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“Lei, nella sua miseria, vi ha gettato tutto”

Obolo della vedova

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 7 novembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Lei, nella sua miseria, vi ha gettato tutto”

Eccoci giunti a domenica 7 novembre 2021.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XII di San Marco, versetti 38-44. 

Quante volte ci è capitato di riflettere su questa questione, questa domanda, questa affermazione (dipende poi da come uno la pone)?

Dice Gesù:

“Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo.”

Neanche tutto, una parte. Del superfluo hanno gettato nel tesoro del tempio una parte.

“Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva”

E aveva pochissimo, ma quel pochissimo lo getta tutto, lo dà tutto. È fortissimo il confronto, la discrepanza. 

Noi, alle persone che diciamo di amare, che cosa diamo?

Perché da qui si capisce se siamo tra coloro che fanno finta, tra coloro che passeggiano nelle apparenze; non abbiamo forse lunghe vesti, però abbiamo il desiderio di primeggiare, di apparire, di essere apprezzati, lodati, cercati, amati, un po’ come gli scribi di cui parla Gesù e che riceveranno la condanna più severa. E allora il nostro amore non è vero.

Alle persone che diciamo di amare, diamo parte del superfluo? Pensiamo alle nostre energie, pensiamo al nostro tempo, ai nostri sacrifici, pensiamo a cosa diciamo “no” per dire “sì” alle persone che abbiamo accanto. Pensiamo se diamo veramente fino all’ultimo spicciolo, tutto quello che abbiamo per vivere — perché alle volte si ha la sensazione di ricevere tanto ma di non ricevere tutto, di essere amati tanto, ma non di essere amati totalmente — e poi la stessa cosa la faremo con Dio. 

Che cosa diamo a Dio? Tutto? Tutto quello che abbiamo per vivere? Risorse, intelligenza, volontà, tempo, amore, amicizie, cosa diamo a Dio?

Alle volte ci farebbe bene fare una sorta di gioco e far finta di essere noi Gesù e vedere il mondo, me come persona, gli altri, vederli e vederci tutti dall’altra parte, perché forse possiamo arrivare a dire che a Gesù si dà una misura prestabilita, come una tassa da pagare ben perimetrata, ben circostanziata, ben definita e predefinita, che non vada oltre quel tot che abbiamo deciso, che sarebbe il “tanto quanto” del dovere religioso che ci siamo imposti. Ma non è tutto. Non è tutto quello che abbiamo per vivere, non è neanche tutto il superfluo, è parte del superfluo.

Alle volte in una giornata non si può fare tutto quello che si vorrebbe e si dovrebbe fare, dobbiamo scegliere. E chi scegliamo? Cosa scegliamo? Oggi è domenica, che cosa è importante per noi oggi? Qual è la priorità oggi? Dove saremo oggi? Con chi? A fare cosa?

Ed essendo questo il giorno di Dio, mi verrebbe da dire che per coerenza chi non è cattolico e credente dovrebbe lavorare, di domenica. Pensate, è Dio che ha scelto un giorno della settimana di riposo da tutti i lavori. Però, se io non credo in Dio perché faccio il Natale? Perché la Pasqua? Le feste più belle e più importanti hanno tutte una matrice religiosa: il 1° dell’anno, la Madre di Dio; l’Epifania, i Re Magi; il 15 agosto, l’Assunzione di Maria; Pasqua, la morte e resurrezione di Gesù; l’Immacolata Concezione, Sant’Ambrogio per chi vive a Milano, ma se non sono credente dovrei lavorare, e invece no, perché va bene così.

Noi siamo coerenti dove ci fa comodo essere coerenti e dove abbiamo un vantaggio ad essere coerenti. Ma Gesù vede — gli altri non vedono — Gesù vede quelli che gettano tanti soldini, quelli che si vogliono far vedere, e lei che nella sua miseria getta tutto.

Ogni cosa che noi facciamo e pensiamo è sotto gli occhi di Dio e Lui sa se è il nostro tutto o se è un avanzo. 

Quando vogliamo fare una cosa la facciamo punto e basta, non esiste un limite, la vogliamo fare e la facciamo, ma quante volte nella decisione delle cose che vogliamo fare, entra in gioco quella realtà radicale e totalizzante che è Gesù? Gesù, quanto è per noi una radicale necessità? Quanto è per noi un’improrogabile bellezza che continuamente ci chiama, ci interpella e ci chiede di sceglierlo? Quanto?

A Dio non possiamo dare parte del superfluo, ma neanche alle persone, perché uno se ne accorge, nessuno di noi è stupido, e uno si accorge se gli viene donato qualcosa che non serve. Ma anche ai nostri occhi ciò che ha valore è ciò che serve, e ciò che ha moltissimo valore è ciò che serve più di tutto.

“Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”

Dare la vita per Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 12, 38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

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