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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 10

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 11 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 10

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 11 giugno 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Matteo, versetti 7-13.

Proseguiamo il nostro corso di Esercizi Spirituali di questo mese, tutti centrati sull’Eucarestia, e siamo condotti in questi Esercizi da San Pietro Giuliano Eymard, fondatore della Congregazione dei Sacramentini.

Abbiamo iniziato a vedere la vocazione eucaristica.

“Dio Padre ci prese tra mille, e destinò tutte le sue grazie a far di noi degli adoratori”.

Adesso lui ci fa vedere, ci mostra esattamente la caratteristica di questa vocazione eucaristica, e sono certo che molti di voi diranno: «Sono proprio io!»

Se fossimo qui insieme, se io dicessi: «Tutti coloro che, ascoltando queste parole di San Pietro Giuliano Eymard, sentono esattamente, avvertono esattamente nel loro cuore, nella loro anima, la corrispondenza interiore della loro vita rispetto a queste parole, si alzino in piedi!», voi vedreste moltissime persone alzarsi in piedi, come voi magari.

Perché?

Perché queste parole, queste caratteristiche, sono esattamente quelle di chi vive questa vocazione eucaristica, di chi ha ricevuto questa vocazione eucaristica, o meglio, come dicevo ieri, di coloro che hanno deciso di corrispondere a questa vocazione eucaristica, perché tutti abbiamo questa chiamata eucaristica, perché l’Eucarestia è per tutti, non è solo per qualcuno.

Non si può vivere senza Eucarestia!

È solo che non tutti ne sono coscienti, non tutti dicono sì, ma questo è un altro discorso però, perché riguarda il versante umano, la risposta alla chiamata di Dio.

“Dio Padre ci prese tra mille, e destinò tutte le sue grazie a far di noi degli adoratori”.

Qui, lui sta parlando a coloro che hanno risposto a questa chiamata di speciale consacrazione e quindi a diventare Sacramentini, perciò, qui, è sì una vocazione, ma è anche uno stile di vita.

È anche altrettanto vero (perché se no uno potrebbe dire: «Ah, ma allora non è per tutti…») che è comunque per tutti, solo che non è per tutti diventare Sacerdoti o diventare monache di clausura (come le Sacramentine), ovviamente questo non è per tutti.

Per tutti, è invece questa vocazione eucaristica, secondo il proprio stato di vita.

“A ciò ha disposto il nostro corpo e la nostr’anima: ci ha dato le forze, la volontà, l’armonia, la simpatia per questo servizio (quello della vocazione eucaristica). Ci ha fatto amare questa vocazione; ed è questa la ragione per cui tutti quelli che sono veramente chiamati, si trovano così bene presso il Santissimo Sacramento”.

Chi ha risposto alla vocazione eucaristica, come prima caratteristica, si trova bene, cioè sta bene, davanti al Santissimo Sacramento, sta bene davanti al tabernacolo, potremmo dire che vive una situazione di benessere.

È un po’ come quando uno si rilassa e dice: «Ooooh…» , si riposa, sente che sta bene, avverte interiormente un benessere spirituale, ma anche un benessere fisico, sta proprio bene “tutto”.

“Sono nel loro centro e nel loro fine: in essi tutto è fatto all’uopo”.

Io sono sicuro che già, molti di voi, dicono: «Sono io. Per me è proprio così».

“Sono nel loro centro e nel loro fine”.

Quando ancora non studiavo per il dottorato e quindi avevo il mio servizio pastorale, prima di diventare diacono, cioè quando fui spostato dal carcere dopo sei anni e fui destinato come servizio ai giovani, a gestire e seguire un gruppo giovani di una nostra Parrocchia, mi ricordo (non ero ancora diacono e non ero neanche professo solenne a quel tempo) che la prima cosa che feci (me la ricordo come se fosse oggi) fu questa: andai dal Parroco (era un mio confratello) e gli dissi: «Guarda, io sono stato chiamato a seguire il gruppo giovani della Parocchia…»

Mi ricordo tutto quello che mi dissero coloro che mi avevano preceduto in questo incarico: «Ah, è una cosa terribile, non viene nessuno, c’è il deserto»; mi ricordo anche che qualcuno venne in camera mentre studiavo e mi disse: «Ah stai attento a quello lì, stai attento a quello là (e mi fecero i nomi). Quello lì è una pessima persona, non va bene assolutamente, no, no, no, ti troverai malissimo. Vedrai che lascerai, perché è proprio un ambiente brutto»… e qui, e là, e su e giù…

Mi ricordo che questo gruppo giovani era costituito da dieci/dodici ragazzi… un deserto; così iniziò questa mia nuova esperienza.

Allora, io andai dal Parroco (come stavo dicendo) e dissi: «Ti chiedo il permesso e la tua benedizione, per poter iniziare, ogni sabato sera, a fare l’adorazione eucaristica coi giovani».

Mi guardò, con gli occhi sgranati, e mi disse: «Ma tu sei pazzo!»

Ho risposto: «Questo è molto possibile… effettivamente non sei il primo che me lo dice, quindi è molto possibile che sia così».

«Ma no, tu sei pazzo! Ti abbiamo appena detto che sono dieci persone, una dozzina al massimo quando va bene (erano tutti universitari, o dall’Università in su), ti abbiamo detto che fanno fatica a venire alla catechesi, e tu proponi, al sabato sera, alle ore 21.00, l’adorazione eucaristica: tu sei pazzo! Ci sarai tu, tu, e poi ancora tu. Non ci sarà nessuno; questi non vengono a Messa, lottiamo perché questi vengano a Messa alla domenica alle 11.00 (ovviamente, perché prima dormono), e figurati se questi vengono, al sabato sera, a fare adorazione eucaristica! Ma sei fuori? Al sabato sera, questi sono tutti fuori a ballare, a bere, a fare…»

Ho detto: «Vabbè… del resto, io sono un Frate, non mi fa problema fare l’adorazione eucaristica da solo. Va bene, starò lì tranquillo».

Tra l’altro, non facevamo neanche proprio adorazione eucaristica, perché io ero diacono, quindi non potevo neanche esporre il Santissimo. Ci trovavamo in cappella, davanti al tabernacolo, a pregare.

Mi disse: «No, no, Giorgio, lascia perdere, lascia perdere, assolutamente no. Secondo me sarà un fallimento ancora, che si aggiunge a tutti gli altri fallimenti, quindi…»

Ho risposto: «Senti, io ti chiedo di fare così, perché, se comincio con questo gruppo di giovani, così complesso, così articolato, così difficile, io non vedo un’altra strada, e ti chiedo, per favore, di darmi questa possibilità; se fallisce, fallisce, pazienza! Sarò io il primo a dire che ho fallito».

Quindi ho fatto il primo incontro (ed effettivamente erano dieci/dodici persone circa) e la proposta che feci fu l’adorazione eucaristica al sabato sera, alle ore 21.00.

Io dissi: «Non voglio sapere chi ci sarà, io dico solo che ci sarà Gesù; se poi voi non ci sarete, pazienza… ma Gesù ci sarà».

Allora, mi inventai questa cosa della cordicella scarlatta, perché feci una piccola meditazione su Raab, la prostituta.

Vi ricordate quando Raab mise alla finestra la cordicella scarlatta, che indicava al popolo di Israele, entrando nella città, di non distruggere quella casa, perché lei aveva ospitato i visitatori, coloro che erano andati a visitare la città di Gerico per poi prenderne possesso?

A Raab, siccome li aveva ospitati, difesi e fatti fuggire, loro avevano promesso, dietro sua richiesta (se lei non avesse svelato che erano stati lì e che li aveva fatti fuggire), che, entrando, avrebbero risparmiato la sua casa e tutti coloro che erano lì dentro. Le dissero di mettere questa corda scarlatta alla finestra, come segnale con cui faceva capire che quella era la casa di Raab, la prostituta.

Allora, io dissi loro: «Ecco, anche noi metteremo un panno color bianco, non scarlatto (perché era un po’ diverso il contesto, quindi non volevo fare proprio tutto uguale), alla finestra, perché io apro alle 21.00 e chiudo alle 21.01, non aspetto nessuno (sì, perché il treno non aspetta nessuno, l’aereo non aspetta nessuno!). Se uno vuol venire, viene prima, non dopo. Quindi, io apro e chiudo, perché non voglio perdere neanche un minuto. Chi c’è, c’è; e chi non c’è, non c’è. Se uno arriva quando il panno bianco non c’è più alla finestra, basta, torna a casa sua; vuol dire che io ho aperto e già chiuso».

E così iniziò l’avventura eucaristica…

Ovviamente, inutile dirvi che iniziò quel giorno e, per tutto il tempo che io seguii questo gruppo di giovani, non smise mai, e la cappella non bastò più a contenerli, poi ci dovemmo trasferire in chiesa.

Non vi dico lo stupore dei miei compagni di studi, quando, alla sera, tornavamo su da cena e dicevamo: «Mettiamo fuori il panno, mettiamo fuori il panno…»; poi, ad un certo punto, quando uscivamo, eravamo tutti curiosi di vedere quanti c’erano fuori, perché dalla finestra si vedeva sulla strada e vedevamo tutto questo gruppo di giovani, lì fuori dalla porta ad aspettare le 21.00, perché, poi, alle 21.00, io scendevo, aprivo, facevo entrare, chiudevo, e dopo toglievo il panno.

Qualcuno è rimasto anche fuori, come le vergini stolte, e bussava, chiamava per entrare, ma io dicevo: «No, basta. Fine, adesso la porta è chiusa».

Dobbiamo imparare tutti che c’è un orario e, se tu ci tieni, arrivi per tempo, arrivi in anticipo, perché io, quando prendo il treno, non arrivo alle ore 6.30, se il treno parte alle 6.30. Nessuno arriva alle 6.30, se il treno parte alle 6.30, perché se no resti giù. Tutti arriviamo molto prima; per l’aereo, due ore prima.

Perché? Gesù vale meno di un treno o di un aereo?

Uno potrebbe dire: «Oh, Padre Giorgio, che severità, che esagerazione, che durezza!»

Sì, intanto, nel giro di due anni, i dodici ragazzi sono diventati quarantadue… ecco, tanto per dire, perché, poi, “Contra factum, non valet argumentum”, diceva San Tommaso.

Da dodici, siamo arrivati a quarantadue; quando io ho concluso e lasciato il gruppo, erano quarantadue/quarantaquattro persone.

Da dodici ragazzi (una tragedia, un finimondo!), impossibili da gestire, impossibili da tenere, siamo arrivati a quarantadue, con un coro che era fatto da circa trenta persone, quando prima erano in quattro. Quando sono arrivato io erano in quattro; alla fine, erano in trenta coristi. Tutti ragazzi e ragazze eh… più quelli che servivano alla Messa, più quelli che suonavano.

Guardate, vi dico queste cose con tanta serenità e libertà di spirito, perché è lungi da me il pensare, anche solo per un secondo, che questo frutto è stato opera della mia bravura. Questo frutto è stato opera totale e integrale di Gesù Eucarestia, io di questo sono certo!

Tutto è nato da quelle adorazioni del sabato sera, e da lì io non ho mai smesso, mai (e sono testimoni decine e decine, centinaia, di persone, nei vari luoghi dove sono stato, poi, come Sacerdote, in convento) di fare adorazioni eucaristiche settimanali, sempre, e non solo una volta alla settimana.

Ci sono stati anni, in cui ne facevo tre volte alla settimana… non ho mai avuto problemi di numeri di persone. Cioè, sì, ho avuto problemi di numeri di persone, nel senso che erano troppe, rispetto alla grandezza dei luoghi, non che erano troppo poche.

È così, l’Eucarestia fa così… funziona così.

Non bisogna essere geniali, o chissà quali predicatori, quali San Giovanni Crisostomo di turno, oppure dei leaders o degli affabulatori, no, no, no, è sufficiente mettere Gesù Eucarestia al Suo posto, cioè al centro: fa tutto Lui, ci pensa Lui!

Però… con costanza, però, sempre e soprattutto, tu, Prete, per primo, lì, seduto o in ginocchio davanti al Maestro, alunno con tutti gli altri alunni, discepolo con tutti gli altri discepoli! Certo, Sacerdote, verissimo, ma lì, in mezzo al popolo di Dio, a pregare, adorare, fare silenzio, contemplare, tu, per primo!

 E allora le chiese si riempiono, i gruppi di giovani si riempiono, i confessionali si riempiono, le Messe straripano.

Togli l’Eucarestia, togli l’adorazione eucaristica… e tutto si svuota.

Dopo, uno dice: «Eh certo… è perché quel Prete là fa il leader, è perché quel Prete là è più bravo degli altri».

No… è che tu, se togli l’Eucarestia, se togli l’adorazione eucaristica, se togli l’eucaristico-centrismo, basta, crolla tutto l’impianto, perché il Cuore di Gesù è il Cuore della Chiesa… ma costa!

Eh… cari, costa! Quanto costa!

Costa, perché tu, tutti i sabati sera, devi essere lì, i giovedì sera, lì, i venerdì sera, lì… a far che cosa?

Ad adorare Gesù Eucarestia.

Costa?

Certo! Costa il tuo tempo, costa la stanchezza, costa il fatto che ogni tanto uno dice: «No, oggi basta, non ce la faccio, sono troppo stanco»; invece no, devi essere lì… eh, funziona così.

Perché la gente si innamori sempre di più, deve vedere Gesù Eucarestia e il suo Sacerdote eucaristico lì, insieme, e allora la gente arriva, la gente si innamora, la gente imita, la gente condivide.

Guardate, io vi potrei raccontare… poi non serve neanche, forse; son talmente tanti i testimoni di queste cose che lascio a loro raccontarle, perché sono talmente belle, sono state talmente edificanti…

Solo al pensarci mi viene ancora la pelle d’oca a vedere tutta quella quantità di persone, quando facevamo le processioni eucaristiche… ma che belle, che belle! Guardate, non vi dico… coi ragazzi davanti, che gettavano i petali di rose al passaggio di Gesù Eucarestia… avrei da raccontarvi veramente… Dovrei raccontarvi non i fioretti di San Francesco, ma dovrei raccontarvi i fioretti di Gesù Eucarestia!

Io sono testimone, insieme a tantissimi altri, dei fioretti di Gesù Eucarestia… ecco, devo scrivere un libro, devo scrivere un libro intitolato: “I Fioretti di Gesù Eucarestia” (questo è il centesimo libro che dovrei scrivere nella mia quarta vita che vivrò), perché io ho assistito personalmente, insieme a tantissime altre persone, a delle cose incredibili, compiute da Gesù Eucarestia.

Queste persone sono testimoni oculari viventi, in prima persona, di questi fioretti eucaristici, di questi miracoli eucaristici; certo, però, che dobbiamo dare la nostra disponibilità, noi dobbiamo esserci!

Io, alle adorazioni eucaristiche, non ho mai voluto parlare o cantare; ovviamente, siccome le proponevo io, è chiaro che poi le gestivo io, anche perché, diciamo così, non è che avessi molta concorrenza…

Quindi, quando le proponevo, io le ho sempre fatte con il silenzio assoluto, non ho mai voluto preghiere, meditazioni, musiche, canti, chitarre, organo… niente… niente! Men che meno io che predicavo… anche perché, tra l’altro, detto tra parentesi, è proibito, non si può predicare con Gesù Eucarestia esposto solennemente sull’altare, assolutamente, è vietato, quindi solo silenzio…

Anche lì mi dicevano: «Oh, Padre Giorgio, un’ora di silenzio?! Ma tu li fai morire…»

«Eh, va bene, non verranno più».

E la chiesa si riempiva… e la chiesa si riempiva… e la chiesa si riempiva…

Perché?

Come si impara a pregare?

Pregando.

Come si impara a contemplare?

Contemplando.

E come si impara a fare silenzio?

Facendo silenzio. Le prime volte si fa un po’ fatica, e poi si impara il proprio metodo.

La gente non è stupida, la gente non è ignorante, la gente non è analfabeta, la gente ha un cuore, ha un’anima, ha un rapporto con Gesù. Che sia anche il rapporto con Gesù più piccolo e più immaturo del mondo, è pur sempre il suo Gesù… e Gesù è il Maestro, poi ci pensa Lui a educare!

Lasciamo spazio a Gesù!

Io arrivavo in chiesa, con tutto il mio armamentario di cose che mi servivano per la preghiera, il mio iPad per leggere i miei libri, per sottolineare le cose che dovevo sottolineare, per prendere i miei appunti… insomma, sono stati gli anni più belli, i giorni più belli della mia vita, quelli trascorsi così, insieme al popolo di Dio, davanti a Gesù Eucarestia.

Ricordo quelle bellissime processioni fatte con Monsignor Schneider (che molti di voi conoscono), bellissime… erano bellissime, veramente.

Vedere questo santo Vescovo in adorazione davanti a Gesù Eucarestia, mamma mia… sì, potrei dire: «Gesù, io sono pronto a morire, perché, dopo avere visto tutte queste cose bellissime, cos’è che devo ancora vedere? Mi ha veramente riempito la vita».

“Sono nel loro centro e nel loro fine: in essi tutto è fatto all’uopo”… è vero!

 Molti di voi, davanti a Gesù Eucarestia, si sentiranno proprio al loro posto, al loro posto… perfettamente centrati, bellissimo… bellissimo…

E le preghiere del mattino, all’alba, quando aprivo la chiesa alle 5.00?

Anche lì: «Oh… non verrà nessuno!»

E io: «Eh… va bene, non verrà nessuno, pazienza! Vado giù io a pregare un po’».

Stavamo in cinque per panca! La gente in piedi, in fondo… alla domenica eh, alla domenica mattina!… dopo magari aver anche fatto l’adorazione eucaristica notturna, perché facevamo anche le adorazioni eucaristiche notturne… bellissime!

Mi ricordo che confessavo, e confessavamo io, insieme ad altri Sacerdoti, fino alle 11.00 o mezzanotte, anche fino alla 1.00 di notte, poi andavo in camera  e qualche volta succedeva di essere chiamati durante la notte per confessare ancora; quindi, rivestiti e scendi ancora un’altra volta, bellissimo… bellissimo… bellissimo!

Bellissimo vedere come le persone cercano Dio, e quando Lo trovano, quando trovano una porta aperta, quando trovano dei Preti che fanno i Preti, la gente arriva a fiotti.

“Metteteli altrove, essi soffrono: non sono nel loro suolo, sotto i raggi del sole che loro bisogna; no, essi si trovano bene soltanto là. Per tutto altrove sono spaesati, senz’attitudine e inutili, perché le loro grazie, le loro qualità soprannaturali, e anche le loro disposizioni naturali furono preparate da Dio per la vita adoratrice, e per il Santissimo Sacramento.

E’ un fatto confermato dall’esperienza”.

Verissimo!!

San Pietro Giuliano Eymard, hai scritto parole verissime!! Verissime.

L’esperienza dice questo, verissimo!

Tu, sposta questi vocati eucaristici… soffrono, non è il loro posto, qualsiasi altro non è il loro posto. Anelano… è un languore continuo, è come il cervo…

Avete presente il grido del cervo?

È un grido profondo, è un grido che proprio ti mette dentro quasi come un’agonia, come quando si sente il grido del cervo innamorato, e uno dice:

«Mamma mia, che roba straziante!»… ecco, è questo!

L’anima eucaristica è come il cervo che anela, è come il grido profondo del cervo, bellissimo!

È il Salmo 21: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio!”

Non sono al loro posto, hanno bisogno dei raggi di quel “Sole” lì, si trovano bene soltanto lì… ma guardate che è verissimo, è verissimo!

Mi piaceva tutto, perché era una cosa bellissima… ma mi piaceva anche quando arrivava il momento di concludere l’adorazione e tanti mi dicevano: «Ma, Padre, è già finita?»

«Eh certo…»

E poi: «Ma, Padre, non è passata neanche un’ora…»

«No, è passata più di un’ora».

E ancora: «No, abbiamo appena iniziato…»

«No, non abbiamo appena iniziato, siamo qui da più di un’ora, adesso dobbiamo andare».

Il tempo passa e tu non te ne accorgi: non ti accorgi del tempo che passa, e non ne hai abbastanza; passa un’ora e non la vedi, non ti accorgi neanche che è passata un’ora, sembra passato un minuto, invece tu sei lì da più di un’ora!

Questo è l’amore, l’amore fa queste cose.

Altrove si trovano spaesati”.

È vero, si trovano spaesati, fuori dalla loro patria, perché, come diceva Santa Teresina, “La nostra Patria è il Tuo Volto, Gesù!”

 Noi aggiungiamo: «La nostra Patria è il Tuo Cuore Eucaristico, Gesù!»

Senza attitudini e inutili”.

Certo… certo… perché “le loro grazie, le loro qualità soprannaturali, e anche le loro disposizioni naturali furono preparate da Dio per la vita adoratrice, e per il Santissimo Sacramento”… e lo capiscono nel momento in cui iniziano a dire “Sì”.

Da quel momento in avanti, capiscono che il Signore li chiama lì, a stare lì. E non c’entra niente dire: «Ma io faccio tanto volontariato».

No, perché Madre Teresa di Calcutta era la prima che alla sera faceva tre ore di adorazione eucaristica, con le sue suorine, come abbiamo già ampiamente visto.

Bene, allora, questo fatto, confermato dall’esperienza, ci dice che, se rispondiamo “Sì”, vivremo anche noi queste bellezze.

Che belle quelle esperienze di quelle Diocesi dove fanno l’adorazione eucaristica perpetua, dove ci sono questi adoratori che si alternano, affinché ci sia durante tutta la giornata l’adorazione eucaristica… bellissimo, e lì avvengono i miracoli, lì avvengono i miracoli.

Dopo, poi, quando tolgono l’adorazione, dicono: «Chissà cosa è successo che non c’è più nessuno…»

Eh… hai tolto Gesù, questo è successo!

Hai tolto la centralità di Gesù Eucarestia… e noi non siamo così divini, così belli, affascinanti, seducenti da attirare la gente.

La gente è piena di parole, il popolo di Dio è pieno di parole, quante parole ascolta?

Il popolo di Dio cerca Dio, perché è “il popolo di Dio”, e cerca Dio!

Poi, certo, se c’è anche un bravo Sacerdote, questo non guasta, anzi, ma il popolo di Dio cerca Dio, e il bravo Sacerdote è colui che dà Dio.

Pensate a Padre Pio… pensate a San Giovanni Maria Vianney… pensate a Don Bosco… davano Dio, è per questo che…

«Fa i miracoli, lei, Don Bosco!», gli dicevano.

E lui rispondeva: «No, io non faccio nessun miracolo, io prego la Vergine Maria… è Lei che fa i miracoli! Vieni, prega con me la Vergine Maria».

Poi, pregavano la Vergine Maria insieme, e la Vergine Maria faceva i miracoli, perché la Vergine Maria ascoltava le preghiere di Don Bosco… ecco perché… perché…

E perché non sempre ascolta le nostre?

Eh… perché… perché… perché…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Mt 10, 7-13)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

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