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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, IV parte

Novissimi: il Paradiso

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 22 dicembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, IV parte

Eccoci giunti a martedì 22 dicembre 2021.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della santa Messa di oggi tratta dal 1 Libro di Samuele capitolo I, versettu 24-28. Anna riceve il dono di un figlio che aveva tanto desiderato e che aveva promesso di ridare al Signore qualora glielo avesse donato, e così avviene. Il Signore aveva dato e al Signore viene ridato, dovrebbe essere così la nostra vita che ridiamo al Signore innanzitutto la Sua Gloria, il rendimento di grazia per la Sua Gloria, il riconoscimento per la Sua Gloria, che gli diciamo grazie per tutto quello che riceviamo. 

Quanto è difficile offrire a Dio la primizia del nostro grazie! Aappena succede qualcosa di bello, noi subito siamo portati a parlarne, a condividerlo con qualcuno di noi a noi caro, con una persona cara, con qualcuno che ci è accanto. Però non è giusto, se ci pensiamo bene, perché il primo a cui dovremmo dire grazie è solamente Gesù e solo Dio, a Lui dovremmo dire il nostro grazie più profondo, poi possiamo parlarne pure con altri, però il primo dovrebbe essere detto a Lui.

 

A pochi giorni dal Natale, continuiamo la nostra lettura su “I Novissimi” del Beato don Giacomo Alberione.

Stiamo affrontando il Paradiso e quest’oggi vedremo il paragrafo su le Aureole Speciali di alcuni Santi.

2. Le aureole speciali di alcuni Santi 

“Se il mondo tribola sulla terra i buoni, Iddio penserà a dare sloro la ricompensa, e se qui sulla terra vi sono alcuni che si affaticano di più, in cielo avranno anche una ricompensa distinta. Tali sono, ad esempio, i religiosi. Il Paradiso si chiama “corona” e tutti i beati in Paradiso avranno la loro corona. Ma alcuni Santi, oltre la corona, hanno anche una seconda piccola corona che si chiama aureola, quasi uno splendore speciale ad essi riservato. Sono tre le aureole: l’aureola dei Vergini, l’aureola dei Martiri e l’aureola dei Dottori. 

  1. L’aureola dei Vergini è quella speciale gloria di alcune anime che hanno amato unicamente il Signore sulla terra: «Essi canteranno un canto nuovo…» (Ap 14,3). Sono i Vergini: stanno vicino a Gesù e in mano portano il loro giglio e sul loro capo hanno uno splendore speciale, che si chiama l’aureola dei Vergini. È bene che siano distinte in cielo quelle anime le quali hanno capito la parola di Gesù in una maniera speciale: «Non tutti possono capire questo discorso, ma solo coloro ai quali è stato concesso dal Padre» (Mt 19,11).”

Hanno amato unicamente il Signore sulla terra. Noi siamo chiamati a voler bene a tutti, ma l’amore, il cuore è solo per il Signore. L’amore è solo per il Signore.

“b) Vi è l’aureola dei Martiri, i quali hanno sofferto dolori, supplizi e persecuzioni per il nome di Gesù: essi porteranno in mano la palma che indica la loro gloria: S. Stefano, S. Lorenzo, S. Vincenzo Martire, ecc., sono gloriosi santi Martiri.”

Sono quelli vestiti di bianco, ricordate Apocalisse 7,13-14.

 “«Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono? Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7,13-14). E sul loro capo splenderà anche una corona particolare, che si chiama l’aureola del Martire: è quella gloria che hanno meritato con le loro sofferenze.

c) Un’aureola speciale avranno anche i Dottori e questo perché i Dottori e i predicatori insigni, oltre all’avere vinto se stessi, all’avere amato essi stessi il Signore, hanno ancora cacciato i demoni dal cuore degli altri..”

La predicazione dovrebbe avere questo scopo: cacciare il demonio dalla vita di coloro che ascoltano. Questo è il potere della predicazione. Quando un’omelia, una meditazione, una catechesi è fatta bene? Non quando il Padre predicatore parla bene, non è questo. Noi siamo abituati a dire: “Come parla bene! Oh che bel modo di parlare, lo ascolterei per ore e ore…!”. E cosa è cambiato nella tua vita? Niente. Quindi non è servito a niente. 

La predicazione caccia i demoni dal cuore degli altri. Prima di tutto bisogna tirare via il veleno, come dicevo nei giorni scorsi, i cadaveri putrefatti che stanno nelle nostre anime. La predicazione ha questo compito, mostrarli, farli vedere, smascherarli, tirarli fuori, dire: “Eccolo lì il cadavere, ecco lì i serpenti. Adesso bisogna cacciarli via, bisogna tirarli fuori.” Non ha il compito di far sentire cose belle, filosofiche che ci piacciono, che ci fanno infervorare. No, no. La predicazione ha il compito di individuare i demoni e cacciarli fuori dal nostro cuore.

 “ed hanno portato le anime, il prossimo, ad amare il Signore.”

Se una predicazione, se una catechesi, se un’omelia non mi porta a cacciare i demoni dal cuore e ad amare di più il Signore, è inutile. Non c’è nessun merito, non c’è nessuna gloria per quel predicatore, perché siamo tutti capaci di dire aria fritta, di dire parole inutili, di fare ragionamenti anche belli e sofisticati, filosofici, teologici, altissimi, inutili, che non portano niente a nessuno, che non servono per amare di più Dio, e che soprattutto non servono a individuare e a cacciare dal mio cuore il demonio.

“È giusto quindi che oltre la gloria che hanno meritato per se stessi, godano un premio particolare anche per i meriti che hanno fatto compiere agli altri.”

Questa è la Divina Giustizia.

“«I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). E come i Vergini ed i Martiri, anche i Dottori, in Paradiso, avranno una seconda aureola, possiamo dire accidentale, ma pure gloriosa. 

Fra tutti i Santi la gloria più grande spetta alla Santa Vergine, perché la Madonna in Paradiso avrà la gloria di tutti gli altri Santi assieme e inoltre qualche cosa di più elevato e di particolare che spetta soltanto a Lei. Ella avrà tutto insieme: e il giglio della Vergine: Virgo virginum, e la corona del Dottore, essendo la Sedes Sapientiæ e la palma del Martire, perché è la Regina Martyrum. 

Quale gloria possiamo aspettarci noi?”

Potremmo dire noi, poverini, noi più pasticcioni.

“Vi sono i martiri della carità, della pazienza, della fede, della vita comune; vi sono gli insigni scrittori e gli insigni predicatori; e quanti di voi appartengono ai chiamati dal Signore a quel gruppo di anime che sono destinate un giorno a scrivere o a predicare! È possibile, a chi vuole e prega, conseguire l’aureola della purezza. Bisogna ben dire che il Signore ci ha data una vocazione speciale. Sulla terra forse non sempre, anzi certamente non sempre, sappiamo apprezzare la particolarissima vocazione ricevuta da Dio.”

Uno dice: “Io ho ricevuto la vocazione al Sacerdozio. Io ho ricevuto la vocazione al matrimonio”

E poi? Non è che io ho ricevuto la vocazione al matrimonio e finisce lì, dentro a quel matrimonio, Dio a me cosa chiede? Chiamandomi al matrimonio, qual è il compito specifico che Dio mi dà? Cosa si aspetta da me il Signore?

Gesù mi chiama al Sacerdozio, benissimo, che prete dovrò essere? Dio da me come prete cosa si aspetta?

Il Signore da noi si aspetta qualcosa, dalla nostra vita Dio si aspetta una risposta, un impegno.

Vediamo la differenza della gloria tra i beati:

3. Differenza di gloria fra i beati 

“Chi traffica bene i suoi talenti, avrà in cielo una ricompensa proporzionata ai guadagni fatti sulla terra..”

Ricordate Matteo 25, 14-21 la parabola dei talenti.

“..chi più avrà faticato per Dio, chi l’avrà amato con maggior fervore, avrà un premio più grande. Infatti nella Scrittura vi sono quelle parole: Ciascheduno riceverà la propria ricompensa secondo la sua fatica. Ed è naturale che il servo che ha maggiormente lavorato venga maggiormente pagato, riceva una ricompensa più grande. Altro è colui che ha lavorato poche ore, pochi giorni, pochi anni; altro è il premio che spetta a chi per venti, trenta, cinquant’anni ha faticato per il Signore. Noi vorremmo indovinare la gloria che spetta a san Paolo: «Ho faticato più di tutti» (1Cor 15,10). Vorremmo indovinare la gloria che spetta a S. Alfonso, che giunse all’età di 90 anni, tutti spesi per Dio in ogni sorta di fatiche. «Ogni stella differisce da un’altra nello splendore». Tutte le stelle splendono, ma vi è qualche stella che splende maggiormente, ha maggior luce…”

Vi ricordate che di San Francesco si dice che, una volta morto, andò ad occupare il posto in Cielo di Lucifero, proprio per il tipo di vita che ha condotto. Un posto altissimo e bellissimo.

 “… e così i beati del cielo avranno una visione proporzionata alla fedeltà mostrata a Dio sulla terra, a quanto hanno fatto per conoscere il Signore, a quanto hanno fatto per predicare il Signore.”

La fedeltà, la conoscenza, e la predicazione. Ma la predicazione non è solamente per i Sacerdoti, a livello istituzionale sì, è il Sacerdote che predica, però la predicazione è innanzitutto una testimonianza, un annuncio, e questo è chiesto a tutti. Sul posto di lavoro, certo non ti metterai sulla scrivania in piedi a predicare davanti a tutti in ufficio, però ci saranno dei momenti in cui bevi il caffè, fai una passeggiata, mangi una caramella, lì c’è la possibilità magari, delicatamente di lasciar cadere il semino. 

La fedeltà: questa cosa non la posso fare, questa cosa non la devo fare. Perché? Per amore del Signore.

Che sproporzioni che avvengono alle volte. Stiamo in chiesa, alle volte, tutti devoti, con gli occhi chiusi, tutti che pregano il rosario, tutti che amano Gesù Eucarestia, poi usciamo dalla chiesa, andiamo a tavola e tutti i frutti accumulati in quella preghiera li perdiamo tutti. Come? Con parole vane, con parole volgari, con discorsi brutti, con eccessi di ogni genere e tipo. Che brutto.  È bello a tavola sorseggiare il vino, c’è il male? No. Ma un conto è sorseggiare un po’ di vino e un conto è far diventare il vino come se fosse il tutto e buttarsi dentro a capofitto. E poi quanto tempo dedichiamo a conoscere il Signore? A studiare, a leggere? C’è tantissima ignoranza, oggi, sulle cose di Dio, tantissima ignoranza, non è sempre colpevole ma c’è tantissima ignoranza, il non aver mai letto certi libri, soprattuto oggi che perdiamo il nostro tempo su tutti i social del mondo, con i messaggin Quando è stata l’ultima volta che abbiamo preso in mano un libro dalla A alla Z e lo abbiamo finito?

“Ecco che noi dobbiamo farci molto coraggio. Non è furbo, né prudente colui che cerca di fare il meno possibile, ma colui che è inesauribile nelle sue fatiche, nelle sue invenzioni e pie astuzie di bene.”

Questo è furbo, colui che si ingegna in tutti i modi per fare bene, per fare del bene.

“Non è furbo colui il quale tramanda sempre: mi metterò a far bene; comincerò a farmi santo più tardi; mi convertirò finalmente un giorno… È molto più prudente colui che dice: Comincio oggi, in questo momento!”

Ve l’ho detto ieri: andiamo a confessarci se c’è qualcosa che non va nella nostra coscienza, mettiamoci in pace per vivere bene questo Santo Natale, prepariamoci con il raccoglimento, con la preghiera, con lo stare con il Signore, contempliamo ancora per qualche giorno questa paglia vuota, perché ancora non c’è Gesù Bambino.
“Varie sono le categorie di persone che si salveranno: le persone tiepide, che arriveranno appena ad entrar in Paradiso e forse anche dopo un lungo purgatorio; le anime fervorose, che saliranno a sfere più elevate; le anime sante, che avranno la gloria molto più alta e perfetta! 

E allora che pratica fare? Ricordiamo le promesse del Cuore di Gesù. Egli ha detto che i peccatori troverebbero nel suo Cuore asilo e rifugio, volendolo; che le anime tiepide avrebbero avuto dalla devozione a questo Cuore il fervore; e che le anime fervorose in questo Cuore avrebbero trovato una grande perfezione, la santità.”

Anche il beato Alberione che cosa dice? Udite, udite… Sorpresa delle sorprese… suonate le trombe…

“Qualunque sia dunque il nostro stato, rivolgiamoci al Cuore Eucaristico di Gesù”

Guardate quanti Santi che parlano del Cuore Eucaristico di Gesù! Sono contento di avervelo fatto conoscere, sono contento di avervi introdotto in questa bellissima pratica di devozione al Cuore Eucaristico di Gesù. Se avete una bella statua del Sacro Cuore di Gesù, prendete un pennarello bianco o un goccino di vernice bianca e fategli un cerchiolino in centro al Cuore, disegnategliela voi l’Ostia, così quella sarà la statua non del Sacro Cuore ma del Cuore Eucaristico di Gesù. Vi ricordate, vi ho predicato per diverso tempo tutto quello che riguarda il Cuore Eucaristico di Gesù

“Rivolgiamoci al Cuore Eucaristico di Gesù e chiediamo di scuotere la tiepidezza, di passare dalla tiepidezza al fervore, dal fervore alla santità, e subito! La fatica dura poco tempo, ma il premio è eterno.”

Chiediamo al Cuore Eucaristico di Gesù questa grazia. Domani vedremo: in Paradiso contempleremo Dio Sommo Vero, capitolo quindicesimo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

PRIMA LETTURA (1Sam 1,24-28)

In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’èfa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.

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