Scroll Top

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 29

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di giovedì 30 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 9, 1-8)

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 29

Eccoci giunti a giovedì 30 giugno 2022.

Ed eccoci giunti finalmente alla Festa del Cuore Eucaristico di Gesù.

Ho già trattato in passato in modo dettagliato il tema del Cuore Eucaristico di Gesù; quindi, vi rimando alle omelie che ho già fatto, però non possiamo non ricordarLo e festeggiarLo quest’oggi, proprio perché abbiamo imparato a conoscere e ad approfondire la realtà del Cuore Eucarsitico, del quale San Pietro Giuliano Eymard parla, e parla abbondantemente. In particolare, vi rimando alla bellissima preghiera al Cuore Eucaristico di Gesù scritta da Papa Leone XIII, una preghiera veramente molto, molto bella, che potremo, oggi, tutti recitare con questo grande desiderio e grande amore per il Cuore Eucaristico di Gesù.

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo IX di San Matteo, versetti 1-8.

Continuiamo la nostra meditazione sul libro degli Esercizi Spirituali di San Pietro Giuliano Eymard; il secondo combattimento è quello del cuore, siamo arrivati qui.

Scrive San Pietro Giuliano Eymard:

“III. – Il secondo combattimento è quello del cuore. Il cuore è una facoltà cieca, che si attacca a tutto ciò che gli si lascia toccare.

Il bene l’attira da per tutto ove gli si mostra; esso è prontissimo ad attaccarsi alle anime in cui trova pietà, soprattutto quando si ha una pietà accompagnata da unzione, un carattere espansivo.

E’ molto pericoloso il conversare anche con angeli umani: questi hanno quanto occorre per attirare il nostro cuore: uno stesso amore; una stessa pietà, un fondo identico di bene che crea naturalmente la simpatia. Il demonio ne profitta per condurci dall’anima ai sensi, dalle cose di Dio alle cose dell’uomo: l’acqua e la terra sono due elementi purissimi; mescolate formano il fango.

Non si pensa al pericolo perché si è buoni e il nostro cuore è pel buon Dio: almeno si ritiene che sia così, e le buone intenzioni fanno tacere i timori della prudenza. Specialmente nella tristezza, nelle pene interiori e in altre ancora, si cercano quelle buone parole, quei conforti; si ama di farsi sollevare e di sentirsi dire che ci comportiamo bene, che abbiamo zelo, virtù, successo; si ama ricevere dimostrazioni di riconoscenza pel bene che veramente si è potuto fare a quelle persone: ecco dov’è il pericolo.

Avvezzi a bruciare dell’amore di Dio, non sentendolo più, non sappiamo sopportarne la privazione; bisogna espandere questo cuore avvezzo a farlo: e poiché il cuore di Dio è chiuso, ci espandiamo in quello della creatura, e tutto ciò si fa santamente, senza volere ombra di male, senza neppur vederlo chiaramente, o almeno senza volerlo confessare a se stesso. Oh quanto spesso ciò accade! Con quanta facilità si va da Dio alla creatura, dall’amore sovrannaturale al naturale!

Bisogna dunque reagire energicamente contro questa inclinazione e queste simpatie naturali del cuore”.

Mi fermo qui, perché abbiamo già letto tantissimo.

Cosa possiamo dire? È tutto assolutamente vero… tutto assolutamente vero. È l’esperienza di tutti noi, solo che San Pietro Giuliano Eymard ha avuto la luce, la forza e il coraggio di metterlo nero su bianco.

Affrontiamo, passo passo, questo testo così denso.

Noi siamo sempre alla ricerca degli «angeli umani», di persone che hanno tutto ciò che occorre per attirare il nostro cuore: uno stesso amore, la stessa pietà, il fondo identico di bene. Si crea simpatia, e il demonio cosa fa? Il demonio fa una cosa molto semplice: conduce, ci porta, dall’anima, ai sensi; dalle cose di Dio, alle cose dell’uomo. Cioè, si parte con l’idea “quello è un angelo, è una bravissima persona” (e lo è veramente eh, non è un inganno, lo è veramente), quindi si parte con questa idea, che sembra buona, e si finisce per mescolare due elementi purissimi, che, se tenuti separati, non creano nessun problema, ma, se li mettete insieme, diventano il fango: acqua e terra.

Non dimentichiamo mai questo bellissimo esempio di San Pietro Giuliano Eymard. C’è qualcosa di male nell’acqua? C’è qualcosa di male nella terra? No, ma vanno tenuti separati, ognuno al suo posto; il demonio cerca di mescolarli, di rovesciarli uno nell’altro.

Non si pensa al pericolo…”

È vero che noi non pensiamo al pericolo.

“… perché si è buoni e il nostro cuore è pel buon Dio”.

Le buone intenzioni fanno tacere i timori della coscienza e della prudenza, poi, se succede che cadiamo nella tristezza, nelle pene, cosa cerchiamo? Non cerchiamo il conforto di Dio, ma cerchiamo le buone parole degli uomini, cerchiamo il conforto degli uomini; quindi, amiamo sentirci dire che ci comportiamo bene, che siamo zelanti, che abbiamo virtù e successo, amiamo ricevere dimostrazioni di riconoscenza per il bene che abbiamo fatto, e in tutto questo c’è il pericolo.

Perché? Perché noi siamo avvezzi a bruciare per amore di Dio, ma, non sentendoLo più, perché ci siamo allontanati dal Creatore alla creatura (e il Signore assolutamente non sopporta questo), non sentendo più quell’amore perché c’è stata questa migrazione e non sopportandone la privazione, siccome il Cuore di Dio è chiuso, noi ci espandiamo in quello della creatura, e si fa tutto questo senza volere nulla di male, senza neanche vederlo o comunque senza confessarlo a noi stessi.

Quindi, si passa da Dio, alla creatura; dall’amore soprannaturale, a quello naturale. Dobbiamo stare attenti a queste inclinazioni, a queste simpatie naturali del cuore, molto attenti.

Sentite adesso cosa dice San Pietro Giuliano Eymard:

“Prendetelo nelle vostre mani: — il cuore — rinchiudetelo, e che nessuna persona lo occupi naturalmente, come neppure il vostro pensiero. Datelo tutto a Dio ed a Lui solo; non lasciatevi penetrare persona, neppure per un momento: altrimenti voi avrete tempesta e tuono, con pericolo di naufragio”.

Quindi, impariamo, impariamo proprio a fare questo esercizio, mi verrebbe da dire, “fisico”, come quando i giovani si svegliano al mattino e fanno trenta flessioni, così, per svegliarsi, per mandare un po’ di sangue in circolo, facciamo questo esercizio fisico e spirituale.

Per reagire contro queste naturali simpatie del cuore, cosa fare?

Lui dice: “Prendete il cuore nelle vostre mani…”

Mettiamo una mano sul cuore… Noi non possiamo fisicamente prendere il cuore nelle nostre mani, però, mettiamo la mano sul petto.

Rinchiudetelo questo cuore”, ci dice, “nessuna persona lo occupi naturalmente”,  neanche i nostri pensieri, niente.

Prendiamo questo cuore, diamolo tutto a Dio, solo a Dio, non lasciamo entrare nessuno, neanche per un momento.

“Dio vi domanda il cuore, lo vuole assolutamente; se lo negate, negate il tutto; non può più esservi unione tra voi e Dio”.

Capite? Dio vuole il tuo cuore. Se tu glielo neghi, non può esserci unione, e Dio lo vuole tutto. Quindi: o dai tutto, per “il Tutto”, oppure, se non Glielo dai tutto, non dai niente.

“Il cuore è tutto noi: le nostre gioie, le nostre pene, i nostri affetti: Dio vuole tutto questo o nulla. Quando si tratta dell’amore termine finale, non si ha da condividere con il prossimo: Dio vuole tutto il nostro cuore, e non consente a dividerlo con alcuno. Non è poi tanto grande, datelo tutto! Se lo dividete, sappiate che la creatura ne avrà sempre più che il Creatore”.

Sentite cosa scrive:

“Voi non dovete più amare nessuno con amore che termini in lui; — nella persona — non dovete più fare a chicchessia un piacere di cui egli sia il fine; né simpatia, né affetto alcuno potete voi d’ora innanzi dare alla creatura ed in essa riposare, altrimenti voi non siete più totalmente di Nostro Signore; voi non siete che un pagano in religione, poiché pagano è chi adora la creatura”.

Quindi, a Dio bisogna dare tutto il cuore e non bisogna amare nessuno dell’amore-termine finale, cioè con un amore che finisca, che termini nella persona, il cui fine è nella persona… nessuno, eh: né padre, né madre, né figli, nessuno! Se dividiamo il cuore tra Dio e la creatura, la creatura ne avrà sempre più di Dio.

Non bisogna neanche fare un piacere a qualcuno il cui termine è la persona stessa, cioè, il piacere che faccio non può avere come ragione d’essere la persona, il prossimo… né simpatia, né affetto, né riposo.

Quanto noi ci riposiamo nelle creature, e non nel Creatore!

Eh, sì… non si fa nessuna fatica a stare al telefono trenta minuti con l’amico o con l’amica del cuore, o, come diciamo noi, il fratello e la sorella spirituale, ma a fare dieci minuti davanti al tabernacolo c’è da morire… ci prudono i piedi.

Se facciamo così, diventiamo pagani, perché noi adoriamo la creatura al posto del Creatore.

Guardate che sono pagine di una ricchezza incredibile…

Sentite adesso cosa scrive San Pietro Giuliano Eymard (lui lo scrive perché, ovviamente, già lo sentiva, ma anch’io lo sento, sento già le obiezioni che sono nella vostra testa, sicuramente, poi vi dico qual è la vostra obiezione):

“Non amerò dunque più il mio prossimo?”

Eh… la stavate pensando? Dite la verità! Stavate dicendo: «Allora cosa vuol dire questo, che non devo più amare nessuno? Questo Santo ci dice che dobbiamo rinnegare il Comandamento di Gesù?»

Attenti! I Santi non sono mai banali, non sono mai scontati, e neanche noi dobbiamo essere banali nei ragionamenti…

Perché, infatti, poi, cosa succede? Amando nel modo sopra detto fin qui, poi, se il mio amico o la mia amica, o i miei amici spirituali non mi guardano più come prima, non mi fanno tutti i salamelecchi che io mi immagino che mi debbano fare, non mi danno tutte le attenzioni che devono avere, non… non… non…, noi cosa facciamo? Cadiamo nella disperazione, cadiamo nello smarrimento, nella sofferenza, e pensiamo: «Ecco, mi ha abbandonato. Ecco, non è più come prima. Io credevo…, invece adesso è… Ecco, io speravo…, invece no. Ecco, è un’ora che non mi chiama, mando i messaggi e non mi risponde, e avanti…»

Pensate il tempo, le energie, lo spazio interiore perso dietro a queste idolatrie!

Non amerò dunque più il mio prossimo?”

Risposta:

“Soprannaturalmente, sì; d’un amore che non si arresta in lui, ma va a Dio in lui, bene; d’un amore finale, che si dà, no; …”

Chiaro? Quindi, non di un amore finale che si dà alla persona, questo no, ma di un amore che, attraverso la persona, va a Dio.

“… darete al prossimo gli atti e i frutti della carità, ma il cuore, l’albero che li produce, Nostro Signore solo vuol possederlo. Voi sarete ancora figlio e darete le fiamme ai vostri genitori e ai vostri amici; ma il focolare, per Dio solo”.

Chiaro? Spero che sia chiaro, no?

Quindi, non devo più amare il mio prossimo? Certo che lo devi amare, in modo soprannaturale.

Cosa vuol dire? Di un amore che non si arresta alla persona, ma dalla persona va a Dio, che vuol dire: al prossimo tu dai gli atti e i frutti della carità.

Quindi, tutto ciò che di caritatevole puoi fare, dire, essere e operare, fallo, ma il cuore, cioè l’albero che produce i frutti, solo a Dio.

Adesso è il tempo delle mie amate ciliegie (anche se sono un po’ finite, però, diciamo così, sono in giro più adesso, che non a dicembre) e, se voi andate a vedere un bell’albero di ciliegie, magari bello grande, voi cosa vedete? Voi vedete che è grosso, è grande, poi quando fiorisce è bellissimo, e poi, quando si riempie di ciliegie, ah che bello essere lì sotto a raccogliere tutte le ciliegie… è bellissimo, no?

E poi? E poi ti metti sotto l’albero, se sei insieme a qualche buon amico soprannaturale, amici soprannaturali; allora ti metti lì e, lodando Dio, ti fai una bella scorpacciata di ciliegie fresche, appena raccolte dall’albero; se poi, magari, c’è anche una bella fontana di acqua fresca, le metti sotto, dai una bella sciacquata, e così te le mangi anche belle fresche… ma l’albero, non lo porti a casa!

Siccome a me piacciono le ciliegie, io non vado in giro a sradicare gli alberi e portarmeli a casa. Siccome a me piacciono le ciliegie, se vedo un albero di ciliegie, non è che lo prendo, lo sradico, me lo metto sulle spalle e me lo porto via.

Uno dice: «No, l’albero lo lasci dov’è; prendi le ciliegie, ma non l’albero!». Che senso ha portare via l’albero?

Siccome mi piacciono le ciliegie, io prendo la motosega e gli taglio tutti i rami, e mi porto via i rami… ma che senso ha? Ma no! I rami li lasci dove sono, le foglie pure. Tu devi prendere solo i frutti, non devi strappare le foglie, rompere i rami… perché?

Devi prendere solo le ciliegie: quindi, si prende la scala, ci si appoggia, si porta su un bel cestino, e si raccolgono le ciliegie rispettando l’albero, bisogna rispettarlo!

E così bisogna fare con la carità, con le persone: io condivido con te tutte le mie ciliegie, te le do proprio tutte, e le puoi portare via; portale via e mangiale tutte ,benissimo, ma l’albero rimane dov’è, l’albero non è tuo, e non sarà mai tuo!  Tue sono le ciliegie, perché io te le ho date e sono tue, i frutti sono tuoi, ma non l’albero. L’albero rimane dov’è.

Secondo San Pier Giuliano Eymard, l’albero è il cuore. Il cuore non è di nessuno, il cuore deve rimanere dov’è, cioè, in Gesù… cioè, di Gesù.

Se pensate al focolare, lui dice: «Date le fiamme, cioè date il calore ai vostri genitori, ai vostri amici, ma il fuoco, la brace, quella è solo per Dio».

C’è una bellissima preghiera di Don Dolindo Ruotolo, che dice così:

Che cosa ammirabile potersi mettere la mano sul cuore e dire…”

Adesso sentite che bello, sentite se i Santi non si rimandano uno con l’altro… quindi, facciamolo. Scrivetevela questa preghiera, che adesso vi leggo; prendete carta e penna, e scrivetevela. Non cominciate a scrivermi dicendomi: «Padre, mi manda la preghiera?», perché io non posso stare a mandarla a tutti, ok? Quindi, imparate a fare così, tanto sono tutte registrate le meditazioni, e poi sono anche trascritte su Telegram. Fate un po’ di fatica anche voi! Io ve le leggo e voi fate un po’ di fatica di andarvi, almeno, a prendere il testo scritto, già trascritto, e fare copia e incolla, almeno quello! Quindi, non mandate e-mail e messaggi di WhatsApp, dicendo: «Padre, mi scriva… Padre, mi faccia…». Non va bene eh questa cosa, e purtroppo succede non di rado questa cosa qui. Andate a prendere l’omelia, la riascoltate e scrivete, oppure andate su Telegram, prendete il testo stampato e fate copia e incolla; non mi sembra necessario chiedere altro, è già tantissimo tutto questo.

Oppure, se adesso potete, prendete carta e penna, e la scrivete, questa bellissima preghiera:

“Che cosa ammirabile potersi mettere la mano sul cuore e dire: «Sono  tempio della Santissima Trinità, tutto dedicato alla Sua gloria! Sono di Dio, debbo esserlo sempre, non posso dissacrare neppure una volta sola il mio cuore dedicato a Lui! Egli è il mio dolce padrone, io sono il Suo servo, io sono il Suo schiavo d’amore (riprenderemo questo tema dello schiavo d’amore, Don Dolindo scrive delle cose bellissime), ma la mia servitù mi nobilita e la mia schiavitù mi rende figlio della piena libertà, e dà all’anima mia un volo grande di amore»”.

Impariamo a recitare questa preghiera più volte al giorno… è bellissima, è una preghiera veramente bellissima, che dice esattamente quello che abbiamo appena letto.

Prosegue San Pietro Giuliano Eymard:

“Vedete quanto ciò va lontano! Se alcuno vi ama naturalmente per le vostre qualità, dovete dirgli: Io non vi conosco! Voi v’ingannate attaccandovi a me; io non esisto più naturalmente; ho dato il mio cuore e la mia persona a Gesù Cristo: Egli solo vive in me. Vorreste voi rifarmi uomo? Giammai! Io non voglio più essere io, e voi amate questo io; io non voglio più essere trattato come chi è padrone di se stesso e può dare e ricevere. Non cercate in me che Gesù Cristo: Lui ho scelto perché sia il padrone di tutto quel che sono e che ho: io non sono più che un membro di cui Egli è il capo, un servo che non ha più nome né vita indipendente, e non può più ricevere che pel suo padrone: non voglio dunque più essere stimato né amato personalmente, non voglio più essere il fine di checchessia.

Tenetevi a questo, imperocché voi sarete l’oggetto della stima, dell’ammirazione e dell’amore delle anime pure, degli angeli di questa terra a causa della vostra sublime vocazione e del vostro glorioso ministero presso il Santissimo Sacramento. Vorranno almeno vedervi, sperando ricavare dall’avvicinarvi un gran bene per sé; si cercherà di parlarvi e di sentirvi, e si raccoglieranno con emozione le vostre menome parole: se vi prestate a siffatte cose, siete infedele al vostro Signore, ne prendete il posto.

Voi, adoratori e servi di Gesù Cristo annichilito, prendete per incoronare voi stessi la sua gloria, quella gloria e quell’amore che si aspettava dai magnifici doni che vi ha fatti? Ricevete quegli omaggi, a cui ha diritto Egli solo? Voi siete ladri del santuario e profanate la dignità della vocazione eucaristica e religiosa. Volete essere come dèi, e vi servite di Nostro Signore per elevarvi a suo danno! Sciagurati!

Se non comprenderete tutto quello che voglio dire, ne farete l’esperienza quando avrete successi nel fare il bene. Ma fin d’ora guardate se non siete cercati, se non siete troppo attorniati. Guardatevi dal lasciarvi mettere come l’idolo di Dagon accanto all’Arca: ché sareste com’esso fatti a pezzi dalla collera del Signore (I Re, 5, 1-5)”.

Sono parole… sono parole che fanno tremare, tanto sono vere.

Questa sorta di preghiera è veramente molto bella eh…

Se qualcuno vi ama naturalmente per le vostre qualità, dovete dirgli: Io non vi conosco!”

Capite perché i Santi erano così fuggitivi e così refrattari alle lodi? Non tanto per un discorso di falsa umiltà, come quelli che dicono: «No, io non sono niente, io non conto niente…». Può essere tutto vero quello che ci viene detto: «Sei bravo, sei devoto, sei intelligente, sei questo…, sei quello…, sei quell’altro…», ma il problema non è tanto che io poi pecco di vanagloria, il problema è che, dando spazio a queste cose, noi prendiamo il posto di Dio, questo è il problema; così, diventiamo infedeli al Signore, perché tutta quella attenzione, tutto quell’onore, tutto quell’amore, tutto quel dare “deve” essere solo per Gesù, non per noi!

Anche se Dio ci ha riempiti di mille qualità, noi dobbiamo essere annichiliti come Gesù nell’Eucarestia, e non incoronati della gloria che si deve a Lui. Solo Lui ha diritto agli omaggi. Perché? Perché, qualunque dono noi abbiamo, è solo un dono suo, e ovviamente, se non facciamo così, diventiamo ladri del Santuario, profanatori della dignità della vocazione eucaristica, ci facciamo dei, come l’idolo di Dagon accanto all’Arca.

Noi non vogliamo essere l’idolo di Dagon accanto all’Arca.

Ma fin d’ora guardate se non siete cercati, se non siete troppo attorniati”.

Capite perché bisogna pregare tanto, ma tanto, per i Sacerdoti?

Veramente, bisogna pregare tantissimo. Vedete il combattimento su quanti livelli è, soprattutto per loro?

E non abbiamo ancora fatto, e lo faremo domani, il combattimento della volontà pratica, il combattimento della volontà che opera.

Io non lascerò questo libro di San Pier Giuliano Eymard facilmente, sapete?

Credo che sarà, forse, l’unico libro che ho intenzione di fare tutto; sono tante pagine, ci occuperà tanto tempo, ma qui dentro ho veramente trovato una ricchezza grandissima, per tutti noi.

Questo libro ci può cambiare la vita… queste parole di San Pietro Giuliano Eymard ci cambiamo la vita. Se lo seguiamo passo passo, e se facciamo questi Esercizi Spirituali passo passo, noi alla fine avremo cambiato la vita. Non ha importanza quanto tempo ci occuperà, non ci interessa.

Di che cosa altro dobbiamo parlare?

C’è qualcosa di più importante di questo?

Ma per l’amor del Cielo! Non c’è niente.

Siamo al centro, siamo proprio al centro di tutto, della Chiesa, della vita, di tutto: siamo nell’Eucarestia.

Guardate San Pietro Giuliano Eymard, attraverso la lente eucaristica, che cosa non scrive…

Allora, da oggi, dobbiamo fare un patto, proprio ve lo chiedo in nome di Dio. Credo di non avervi mai chiesto niente con questa solennità, ma oggi, ve lo chiedo in nome di Dio, dobbiamo fare un patto, io con voi.

Il patto è questo: vi prego, non scrivetemi mai più e non ditemi mai più parole di complimenti, di gratitudine, di riconoscenza, di stima, di amore, mai più, non fatelo mai più, non a me!

Riconosco che possano nascere nel nostro cuore questi sentimenti; è vero, nascono, anche io li ho provati, li ho provati per dei Sacerdoti meravigliosi che ho incontrato nella mia vita. Ho provato sentimenti di un amore profondo, di una riconoscenza profonda, di una stima profondissima.

L’avete capito anche quando io vi ho parlato di Monsignor Cazzaniga, del mio Confessore, dei Sacerdoti che ho conosciuto da ragazzo, di altri Vescovi, di Monsignor Athanasius Schneider, che ho conosciuto, una persona meravigliosa. So che si provano questi sentimenti, so quanto sono belli, quanto sono forti.

Qualcuno, magari di notte, mi scrive un messaggio o una e-mail e mi dice: «Padre, ho appena sentito questa meditazione… questa omelia mi è capitata tra le mani… Ah, guardi, è stata utilissima, non potevo resistere, perdoni l’ora. Le ho scritto per dirle: … e inizia tutta una serie di complimenti, di gratitudine, di stima, di affetto».

Tutte cose vere, belle, sincere, che dicono soprattutto del vostro cammino spirituale e umano, del vostro bel cuore, della vostra delicatezza di coscienza, della vostra sensibilità, verissimo… ma da oggi basta.

Da oggi, se vivete tutto questo, lo prendete, lo dite, lo mettete tutto nelle mani della Vergine Maria, ditelo a Lei, affidatelo a Lei! Invece di scrivermi una e-mail, di mandarmi un WhatsApp o di farmi una telefonata, dite tutto alla Vergine Maria, e mettete tutti i vostri sentimenti, tutte le vostre cose bellissime, la vostra gratitudine, il vostro affetto, tutto, lo mettete tutto, lo consacrate tutto, al Cuore Immacolato di Maria, ditelo a Lei!

Così, veramente, mi dimostrerete tutto l’affetto possibile, perché? Perché attuerete un amore soprannaturale. Questo è il modo vero di amare!

Così, non mi esporrete agli attacchi del demonio, che già non dorme (quindi, evitiamo di dargli altre occasioni per ruggire!); così, questo amore sarà proficuo.

Sapete, scrivere una e-mail o mandare un WhatsApp, con tutta la nostra gratitudine e il nostro affetto, inizia e finisce lì, cioè nella persona, ma una preghiera, una Santa Messa fatta celebrare per quel Sacerdote, per esempio, un Rosario detto per quel Sacerdote, un digiuno offerto per quel Sacerdote, vale infinitamente di più di un’e-mail, di un messaggio, di un biglietto, di una telefonata, infinitamente di più. Quello è il vero amore!

Avete ricevuto da quel Sacerdote un grandissimo dono? Fate celebrare la Santa Messa, fate celebrare una novena di Messe, recitate il Santo Rosario, offrite per lui tre giorni di penitenza; voi non vedrete gli effetti, lui non saprà da dove arrivano quelle grazie, ma vi posso assicurare che voi farete la differenza nella vita di quel Prete. Ve lo assicuro.

Oggi, giorno in cui festeggiamo il Cuore Eucaristico di Gesù, io vi chiedo e vi supplico, da oggi, di vivere in questo modo eucardico. Più avanti vi spiegherò che cos’è l’eucardia e cosa vuol dire eucardico; adesso incominciate a ricevere il termine.

Da oggi, dobbiamo tutti stringere questo patto eucardico; da oggi, cambia tutto; da oggi, tutti i nostri “grazie”, tutti i nostri “le voglio bene”, tutta la nostra stima, tutte le nostre parole più belle e più dolci, più giuste, più vere, più sante, per amore di Dio, le diremo e le daremo tutte solo alla Vergine Maria, almeno per quello che riguarda me.

Questo è proprio quello che io oggi vi chiedo, nel giorno della Festa del Cuore Eucaristico di Gesù. Da oggi, vi chiedo di avere per me, non più un amore naturale, ma un amore eucardico.  Allora, solo allora, se farete così, potrete dire, in coscienza: «Io sto veramente amando, io sto veramente amando come Gesù, io veramente sto amando in modo soprannaturale». È un amore che spoglia, che purifica, è un amore assolutamente proficuo. È così importante imparare questo stile!

Non ha senso meditare pagine così belle, se poi non diventano vita… e io non sono qui a predicare solo per voi, non sono qui a dire con la mia predicazione quello che voi dovete fare, le meditazioni sono innanzitutto  per me, e devono cambiare innanzitutto la mia vita!

Quindi, questa è un’occasione solenne, perché, tutto quello che San Pier Giuliano Eymard ha detto qui dentro, è innegabile che abbia un riflesso immediato nella mia vita sacerdotale.

Non si può leggere queste cose e dire: «Belle, belle, belle», dare la benedizione, e andare tutti a fare colazione… no, non è possibile.

Da qui, bisogna cambiare.

È difficile eh… io lo riconosco, è difficile… è difficile, perché uno ce l’ha lì dentro, e lo vorrebbe proprio riversare nella vita dell’altro, lo vorrebbe proprio mostrare all’altra persona.

No! Per amore di Gesù, no. Per amore di quella persona, no.

Da adesso, tutto e solo al Cuore Immacolato di Maria… e vedrete come aumenterà eh…

Se farete così, vedrete quell’amore come diventerà ancora più forte, ancora più bello, ancora più intelligente, ancora più sapiente, ancora più puro. Allora, vedrete come la Vergine Maria illuminerà la vostra mente e vi farà venire delle intuizioni bellissime, per aiutare quel Sacerdote, per aiutare quella persona; vedrete come la Vergine Maria vi renderà intelligenti e sensibili, partendo proprio da tutto ciò che riguarda la preghiera.

Noi Sacerdoti abbiamo soprattutto bisogno di preghiera.

Sì, certo, abbiamo bisogno dei panni per vestirci, abbiamo bisogno di libri per studiare, abbiamo bisogno di tutte le cose di cui hanno bisogno tutti, certo, siamo fatti di un corpo umano, ma innanzitutto abbiamo bisogno di tante, tante, tante, tante, tantissime preghiere, Messe celebrate, penitenze offerte, sacrifici offerti; di queste cose abbiamo bisogno, senza che nessuno sappia niente, senza saperlo, lo sapremo in Cielo.

In Cielo, ci verrà detto: «Vedi, quel giorno, quando sei riuscito a vincere quella tentazione, quella grazia lì te l’ha meritata quella persona, grazie alle sue novene di Messe. Vedi, quel giorno, quando hai ottenuto un atto della Mia Misericordia, quella grazia te l’ha ottenuta quella persona, attraverso il suo sacrificio. Quell’altra grazia, di vedere quel peccato che non vedevi, te l’ha ottenuta quel ragazzo là, attraverso la Corona del Santo Rosario».

E allora…. e allora, in Cielo, quello sarà il luogo e quello sarà il momento per amarci direttamente, perché lì non avremo più nessun rischio, saremo nella perfetta Comunione dei Santi; e allora, lì, potremo dirci tutto l’amore che vorremo, perché lì il demonio non può più entrare.

Allora, lì, in Dio (siccome saremo in Dio, totalmente in Dio, unicamente in Dio), lì ci potremo raccontare e dire tutte le cose bellissime che avremo fatto l’uno per l’altro, e così saremo ancora più felici, ancora più grati.

Da oggi, più nessuno di noi deve essere il bruco, che buca il frutto, lo svuota dall’interno e lo fa marcire… mi raccomando! Da oggi, nessuno più di noi corra il rischio di diventare questo bruco, che entra e possiede, che entra e distoglie da Dio.

Pensate che responsabilità… con le mie parole, con la mia presenza, con le mie azioni, io posso distogliere da Dio quella persona per rivolgerla a me, e diventare così il suo idolo di Dagon; lo distolgo dall’Arca e lo rivolgo a me.

Da oggi, dobbiamo essere tutti farfalle bellissime, che si posano con le loro zampine delicatissime, ma non spostano neanche un grano di polvere, niente, delicatissime, senza fare alcun male a niente e a nessuno, e affidando tutto, totalmente, interamente, alla Vergine Maria.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Post Correlati