesù, della Vergine, dei Santi, degli Angeli, della Parola di Dio, ma non tocchiamo la sfera quotidiana dei cristiani, perché quella è affare mio. Mi ascolto 50 telegiornali e va bene; mi ascolto 50 tribune politiche e va bene; me le sento tutte, quelle le ingoio tutte e non dico niente. Però, poi, se il Sacerdote mi dice: “Su questo argomento c’è da dire una parola cristiana”. No, questo non lo voglio sentire, questo è troppo. Ma a me interesserebbe di più avere una parola cristiana su questo argomento che non 500 ore di baggianate su quella cosa che posso tranquillamente ascoltare. Questo vale per me personalmente, ma evidentemente sono io sbagliato e quindi ne prendo atto e sapete, per amore del cielo, va benissimo così.

“Il primo valore per me è l’essere con Cristo”

Vi stavo dicendo che vi vorrei dire moltissime cose su questa espressione del Papa, non ve le dico per le ragioni che vi ho appena detto, vi lascio la frase che dice il Papa:

“Il primo valore per me è l’essere con Cristo, il vivere con Cristo è la vera vita”

Quindi nel momento in cui io non sono con Cristo, non vivo con Cristo. 

Riapro ancora la parentesi, so già che qualcuno adesso mi dirà: “No, ma Padre ce le dica, le vogliamo sentire”. No. Non va bene neanche così, perché poi quando vengono fuori i commenti — e tutti li vedete i commenti, come li vedo io li vedete anche voi — io vedo solo qualcuno che risponde ai commenti, non vedo nessuno che prende in mano la penna e risponde: “No, scusa, carino, adesso ti spiego un po’ come sono le cose. Rientra nelle righe, perché proprio non ci siamo”. Capita che qualche volta uno lo faccia ma più in generale non è così. Ma non va bene, allora vuol dire che uno è connivente, allora vuol dire che va bene così, vuol dire solo che mi interessa scrivere le mie tre cose e quell’altro che ha scritto delle baggianate, delle falsità o delle cattiverie, le lasciamo andare. Non è giusto. Se una cosa per me è importante, la difendo, se ci tengo la difendo, la sostengo, non la lascio lì ad essere divorata dalle iene. È uno stile che non va bene.

Andiamo avanti:

“Anche se egli perde questa vita biologica, non perde la vera vita. Invece se perdesse la comunione con Cristo per conservare la vita biologica, avrebbe perso proprio la vita stessa”

Qui solamente un cieco e un sordo può non vedere tutti gli affondi immediati con la realtà di oggi.

“Se perdesse la comunione con Cristo per conservare la vita biologica, avrebbe perso proprio la vita stessa, l’essenziale del suo essere.”

Incredibile. Quanto costa la mia sopravvivenza? La costruisco sul sangue di chi? Sul sangue di chi la costruisco? “Ah no, va be, però… ” No, non c’è nessun però. Non c’è un però.

“Se perdesse la comunione con Cristo per conservare la vita biologica, avrebbe perso proprio la vita stessa, l’essenziale del suo essere. Anche questo mi sembra importante: avere le giuste priorità.”

Tu che priorità hai nella tua vita? Lo abbiamo già affrontato questo tema, ricordate? 

E vi ho detto proprio esattamente questa frase: “Fare una scala delle priorità, avere l’indice delle priorità”. Già affrontata questa questione.

“Ma lei Padre non capisce, ma lei non ha il mutuo da pagare… non deve andare a fare la spesa…” Vero, non ce l’ho. Ma San Tommaso Moro ce l’aveva. E quindi? Aveva moglie e figli, e quindi? Forza, rispondere. Quindi, cosa gli diremo? “No, tu non avevi il mutuo da pagare, tu non avevi figli, tu non avevi moglie, tu non avevi il lavoro.” Aveva tutte queste cose qui, tutte, tutto. Aveva anche una posizione politica molto elevata, era dopo il Re, il primo in grado. E quindi?

Questo dice veramente l’ipocrisia nella quale si è precipitati. Questo dice la falsità, l’inganno gravissimo nel quale si è caduti. 

Mi fermo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 13, 10-17)

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

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