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S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 1 ottobre 2021 – S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

Eccoci giunti a venerdì 1 ottobre 2021. Oggi dobbiamo ricordare tre momenti, tre eventi, tre feste veramente molto belle, sono quelle date ricchissime di eventi celesti. Innanzitutto oggi è la festa di Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, quindi siamo tutti qui a chiedere a Teresina la sua potentissima intercessione; poi oggi è anche il primo venerdì del mese di ottobre, grandissimo mese, è il mese dedicato alla Vergine Maria insieme al mese di maggio. Sono i due mesi dell’anno della Vergine Maria, la tradizione cristiana ha riconosciuto questi due mesi dell’anno dedicati a Lei. Quest’oggi, primo venerdì del mese, in modo particolare ci uniremo al Sacro Cuore di Gesù e vogliamo riparare tutti gli oltraggi contro il Sacro Cuore di Gesù, soprattutto le indifferenze verso l’Eucarestia; oggi è anche il secondo venerdì dei quindici venerdì del Sacro Cuore di don Tomaselli, oggi ripariamo l’abuso della Confessione, altro tema molto importante. È un giorno veramente denso, bellissimo.

Il Vangelo di quest’oggi è tratto dal capitolo X di San Luca, versetti 13-16. È un Vangelo che personalmente consiglio di tenere sempre sotto gli occhi. Perché? Perché, sapete, ci richiama alla nostra responsabilità importantissima. Quante grazie abbiamo ricevuto! E un po’ possiamo sentire questo “guai” di Gesù nelle nostre orecchie: quante grazie, quanti doni abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo tutt’ora.

“Quanti prodigi sono avvenuti in mezzo a voi”

Quanti prodigi sono avvenuti in mezzo alla nostra vita, tra le nostre mani, nella nostra mente, nel nostro cuore, quanti prodigi! Eppure ci siamo convertiti? Ci siamo avvicinati al Signore? Abbiamo iniziato un rapporto di intimità con Lui?

E non diciamo che è difficile, non diciamo: “Per Teresina fu facile, per i Santi fu facile, ma per me è difficile seguire il Signore. Io non sono Santo o Santa, non sono Gesù…”

O come diceva qualcuno: “Non sono una suora, non sono un prete”.

Nel testo “Consigli e ricordi” Celina scrive così trattando il tema delle tentazioni contro la fede, i Santi furono tentati come tutti noi, se no non sarebbero diventati Santi. Lei scrive:

“Suor Teresa non parlava a nessuno della sua grande prova di tentazioni contro la fede…”

Teresina fu tentata terribilmente contro la fede, che, guardate, è cento volte peggio che essere tentati contro la purezza, per esempio. Quando si parla di tentazioni, non si sa bene perché, si va sempre a pensare che le tentazioni siano tentazioni impure, no.

“Che ha reso ben scuro il cielo della sua anima, durante i diciotto ultimi mesi di vita”

Non tre giorni! E poi era alla fine della sua vita.

“Mi disse soltanto che ne aveva parlato con il Padre che le. Aveva consigliato di copiare il Credo e di portarlo sul suo cuore, cosa che lei fece subito, lo scrisse anche con il suo sangue.”

Pensate voi che tentazioni terribili stava vivendo Santa Teresa, addirittura lo scrive con il suo sangue, cioè fa questo atto eroico di fede, lei vuole credere. 

“So che avrebbe voluto certo confidarmi tutte le sue pene; le sembrava che questo aprirsi l’avrebbe consolata, ma temeva di farmi condividere i suoi dubbi e preferì sopportarli completamente da sola”

Questo è veramente un atto incredibile, di eroismo di carità. Il timore che dire quello che ho in testa a un altro possa causargli sofferenza, possa trasmettergli i dubbi, la spinge a stare zitta. Meglio soffrire da soli che avere la pena di essere stato di inciampo, di scandalo, di inquietudine, di turbamento per un altro. Noi, invece, i nostri dubbi li confidiamo subito, immediatamente, soprattutto i dubbi contro la carità. Pensate che cosa triste, quando abbiamo un dubbio contro qualcuno che ci ama, per esempio, contro il marito, contro la moglie, contro i figli, contro non so chi, noi subito andiamo a dirlo a qualcuno, alla nostra amica del cuore, al nostro amico del cuore, andiamo a dire: “Guarda, mia moglie mi ha fatto… mio marito mi ha detto… i miei figli sono così… e qui e là…”

Ma questi dubbi che andiamo a raccontare, siamo così sicuri che poi non entrino nel cuore e nella mente dell’altra persona e non mettano in cattiva luce la persona in oggetto, il marito, la moglie, i figli, il datore di lavoro, il Sacerdote, il parroco, il Confessore? Siamo sicuri che non lo mettano in cattiva luce? Siamo sicuri che dire i nostri dubbi serva per un confronto?

Guardate, dire i nostri dubbi serve solo per sfogarsi, è come quando uno vomita, ha bisogno di liberarsi, ma non è bello ricevere addosso in faccia il vomito di un’altra persona.

“Aaah io mi sono liberato!” Sì, ma quello che ho davanti a me come è conciato? Come l’ho conciato?

Io gli vomito addosso tutto il marcio che mi porto dentro, poi prendo e me ne vado perché mi sono consolato, mi sono sfogato e adesso sto meglio. Questa non è carità, questo è egoismo puro, perché ho messo al centro me stesso, il mio bisogno, e la mia voglia di…

Impariamo a sopportare da soli le nostre pene, a stare zitti, ad offrirle al Signore, a parlarne al massimo col Confessore, con il Padre Spirituale, e basta. 

“Quando le facevo domande sulla sua prova interiore si contentava di guardarmi con i suoi occhi profondi e mi diceva: 

“Se tu passassi solo cinque minuti attraverso le tentazioni che subisco.”

Basta, solo questo diceva. Capite? Faceva capire che era una cosa terribile ma non rivelava il contenuto, grazie al cielo che non l’ha fatto. 

“Qualche volta sembrava lasciarsi sfuggire il suo doloroso segreto e nel mezzo di una conversazione che non aveva niente a che vedere con questo, con un tono di angoscia mi diceva:

“C’è forse un Cielo? Parlami del Cielo…”

Non abbiamo scusanti, sapete, se non ci avviciniamo a Gesù, se non ci convertiamo, se non cambiamo vita, se… se… è solo perché non lo vogliamo. Non è perché noi non siamo Santi, non siamo preti, non siamo suore… “Ah ma io vivo nel mondo, devo pagare il mutuo… devo fare la spesa… pulire la casa…” Cosa c’entra? Ognuno nel suo stato ha le grazie necessarie per vivere in quello stato. Non dimentichiamolo!

Diciamocela tutta, ogni tanto dobbiamo dircele le cose, noi usiamo queste scuse — che sono solamente scuse che davanti al Giudizio di Dio non renderanno nulla, non ci scuseranno di niente — perché non abbiamo voglia, perché siamo pigri, perché siamo anche un po’ vigliacchi, abbiamo paura, una paura matta di tutto e di tutti, abbiamo paura di perdere il lavoro, di mangiare meno, di non poter andare dove vogliamo, fare quello che vogliamo, muoverci come vogliamo, abbiamo paura di perdere la nostra libertà, abbiamo paura di essere esclusi, abbiamo paura del domani, della persecuzione, di essere guardati male dalla gente… “Cosa pensa la gente di noi!”

La sentite questa voce cavernosa, tenebrosa, che arriva dritta dritta dall’inferno? “Cosa pensa la gente di te? Cosa dirà la gente  di te? Guardati a destra, a sinistra, in basso, in alto, la gente ti vede! Non fare questo, non fare quell’altro! Non testimoniare la fede! Non fare il Segno di Croce! Non farti vedere ad essere cristiano, sii come tutti gli altri, non essere diverso… non attirare l’attenzione, vivi tutto all’interno…”

Siamo vigliacchi, siamo codardi, siamo come Ponzio Pilato, perché noi non amiamo veramente e misuriamo tutto, tutta la realtà sulla logica dell’ “io sudo”. “Quanto ho sudato oggi?” Noi vogliamo vedere gli altri sudare, è la logica del dio Baal, del Vitellone d’oro: tu vali tanto quanto produci, tu vali tanto quanto sudi, tanto quanto muori come me. Queste cose si vedono molto bene in famiglia, grazie al cielo non in tutte, e se non sei così tu sei un viziato. Questo vuol dire non aver capito niente della bellezza del vivere, perché la vita non è quanto hai prodotto e quanto hai sudato, non è questo, ma quanto hai amato.

Quando ero giovane, ragazzo, mi ricordo che c’era un obbligo, un dovere: quando si entrava in oratorio per andare a giocare — andavamo per fare la catechesi però fondamentalmente andavamo per giocare — appena entravi a destra, c’era e c’è tutt’ora, una grande cappella che raggruppava dentro tutti i ragazzi dell’oratorio, molto semplice ma molto bella. 

(In questa cappella per tanti anni poi ho fatto la catechesi ai bimbi di seconda e terza elementare — gli anni più belli della mia vita — a spiegare loro i rudimenti della fede, il Tabernacolo, il cero a San Domenico, a San Luigi. Sapete quando sentite in bocca il sapore degli eventi della vita, li sentite in bocca, risentite il gusto del sapore di quella vita intensa, bella, fresca, pulita, vera? Degli anni veramente meravigliosi, stupendi, con questi bambini che ti guardavano con questi occhioni, che bevevano tutto, che imparavano, poi facevano la gara a fare bene le cose, le genuflessioni, a dare il bacino a Gesù, a pulire il Crocifisso. Ti stavano ad ascoltare quando raccontavi le storie dei Santi, stavano con la bocca aperta, immobili, fermi, come se fossero fatti di cristallo. Dei ricordi bellissimi! Commoventi!)

Ebbene, quando si entrava in oratorio, appena si entrava in oratorio, bisognava andare a destra, in cappella, a trovare Gesù. Poi andavi a giocare fino a morire, fino alla sera alle otto, però appena entravi in oratorio dovevi andare a salutare Gesù. E quando finivi, prima di andare a casa, andavi a salutare Gesù. 

Mi ricordo che alcune volte mi capitava di vedere il Sacerdote che, ad esempio, puliva con la scopa una zona dell’oratorio, ordinava le sedie, metteva a posto le cose… non so ma quando mi capitava di vedere questo, mi sentivo come attratto dal guardare la cappellina, e allora correvo alla cappella — stavo fuori, ma da fuori si vedeva dentro — guardavo la cappella e guardavo il Sacerdote, guardavo il Sacerdote e guardavo la cappella, la cappella vuota e il Sacerdote con la scopa in mano, e mi ricordo che guardavo il Tabernacolo e dicevo: “Ma Gesù, con tutte le persone che ci sono qui, ma possibile che non c’è nessuno che può prendere quella scopa per pulire e il Sacerdote intanto può venire in cappella e stare con Te? Perché devi essere lasciato qui da solo e il Sacerdote con la scopa in mano a pulire il piazzale, la zona dell’oratorio, piuttosto che mettere a posto le sedie, riordinare i banchi, o preparare i gelati? Ma è compito suo? Con tutti gli educatori che ci sono qui, con tutti i giovani che ci sono qui, con tutte le donne catechiste e le educatrici? Nessun altro lo può fare questo compito? Perché lo deve fare lui?”

Quanto era bello, e ancora me lo ricordo e a stento tengo le lacrime, perché il ricordo di queste cose è una ferita del cuore dolcissima, quando ricordo quel Vescovo di cui vi parlavo, Mons. Anacleto Cazzaniga, che ha accompagnato la primissima giovinezza di noi ragazzi con le sue confessioni, con le Messe quotidiane, con l’accoglierci in casa sua. Che bello quando si entrava in Chiesa e tu vedevi il Vescovo da solo, in ginocchio davanti al Tabernacolo che pregava, che era lì. Tu sapevi che era lì. Tu sapevi che quando entravi in Chiesa trovavi Gesù e il Vescovo, il Vescovo e Gesù, e potevi chiedergli qualunque cosa, andavi là, avevi bisogno di confessarti, avevi dubbi, eri triste, piangevi, eri stato sgridato, eri andato male a scuola, avevi preso un voto brutto e non potevi dirlo a casa, non volevi dirlo, lui era là, lui c’era, e potevi andare lì a parlargli, a raccontargliela, poi lui ti prendeva le mani, ti accarezzava le mani, ti medicava il cuore con l’ascolto, con il sorriso, con l’incoraggiamento, la speranza.

Io non ho un buon ricordo del prete con la scopa in mano, con tutto il rispetto. Lo so che adesso voi mi direte: “No, ma il servizio…”. A me non ditele queste cose, vi prego, non scrivetemele neanche perché mi viene il voltastomaco. Io ho un ricordo bellissimo invece del Vescovo, perché era la persona giusta nel posto giusto, al momento giusto. Per questo era prete, per questo era Vescovo: per stare lì col Signore! E stando lì con il Signore lui serviva i ragazzi, perché i ragazzi sapevano che lui era lì, non andavano a prendere il prete con la scopa in mano, andavano a prendere il Vescovo che stava davanti al Tabernacolo. La scopa in mano la potevano avere tutti, ma essere prete davanti a Gesù a servire le persone nelle loro sofferenze interiori — che sono cento volte peggio di quelle fisiche — a dare coraggio ai ragazzi, a pulire la mente dei ragazzi, a rimettere i ragazzi in pista, a farli sentire amati, poteva farlo solo il prete. Tu uscivi da quella cappella, andavi a giocare, uscivi che avevi il sole nel cuore che ti esplodeva. Noi eravamo delle stelle comete! Correvamo come delle stelle comete nel firmamento. Uscivi da quella cappella dopo che avevi parlato con il Vescovo che tu avevi le ali ai piedi, quando camminavi sembravi Flash, lasciavi giù le strisce di fuoco. Giocavi come nella tua vita non avevi mai giocato. Lui era là come Mosè, che pregava per i suoi ragazzi. Ricordi bellissimi, di santi Sacerdoti, Santi Vescovi.

Dopo uno dice: “Come si fa a tenere lontani i ragazzi dal male?” Così. Vi faccio questa confessione: io non ho nessun merito davanti a Dio se in quegli anni non sono caduto nel male, perché non ho ricevuto nessuna tentazione! Non c’è stata, io non mi ricordo di avere avuto tentazioni, praticamente quesi di niente. Si facevano peccati di ragazzi, ma poi tornavi a confessarti perché c’era il Vescovo che era bravissimo, dolcissimo, che era come andare da Gesù. Per niente al mondo avresti rinunciato ad andare sabato a confessarti. Lui ti scriveva nell’anima, nel sangue, nella carne la bellezza della confessione settimanale. Nessuno di noi se ne accorgeva, ma intanto lui la scriveva. Le tentazioni non c’erano perché eri talmente sazio, ma talmente sazio che non le vedevi neanche, non c’era posto perché arrivassero, eri talmente felice, talmente gioioso, talmente pieno che credo che neanche le vedevamo, c’erano ma non ce ne accorgevamo neanche, perché tutta la nostra vita era riempita, intessuta di questo riferimento a Dio, di questo andare a Messa, a catechismo, alle confessioni, alla preghiera, di questo stare insieme. Poi si andava all’edicola della Madonna Assunta in bicicletta, facevamo questi giri per il paese che erano pieni di edicole: andavamo alla Madonna Assunta, poi al Santuario della Madonna dell’aiuto. Era tutto un girare, non si poteva andare a mangiare il gelato senza prima andare a trovare la Madonnina, ci mettevamo in ginocchio sul cemento a dire le preghiere, poi andavano a prendere il gelato, poi non potevamo tornare a casa senza andare prima nell’altro Santuarietto che c’era, era tutto così. Dov’è che vedevi le tentazioni? Tu arrivi a casa che sei ebbro, ubriaco di Dio, sei ubriaco di bellezza, di rapporti umani belli, semplici, gioiosi. Belli!

Le tentazioni arrivano quando sei vuoto, quando sei triste, quando sei ripiegato su te stesso, quando sei solo. Io non sono mai stato solo da piccolo, tutti gli amici ti impedivano di essere solo, non facevi neanche in tempo, dovevi lottare per esserlo, quando pregavamo, pregavamo insieme, eravamo in cappella insieme, andavamo in Chiesa insieme, andavamo a confessarci insieme, tornavamo a casa insieme, andavamo a giocare insieme, mangiavamo il gelato insieme…

“C’è forse un Cielo? Parlami del Cielo”

Ecco perché vi dico che questa è la tentazione più terribile, perché è come se tutto quello che vi ho raccontato fino ad adesso venisse oscurato. Da impazzire!  

“Io cercavo di dirle ogni genere di cose belle sul Cielo e su Dio”

È quello che ho fatto io oggi con voi, spero che abbia fatto bene a qualcuno, che magari vive la tentazione di Teresina. 

Perché poi si cresce e tutta questa spensieratezza dei ragazzi ovviamente viene un po’ meno perché viene meno la semplicità e poi perché la vita diventa altro. 

Sicuramente saremmo più protetti dalle tentazioni se ciascuno facesse ciò che deve fare per il suo stato: il Sacerdote si dedichi alla preghiera, allo stare con Gesù, allo stare davanti al Tabernacolo e lì scoprirà il modo migliore per servire i fratelli, perché quella è l’unica cosa che può fare lui e non possono fare gli altri. Solo lui può fare le confessioni, l’ascolto, la consolazione, preparare le omelie, preparare la predicazione, studiare, approfondire. 

“No, devi sudare! Anche tu con la scopa in mano! Anche tu a fare quello che facciamo tutti!”. Capite che mentalità dissacratoria che poi si porta avanti? Poi ci lamentiamo che non ci sono più preti. Se fanno quello che fanno tutti, che bisogno c’è di diventare preti?

Quando vedevi quel Vescovo ti veniva voglia di essere Sacerdote come lui, ti veniva voglia di respirare quella sacralità che respirava lui, che ti donava lui.

“Io cercavo di dirle ogni genere di cose belle sul Cielo e su Dio, avrei voluto aprirmi con lei, invano! Le mie parole non trovavano eco. Ogni tanto ero interrotta da un “Ah!” sconsolato, ma il più delle vuole occorreva cambiar discorso, poiché le mie parole sembravano aumentarle la tortura. Soffrivo molto nel vederla in questa prova. La mia cara Teresina davanti ai miei sforzi impotenti, mi diceva di pregare per lei, poi esteriormente non restavano tracce. Trionfava sulle sue tentazioni facendo spesso atti di fede e componendo poesie, eco di un’anima infiammata d’amore!

Dove non arrivava la fede arrivava l’amore. È così che si vincono le tentazioni, torniamo al discorso di prima: le tentazioni si vincono con l’amore. Quando hai la vita piena di amore, quando hai il cuore pieno di amore. 

San Francesco diceva che non si può essere tristi. Se Dio ti ama, se c’è Dio, come fai a essere triste? San Francesco, San Filippo Neri, erano nemici assoluti della tristezza. Santa Teresa d’Avila ha scritto parole di fuoco contro la malinconia, perché sono mancanze d’amore.

Io vi auguro di cuore di trascorrere una giornata bellissima, andate in un bel Santuario, andate davanti ad un’edicola, portate un fiore alla Vergine, fare dei sacrifici… Stiamo uniti a Dio e chiediamo a Santa Teresina la grazia di saper attraversare le tentazioni come ha fatto lei.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Lc 10, 13-16)

In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

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