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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 27

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 24 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 27

Eccoci giunti a giovedì 24 febbraio 2022. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IX di San Marco, versetti 41-50. 

Un Vangelo che mi sembra veramente molto chiaro per tutti, credo che dobbiamo solamente rileggerlo bene — forse ogni giorno nel nostro esame di coscienza — e verificarci in base a queste parole di Gesù.

Dare un aiuto, dare qualcosa, Gesù addirittura dice dare anche solo un bicchiere d’acqua:

“Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo”

 Cioè in funzione del fatto che quell’uomo, quella vita, quella persona appartiene a Gesù, è di Gesù, vive per Gesù. Se in funzione di questo lo aiuto, Gesù dice:

“Non perderà la sua ricompensa”

 Perché tu l’hai fatto in nome di Gesù, a motivo di Gesù, per la sua appartenenza a Gesù. Ecco perché è tanto importante, come già vi ho detto tante volte, essere di aiuto a tutti coloro che sappiamo fare tante fatiche per noi, a motivo della loro fede nel Signore. Come non pensare ai Missionari, come non pensare ai nostri Sacerdoti, come non pensare a tutte quelle vite spese per il Signore, alle nostre nonne, alle nostre mamme, ai nostri genitori, ai nostri papà, ai nostri fratelli, ai nostri figli che vivono magari una vita proprio totalmente in Dio. Pensate a mamma Margherita, la mamma di San Giovanni Bosco, che donna! Questo è il primo punto, fare attenzione ad ogni gesto che facciamo a chi appartiene al Signore:

“Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo”

Cioè quello che faccio, quello che ti do, l’aiuto che ti do, te lo do nel nome di Gesù perché sei di Gesù, e allora ti aiuto oltre ogni misura, senza i pesini, bilancini, l’orologio in mano e non so quanti altri strumenti di misurazione, no, quando si aiuta, si aiuta. Il bisogno non può essere previsto e il bisogno non può essere perimetrato. Quella persona, in quel momento, ha bisogno di quella cosa, in quella modalità, in quella tempistica e se io voglio fare questa cosa che dice Gesù del bicchiere di acqua, perché quella persona è di Gesù, allora lo faccio fino in fondo, lo faccio bene. 

La mia nonna mi diceva sempre: “Giorgio il bene, la carità, o la fai bene o non fa parla, o la fai fino in fondo, o non farla, o la fai completa dalla A alla Z, o non farla”. Ai miei tempi non c’erano ancora i cassonetti della Caritas, si portavano le cose in parrocchia, in oratorio. Mia nonna rimaneva sempre turbata nel vedere gente che dava i vestiti per i poveri, sporchi, rotti, arruffati dentro nei sacchetti della pattumiera. Diceva: “Ma sono poveri, non sono bestie! Questi vestiti andranno a delle famiglie, a dei papà, a delle mamme, a dei bambini che sono poveri, ma sono esseri umani! A chi di noi piacerebbe ricevere un sacco di vestiti dentro il sacco della pattumiera, arruffati, buttati dentro così, magari con i buchi o non piegati bene, non stirati, non puliti, non lavati?” Eppure… Si raccoglievano i medicinali? E c’era gente che dava i medicinali scaduti. Robe da matti! Chi ti ha detto di farlo? Se lo fai, vuoi fare un atto di carità? La fai bene, la fai dalla A alla Z, perché i poveri sono esseri umani, ma non di serie B, C e D, ma di serie A come te. 

Se poi andiamo a prendere San Vincenzo o San Camillo de Lellis, loro dicono che i poveri sono di serie A1, ancora più importanti, quindi, quando ci troviamo di fronte ad una persona nel bisogno — che è un povero — qualunque sia il suo bisogno, potrebbe avere un conto in banca “triliardario”, non ha importanza, in quel momento, se ha bisogno, è un povero. E se noi possiamo aiutare, aiutiamo. 

In ospedale quante volte mi è capitato di vedere persone ricche, ricchissime che erano in ospedale ricoverate per… ma si erano dimenticate loro e i familiari, sapete che cosa? La cosa più ovvia del mondo, ma la più necessaria: l’acqua. Avevano lì tutto, mancava l’acqua. Nessuno aveva pensato che in ospedale bisogna portare l’acqua, quindi cosa succedeva? Sapete che dopo in intervento chirurgico non si può bere subito, se tu arrivi dalla sala operatoria intorno alle tre o le quattro del pomeriggio, ti fanno cominciare a bere quando sono passate tot ore, quindi diciamo magari dopo la mezzanotte — a parte che hai una sete incredibile — e cosa succedeva a queste persone? Che arrivava il momento clou ma questi non avevano l’acqua, non si potevano muovere dal letto, a quei tempi non c’era il cellulare, e allora ti guardavano come per dire: “Guardi io ho 100.000 lire in carta, dentro nel portafoglio”. 

— “Eh, ho capito, ma la macchinetta ha bisogno di 500 lire, non posso mettere 100.000 lire dentro la macchina dell’acqua.”

— “Sì è vero, ma io non ho 500 lire. Ho 100.000 lire, è possibile che con 100.000 lire io non posso comprare una bottiglia di acqua?”

— “No, non la puoi comprare perché adesso servono 500 lire non 100.000 lire.”

E allora in quel momento gli si davano 500 lire, magari un ragazzo dava 500 ad una persona che ne aveva 1000 volte di più, ma quello era il suo bisogno in quel momento. Il suo bisogno era una bottiglia di acqua da 500 lire, anche se aveva 300.000 lire nel portafoglio. 

Questa è una persona nel bisogno, è un bisognoso. Allora, nel momento in cui individuo un bisogno, non ha importanza la disponibilità di quella persona, ha bisogno, e io posso andargli incontro facendo fatica? Certo. Dovendo rinunciare a qualcosa? Certo. Dovendo stare lì di più? Certo. Quante volte succedeva che bisognava stare di più con un ammalato perché faceva fatica a mangiare, perché non riusciva a deglutire, perché non ne aveva voglia, perché era depresso, perché piangeva, perché si era fatto addosso tutto e quindi sono dovuti venire gli infermieri a pulirlo, lavarlo, sistemarlo e dopo ricominciare a mangiare, ma ormai erano arrivate le sette, era già ora di andare. Cosa facevi? Lasciavi lì questo povero ammalato con tutta la scodella del cibo davanti? Ma lui da solo non riusciva, con una flebo di qui, una flebo di là, non aveva le forze per prendere da mangiare. Cosa fai, lo lasci lì col mangiare davanti fumante e profumante? E lui lì che non può mangiare? Ti devi fermare.

“Nel mio nome perché siete di Cristo”

La carità, se non costa niente, non è carità. Non è carità, la carità che non costa. 

Oggi mi sa che va a finire che parlo solo di questo Vangelo. 

“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me”

I piccoli che credono in Lui sono coloro che credono in Lui. Perché sono piccoli? Perché sono persone semplici. Dobbiamo stare molto attenti a quello che diciamo, predichiamo e annunciamo, che non sia mai di scandalo per nessuno, cioè che non sia un qualcosa che va a uccidere la fede delle persone. La nostra fede ha bisogno di essere messa in crisi, ha bisogno di essere verificata, ha bisogno di essere discussa, ha bisogno di essere sconquassata, di tutto quello che volete, ma in vista di un rafforzamento nella fede, di una purificazione nella fede, di una conversione della fede, certo non di una distruzione. La fede non deve essere rasa al suolo. Non posso dire a una persona: “Ciò in cui tu hai creduto fino adesso è falso, non esiste più, adesso esiste un’altra cosa.” Non si può, noi dobbiamo annunciare ciò che è vero e ciò che è vero, è vero sempre, è vero per la mia bisnonna, è vero per la mia nonna, è vero per la mia mamma, è vero per me, è vero per i nostri figli. Mai scandalizzare le persone, mai annunciare cose che mettono l’animo in uno stato per cui uno dice: “Adesso in che cosa credo? In cosa ho creduto fino adesso? La mia fede… ma allora ho sbagliato tutto… ma allora…?”

Certo, ci saranno delle volte che se vado ad ascoltare San Giovanni Maria Vianney, dopo cinque minuti devo prendere un cardiotonico perché se no muoio. Sì, ma questo non mi uccide la fede, San Giovanni Maria Vianney me la gratta, me la pulisce, me la purifica e mi fa vedere tutte le mie falsità, le mie ambiguità, le mie ipocrisie, e uno dice: “Santa pazienza, non ho fede!” Non me l’ha uccisa, è che io ho capito di non avere fede, ho capito di non credere veramente, ho capito di non essere una persona seria, ho capito di non essere uomo veramente onesto, ma questo è un altro discorso. Dopo aver letto l’omelia del Giudizio Particolare di San Giovanni Maria Vianney uno dice: “Aiutatemi, perché non so più neanche dove siano il Nord e il Sud”. Ma non mi ha ucciso, anzi, mi ha dato uno scrollone per essere una persona migliore. 

E poi Gesù dice: “Togli tutto ciò che è di scandalo, tutto, via tutto! Non aver paura di perdere pezzi di te, piuttosto che…” 

Andiamo avanti con “Le meraviglie di Laus”, siamo arrivati alla lotta ad oltranza che Benedetta deve sopportare e vincere verso il demonio. 

La lotta ad oltranza. 

Un giorno il demonio, volendo ad ogni costo aver ragione della sua vittima, la trasportò in un campo posto dietro l’abitazione dei preti, separata solo da una strada. Quel campo era di proprietà della Cappella, ed essendo al mese di luglio era coperto di messi. Satana la coricò supina in mezzo al grano, in un sito vicinissimo alla strada, tanto che i passanti avrebbero potuto sentire i suoi lamenti, se le sue potenze non fossero state legate; poi così le parlò: 

  • Questa volta non potrai più rifiutarti di darti a me, perché vedi bene, che sei in mio potere. Nessuno potrà più liberarti…”

Sentite queste parole, ditemi se non sono parole simili, ragionamenti simili a quelli che nella nostra vita, forse più di una volta, abbiamo sentito, o fatto dentro di noi, che sono partiti dentro di noi, o, peggio ancora, fatti da qualcun altro verso di noi. Ditemi se non sentite un’eco. Io sono sicuro che tanti, mentre io leggerò, diranno: “Ma anche io ho sentito parole simili, anch’io ho sentito concetti simili, anche io ho sentito qualcosa di simile”. Ecco, questo è il potere del demonio.

  • Questa volta non potrai più rifiutarti di darti a me, perché vedi bene, che sei in mio potere. Nessuno potrà più liberarti…”

Mamma mia, questa frase, guardate…

 “Potranno ben gridare, piangere, lamentarsi, domandare di te a destra e a sinistra, non si saprà mai dove ti trovi: non uscirai più di qui, e morrai in questo luogo, a meno che non consenta di esser mia.”

Guardate, fa venire la pelle d’oca, sembra scritto stamattina, adesso, in questo momento. Per quanti di noi queste parole sono vere, già queste sono vere! Vedete il terrore della morte come subito si fa sentire? Vedete questi ragionamenti tenebrosi e deprimenti, assoluti: “È finita, nessuno ti libererà più, e qualunque cosa farai nessuno ti aiuterà, non sapranno dove sei, non uscirai più di qui, morirai! A meno che — c’è sempre questo che ci fa capire che è il demonio — a meno che tu non consenta — questo verbo è interessante — a meno che tu non consenta di essere mia.” 

Credimi” 

Il demonio è incredibile, il padre della menzogna che dice a Benedetta: “Credimi”! Uno dovrebbe dire: “Ma ti sei visto? Tu sei un fallito, sei il re dei falliti, sei un perdente nato e tu mi vieni a dire: “credimi”? Ma tu sei fuori completamente! Come, “credimi”? Ma se hai già perso! Credo in che cosa? Per andare a finire dove? Nel tuo meraviglioso regno fatto di puzze, fuoco, disperazione e bestemmie? Ma per l’amor del cielo!”

 “Credimi, fai bene a darmi ascolto”

Ma quante persone che ci vengono a dire: “Dammi retta, credimi, abbi fiducia in me, fai bene a darmi ascolto, segui i miei consigli”.

“A meno che non consenta di esser mia.”

“Se hai un po’ di buon senso…”

Guardate, è incredibile! Sembra che vadano in giro con il registratore! Dicono tutti la stessa cosa, una volta che il loro padre, che è il demonio, dice questo, dopo sembra che usino tutti il registratore, perché dicono tutti le stesse cose. È incredibile!

“Se hai un po’ di buon senso devi accorgerti, che ho su te un potere assoluto: per provartelo io non ti ho portato in un bosco o in un deserto dove più nessuno avrebbe potuto trovarti, ma ti tengo qui a due passi dalla strada, e vicina alla casa dei Preti, dove i passanti potrebbero facilmente sentirti se ti permettessi di parlare o anche solo di sospirare. Ma, te lo dico ancora una volta, tu morrai in questo luogo, se rifiuti di darti a me.”

Vedete il terrore della morte? Chi instilla il terrore della morte nell’animo della persona, nella mente della persona, è il demonio. Dio non instillerà mai la paura di morire, mai, non verrà mai da Dio. Quando abbiamo paura di morire, quando ci fa paura qualcosa perché sentiamo come un’eco della morte, questo non viene mai da Dio. Ecco, io vorrei che voi proprio vi faceste una foto, voi, io per primo, una foto e ogni giorno ci leggessimo queste belle frasi — belle in senso di interessanti — queste interessanti frasi del demonio per dire: “Oggi chi è venuto a farmi questi ragionamenti? Oggi dove li ho sentiti l’ultima volta? Ok, bene, allora so da dove vengono”.

“Ma le carezze e le minacce non potevano smuovere l’amante del Calvario, che aveva bevuto a lunghi sorsi al calice amaro del Salvatore. Essa non rispose…

Attenti! Noi dovremmo fare così! Sia se li sentiamo da dentro, sia se ci vengono da fuori.

“Essa non rispose che abbassando gli occhi con rassegnazione, invocando di cuore i nomi sacri di Gesù e Maria, e abbandonandosi al bene placido di Dio. Ma il demonio spera di vincere la sua pazienza: non la lascia un istante. Non un momento di sonno ristoratore, non un movimento, non il più piccolo nutrimento non una goccia d’acqua sebbene il calore fosse soffocante.”

Voi direte: “Beh sarà durato un’oretta, due, tre ore?”

Quindici giorni Benedetta passa in quello stato. E in mezzo a quel martirio si lamenta di non poter pregare. Anima generosa! Le tue sofferenze non sono già una bellissima preghiera?” 

Pensate voi, quindici giorni! Notte e giorno, sequestrata, rapita dal demonio e torturata in questo modo, senza mangiare, senza bere, in mezzo a un caldo soffocante, buttata in un campo di grano… pensate voi! Bloccata e non poteva neanche parlare. La sua risposta non è una polemica, non è: “Ma io… ma qua… ma adesso ti spiego… adesso ti mando… adesso ti invio questo audio e quella cosa e quello scritto e adesso ti faccio qui… vieni qua che ti faccio la catechesi, ti faccio io da Papa, vieni qua che ti faccio da predicatore, vieni qua che ti spiego come bisogna fare…”

“Non rispose che abbassando gli occhi con rassegnazione, invocando di cuore i nomi sacri di Gesù e Maria”

Noi che andiamo in giro a dire: “Ma io devo spiegare… io devo fare… e io sono andata a dire…”. Visto come si fa?

Ormai la si cerca per ogni dove; si interrogano i pellegrini: si rivolgono suppliche a Maria. Benedetta sente sovente i pianti, di cui è oggetto, ma non può fare il più piccolo segno. Di più sente la voce di sua madre, che la chiama di roccia in roccia, che arriva a lei solo per straziarle di più il cuore. 

Ma il martirio sta per cessare. I suoi confessori, i RR. Peythieu e Hermitte, passano per caso presso il campo per andare in cerca della pastorella. Quest’ultimo vede qualche spiga a muoversi, ed ha la curiosità di penetrare per vedere che cosa possa essere. Appena fatto qualche passo vede come una specie di cadavere, che respira ancora. – Benedetta! c’è Benedetta!- grida verso il compagno, che accorre lui pure – Siete proprio voi, sorella mia?- Essa lo guarda con occhio languente, ma non può proferire parola. Padre Hermitte capisce subito che si trova sotto il dominio di una potenza infernale. Corre in Chiesa, e ritorna subito con quanto è necessario per esorcizzare la cara sorella. Il demonio se ne va, e Benedetta parla, ma con un tono di voce così basso che a stento si può capire. Libera dallo spirito, non è libera dalla sofferenza. Pallida, magra disfatta, fa paura solo a vederla.”

È stata quindici giorni senza mangiare e senza bere! Siccome non mangiava patatine fritte, hot dog e Pepsi dalla mattina alla sera, già faceva digiuni impossibili, in più la tiene quindici giorni senza mangiare e senza bere, voi immaginatevi cosa hanno trovato, uno scheletro!

È portata in Chiesa, dove seduta su di una sedia ringrazia il Signore, poi è messa in un letto e si fa quanto si può per riconfortarla. Il demonio era deciso di farla morire, e in tale circostanza sarebbe certamente morta se l’Angelo non fosse venuta a fortificarla coi suoi incoraggiamenti e a imbalsamarla coi celesti profumi. Le sue parole infiammano talmente il suo cuore di carità verso Dio, che la tremenda prova non le pare troppo rigorosa.”

 Mi fermo qua, meditiamo. Domani, a Dio piacendo vedremo il capitolo XXI dal titolo: “La scimmia di Dio”. Un titolo, un programma.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

VANGELO (Mc 9, 41-50)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

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