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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 24

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 21 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Benedetta stigmatizzata e crocefissa ogni venerdì.

Scarica il testo della meditazione

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 24

Eccoci giunti a lunedì 21 febbraio 2022. Oggi festeggiamo San Pietro Damiani, Vescovo e Dottore della Chiesa, io vi consiglio di leggere un po’ qualcosa della storia di questo Santo perché fu veramente una figura grandissima, una figura veramente molto importante, che richiamò e favorì una profonda riforma della Chiesa richiamando i monaci alla santità della contemplazione, i chierici all’integrità della vita, il popolo di Dio alla comunione con la Sede Apostolica. Lui era un eremita, poi fu creato cardinale e Vescovo di Ostia e quindi iniziò la sua opera, una figura che non posso riassumere in poche parole, vi consiglio di andare un po’ leggere.

Il Vangelo che abbiamo letto della Santa Messa di oggi è tratto dal capitolo IX di San Marco, versetti 14-29. É un brano avvincente, affascinante che ci riporta la grandissima sofferenza di questo papà e di questo figlio, questo papà che non sa più dove andare a rivolgersi e questo figlio che è posseduto dal demonio. Poi c’è qualcuno dice che non era il demonio ma che era l’epilessia, ma l’epilessia non si guarisce con un esorcismo, questo è ovvio, quello che invece fa Gesù è un esorcismo:

«Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più»

 L’epilessia non è uno spirito, è una malattia, e possiamo pensare che Gesù sapesse distinguere tra una malattia — come può essere una persona cieca, una persona sorda, una persona storpia o come poteva essere l’emorroissa — e una possessione diabolica. E qui è chiaro, chiarissimo a chiunque è onesto intellettualmente che questa è una possessione diabolica, certo ha dei segni che richiamano l’epilessia, lo schiumare, lo scuotersi fortemente, certo, ma questo non vuol dire che siccome ha qualcosa di simile è la stessa cosa, assolutamente no. E poi c’è la spiegazione di Gesù:

«Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?»

 E Gesù risponde:

«Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera»

 Quindi è chiaro che è un esorcismo. 

Che cosa dire? È un testo veramente affascinante, perché sono tantissime le cose che potremmo dire. Innanzitutto c’è un rimprovero indiretto di Gesù ai suoi Discepoli: questi non pregano. Fanno tante cose, stanno con Gesù, tutto quello che volete ma non pregano o comunque non pregano abbastanza, non hanno ancora imparato da Gesù che cosa vuol dire pregare, e l’importanza della preghiera. È delicata la questione, si può vivere fisicamente con Gesù, ma questo non vuol dire essere persone di preghiera. I discepoli vivevano accanto Gesù, ma la loro preghiera comunque se c’era, non era sufficiente, perché altrimenti arebbero riusciti a scacciare questo demonio.

«Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera»

Ergo, voi non state pregando. Gesù non lo dice ma è la conseguenza logica di questa frase, quindi stiamo attenti perché io posso illudermi di pregare perché vado a Messa, perché faccio in Chiesa un salto a salutare il Signore, ma la preghiera è una cosa un po’ diversa, l’abbiamo vista quando abbiamo affrontato il tema della preghiera del cuore, abbiamo visto quanto è delicato il tema della preghiera. 

Quindi il primo punto è che bisogna pregare, non ce n’è, bisogna pregare, soprattutto quando abbiamo a che fare con situazioni particolarmente complesse nella nostra vita, per riuscire a risolverle dobbiamo pregare.

“Perché non riesco ad essere puro, perché non riesco ad essere temperante, non riesco ad essere umile, sincero…?” E via di seguito.

Dobbiamo pregare, e non crediamo che basti essere, come i Discepoli, vicini a Gesù,… no assolutamente.

Questo è uno di quei passi in cui Gesù manifesta tutta la sua amarezza:

«O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?»

Sono parole forti, Gesù non ne può più, siamo capitolo IX di San Marco. Gesù non ne può più, è pesante stare a canto a gente che non crede.

“O generazione incredula!”

Dice Gesù, di fronte al papà di questo ragazzo che dice: “L’ho portato ai tuoi Discepoli per cercare di aiutarlo….”

Gesù era sempre con loro, si assenta quel tempo con Pietro, Giacomo e Giovanni perché c’è stata la trasfigurazione — non era andato a comprare le caramelle! — si assenta e appena torna ci sono già pasticci, perché questi non hanno fede, perché questi non pregano, per questi non credono e quindi il demonio gli ride in faccia.

Se noi non abbiamo fede, se noi non crediamo veramente, il demonio ci ride in faccia, non se ne fa niente di tutte le nostre cose, o credi e hai fede, oppure è inutile, ed è un peso per il Signore. Credo che qualche volta ce lo dovremmo anche chiedere: “Ma io per Gesù cosa sono? Una consolazione, una gioia, un piacere, un conforto o un peso?” 

E quindi lo fa portare a sé:

“Portatelo da me”

 Il ragazzo ha questa manifestazione fisica di convulsioni, è molto importante sapere da quanto tempo, Gesù insegna il metodo con il quale poi bisogna operare per la liberazione di queste persone:

«Da quanto tempo gli accade questo?»

Alle volte chiede anche il nome, ricordate il nome Legione, ma questo non è il caso.

E Gesù dice:

«Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede»

 Vedete, quindi i Discepoli non credono, non credono a sufficienza, non credono e non pregano. Meno prego e meno crederò, più credo, più prego. Se non credo e non prego il demonio neanche mi vede, cioè non gli fa né caldo né freddo tutto quello che posso fare. 

E allora ci dovremmo chiedere se io veramente credo che tutto è possibile per chi crede e che nulla è impossibile a Dio.

Il Signore lo libera e gli dice di non tornare più, perché il tema è anche questo, noi dobbiamo stare attenti al nostro male, noi siamo tanto contenti quando ci liberiamo del male, va bene essere contenti quando usciamo dal male, certo, ma dobbiamo stare attenti che non ritorni, e quando ritorna è peggio di prima. Quindi va bene togliere il male da noi, ma poi dobbiamo fare di tutto perché questo male non possa rientrare, se no a cosa è servito?

Come vi ho detto tante volte: coltiviamo un vero spirito di preghiera! Di Gesù sappiamo quando ci è detto che Lui prega, che è sempre di notte, c’è questa dimensione molto bella che abbiamo visto anche in Benedetta con le apparizioni della Vergine Maria a Laus, questa dimensione di silenzio, di raccoglimento. Ricordate quando vi parlai dei mistici della luna, di coloro che sfruttano il tempo del riposo per ritagliare un pochino di tempo per stare con il Signore, per pregare sull’esempio di Gesù?

Questo è il capitoletto di oggi dell’apparizione della Vergine a Laus:

O beata Semplicità! 

Una volta avendola ripresa il suo Angelo per lo zelo impaziente, che manifestava in sua presenza, si permise di rispondergli: 

– Se tu avessi un corpo, come il nostro, vorrei un po’ vedere che cosa faresti, o mio bell’Angelo! – 

Benedetta gliene canta un po’ anche all’Angelo.

“Un giorno si credette autorizzata di imporre silenzio ad un gruppo di Angeli. Le era apparsa la Santa Vergine, accompagnata da Angeli, sotto forma di vispi bambini. Essi erano intenti a parlare con lei di differenti cose, prima che Maria SS. avesse aperto bocca. Benedetta dopo averli ascoltati un po’, li interruppe bruscamente e disse con vivacità: 

  • Tacete, o angioletti, e lasciate parlare Vostra Madre.- 
  • È per ordine Suo che noi parliamo.- rispose uno di loro. 

Maria SS. mise fine alla dissenzione con un sorriso di materna bontà. Un giorno vedendo molti di quei celesti spiriti ritti sopra un muricciolo, che costeggia la strada ove passava, tese loro la mano ingenuamente dicendo: 

– O Angioletti, volete che vi aiuti a discendere?- 

Avvennero pure scene di sano e semplice umorismo tra la pia pastorella e gli angioletti. Una persona le aveva regalato una bella corona del Rosario. I grani erano di purissima ambra, e Benedetta amava quel gioiello, forse un po’ troppo. Or avvenne che un angelo glielo nascose. Benedetta, quando se ne accorse, si lamentò colla sua buona Madre, e Quella, essendo una madre più tenera che un fratello, le indicò dov’era stato riposto. Quando fu rapita al Cielo credeva di essere un fardello troppo pesante per le piccole e delicate spalle che la portavano. E ancora un Angelo che le annunzia prossima la sua fine, e le fissa il giorno della sua morte nella festa dei Santi Innocenti. Ed era il giorno proprio adatto per Benedetta, che aveva conservato per tutta la vita la semplicità e l’innocenza di un bambino.”

E adesso vediamo il capitolo 19°:

Gesù e la Ven. Suor Benedetta 

Tutto quello, che andava operandosi nella valle privilegiata di Laus, aveva per fine non solo la conversione delle anime, ma specialmente la gloria di Gesù Cristo. Doveva quindi Gesù in certo qual modo interessarsi di questo strumento, pertanto non contento di abbellire la piccola privilegiata con i doni dello Spirito Santo, non contento di comunicarle il dono di leggere nelle coscienze e nel futuro, si degna di apparirle sotto una forma sensibile. 

Alla Valle dei Forni, come abbiamo già accennato, Egli sorride alla fanciulla, dalle braccia della bella Signora, sotto le sembianze d’un grazioso bambino. Quella visione si rinnovò sovente: il Bambino Gesù ora stava in braccio alla Mamma Sua, ora era tenuto per mano dalla stessa, e lasciava tracciate sulla sabbia le orme dei suoi piedini, che Mon. Grimaud ebbe la fortuna di contemplare presso l’entrata della Grotta. 

Benedetta è talmente rapita dalla beltà del Divin Bambino, che brama di averlo presso di sé e alloggiarlo in casa sua. La padrona di Benedetta aveva dato alla luce una bambina, a quanto pare, un po’ deforme. Benedetta nella sua semplicità macchinò il progetto di cambiare quella creaturina disgraziata con il bel bamboccio della Signora.”

Bamboccio, non è in senso dispregiativo, un bamboccino intende.

“Prende dunque la piccola lattante nel suo grembiule e si dispone a partire per la valle. 

  • Dove vai?- grida la madre – Dove mi porti quella bambina?-
  • È tanto brutta – risponde l’ingenua fanciulla – che ho pensato di portarla alla bella Signora perché mi dia in cambio il suo bambolino, che sarà la gioia di tutti.- 

Lei voleva scambiare Gesù Bambino con questa bambina tutta deforme.

“E l’avrebbe fatto se non fosse stata impedita dalla mamma della neonata.”

Chissà se l’avesse fatto cosa sarebbe successo?

“A Làus Benedetta ebbe la consolazione di vedere nella Santa Ostia, e sotto le sembianze infantili, il casto Sposo dell’anima sua, poi fu consolata dalla visione del Bambino Gesù che passeggiava sull’Altar Maggiore della vecchia Basilica. A tale scopo ella pregava, digiunava e si mortificava sempre più.”

E quindi abbiamo Benedetta che riceve le stigmate. Siccome lei amava tanto la sofferenza questo desiderio sta per essere soddisfatto.

Benedetta riceve le stimmate. 

Questo desiderio sta per essere soddisfatto; qualche giorno ancora e riceverà le stimmate del Divin Salvatore. Ricevere le stigmate è portare sul proprio corpo l’impronta delle cinque piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo; e provare nello stesso tempo i dolori che causarono al Divin Maestro quelle sacre piaghe.  

Queste piaghe possono essere visibili come in S. Francesco d’Assisi: allora si vedono. Queste piaghe non danno sangue che al Venerdì e specialmente alla Settimana Santa. 

La Ven. Suor Benedetta ebbe questo insigne privilegio: fu stigmatizzata, ma erano solo visibili le piaghe dei piedi. Due cose, dicono gli autori mistici, predispongono alle stigmate: un grande amore per Nostro Signore e una grande compassione per le Sue sofferenze. 

Quindi arriva questo dono. Forse noi non avremo il dono delle stigmate visibili, però possiamo offrire la nostra sofferenza al Signore senza lamentarci e senza cercare consolazioni umane, semplicemente dire a Gesù: “Te la offro, io sono qua, te la dono”.

Bene, vi auguro una santa giornata.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 9, 14-29)

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

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