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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, l’Inferno, II parte

Novissimi: l'Inferno

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 13 dicembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, l’Inferno, II parte

Eccoci giunti a lunedì 13 dicembre 2021. Oggi ricordiamo Santa Lucia, Vergine e Martire, tanti auguri a tutti i bergamaschi, che so che hanno questa bella tradizione di scambiarsi i doni il giorno di Santa Lucia, per loro è una festa molto importante, allora facciamo tanti auguri ai bergamaschi che festeggiano questa festa. Non so se anche in altre  città o regioni dell’Italia ci sia questa usanza, io conosco solo quella di Bergamo, ma se ci fosse anche in altri luoghi faccio gli auguri anche a voi.

Abbiamo letto il Vangelo di oggi tratto dal capitolo XXI di San Matteo, versetti 23-27. 

In questo Vangelo, ecco un esempio di scacco matto, Gesù è un esperto di scacchi. Sono andati per suonarlo e sono tornati suonati. Noi, subito, a questa domanda:

«Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?»

Noi subito, immediatamente, per giustificarci, per scusarci, subito avremmo detto milioni di parole, avremmo svelato tutti i segreti più profondi che ci portiamo nel cuore, avremmo venduto tutte le persone a noi più care. Ad una domanda del genere avremmo risposto immediatamente, perché non rispondere per noi voleva dire che nascondiamo qualcosa, che non siamo sinceri… 

E perché devo rispondere? Come se ogni domanda avesse diritto di avere una risposta, invece no. 

Già ve l’ho detto, ma ve lo ripeto, quando mi capita o mi capitava di chiedere a qualcuno: “Perché fai questa cosa?” — qualunque essa sia — “Perché hai deciso di fare così e non cosà? Perché ti comporti così e non cosà?”, spesse volte — a parte i sei anni che ho passato in carcere al servizio dei detenuti, sei anni veramente durissimi e allo stesso tempo ricchi e arricchenti di tantissima esperienza umana e spirituale, tranne lì che non mi è mai successo — fuori, molto, molto, spesso mi capita di ricevere questa risposta: “Faccio così, perché me l’ha detto il confessore… perché me l’ha detto il Padre Spirituale… perché me lo ha detto il parroco… perché me l’ha detto…”

Ma scusate, vi sembra una risposta giusta?

Alla domanda: “Perché fai così?”. La risposta non può essere: “Perché me lo ha detto Tizio, Caio e Sempronio”. Cosa siamo, dei burattini che ci muoviamo mossi sopra da qualcuno?

Quello che ti è stato detto era razionale o no? Quello che ti è stato detto, era vero o no? A quello che ti è stato detto, tu hai detto sì, da uomo libero o da schiavo?

Se la risposta è: “sì, era razionale, ho risposto da uomo libero, era vero”, allora è una scelta tua, non puoi più dire: “Mi è stato detto da…”

Al bambino se chiedi: “Perché fai questo?”, risponde: “Me lo ha detto la mamma”. In un bambino, ammesso e non concesso, si può capire, ma quando diventi un pochino più adulto la risposta non va più bene. La mamma ti ha dato un’indicazione, ma tu hai scelto di prendere quella strada. Quando tu parti per quel viaggio, non è più la mamma che te lo ha detto, sei tu che hai deciso di, e quindi tu rispondi delle tue scelte. È diverso, è molto diverso, perché io in prima persona mi assumo la responsabilità di quella decisione, non “mi è stato detto da..”.

Ma noi perché diciamo: “Mi è stato detto da…”?

Perché in questa maniera pensiamo di salvarci, così ci liberiamo da ogni responsabilità e la colpa è di quello là, che sia la mamma, il papà, il Sacerdote, il parroco… lui non c’è in quel momento e quindi non può spiegare, ma siccome tu non l’hai capito, non l’hai veramente masticato e fatto tuo, alla domanda: “Perché fai così?”, o non si sa rispondere, o si risponde male, o si tradisce che l’ho fatto ma non sono convinto.

Io dico sempre: se quell’indicazione che ci viene data non diventa nostra, non seguiamola. Obbedire non vuol dire chiudere occhio, orecchio, cuore, tutto quanto e come un somaro tirare un carretto. Obbedire vuol dire che decido io, liberamente, che quella cosa che mi viene indicata, è oggi per me il mio bene.

L’ho deciso sulla base di che cosa? O dell’evidenza, perché lo vedo, o della fiducia, perché di quella persona mi fido, oppure per l’esperienza passata che mi ha insegnato che, fidandomi, poi scopro che era la scelta giusta. Se non è nessuna delle tre, o qualcos’altro di simile, allora no. Non lo posso fare come un somaro che dice: “Va bè, mi tocca”. No, perché non regge poi alla prova della vita. Non sappiamo poi sostenere quella posizione, perché non è nostra, l’abbiamo fatto solo perché dovevamo farlo, per un dovere morale, ma è sbagliato. Quindi, appena arriva la domanda di qualche furbastro, come sono in questo caso i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, noi subito crolliamo e diciamo di tutto e di più, diciamo anche quello che non è vero: “Mi ha detto questo, quello, quell’altro..”. Pur di salvarci dal giudizio di…

Gesù invece, che ubbidisce sempre al Padre e fa solo quello che piace al Padre, ma non si comporta in modo vigliacco, scaricando sul Padre ogni responsabilità, Lui si assume la responsabilità delle sue scelte. Lui è pienamente convinto che ciò che il Padre gli chiede e gli indica è l’unica via, la migliore assoluta da percorrere, e quindi si colloca pienamente dritto, all’interno di questa fiducia, quindi non si sente sbagliato, sa di cosa sta parlando e cosa sta facendo, alla domanda di questi Lui risponde con un’altra domanda, e smaschera, che cosa? La loro ipocrisia, e la loro malizia. Questa non era una domanda per conoscere, questa era una domanda per incastrare, è diverso, e alle domande per incastrare noi non dobbiamo rispondere. Noi rispondiamo alle domande sincere che ci vengono fatte perché qualcuno vuole conoscere la verità, ma non le domande che ci vengono fatte per incastrarci. E noi, come dei quaqquaraquà, ci cadiamo dentro immediatamente.

Gesù di rimando fa questa domanda su Giovanni Battista che rivelerà tutta la loro falsità. Non è vero che loro non sapevano rispondere, è che loro non volevano rispondere, perché il mondo, i nemici di Dio sanno molto bene dire no, siamo noi che come dei “tontolotti” rispondiamo a tutto e a tutti, ma loro sanno bene quando non devono rispondere, dicono: “Non lo so”.

«Non lo sappiamo»

E allora Gesù dice:

«Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Gesù non dice: “Non lo so”. 

“Io so con quale autorità lo faccio, ma non ve lo dico, perché voi siete falsi, e quindi non vi rispondo”. 

Andiamo avanti sul nostro testo “I Novissimi” del Beato don Giacomo Alberione su:

2. Esistenza dell’Inferno

“L’esistenza dell’inferno è un articolo della nostra Fede. Diciamo nel Simbolo Atanasiano: «La fede retta insegna che dobbiamo credere e confessare che, chi avrà fatto bene andrà alla vita eterna, mentre chi avrà fatto il male andrà nel fuoco eterno. Questa è la fede cattolica; che se qualcuno non la credesse fedelmente e fermamente, senza dubbio si dannerebbe». Si dice nel Vangelo: «Radunerà il Signore il suo grano nel granaio, brucerà la paglia con fuoco inestinguibile» (Mt 3,12). Dal contesto è chiaro: il grano rappresenta i giusti, la paglia rappresenta i cattivi. S. Ireneo scrive: «Tutti coloro cui avrà detto il Signore: Allontanatevi da me, o maledetti, andate nel fuoco eterno, saranno per sempre perduti; tutti coloro, invece, cui avrà detto Gesù Cristo: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio, saranno per sempre salvi». Tutti i popoli hanno compresa e creduta la esistenza di un inferno eterno. Ammessa la Divina Giustizia, è evidente infatti che il male deve venir punito; ed è pure un fatto che questo non accade sempre nella presente vita. Non si vedono talora i buoni perseguitati ed i cattivi in prosperità? Sia lode a Dio legislatore! Sia gloria eterna alla Bontà che perdona gli umili e contriti di cuore; sia gloria alla giustizia che punisce gli ostinati che passano all’eternità in peccato. L’albero se cadrà a destra rimarrà in eterno alla destra; che se invece cadrà alla sinistra rimarrà in eterno alla sinistra. Causa unica di dannazione è il peccato. Frutto [della meditazione] sia dunque un vivo dolore dei peccati. Una goccia di piacere porta un mare di dolori. Dicono i dannati: Che ci giovò la ricchezza? Che ci giovò la gloria mondana? Che ci giovò il piacere? Tutto passò come ombra! rimane eterno l’amarissimo frutto: l’inferno. Abbiamo gustato un pochetto di miele, e ne fummo avvelenati per una morte eterna.”

L’inferno esiste.

Vediamo il rapporto tra peccato e Inferno.

3. Peccato e Inferno

“Dio è sapientissimo. Ed Egli ha posto alle sue leggi una degna sanzione: la minaccia cioè delle pene eterne. Dio diede agli uomini dei comandamenti e vuole che vengano osservati; né può lasciare che le sue creature si concedano una libertà che suoni indipendenza. La legge divina importa molti sacrifici: occorre rinnegare passioni, spesso assai violente; occorre vincere un mondo che trascina l’uomo verso il peccato; occorre resistere a molte insinuazioni del demonio. Come obbedirebbe l’uomo in certi casi senza il timore di Dio? Il principio della sapienza è il timor di Dio. «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti» (Qo 12,13). Timore di Dio e osservanza dei comandamenti sono messi in correlazione: osserverà cioè i comandamenti colui che ha il santo timor di Dio. E vi sono tuttavia uomini cui neppure il pensiero di un inferno così penoso è sufficiente per fargli fuggire il peccato. Inoltre: Dio concede agli uomini ogni sorta di aiuti e grazie perché osservino la sua legge. Egli ha creato l’uomo, Egli lo chiama al paradiso, Egli ha mandato il suo Figliuolo Unigenito a salvarlo. L’uomo ha la Chiesa, ha i Sacramenti, ha l’orazione e infiniti mezzi… Che se, nonostante tutto, non obbedisce a Dio, di quale castigo sarebbe meritevole! La perdizione sarebbe proprio voluta! Nessuno si danna senza saperlo e volerlo.”

 Noi lo sappiamo quando siamo fuori strada, infatti non andiamo a fare la Comunione e se la facciamo, sbagliando, dentro sentiamo che le cose non vanno giuste.

“Vi è l’inferno, ma Dio ti avverte: sta’ lontano, poiché è in mano tua la salvezza. Non è che Dio sia troppo severo, ma è troppo stolto il peccatore. Ancora: il peccato ha una certa infinita malizia. Viene infatti offesa, per esso, una infinita Maestà. Dovrebbe essere come infinito il castigo! E, non potendo esserlo in intensità, lo è in durata. L’inferno dura eternamente.”

Mi sembrano delle parole veramente molto chiare.

Domani vedremo la pena del senso, affronteremo questo argomento.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

 

VANGELO (Mt 21, 23-27)

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

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