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Le Litanie Lauretane: Virgo prudentissima

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 11 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Le Litanie Lauretane: Virgo prudentissima

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 11 maggio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII di San Giovanni, versetti 44-50.

Il Suo Comandamento è vita eterna”.

Ecco perché noi seguiamo la Parola di Dio, seguiamo i Comandamenti di Dio, seguiamo tutto ciò che il Signore ci mostra e ci ha mostrato, perché è vita eterna.

Andiamo avanti con la nostra lettura del libro di Don Giorgio Basadonna sulle Litanie Lauretane; quest’oggi faremo “Virgo prudentissima” e “Virgo veneranda”.

Vergine prudente

“Nelle litanie alla Madonna c’è un gruppo di invocazioni a lei come «vergine», cantando così la grandezza del suo cuore illuminato dallo Spirito e reso capace di una scelta ignorata fino allora e forse anche respinta come indegna di una persona”.

Sta dicendo che nel contesto culturale nel quale viveva la Vergine Maria non era contemplata, come lo è invece oggi, l’idea della verginità, cioè della donazione totale a Dio, senza sposarsi, da parte di una donna.

Al tempo della Vergine Maria non c’erano le suore, non c’era la vita consacrata, tutto questo è venuto dopo, quindi, a quel tempo appunto, non c’era questo ideale.

Qualcuno dice: «Ecco, questo è il segno che la Vergine Maria non poteva avere questo desiderio, non poteva avere questo pensiero, che è tutta una costruzione successiva».

No, non è vero, perché il fatto che (e di questo abbiamo prove ampie) nel contesto culturale nel quale io vivo, anche oggi, o in qualsiasi epoca storica, non esista un ideale, un costume, una situazione, questo non vuol dire che a nessuno possa venire il desiderio di…

Noi non siamo dei robottini, che rifanno sempre le stesse medesime cose, perché se no noi oggi andremmo al lavoro a piedi nudi, vestiti con le pelli del cammello, capite?

Invece, c’è stata una evoluzione: all’uomo di Neanderthal non è mai venuto in mente che si poteva usare il telefono cellulare e invece dei segnali di fumo mandare un WhatsApp, ma questo non vuol dire che quindi non è stato possibile che questo accadesse.

È stato possibile, perché ad un certo punto della storia qualcuno ha avuto il pensiero di… ha messo insieme i pezzi per… quindi si è arrivati a… ma se questo qualcuno non avesse avuto questa idea, se non fosse accaduto quel qualcosa, noi saremmo ancora al tempo della clava.

Ora, la Vergine Maria aveva nel cuore questo desiderio, questa intuizione, questa volontà, questo bellissimo ideale, e che gli altri non lo avessero, fa niente, l’aveva Lei, come tante cose che i Santi hanno scritto, hanno detto, hanno sperimentato, che nessuno prima di loro conosceva.

Vi faccio un esempio che probabilmente neanche voi conoscete, eppure questa cosa risale al 1500; a nessuno prima è mai venuta in mente, e anche dopo nessuno ci pensa, però qualcuno l’ha pensata e l’ha fatta: il voto del Meglio. Non so quanti di voi conoscono il voto del Meglio…

Ora non sto qui a spiegarvi che cos’è il voto del Meglio, ma il voto del Meglio, che San Carlo Borromeo definisce come “il voto arduissimo”, fu il voto che fece Santa Giovanna Francesca de Chantal ed è un voto grandissimo, elevatissimo, appunto “arduissimo”, che San Carlo Borromeo conosceva molto bene e che probabilmente aveva fatto anche lui.

Ora, prima di loro? Prima di loro non se ne ha notizia, eppure loro l’hanno pensato, l’hanno fatto e ne hanno parlato.

Dopo di loro? A me non risulta notizia (magari ce ne sarà sicuramente), tant’è che all’oggi non so quanti sarebbero in grado di spiegare con competenza e di saper dare indicazioni con competenza, su che cos’è, come si fa e cosa vuol dire fare il voto del Meglio.

Vi prego, adesso non tempestatemi di e-mail, di WhatsApp, di telefonate, perché volete sapere cos’è il voto del Meglio, mi raccomando, perché quando sarà il momento, nel caso, ne parlerò a tutti durante una meditazione, non mi metto di certo a fare questa cosa privatamente.

Era un esempio, per farvi vedere che non è vero che, siccome a nessuno è mai venuto in mente l’ideale, il pensiero della verginità, quindi, allora la Vergine Maria non poteva pensarlo.

Non è vero, non è assolutamente vero, perché abbiamo esempi ampi che confermano il contrario.

“Da sempre dire «la vergine» equivale a dire Maria…”

Quando noi diciamo “la Santa Vergine”, ci riferiamo a Maria.

Infatti, se voi notate, io di solito uso sempre l’espressione “la Vergine Maria”, perché mi piace molto tenere insieme queste due realtà, e anche Bruno Cornacchiola diceva (non mi ricordo bene dove l’ho letto, in che contesto) che lui non amava chiamare la Vergine Maria in altro modo che come “la Vergine Maria”. Del resto, è “la Vergine della Rivelazione”, così Lei si presenta.

“… la madre di Gesù, esaltando nella sua persona la presenza della maternità e della verginità…”

Noi, dicendo “la Vergine Maria”, praticamente esprimiamo le due realtà più belle e più importanti della Vergine Maria, cioè la sua verginità, pre, durante e post parto, e la sua maternità divina, non c’è niente di più grande di queste due realtà.

“… come un dono meraviglioso di Dio, come un segno di quella novità iniziata con la venuta di Gesù nel mondo. Oggi, è più che mai urgente ridare a questa posizione il suo valore autentico, per superare un’ondata di materialismo che copre anche le scelte più ideali e ne cancella il valore.

Ecco susseguirsi nelle Litanie gli aggettivi uniti a «vergine»: prudentissima, da venerare, da raccontare, potente, clemente, sono altrettante sfumature del disegno meraviglioso che rende questa donna così importante, e modello e punto di riferimento per tutti. Gli aggettivi dicono anche il modo per scoprire e poi vivere il tesoro di questa posizione: essere prudenti, cioè avere una sicura capacità intellettuale ed emotiva per cogliere le facili illusioni e liberarsene coraggiosamente e così mantenere la scelta fatta”.

La prudenza è la scelta dei mezzi per il raggiungimento di un fine, questa è la prudenza; è il saper scegliere i mezzi giusti, adeguati, per arrivare a quel fine preciso, questo vuol dire essere prudente, e quindi togliere ogni illusione, ogni ricatto emotivo, ogni distorsione.

“La virtù della prudenza è sempre più preziosa perché non indica fuga o chiusura, sospetto o rifiuto della realtà, del bello e del buono, non è disprezzo del godimento e del piacere”.

Essere prudenti non vuol dire essere frustrati, o bloccati.

“È la virtù che aiuta a valutare realisticamente ciò che avviene e a misurarlo sui valori eterni, su ciò che non può mai deludere”.

Quindi, siccome il fine è Dio, allora tutti i mezzi che dovrò adottare sono tutti mezzi che mi devono condurre lì, a Dio, che è il voto del Meglio.

È per questo che San Carlo lo definisce arduissimo, perché vuol dire (sì, ve lo spiego, perché ho già capito che poi mi farete impazzire) che tutte le scelte della mia vita non saranno più orientate al bene, io non farò più il bene — noi siamo orientati a fare il bene, a fare le cose buone, a fare le cose giuste — no, il voto del Meglio mi obbligherà in coscienza a scegliere il Meglio. Rispetto al bene è un gradino più su, ne parla anche San Paolo di questo. Del voto del Meglio ne parla anche San Paolo.

Tra il bene e il Meglio, sceglierò il Meglio.

Cos’è il Meglio, scritto con la lettera maiuscola? Il Meglio è Gesù.

Vuol dire che, tra tutte le scelte buone che io posso fare adesso, facendo il voto del Meglio, io mi obbligo in coscienza a scegliere sempre solo Gesù.

È per questo che è arduissimo. È un voto difficilissimo che non può assolutamente essere fatto senza il consenso chiaro ed esplicito del Confessore, mai; mai può essere pronunciato da soli, perché è un voto difficilissimo da realizzare, perché a ogni passo della mia vita, della mia giornata, della mia ora, io sono chiamato a non scegliere il bene, ma il Meglio, a scegliere sempre Gesù.

Capite quanto è duro?

Vuol dire che, da quel momento in avanti, i “No” a tutto ciò che mi circonda, se prima erano dieci, diventeranno mille.

Per forza, perché devo scegliere Gesù, sempre e solo Gesù.

È un voto tremendo, veramente difficilissimo, San Carlo dice bene “arduissimo”.

Quindi, cominciamo ad evitare queste manie, che poi ci prendono, e a non dire: «Ah… io lo voglio fare!»

Già uno che dice: «Ah… io lo voglio fare!», vuol dire che non ha capito niente, ok? Se San Carlo, che è San Carlo, dice che è un voto “arduissimo”, e uno, dopo aver ascoltato quattro parole, dice: «Ah sì, sì, bellissimo, io lo voglio fare!», vuol dire che non ha capito niente di che cos’è il voto del Meglio e vuol dire che vive in una superbia pazzesca, perché vuol dire che si crede capace di fare questo voto, che è follia pura.

Questa cosa, questa proposta, al massimo può venire dall’esterno a me, ma purtroppo quanti lo conoscono? Quanti ne parlano? Quanti lo hanno fatto? Quanti lo vivono? Quanti lo apprezzano?

Siccome di San Carlo e di Santa Giovanna Francesca de Chantal non ce ne sono in giro molti, probabilmente, non è molto facile per noi sentirne parlare, men che meno trovare qualcuno che ce lo proponga e ci dica: «Ecco, nel tuo cammino spirituale mi sembra che siamo giunti al momento che tu faccia il voto del meglio». Se questo non sa neanche che cos’è, come fa a parlarvene?

Non importa, almeno sappiamo che esiste, e uno, anche senza fare il voto, può benissimo vivere, può iniziare ad allenarsi a vivere secondo il voto del meglio, cioè potrebbe dire: «A me piacerebbe tanto poterlo fare, desidererei tanto farlo, non tanto per il voto, ma perché vorrei vivere sempre il Meglio, che è Gesù, però non so se sarò in grado, allora incomincio ad allenarmi, mi metto alla prova e comincio. Da oggi mi propongo di vivere come se l’avessi fatto», e poi vede cosa succede.

State tranquilli, ve lo assicuro, state tranquilli che, se veramente Dio vi chiede il voto del Meglio, vi darà anche il Confessore giusto che sappia intercettare questo vostro desiderio e ve lo sappia proporre, e state tranquilli che sarete poi in grado, come per altri voti, di osservarlo. Certo che è un voto veramente arduissimo, che va tenuto segretissimo nel proprio cuore.

Uno non può andare in giro a dire all’amica del Rosario: «Ah senti, voglio dirti che io oggi faccio il voto del Meglio».

Ecco, non funziona così, perché già questo è un fallimento del voto.

È veramente molto difficile, molto difficile.

Ecco, così vi ho già spiegato cos’è il voto del Meglio, in pratica.

“Maria è la vergine prudente, quella che è sempre pronta all’incontro con lo sposo, secondo quanto insegna Gesù stesso nella parabola ben conosciuta. Maria ha la lampada accesa ma porta con sé anche l’olio di riserva, cioè non solo gode al momento la sua scelta ma sa anche prevedere e prevenire difficoltà e imprevisti…”

Ecco cosa vuol dire avere l’olio nella lampada, l’avete mai pensato?

“… così la lampada non si spegne anche se l’attesa è lunga e viene il sonno della noia e della delusione (cf Mt 25,1-13)”.

Capite cos’è l’olio della lampada?

Per olio della lampada, si intende quello di riserva, non quello dentro la lampada che arde, quello nelle boccette a parte delle vergini sapienti (ricordate le vergini sagge, le vergini prudenti del Vangelo?). Questo olio della lampada è la prudenza, la saggezza di saper prevedere e prevenire le difficoltà e gli imprevisti.

Questo è un tema del quale, forse, non vi ho mai parlato.

È un tema importantissimo, perché, nella vita spirituale, capita a tutti di avere, prima o poi, quello che accade in Matteo 25,1-13, cioè la noia, la noia della preghiera, la noia della meditazione, la noia della contemplazione, la noia del vigilare, dell’attesa, del silenzio, dello stare “solo a solo” col Sole, la noia di Dio, la noia della vita spirituale, la noia e la delusione.

Capita a tutti di vivere momenti di delusione… delusione perché l’immagine falsa di Dio, che abbiamo nella testa, ci delude.

«Ecco, io pensavo che fosse lui il Profeta che era venuto a liberare Israele (Emmaus), invece sono tre giorni da quando è morto…»

Vedete la delusione?

Prima o poi ti prende, eh…

Dopo Gesù dice: «Stolti e tardi di cuore nel credere alle Scritture!»

Certo, dopo, ma intanto la mia stoltezza produce la delusione.

Capita a tutti, prima o poi, di scontrarsi con la nostra immagine falsa di Dio, quindi si prova il sonno della noia e il sonno della delusione, perché ti viene sonno, cioè non hai più voglia.

Se va bene, ti viene sonno; se va male, va molto male, perché succede che ti vai a buttare nel bidone dell’umido, e questo è molto brutto.

Allora, questo olio di riserva della prudenza contiene il prevedere e il prevenire le difficoltà e gli imprevisti, cioè vuol dire che devo mettermi da parte delle tattiche (proprio delle tattiche di guerra), delle scelte, dei pioli, dei perni, come dei salvagenti, ai quali mi aggancio per evitare che, se succede, io venga portato via.

Quindi bisogna proprio fare delle scelte preventive: sapendo che potrebbe succedere questo e prevedendo che reagirei così, allora io comincio a mettermi in salvezza, evitando l’occasione di…

È molto importante, vuol dire essere saggi, perché poi, quando tarda lo sposo, cioè quando tarda ad arrivare la presenza di Gesù, la consolazione di Gesù, il conforto di Gesù, il sostegno di Gesù, non vado nel panico, ma ho la mia riserva e dico: «Calma! Era previsto. Doveva succedere ed è successo. Che cosa devo fare adesso? Adesso devo fare questo e questo… due cose semplici, ma fondamentali, per tenere accesa la luce della lampada, cioè per tenere acceso l’amore per Dio, la fedeltà a Dio, la costanza verso Dio».

“Essere prudenti, saper discernere il pericolo pur nascosto sotto colori e sembianze accettabili, sapersi preparare con una ascesi intelligente e duratura per avere le forze utili nella lotta che prima o poi si scatena, avere acquisito una esperienza di sé e della bellezza della propria scelta: sono elementi di una prudenza che Maria ci insegna e ci aiuta a costruire dentro di noi”.

Vedete? Tutto questo è essere prudenti, è tutto questo.

Dobbiamo stare molto attenti a discernere il pericolo quando si nasconde sotto le sembianze del “così fan tutti”, “non c’è niente di male, dai, va bene”.

Fondamentale per la prudenza, e per l’olio quindi, è l’ascesi: le nostre piccole penitenze, i nostri piccoli sacrifici, i nostri piccoli digiuni, le nostre “cosine” che facciamo, per mettere, una goccina dopo l’altra, l’olio a parte. L’esperienza di sé, la conoscenza di sé, è fondamentale!

Conoscere se stessi è fondamentale (ecco perché si fa l’esame di coscienza), conoscere la bellezza della propria scelta, cioè la bellezza di essere Sacerdote, di essere suora, di essere papà, mamma, marito, moglie. Conoscere la bellezza delle nostre scelte, quindi il valore della fede che si porta al dito, il valore dell’essere papà e dell’essere mamma, la bellezza dell’essere sacerdote, quindi della veste sacerdotale, della celebrazione dei Sacramenti, della preghiera, tante cose. Sono tutte queste cose che la Vergine Maria ci insegna nell’essere prudente.

“Troppo spesso, la storia o la cronaca ci fanno toccare con mano la nostra poca prudenza e le conseguenze negative e drammatiche che ne derivano: abbiamo bisogno di imparare la prudenza per mantenere quella «verginità» che se non è un fatto fisico è sempre però un atteggiamento spirituale di integrità e di coerenza”.

Capite? Gli imprudenti spesse volte pagano dei prezzi altissimi; non so se spesse volte, ma molto di frequente si fanno scelte da cui non si può più tornare indietro, per un’imprudenza… e veramente si incontrano delle situazioni drammatiche.

Il prudente è colui che sa mantenere quella verginità, quella assolutezza, quella totalità del “dato solo a Dio”, che vuol dire integrità e coerenza, nel rapporto con Dio e quindi nel rapporto con le cose e con le persone.

Il vergine è vergine in tutto quello che fa, nelle relazioni, nel toccare le cose, nel trattare le cose, nel parlare con le persone, nel trattare con le persone, cioè in tutto emerge questo taglio interiore che ha, perché siccome l’ha con Dio, di necessità l’ha con tutto. È importante, è importantissima la verginità. La si vede da come uno tiene la sua Bic, da lì si capiscono tante cose.

“A tutti viene rivolto l’invito a una verginità che sia adesione totale al Signore, dedizione piena alla sua sequela, una verginità che di giorno in giorno diventa purificazione e tensione che libera da dipendenze troppo pesanti e conduce a una comunione sempre più vera”.

Con Dio e con gli altri.

Il vergine è assolutamente libero dai ricatti psicologici, dalle dipendenze affettive, dai legami morbosi, è liberissimo, è inafferrabile, non è catturabile: il vergine non puoi metterlo in gabbia, non ci sta!

I miei bellissimi pappagalli della Villa Pamphili non stanno in gabbia, morirebbero. Quando voi li vedete volare sembrano delle aquile, fanno dei voli meravigliosi. Se tu li prendi e li metti in una gabbia, muoiono.

Un’aquila non puoi tenerla in gabbia, muore. In gabbia tieni un piccione, forse, una gallina, ma non un’aquila.

Il vergine è un’aquila, vola alto.

Questa verginità ti purifica progressivamente, sempre di più, da tutte queste dipendenze e ti insegna cosa vuol dire fare comunione veramente

“Maria, la vergine, accenda nel cuore la passione per una intimità sempre maggiore con Gesù, perché il nostro cristianesimo sia vero ed efficace per il mondo”.

Maria Santissima, “La Vergine”, ti accende nel cuore la passione per una intimità sempre maggiore per Gesù. Questo è essere vergini, questo è il voto del Meglio: la passione per una intimità sempre maggiore con Gesù, qui c’è tutto. Se è così il nostro essere Cristiani, allora saremo testimoni veri, autentici ed efficaci.

Oggi mi fermo qui, perché è stata veramente densa questa meditazione, quindi la “Vergine degna di onore” la faremo domani.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

VANGELO (Gv 12, 44-50)

In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

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