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Le Litanie Lauretane: Mater Creatoris e Mater Salvatoris

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 10 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Mater Creatoris e Mater Salvatoris

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a martedì 10 maggio 2022.

Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Giovanni, versetti 22-30.

Proseguiamo la nostra lettura delle Litanie Lauretane con il commento di Don Giorgio Basadonna, nella consapevolezza che siamo nelle mani di Dio. Questa è la nostra speranza, la nostra certezza, il nostro conforto, la nostra consolazione.

Essere nelle mani di Dio è sapere che nessuno ci può rapire.

Quest’oggi vediamo altre due Litanie che sono “Mater Creatoris” e “Mater Salvatoris”.

Madre del Creatore

“Invocare Maria come «Madre del Creatore» è come aprirsi alla vastità immensa di tutta la creazione e mettersi in contemplazione dell’opera di Dio. Abbiamo bisogno di ritrovare ancora la sensibilità ingenua, e proprio per questo genuina, che dalle creature conduce al Creatore, abbiamo bisogno di imparare o di  riprendere l’abilità di non rimanere chiusi e soffocati nei limiti delle cose, ma saperne uscire verso quelle altre realtà che le cose stesse indicano.

Stiamo perdendo il senso poetico della vita, del quotidiano, della «normalità» che non è squallore o vacuità ma concretezza feconda che apre all’invisibile”.

Ecco, invocare Maria Santissima, Madre del Creatore, vuol dire che noi ci apriamo, riflettiamo, meditiamo, su tutta la grandezza e la bellezza della creazione e vuol dire che sappiamo o stiamo imparando ad andare oltre le cose concrete che facciamo.

“La grandezza della creatura umana sta precisamente nella sua capacità di superare le barriere materiali e saper scavalcare, «trascendere» l’immediato per lanciarsi in esplorazioni mai finite seguendo tracce non sempre facilmente visibili”.

Sì, è vero che stiamo perdendo, abbiamo un po’ perso, il senso poetico della vita, della nostra quotidianità, cioè in quello che noi facciamo non c’è molta poesia, c’è molta tecnica, molto fare, ma questo senso poetico dell’esistenza, sì, l’abbiamo un po’ perso, è vero.

Abbiamo perso questa capacità di trascendere, di sapere andare veramente oltre l’immediato e di sapersi soffermare su tutto ciò che ci rimanda ad un’ulteriorità.

“È così che abbiamo perso il rispetto per la natura, fino a mettere in pericolo la vita stessa del Pianeta in cui viviamo, è così che non siamo più capaci di accogliere con gioia la vita nel suo fascino di tenerezza all’inizio e in tutto il suo svolgersi lungo i tempi di ciascuno, ed è così che continuiamo a cercare fuori di noi quelle sorgenti di gioia che invece abitano dentro noi stessi”.

In questa maniera abbiamo perso il rispetto, il rispetto un po’ per tutto, anche per la creazione e quindi per questo bellissimo mondo nel quale viviamo, che adesso in questi giorni sta dando un po’ il meglio di se stesso con la primavera, con tutto che fiorisce, che riprende vita.

È vero, però, che non si respira un grande rispetto, si respira un grande uso, ma non si respira un grande rispetto, infatti manca questo saper avere cura del mondo che noi abitiamo, in tutte le sue forme: dal rispetto nel non buttare le cartacce, al rispetto a usare quanto ci serve, quello che ci serve, a saper accogliere con gioia la vita che nasce.

Pensate ai due estremi: il bimbo e la persona che muore, due estremi della vita. È proprio lì dove si vede che manca questo rispetto, dove l’essere umano è più fragile. Si ha poco tempo da perdere, diciamo così, per cui, nei punti estremi, dove è più fragile il segmento dell’esistenza, qualcun altro, al nostro posto, prende decisioni che non dicono rispetto, ed è vero che cerchiamo fuori di noi la gioia, perché dentro di noi non la troviamo più.

“Non si tratta di perdersi in sentimentalismi sterili o in vaghi sogni rosei, ma di lasciarsi condurre dalla ricchezza racchiusa in tutte le cose per scoprirne il valore, la bellezza, il piacere.

Tutto questo può diventare meno difficile, se in noi è presente il senso del nostro essere «creature», dipendenti da Dio, volute da lui, nell’insieme di tutto il creato”.

È meno difficile se c’è questa dipendenza, questo sentirsi creati, questo essere legati a Colui che dal nulla ci ha dato l’essere.

“Se si mantiene vivo in noi il pensiero della relazione con il Creatore che rende possibile il vivere, se cioè non dimentichiamo la nostra radicale appartenenza a Dio autore di tutto il creato, allora è possibile guardare alle cose con un altro sguardo, vedere in esse il riflesso della bellezza e della potenza di Dio, e leggervi anche i possibili itinerari che a lui riconducono.

Così si diventa «contemplatori» del creato, e quindi inseriti nella immensità della natura come esseri capaci di coglierne il senso, si instaura in noi una «dimensione contemplativa» che porta a godere di tutte le cose come dono di Dio”.

Tutto è dono!

Per chi riflette sul mistero della creazione, tutto è dono, e tutto diventa occasione per cogliere un senso che ci supera, nel quale però siamo collocati, quindi anche la rosellina che vado a cogliere, anche questa è un dono. Non mi è dovuto, potrebbe non esserci.

“Invocare la Madonna con questo titolo, diventa preghiera per ottenere il senso religioso della natura, per diventare capaci di essere «puri di cuore per vedere Dio» (cf Mt 5,8).

Quello che Gesù ci ha insegnato come beatitudine, diventa così

possibile mentre ci rivolgiamo a Maria come madre del Creatore, come colei che meglio di tutti noi ha capito e goduto il dono di Dio.

Invocare la Madre del Creatore, è come alzare lo sguardo per allargare i nostri orizzonti, per risalire alla sorgente di tutto, per abbracciare in uno slancio del cuore e della mente tutta la realtà esistente, e vederla come il grande «giardino» che il Padre ha costruito per la gioia dei suoi figli”.

Belle queste parole!

“La Madre del Creatore ci prenda per mano e ci conduca ad esplorare tutta la bellezza creata da Dio, per riempire i nostri cuori e renderli disponibili all’incontro pieno e definitivo con lui”.

Dobbiamo proprio chiedere alla Vergine Maria questa grazia di allargare il nostro sguardo, di saper risalire alla sorgente di tutta l’esistenza, di tutto ciò che è creato.

Madre del Salvatore

“La salvezza viene da Gesù Cristo: «Non c’è sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale possiamo essere salvi» (At 4,12), come dice san Pietro di fronte al Sinedrio che vorrebbe proibire di parlare di Gesù”.

È vecchio come il mondo questo diktat: puoi parlare di tutto e di tutti, ma non di Gesù, parlare di Gesù non va bene.

“Ogni persona umana è salvata, cioè ricondotta alla primigenia

dignità pensata dal Creatore, solo da Gesù, il Dio fatto uomo, l’uomo crocifisso e risorto”.

La nostra salvezza è in Gesù, e solo da Gesù viene.

“Questa è la caratteristica fondamentale della fede cristiana sulla quale viene misurata ogni scelta, ogni comportamento, ogni azione di chi si professa seguace di Cristo. Questa posizione precisa e indiscutibile viene affermata anche nella devozione alla Madonna che non oscura né cancella la centralità unica di Cristo, ma sottolinea la parte avuta da questa creatura umana nel progetto redentivo di Dio.

Maria è «madre del Salvatore», è la madre di quell’uomo che è anche Dio e ha salvato il genere umano. La grandezza di Maria sta proprio in questo, nell’essere stata scelta per rendere possibile l’incarnazione del Verbo, generando colui che è al tempo stesso Dio e uomo.

Ma, ancora, la grandezza di Maria sta nel fatto che non solo ha generato Gesù, ma lo ha seguito pienamente, realizzando in se stessa nel modo più completo il dono della redenzione. Invocare Maria come «madre del Salvatore» conduce il cristiano ad analizzare la propria realtà di salvato, e quindi anche a verificare se e fin dove la sua vita si snoda sulle linee indicate dal Vangelo, se e fin dove si cerca l’unica possibile salvezza, quella che viene dal Cristo risorto. È facile, nel contesto attuale molto lontano dalla saggezza evangelica, cercare la propria salvezza, il senso e il valore della propria vita, non tanto nella comunione con l’unico Salvatore ma in ciò che viene offerto come novità e come mezzo efficace di benessere”.

Quindi, “Madre del Salvatore” diventa per noi un esame di coscienza.

Quanto la nostra vita è uno specchio del Vangelo?

Quanto io cerco la mia salvezza in Gesù?

Il senso, il valore, la salvezza della mia vita, li cerco nella comunione con chi, con Gesù Salvatore o con tutto ciò che mi fa stare bene?

Guardate che questo è un punto fondamentale, dobbiamo stare attenti a questa cosa, è molto sottile.

Noi cerchiamo, non di rado, in Gesù, lo stare bene. Il benessere è lo stare bene, ma non lo stare bene di colui che ha quella pace di cui parla Gesù nel Vangelo, cioè di colui che vive in comunione con Dio, ma il benessere del proprio amor proprio, del proprio egoismo, del proprio tornaconto, quel benessere materiale che poi noi ammantiamo di un volto spirituale.

Ecco, la comunione con Gesù non produce questo benessere, ma produce il vero benessere, che è quello dell’essere in grazia di Dio, capite?

Questo è importante.

Quindi, devo chiedermi: «Io la comunione con chi la cerco? Il mio benessere dove lo trovo? Quale benessere cerco?»

“L’invocazione a Maria diventa così un primo passo che ci allontana da pretese autosufficienti e ci immette nella vitalità nuova offerta da Gesù, conduce a orientarsi in senso evangelico per dare alla propria vita la direzione giusta”.

Quindi seguire Gesù, applicare il Vangelo, non sentirsi a posto, non sentirsi capaci, ma dipendenti da Gesù.

“Anche la salvezza sociale, il cambiamento del mondo che tutti sperano e desiderano, non potrà realizzarsi se non  attraverso l’azione salvifica operata da Gesù”.

Da Gesù, Re dell’Universo.

Certo, peccato che noi, questo Gesù, anche a livello sociale, Lo abbiamo messo da parte, sempre di più.

“È assurdo lamentarsi delle attuali condizioni del mondo…”

Quante volte vi ho detto queste cose…

C’è un lamentio continuo di questa gente, che dice:  «Il mondo non va bene, la politica non va bene, la società non va bene, i giovani non vanno bene, la scuola non funziona, la sanità non va bene, questo non va bene, quell’altro è sbagliato…»

“…scandalizzarsi per l’enorme spessore di violenze e di crudeltà, di ingiustizie e di sfruttamento…”

Noi diciamo: «Ecco, questo mondo è pieno di violenza, questo mondo è pieno di cose malvagie, guarda quanta ingiustizia viene perpetrata… Io davanti a queste cose penso che…»

“…e non decidersi finalmente di volgere lo sguardo là dove il cambiamento, la conversione viene offerta. È assurdo pensare di potersi arrangiare da soli, aspettando chissà quale cambiamento operato da qualche personaggio o da qualche ideologia particolare”.

Non verrà da lì, non viene da lì, non viene da queste manovre umane, non viene da queste attese umane.

 

“La storia recente e attuale ci insegna in modo inequivocabile che nessuna salvezza può venire al mondo dalle nostre ricette avulse e contrarie alla sapienza insegnata da Gesù”.

La salvezza viene da Gesù, e noi, come singolo, come comunità, come società, come mondo, saremo salvati, nella misura in cui ci convertiremo, ci rivolgeremo a Gesù.

È da lì che dobbiamo trovare le nostre soluzioni, non facendo chissà quali riunioni intelligenti o quali super accordi, no, perché durano quel che durano, se durano, ma a partire da Gesù: innanzitutto dalla propria conversione personale, e poi da quella di tutti.

Certo che, se Gesù per noi è il nulla, e la nostra vita la conduciamo esattamente come se Lui non ci fosse, allora… andiamo avanti così e continuiamo a raccogliere quello che stiamo raccogliendo.

“La «Madre del Salvatore» ci liberi dalle nostre illusioni e ci conduca a una autentica obbedienza all’insegnamento di Gesù, per diventare umili strumenti della sua unica salvezza”.

Capite? Alla Madre del Salvatore noi chiediamo proprio di toglierci da dosso le illusioni, soprattutto le pie illusioni, e di insegnarci ad essere veramente obbedienti al vero insegnamento di Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 10, 22-30)

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

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