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Le Litanie Lauretane: Domus aurea e Foederis arca

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 20 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Domus aurea e Foederis arca

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 20 maggio 2022.

Oggi festeggiamo San Bernardino da Siena, Sacerdote.

Abbiamo ascoltato il Vangelo, tratto dal capitolo XV di San Giovanni, versetti 12-17.

Il Signore non ci comanda di amarci, il Signore ci comanda di amarci come Lui ci ha amato, è diverso, è diverso… il modello non è il mio buon cuore, non sono le mie capacità.

E guardate un po’, pur sapendo le nostre debolezze, le nostre fragilità, le nostre ferite, Gesù usa “come”. Gesù dice: «Amatevi gli uni gli altri “come”…»

Non dice “sull’esempio”, “imparando”, “similmente”, “per quello che potete”, “per quanto ce la fate”… no, dice: «Amatevi gli uni gli altri “come” Io vi ho amati».

Questo è il Comandamento di Gesù, «Questo è il Mio Comandamento», dice Gesù.

Non scherziamo! Su questa cosa non si può scherzare!

Lui dice: «“Come” Io vi ho amati».

Quindi, la nostra attenzione è sbagliata quando si concentra sul: «Ho fatto bene o male la carità? Ho esercitato bene o male la carità? Ho risposto bene? Ho risposto male? Potevo essere un po’ più dolce? Potevo essere…?»

No, no, guarda, fermati, fermati subito!

Stai sbagliando la tabella dell’esame, non è quello!

Quello è l’esame per coloro che vivono una vita orizzontale, per i filantropi. Quello è l’esame per i filantropi, per quelli che vivono tutto in orizzontale, tutto in modo naturale, tutto secondo la mondanità e la mentalità umana, ma è un’altra cosa. Secondo quello stile, puramente naturale, allora userai quel criterio, diciamo così, quella tabella d’esame, ok.

Ma qui è un’altra, qui stiamo parlando dei discepoli di Gesù, e io sto facendo una meditazione per i discepoli di Gesù, non per i filantropi. Deve essere chiaro da dove partiamo, perché se no facciamo una confusione infinita.

Gesù disse “ai Suoi discepoli”, non a tutti gli uomini, ai Suoi discepoli: «Questo è il Mio Comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come Io ho amato voi».

Da qua non ci si scosta eh… da qua non ci si scosta… quindi, l’esame lo devo fare sul “come”, non sull’ “amatevi gli uni gli altri”, ma sul “come”. Io devo sapere bene come Lui ci ha amato.

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici».

Ecco, questo è il “come”!

Uno dice: «Mah… il “come” è fare qualche atto di carità…»

No, no, il “come” è dare la vita, dare la vita…

«Voi siete miei amici, se fate ciò che Io vi comando».

Se noi non viviamo quel “come”, noi non siamo amici di Gesù, punto, fine della discussione.

«Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Non dimentichiamoci il “come”!

Se no, quell’amore lì, non è l’amore di Gesù, non è quello che Lui ci comanda, non è quello che Lui ci insegna.

Il nostro amore è un amore Crocefisso: o è così, o non è.

Questo vuol dire dare tutta la vita, non dare un po’ di tempo, dare gli avanzi, dare quel che posso, e dire: «Dipende… Ho i miei tempi… Ho i miei bisogni… Non devo andare in burn out». Questa parola, poi, io personalmente la odio, proprio ho un odio verso questa parola che veramente voi non avete un’idea… almeno le parole si possono odiare senza fare peccato. Ecco, io questa parola la detesto, proprio la detesto! Quando sento pronunciare questa parola, veramente, credetemi, mi viene l’orticaria su tutto il corpo.

«Io vado in burn out…»

Perché? Perché devo fare quattro cose in più.

Ma per favore! San Carlo Borromeo cosa doveva dire?

Era in burn out dalla mattina alla sera, cioè lui allora era fuori completamente… e San Giovanni Maria Vianney?

Non ne parliamo!

Madre Teresa di Calcutta?

Altro che burn out, era chissà dove, poverina!

Robe da matti! A sentire queste cose, guardate, veramente…

Poi parliamo di amore, parliamo di carità, diciamo che facciamo la carità, viviamo l’amore per gli altri… ma noi non sappiamo cosa vuol dire amare “come io vi ho amato”, “come”, cioè dando la vita.

È questo il modello, non dando quello che mi avanza, non dando quello che ho voglia, non dando la coda del salame, no, no! Non dando le ossa, quando ho dato tutta la carne al mondo, non funziona così!

Andiamo avanti con le nostre Litanie; siamo arrivati a “Domus aurea”.

Santuario della divina presenza

“Maria è il tempio di Dio: in lei Dio ha preso carne ed è diventato uomo. Il mistero della Incarnazione si è attuato attraverso questa Donna che ha accettato la proposta di Dio.

L’Angelo si reca da lei nella sua piccola casa di Nazaret e le manifesta il misterioso e incomprensibile progetto divino, il suo disegno di entrare nella storia umana assumendo la natura di uomo. Maria «resta turbata a queste parole» e soltanto quando l’Angelo le spiega come potrà avvenire questo strano disegno di Dio, offre la sua piena disponibilità, la sua obbedienza totale”.

Spiega… “spiega” è una parola grossa… qua Don Giorgio scrive “spiega”, ma andate a leggere l’Annunciazione, non spiega niente!

Spiega?!

Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo…”

Che cosa vuol dire?

Andate a leggere!

Poi, quello che Le dice è tutto al futuro e, tra l’altro, guardando proprio letteralmente ciò che vien detto nell’Annunciazione, non si realizza niente finché Gesù è vivo, niente! Va tutto storto, quindi…

Dire che, quando l’Angelo Le spiega come potrà avvenire, Lei capisce… insomma, non è proprio esattamente così, perché quello che l’Angelo Le spiega è molto misterioso, anche perché la Vergine Maria non è che avesse fino ad allora sentito parlare dello Spirito Santo, cioè nella sua cultura religiosa ebraica assolutamente non c’era nessuno Spirito Santo.

Quindi, capite che è una cosa molto complessa… se no sembra che la Vergine Maria abbia detto un “Sì”, così, un po’ distratto, come fosse una cosa facilissima, senza nessuna fatica da fare… no, no, non è andata così.

“«Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra

la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,35)”.

Ecco, appunto, Lei si sarebbe potuta chiedere: «Chi è lo Spirito Santo? Cosa vuol dire “scenderà su di me”? Cosa vuol dire “su di me stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”? E quindi cosa succede?

(Noi facciamo l’errore di pensare che Lei sapesse come andava a finire, ma Lei non lo sapeva)

Cioè, concretamente, lo Spirito Santo, che non so neanche chi sia, scenderà su di me… va bene, e quindi? Io come divento madre? Com’è che divento madre rimanendo vergine, che è il mio proposito?»

L’Angelo glielo spiega? No.

«“L’ombra della potenza dell’Altissimo si stenderà su di me”, e quindi? In concreto, cosa vuol dire?»

Lei non lo sa. Lo capirà, certo, perché ad un certo punto capirà che sta attendendo un bambino, e allora, tornando indietro, penserà: «Uno più uno è uguale a due», ma non è che sia proprio una cosa così semplice.

“Maria diventa la «casa di Dio» (Domus aurea), il luogo dove Dio abiterà fisicamente per nove mesi dando a questa donna un valore che supera quello di ogni altra creatura. «Casa d’oro» è quindi Maria  (Domus aurea, Casa d’oro, Dimora dorata), luogo preziosissimo, abitazione di Dio, centro della presenza di Dio nel mondo”.

Perché dorata? Perché tiene l’oro, in sé tiene l’oro più prezioso, che è Dio.

“Lei stessa potrà cantare di fronte alla sua parente nell’incontro pieno di gioia e di mistero: «Tutte le genti mi diranno beata» (Lc 1,48). La sua beatitudine, la sua grandezza è proprio il suo essere madre di Dio, nel mistero ignorato dagli uomini.

«Casa d’oro» è anche il luogo dove ha avuto inizio questo evento

grandioso, dove poi Gesù stesso passò più di trent’anni nella attesa del «tempo di grazia» prima di presentarsi pubblicamente come Maestro, come Figlio dell’uomo, come Messia. La casa di Nazaret diventa il simbolo di Maria, della sua obbedienza, della sua fede, della sua speranza, mentre passano gli anni apparentemente inutili, senza che nulla si veda di quanto l’Angelo aveva predetto”.

Passano trent’anni e non succede nulla, nulla.

Quando poi accadrà che Gesù comincerà… eh sì, andrà ancora peggio, perché almeno prima era tutto calmo, poi in tre anni lo mettono in croce, quindi capite che…

“Casa d’oro è qui dove si vive il quotidiano in tutto uguale a quello degli altri abitanti, fatto di lavoro pesante e incerto, di povertà, di attesa…”

Io aggiungo “di digiuni”, perché non è che navigassero nell’oro.

Giuseppe faceva il falegname… non è che uno guadagna miliardi a fare il falegname.

È difficile sentire: «Di chi è quello yacht di cinquanta metri?»

«Ah è del mio amico falegname».

A me non è mai successo di sentire una cosa del genere.

«Di chi è quella Ferrari?»

«Ah è del mio amico falegname, l’ha presa adesso suo figlio».

No, no, non funziona così, non è così.

Quindi, una vita fatta anche di rinunce, fatta anche di sacrifici, tant’è che non trovano neanche un posto per partorire il bimbo… veramente una cosa molto pesante, molto pesante.

Sì, c’è la promessa dell’Angelo, va bene, però nel frattempo erano lì in una specie di stalla/grotta a far nascere quel bambino, rifiutati da tutti, alla faccia del “Figlio di Dio”.

Noi ragioneremmo così: «Ma come? Io sto aspettando il Figlio di Dio, adesso sto per partorire il Figlio di Dio e mi trovo qui, in una stalla al freddo, così, con quattro pastori, da sola con Giuseppe e fine. Ma non è il Figlio di Dio?  Dovrei essere qui in mezzo ad oro, argento, a tutto il mondo che mi viene ad omaggiare, dovrei avere una stanza fatta di porpora e di bisso…»

E invece no, invece no…

“… ma di totale adesione e abbandono alla volontà di Dio.

Invocare Maria come «casa d’oro» vuol dire entrare nel pieno del mistero di Dio, accettare i suoi tempi per scoprire l’immensa dignità del nostro essere figli di Dio”.

I Suoi tempi… e credere, sperando contro ogni speranza, contro ogni evidenza.

“Maria svolge un compito particolare e perciò gode anche di un

rapporto speciale con Dio: a noi rivela la nostra stessa vocazione, la nostra capacità e responsabilità. Siamo anche noi una «casa d’oro» perché anche in noi Dio è presente…”

 Certo, col Battesimo, dal Battesimo in poi.

“… anche in noi si avvera il piano di Dio, anche noi diventiamo luogo dove Dio è presente e si manifesta al mondo”.

Pensate al momento dell’Eucarestia, per esempio, come anche tutti gli altri Sacramenti.

“Casa d’oro è il nostro corpo segnato da tanti interventi di Dio:

Battesimo, Confermazione, (Sacerdozio) Eucaristia sono altrettante «consacrazioni» di noi stessi. È qui che nasce non solo il dovere ma il bisogno e il desiderio di quelle virtù che meglio esprimono la nostra dignità cristiana: la castità, il pudore, la temperanza e un comportamento sereno e dignitoso nel linguaggio e nel tenore di vita, sono altrettante manifestazioni di un’armonia e di una bellezza radicata nella consapevolezza della nostra appartenenza a Dio”.

È bello quando sento qualcuno che mi chiama e mi dice: «Padre, sa, in questo tempo di Quaresima, stando vicino al Signore, ho smesso di fumare». È bello.

Io non so cosa voglia dire smettere di fumare, ma, per quello che ho potuto vedere nella mia vita, deve essere difficilissimo e pesantissimo, ed è bello vedere che una persona arriva serenamente, gioiosamente, liberamente, a dire: «No, questo non sta più con il mio cammino di fede. La temperanza, l’ascesi, la rinuncia, il sacrificio non stanno più con questa cosa. Basta, basta… e quindi taglio».

Oppure qualcuno mi dice: «Padre, ho smesso di bere. Non ci sta più, non ci sta, non me la sento più, non so…»

È bello, perché vuol dire che la coscienza diventa sempre più sensibile, sempre più delicata.

«Padre, ho imparato a mangiare in un modo diverso. Ho imparato ad affidare il mio nutrimento a Dio. Prima mi preoccupavo: “Cosa mangio stasera? Cosa chiedo a mia moglie? Cosa chiedo a mia mamma? Cosa chiedo a mio papà? Comprami questo o quell’altro, fai questo o quello!” Adesso no».

Allora qualche volta dico: «Se poi torni e non c’è niente che va bene per te o che ti senti di mangiare? Se magari è sera, torni stanco, avresti voglia di qualcosa di caldo, e arrivi a casa e ti trovi il riso freddo, per esempio, oppure avresti voglia di… e ti trovi il contrario?»

Allora qualcuno mi risponde e mi dice: «Guardi, o non mangio niente e dico: “Grazie, ma non ho fame, stasera vado a letto”, e faccio digiuno; oppure prendo solo quello che so che non mi fa male; oppure prendo un po’ di quello che mi hanno preparato fintanto che sento che non mi fa male, ovviamente, e poi vado».

Qualche volta dicevo: «Ma cosa vi costa? Fate una telefonata e dite: “Mamma stasera fammi…” Cosa costa a lei invece di cucinare la pasta, fare il riso, per esempio?»

Queste persone (solitamente sono sempre i giovani che fanno questi discorsi, perché vivono santamente di assoluti) mi dicono: «Ma no, non c’è scritto nel Vangelo che Dio si preoccupa di nutrire gli uccelli del cielo e fa crescere i gigli del campo?»

«Sì, certo che c’è scritto, nel Vangelo di Luca».

«Mi scusi, Padre, se ha cura degli uccellini del cielo, dei suoi pappagallini della Villa Pamphili, vuole che Dio non abbia cura anche di me?»

Io dico: «Beh guarda, di fronte a questo… io ho già mangiato. Sentendo un discorso del genere ho già mangiato, mi è passata la fame».

È bello questo vivere affidati alla Provvidenza di Dio…

Poi un giorno vi racconterò che cosa ha trovato qualcuno di questi quando è tornato a casa, ve lo racconterò, ve lo devo raccontare.

Era tornato dicendo: «Stasera digiuno, non mangerò niente, perché sicuramente mia mamma mi ha preparato quella cosa che io non riesco a mangiare, non me la sento proprio, non mi va giù», e poi vi racconterò cosa ha trovato, incredibile…

Lui mi dice: «Padre, io sono stato qua fino ad adesso a preoccuparmi di queste cose… non ci credo. Basta affidarsi alla Provvidenza di Dio e Dio fa di quelle cose incredibili, che noi, se le avessimo pensate, non saremmo riusciti a fare».

 Certo, certo, certo… e così si vive nell’armonia, nella bellezza, si vive nella libertà.

“Così la devozione a Maria conduce a un comportamento diverso e contrapposto alla mentalità corrente, per una coerenza che, mentre difende la nostra libertà, diventa anche un esempio per gli altri”.

Quindi, al venerdì, non mangio la carne, per esempio. E neanche al mercoledì, per esempio. È una scelta.

Quello ha deciso di fare il vegano, quello ha deciso di mangiare gli insetti (adesso va di moda mangiare gli insetti fritti, una cosa schifosissima, neanche le mie galline mangiano gli insetti fritti) e io non posso scegliere di fare un digiuno, di non mangiare la carne piuttosto che il pesce, piuttosto che… qualunque cosa che il Signore, che lo Spirito Santo mi suggerisce per compartecipare, per offrire?

Noi dobbiamo rendere conto al mondo?

Ma per l’amor del Cielo! Tu mangiati i tuoi insetti che io intanto, invece, mi mangio la parola di Dio.

Seconda Litania: “Foederis arca”.

Arca dell’Alleanza

“La Bibbia ci racconta come Dio stesso ha voluto che il suo popolo costruisse un’«arca»…”

Questa è bellissima, mamma mia. Su questa Litania potrei stare un mese!

“… per contenere i segni della Alleanza da lui proposta come garanzia di un rapporto continuo.

Dopo la grande liturgia ai piedi del monte Sinai, quando Mosè firma il nuovo e definitivo patto con Dio con il sacrificio di animali, il cui sangue sigilla l’impegno preso, Dio stesso chiede che le tavole della Legge vengano custodite in un’arca di legno prezioso, a perenne testimonianza dell’evento così importante.

Anzi, Dio stesso si impegna a fare di quell’arca un luogo privilegiato dove lui sarà presente (Es 25,10-22)”.

Andate a leggerlo, vi prego! Andate a leggerlo, è bellissimo, bellissimo!

Quindi, nell’arca ci sono dentro le tavole dell’Alleanza, scritte con il Dito di Dio, capite?

Noi cosa dovremmo fare con il tabernacolo, in cui c’è dentro Dio stesso?

Per l’arca tutto sto po’ po’ di roba… andate a leggere che cosa ha detto Dio, come doveva essere costruita, con le stanghe d’oro, e guai a chi toccava l’arca! Se non era il Sacerdote…

Vi ricordate Uzzà?

Andate a leggere di Uzzà (poi il luogo dove è avvenuto il fatto è stato chiamato Perez-Uzzà), andate a leggere cosa gli succede, per l’amor del Cielo!

Sto poveretto, a cui, per disgrazia, viene il pensiero di tenere l’arca perché stava cadendo… andate a vedere cosa succede a Uzzà!

Altro che noi, che tocchiamo qui e tocchiamo là, e ci diciamo: «Prendo io! Prendi tu! Dai a me! Faccio io!»

Per l’amor del Cielo! Non abbiamo idea… non abbiamo idea di quello che stiamo facendo! Non abbiamo idea.

Se così Dio voleva l’arca dell’Alleanza e così doveva essere trattata l’arca dell’Alleanza, immaginatevi voi…

L’arca teneva dentro le tavole della Legge scritte col Dito di Dio, benissimo, ma scritte soltanto, non è che lì c’era Dio; erano due pezzi di pietra incisi col Dito di Dio, ma fine, il Dito di Dio era con Dio, non era lì.

Erano scritte col Dito di Dio, come se io vi do una lettera che ho scritto a mano mia, ma non è la mia mano, è una mia lettera, non ci sono io in quella lettera lì. Eppure, quello doveva essere il trattamento… andate a leggerlo!

Vi immaginate cosa dovrebbe essere il tabernacolo?

È inimmaginabile!

E cosa si aspetta Dio verso l’Eucarestia, che è il Suo Corpo dato e il Suo Sangue sparso, dove è presente veramente, realmente, sostanzialmente, Corpo, Sangue, Anima e Divinità?

No, no, no… non abbiamo idea!

“Lungo il peregrinare di questo popolo, l’arca sarà sempre un punto riferimento, il luogo dove essere certi di trovare Dio…”

 Beh, il tabernacolo… immaginatevi…

“… nei momenti tragici di sconfitte quando la stessa arca verrà presa dai nemici, segni particolari di malattie e di morte faranno ricordare che quello strano contenitore non è una cosa da poco ma il segno vivo del Dio degli eserciti”.

Capito? Il tabernacolo è infinitamente di più.

“La Chiesa dà a Maria questo titolo, «Arca della Alleanza», per significare il posto che lei occupa nella vita perché è diventata il luogo della presenza viva di Dio, del Dio che in lei si è fatto uomo.

Nella Apocalisse, quando si apre la visione della Gerusalemme celeste, del mondo nuovo frutto della vittoria di Cristo sul male, «si apre il santuario di Dio nel cielo e appare nel santuario l’arca della alleanza» (11,19). È il mistero della Chiesa, ed è anche il mistero di Maria che come arca contiene la presenza viva di Dio. È sempre il mistero della Incarnazione, della divina maternità di Maria, che dà occasione e valore a tutte le invocazioni verso di lei: se Gesù è l’uomo nato da Maria, e se è il Dio che ha preso la natura umana, la grandezza di Maria è sempre relativa a questo suo compito.

La devozione popolare riconosce in Maria anche la sua adesione generosa e piena al disegno di Dio: Maria è l’arca della alleanza anche perché ha saputo essere fedele al piano di Dio, ha mantenuto la sua dipendenza amorosa, ed è diventata l’esempio della fedeltà a Dio e al suo progetto per l’uomo.

Arca della alleanza è la Chiesa che, essendo luogo della presenza di Cristo risorto, è anche il luogo dell’avverarsi del rapporto tra Dio e l’uomo, il luogo certo dove l’uomo di tutti i tempi può realizzare il suo incontro personale con Dio.

Invocare Maria come «arca della Alleanza» rimette nella mente e nel cuore l’idea precisa del piano di Dio, e conduce a una appartenenza sincera e costante alla Chiesa. Non solo, ma mette il devoto di fronte alle sue responsabilità, e lo induce a misurare la validità della sua vita di fede sull’unico criterio valido, il criterio della reale e completa dipendenza dalla legge di Dio.

Ogni volta, è come rinnovare la propria adesione al progetto di Dio, è firmare l’alleanza con lui, è verificare la validità e la completezza del rapporto con lui. È sempre rinnovare la propria adesione generosa e gioiosa a Gesù, è sentirsi uniti a lui in una sequela che diventi anche una piena e luminosa testimonianza per il mondo”.

Quindi, pensando alla “Foederis arca”, abbiamo veramente tante ragioni… sì, sì la nostra Arca.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 15, 12-17)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

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