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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 8

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymardù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 8 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 8

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 8 giugno 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Matteo, versetti 17-19.

Proprio perché noi non vogliamo trasgredire nessun minimo precetto, proprio perché vogliamo imparare ad osservarli, a capirli, ad amarli, e li vogliamo anche insegnare questi precetti, queste indicazioni preziose presenti nella Legge di Dio, vogliamo anche noi partecipare di questo compimento che è venuto a portare Gesù, allora, proseguiamo nei nostri Esercizi Spirituali di questo mese di giugno, che stiamo facendo, condotti da San Pietro Giuliano Eymard.

Stiamo vedendo l’influenza magnetica del peccato (così la chiama San Pietro Giuliano Eymard), l’impero del peccato su di noi.

“Abbiamo dunque temuto di essere fatti schiavi per sempre, come tanti altri, e ci siamo posti al sicuro. Abbiamo fatto bene: è prudenza. Nell’antica legge il capo dell’esercito doveva dire: Quelli che hanno paura si ritirino. Non era vergogna il farlo ed era un pegno di sicurezza, come per essi così per l’esercito.

Così Dio disse ad Abramo di lasciare la terra di Ur, perché non doveva santificarsi in quel paese. Fece pure uscire Loth da Sodoma, quantunque fosse un santo in mezzo a quella città abominevole. Dio opera con prudenza: la prima prudenza e la più lodevole è fuggire il pericolo”.

Quindi, fuggire davanti al pericolo è la prima e più lodevole prudenza.

Non dobbiamo essere superbi e pensare che tanto noi ce la faremo, no.

“Che cos’è cotesto pugno di soldati che si slanciano sempre innanzi? Che sono cotesti giovani presuntuosi che con tanta temerità affrontano i più grandi pericoli e pretendono convertire tutto il mondo? Saranno presto puniti: il castigo segue sempre la presunzione”.

Anche noi abbiamo la presunzione di convertire tutto il mondo, purtroppo; anche noi, in modo temerario, affrontiamo grandi pericoli… per che cosa? Per che cosa?

“Feriti (qui, in un altro senso) o vedendo che lo saremmo immancabilmente, ci siamo dunque ritirati nella fortezza, con quelli che sono incapaci di combattere in aperta campagna. Tant’è, la vocazione è innanzitutto un affare di prudenza e di amore della propria salvezza. E così non è il caso di essere tanto fieri perché abbiamo lasciato il mondo e ci siam fatti religiosi: l’abbiam fatto per noi e non avevamo che a guadagnarci”.

Com’è bello vedere l’onestà intellettuale dei Santi, com’è bello vedere che chiamano le cose con il loro nome, che non si nascondono dietro ad un dito, che sanno riconoscere con molta serenità tutta la loro fragilità, che sono consapevoli… e proprio perché sono consapevoli, sanno essere prudenti e sanno dire: «Questo sarebbe troppo per me, quindi fuggo».

Quante scelte sbagliate, di cui ancora oggi ci pentiamo, noi avremmo evitato, se avessimo fatto come i Santi, cioè se fossimo fuggiti davanti ai pericoli, se fossimo stati ben ritirati!…

“So bene esservi difficoltà da sormontare ed essere meritorio: ma quando si lavora pel proprio interesse, niente costa”.

Verissimo!

“A qual prezzo non si sarebbe pagato un posto nell’arca! Parimenti, a qual prezzo non si deve pagare un posto nella vita religiosa, vera arca di salvezza di cui è pilota Gesù?”

Quindi, dovremmo proprio anche noi pensare che la vita cristiana, la vera vita cristiana, è un’arca di salvezza, e dovremmo essere disposti e pronti a pagare qualunque prezzo, qualunque sacrificio, pur di stare dentro a quest’arca.

“La parabola evangelica dice che un uomo, avendo trovato un tesoro in un campo, lo nascose, e poi… vendette quanto possedeva e comperò quel campo. Or bene tutto si ha da vendere per la vita religiosa che è il tesoro incomparabile”.

Voi sostituite sempre vita religiosa con vita cristiana, ci sta, ci sta benissimo… ci sta benissimo…

La vostra fu dunque una scelta prudente, tutta a vostro vantaggio, e non avete diritto ad esserne pagati: non si paga un malato perché lo si guarisce né un ospite perché lo si riceve. Siate dunque molto riconoscenti. Nessuno dica: la religione mi è debitrice, perché le rendo dei servizi. — Che servizi le rendete voi? — Piuttosto le siete a carico: gli altri aspirano al Cielo, e voi, col vostro esempio, li ritenete sulla terra.

Non mi stupisco della severità degli antichi padri del deserto nell’ammettere i discepoli”.

Beh, adesso vedremo come facevano.

Qui volevo dire una parola, prima di entrare in questo altro tema.

Noi abbiamo sovente un piglio interiore tale, per cui noi pensiamo che, siccome cerchiamo di vivere una vita cristiana decente, Dio è in obbligo verso di noi, come se la facessimo pesare (capite?), come se facessimo pesare che però noi abbiamo fatto, abbiamo rinunciato, abbiamo detto, siamo bravi…

  • «Mamma, mamma, ho preso 30 all’esame all’Università!»
  • «Hai fatto il tuo dovere. Questo è il tuo dovere».

Non c’è niente di eccezionale, di strano.

Strano sarebbe stato se tu avessi preso 18 o 20, quello sarebbe stato  strano, non se tu hai preso 30.

Per quello vai a scuola, per quello vai all’Università, per quello sei pagato, per questo sei mantenuto… hai fatto il tuo dovere.

Noi, nella vita cristiana, non abbiamo molto questa idea.

«Ho fatto delle scelte giuste, ho rinunciato al peccato, ho pregato, ho meditato…»

Bene… e quindi? Cosa ti aspetti? L’osso, come il Boby?

No… hai fatto il tuo dovere.

Dio non è in debito con noi, perché noi cerchiamo di fare una vita cristiana decente… siamo noi in debito con Lui!

Non mi stupisco della severità degli antichi padri del deserto nell’ammettere i discepoli”.

Questo perché, appunto, erano molto severi.

“Li ricevevano dapprima con disprezzo, li umiliavano e facevano aspettare e piangere lungo tempo alla porta. Li mortificavano e sottomettevano per parecchi anni ad ogni sorta di prove, prima d’introdurli nei monasteri”.

Avete visto lo stile di un tempo, dei primi Padri del deserto?

Disprezzo, umiliazione, pianti, lacrime, attese… eh sì…

Eh, sì… perché in questa maniera provavano severamente se c’era il tessuto, per ricevere quella grazia di essere ammessi in monastero e quelle prove erano niente in confronto a quelle che avrebbero dopo dovuto sopportare, le prove spirituali, quelle vere.

Ecco cosa scrive:

“Al presente manca la fede necessaria per sostenere simili prove; non si parla che dei propri diritti. Diritti a che, di grazia? Volete essere apprendisti? Umiliatevi, servite e imparate. La vita religiosa non attende niente da voi: ma voi tutto attendete da essa: non vi domanda i vostri servizi, ma voi.

Il religioso (il Cristiano) non ha che un diritto: essere umiliato e disprezzato; niente altro. Stimato, onorato? E come mai! voi venite per tutto prendere e ricevere dalla religione: essa vi dà la pace, la salvezza, la perseveranza, vi strappa al mondo e alla perdizione, e voi vorreste ancora degli onori? Vorreste essere ricompensati e pagati di tutto ciò?”

Io, prima di pensare alla vita religiosa, ogni volta che leggo queste parole, penso subito alla vita cristiana.

È vero, eh, è vero, oggi si parla solo di diritti, solo di diritti… e guai a parlare di doveri!

Che doveri ha un figlio verso i genitori? Se ne parla?

Che doveri hanno i coniugi, uno verso l’altro? Se ne parla?

Che doveri hanno i genitori verso i figli? Se ne parla?

Qual è il dovere di un papà, e di una mamma, verso i suoi figli?

Qual è il dovere di un Sacerdote verso i fedeli?

Qual è il dovere dei fedeli verso un Sacerdote?

E via di seguito…

Ci sono solo i diritti.

E poi, verso Dio…

Noi abbiamo mille diritti verso Dio, e quali doveri abbiamo?

Tanto, per ogni cosa c’è sempre un indulto, per ogni cosa c’è sempre un’eccezione… e guai se siamo umiliati e disprezzati!

Ma questo dovrebbe essere il nostro diritto!

Del resto, Gesù non è stato forse umiliato e disprezzato? E noi vogliamo essere trattati in un modo diverso da Gesù?

“Ah! piuttosto attaccatevi ad essa, malgrado tutto che potreste avervi a soffrire, come a vostro unico rifugio di salvezza. Questa è per voi la grazia necessaria, indispensabile: se foste cacciati per una porta, rientratevi per un altra: attaccatevi alle tovaglie dell’altare piuttosto che lasciarvene scacciare!”

Parole sante!

“Mirate come sono infelici quelli che se ne vanno!”

Verissimo. Verissimo! Verissimo…

Quelli che abbandonano la vita cristiana… è vero.

“Domandate ogni giorno a Dio che vi ci mantenga, e fate tutti i vostri sforzi per meritarlo. È un favore, una misericordia e non un diritto. Non contate troppo sulle vostre grazie, sulla vostra chiamata, senza la vostra molto attiva cooperazione. Mentre taluno è portato dalla grazia, lo si può credere generoso e forte; ma, lasciato a se stesso, cede le armi al primo scontro e s’immerge nell’ignominia. Non si tien fermo contro i proprii sensi, senza il riparo di una grande virtù. Sonvi fiori che vengono soltanto nella serra ben calda e sotto campana: voi ne siete uno. Se non lo credete, fatene l’esperienza: o piuttosto Dio vi preservi dal farla giammai!”

Ecco, sì… dobbiamo proprio chiedere al Signore questa grazia, di renderci conto del dono che abbiamo e di saperne essere riconoscenti, di farlo fruttificare questo dono di essere cristiani, e di poter vivere una vita cristiana, ancora di più.

Poi, per chi è sposato, per chi ha figli, per il Sacerdote, per i religiosi, dobbiamo renderci sempre più coscienti di queste grazie, di questi doni, e farne tesoro, non pensare mai ai nostri diritti, ma solo alla gratitudine e ai nostri doveri.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

 

VANGELO (Mt 5, 17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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