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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, la Morte, IV parte

Novissimi: la Morte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 14 novembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, la Morte, IV parte

Eccoci giunti a domenica 14 novembre 2021. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XIII di San Marco, versetti 24-32. 

La Parola di Dio non passa, la Parola di Dio supera il tempo e lo spazio e rimane lì come un faro in mezzo al mare a indicarci la direzione, a dirci stabilità.

Proprio perché siamo illuminati da questa parola, continuiamo a meditare “I Novissimi” con l’aiuto del Beato don Alberione.

Siamo arrivati al paragrafo 3°:

3. Gesù muore

“Ecco la grande visione, che abbiamo dinanzi agli occhi: un monte, due ladroni crocifissi, in mezzo ad essi il Divino nostro Salvatore. Si eclissa il sole, splendono le stelle in cielo. Innanzi al Crocifisso vi è una donna, Maria SS.ma, come impietrita dal dolore; e quel Crocifisso Gesù lascia per ultima eredità la Madre; e quel Crocifisso Gesù prega e perdona gli stessi crocifissori; egli attesta di aver adempiuta la sua missione: e cioè di aver predicata la parola della verità, istituita la Chiesa, i Sacramenti, insegnato agli uomini la via del Cielo. Ha una sete suprema, ma la sua sete si riferisce a tutti i secoli: ha sete di anime. Ecco Gesù che mette il suo spirito nelle mani del Padre e poi abbassa il capo e spira.”

Gesù muore, compiendo fino all’ultimo istante la volontà del Padre, muore crocifisso a quella volontà, muore avendo fatto tutto quello che doveva fare, muore assetato di noi, assetato di me, assetato di te.

Personalmente mi sto convincendo che, quando facciamo i peccati, la ragione non è mai la cattiveria. Io non ho mai conosciuto, negli anni del mio Sacerdozio, una persona che volontariamente, volutamente, volesse fare il male per offendere Dio. Non ho mai avuto questa conoscenza. Ho sempre conosciuto persone che nella vita hanno fatto anche tanto male, ma lo hanno fatto perché hanno perso di vista questa sete suprema di Gesù.

Quando noi facciamo i peccati è come se perdessimo di vista questa sete, è come se perdessimo di vista questo amore infinito che il Signore ha per noi. È per questo che è importante la preghiera, perché all’interno della preghiera noi percepiamo sempre più e sempre meglio cosa vuol dire essere amati da Dio, cosa vuol dire che Dio ha sete di anime.

 “In virtù della morte del nostro Salvatore Gesù Cristo, chiediamo la grazia di una santa vita per avere una santa morte. In quel momento non avremo nulla per fidarci di noi. Guardando indietro nella nostra vita, vedremo tante e tante mancanze; appena appena ci consoleranno certi atti di cui adesso facciamo meno conto: certi sacrifici occulti, certe tentazioni vinte, certe cose consumate nel segreto; mentre le cose che adesso ci consolano, allora in maggior parte non vorremmo neppure rammentarle. Tutta e sola la nostra speranza sarà il Crocifisso: «Le tue ferite sono la mia fiducia».

Signore, non ho meriti; i miei meriti sono le tue piaghe. Bella la parola di Santa Teresa del Bambino Gesù, che esprime la teologia di San Paolo: «Vedendo che non ho meriti, io prendo quelli di Gesù, e di Gesù Crocifisso». Ecco la sublime teologia della Redenzione espressa nei termini più semplici da un’anima che vedeva nelle cose di Dio più di tanti dotti della terra. Ecco, la nostra speranza, il Crocifisso; ci copra allora il Crocifisso; la sua corona di spine sulla nostra testa, le sue mani sulle nostre mani, il suo cuore sul nostro cuore, i suoi piedi sui nostri piedi. L’Eterno Padre, guardandoci, non vede più che il suo Figlio: «Guarda il volto del tuo Consacrato». Ecco perché noi vorremmo scomparire e presentarci al tribunale di Dio solo coi meriti di Gesù. Ecco il valore, ecco la fortuna immensa della Messa, ecco perché questa Messa si ripete ogni mattina, ecco perché ognuno di noi deve mettersi dietro l’Ostia, e che sia veduta solo l’Ostia santa, e i nostri peccati vengano coperti dalle piaghe, dal sangue, dall’ombra, dalla figura del Figliuolo di Dio, che piace sempre al Padre.”

Quando staremo per morire avremo una sola speranza, il Crocifisso e la Vergine Maria, ecco perché, dice don Alberione, siamo chiamati ogni giorno ad andare a Messa: per assimilarci sempre di più all’Ostia Divina, per essere coperti dalla Passione di Gesù.

“Disponiamoci alla morte con gran diffidenza di noi e con gran confidenza nel Crocifisso. In punto di morte vorremmo scomparire noi con la nostra vita; perché il Padre veda Gesù impresso in noi: colui che è bello, colui che è santo, «nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17).”

Abbiamo veramente molti motivi per innamorarci del Crocifisso, assimilarci al Crocifisso, per chiedere al Signore la grazia di una vita santa e per sentire dentro di noi questa sete di Gesù, questa sete profonda di Gesù delle anime. Mi fermo qui.

Oggi è domenica, usiamo bene questa giornata della domenica, che sia una giornata proficua, che non sia segnata dall’ozio, che non si viva tirando sera. Che ci sia bel tempo o brutto tempo non conta, ciò che conta è usarla bene per stare raccolti, per stare insieme alle persone a noi care, per mettere Dio al centro, usarla bene per meditare qualche buon testo e consacriamo a Dio Padre questa settimana che inizia oggi, diamola totalmente a Lui, che la gestisca Lui, che stia nelle sue mani.

Domani vedremo il capitolo 3°: “Come prepararsi alla morte”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen.

 

VANGELO (Mc 13, 24-32)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

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