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Sacrosanctum Concilium – Capitolo II, § 47, 55 “il mistero eucaristico pt.1”

Concilio Vaticano II - Sacrosanctum Concilium

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Capitolo II, § 47, 55 “il mistero eucaristico pt.1”
Sabato 26 ottobre 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 13, 1-9)

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 26 ottobre 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal tredicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 1-9.

Continuiamo la nostra lettura della Sacrosanctum Concilium. Siamo arrivati al capitolo secondo, numero 47.

IL MISTERO EUCARISTICO

La messa e il mistero pasquale

47. Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.

48. Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti.

49. Affinché poi il sacrificio della messa raggiunga la sua piena efficacia pastorale anche nella forma rituale, il sacro Concilio, in vista delle messe celebrate con partecipazione di popolo, specialmente la domenica e i giorni di precetto, stabilisce quanto segue:

Quindi, questo numero 47 ci fa una sintesi, diciamo così, della Messa e del mistero pasquale. Ed è bene conoscerla, ed è bene rileggerla e studiarla, perché non sono tanti i cattolici che sanno queste cose.

Poi, il numero 48 ci dice invece che noi, alla Santa Messa, dobbiamo partecipare non come estranei, e neanche come spettatori. Capita, spesse volte, di vedere persone probabilmente non formate, non edotte sulle questioni più importanti, che sono proprio mute, che sono lì come spettatori, che si mettono in fondo, ma proprio come coloro che non vogliono partecipare. Invece il Concilio ci dice che è importante che la Santa Messa venga compresa in tutti i suoi riti, in tutte le sue preghiere. Anche se è in italiano, questo non vuol dire che allora sicuramente verrà compresa, sapete? Basta fare la domanda: “Domenica, quando sei andato a Messa, che Vangelo c’è stato? Qual è stata la prima lettura?”; quanti di voi se lo ricordano? Quindi, sentire anche nella propria lingua il Vangelo, non vuol dire farlo proprio.

Quindi, ha ragione il Concilio nel dire che dobbiamo partecipare in un modo diverso, essere presenti in un modo completamente diverso, cioè, comprendendo bene il Vangelo, che poi vuol dire meditarlo lungo la settimana, interiorizzarlo, tenerlo nel nostro cuore, farlo nostro. E quindi partecipare in modo consapevole, in modo pio, in modo attivo, formati dalla parola di Dio.

E “affinché poi il sacrificio della Messa raggiunga la sua piena efficacia, soprattutto nei giorni di domenica e di precetto” ecco cosa ci dice il Concilio:

50. L’ordinamento rituale della messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la partecipazione pia e attiva dei fedeli.

Quindi, bisogna far comprendere bene le varie parti, la loro natura.

Per questo i riti, conservata fedelmente la loro sostanza, siano semplificati; si sopprimano quegli elementi che, col passare dei secoli, furono duplicati o aggiunti senza grande utilità; alcuni elementi invece, che col tempo andarono perduti, siano ristabiliti, secondo la tradizione dei Padri, nella misura che sembrerà opportuna o necessaria.

Vedete, c’è come un’opera di arricchimento e di semplificazione; tutte e due.

51. Affinché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia in modo che, in un determinato numero di anni, si legga al popolo la maggior parte della sacra Scrittura.

Voi sapete che, praticamente, nel giro di tre anni si leggono tutti i Vangeli, quindi è una ricchezza grandissima; chi va a Messa tutti i giorni, può dire di aver letto tutti i Vangeli.

52. Si raccomanda vivamente l’omelia, che è parte dell’azione liturgica. In essa nel corso dell’anno liturgico vengano presentati i misteri della fede e le norme della vita cristiana, attingendoli dal testo sacro. Nelle messe della domenica e dei giorni festivi con partecipazione di popolo non si ometta l’omelia se non per grave motivo.

L’omelia va sempre fatta, non durante la settimana, ma alla domenica sì; è una parte importante dell’azione liturgica e in essa bisogna presentare i misteri della fede e le norme della vita cristiana.

53. Dopo il Vangelo e l’omelia, specialmente la domenica e le feste di precetto, sia ripristinata la «orazione comune» detta anche «dei fedeli», in modo che, con la partecipazione del popolo, si facciano speciali preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per coloro che si trovano in varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo.

Quindi, dopo il Vangelo e dopo l’omelia, specialmente la domenica e le feste di precetto, ci sia la preghiera dei fedeli. Attenzione ora al numero 54.

54. Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla lingua nazionale, specialmente nelle letture e nella «orazione comune» e, secondo le condizioni dei vari luoghi, anche nelle parti spettanti al popolo, a norma dell’art. 36 di questa costituzione. Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’ordinario della messa che spettano ad essi. Se poi in qualche luogo sembrasse opportuno un uso più ampio della lingua nazionale nella messa, si osservi quanto prescrive l’art. 40 di questa costituzione.

Quindi, l’italiano può avere una parte più ampia (nelle letture e nella orazione comune), però i fedeli devono saper recitare e cantare insieme anche in lingua latina le parti dell’ordinario della Messa che spettano ad essi, cioè deve essere conservato l’uso di farlo. E questo, come vedete, è completamente sparito. Avete visto? Un’altra situazione nella quale il Concilio Vaticano II non viene rispettato.

È la solita questione di sempre, io vi domando: ma come si fa a giudicare negativamente qualcosa che non è stato ancora applicato in modo corretto? Se fosse stato applicato in modo corretto e integrale quanto la Sacrosanctum Concilium scrive, allora noi oggi, dopo molti anni, potremmo dire: “Eh sì, qui è andata bene e qui poco bene, e qui è andato male”. Ma se ciò che dice il Concilio non è stato applicato in modo integrale, ma in modo parziale, come si fa a dire che è colpa del Concilio se certe cose oggi non vanno bene, visto che ciò che il Concilio ha detto non è stato fatto? Come è possibile? Non si può! Perché sarebbe disonesto, perché il Concilio ti dice «che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’ordinario della messa che spettano ad essi»; quindi, quanti sono quei fedeli oggi che sanno recitare e cantare il Gloria in latino, per esempio? Non per forza cantare, anche solo recitare. Quanti di voi, e quanti degli altri, sanno il Gloria in latino a memoria? Quanti di voi lo sanno cantare? Tutti sappiamo cantare: “Tu sei la mia vita, altro io non ho”, ma quanti sanno cantare il Gloria in latino? Quanti sanno recitare il Credo in latino? Quanti, nella Santa Messa della domenica, sanno recitare e hanno recitato il Credo in latino? Quando è stata l’ultima volta che avete recitato il Credo in latino? Lasciate perdere la Messa in Vetus ordo, mi riferisco alla Messa in Novus ordo, quando è stata l’ultima volta che avete recitato il Credo in latino? Io, in cinquantun anni, a parte le volte in cui ho celebrato la Messa in rito antico, mai ho visto e ho sentito recitare il Credo in latino in una Messa; mai, non è mai successo. Mai, mai una volta. E credo di poter dire che nessuno di voi ha mai sentito, nella Messa in Novus ordo, recitare il Credo in latino. Credo che non lo sapreste neanche recitare. Se poi vi dico: “Domenica venite alla Messa e cantiamo il Credo in latino”, voi rimanete con la bocca chiusa come un pesce per tutto il Credo, perché non siete capaci di recitarlo e di cantarlo. Non lo sapete cantare, non lo sapete proprio. Ma non per colpa vostra, ma perché chi aveva il compito di attuare le indicazioni del Concilio, le ha tradite semplicemente per motivi ideologici. Perché, se tu oggi dici il Credo in latino, dicono subito che tu non ami il Concilio, sei contro il Concilio, sei uno Tridentino, e invece il Concilio dice questo. Quanti sono capaci di cantare il Padre nostro in latino? E quando è stata l’ultima volta che in una Messa Novus ordo avete cantato il Padre nostro in latino?

Poi vabbè, “Dominus vobiscum” — “Et cum spiritu tuo”, questo lo sappiamo; speriamo che sappiamo l’Agnus dei in latino e che lo sappiamo anche cantare in latino. Per esempio, il Confiteor (Confesso a Dio onnipotente…) quanti lo sanno recitare in latino? È questo che dice il Concilio, eppure non si fa, non dico tutto, ma neanche una minima parte, non si fa niente di tutto questo, completamente sparito. Quindi il Concilio è stato tradito e quindi non si può dar la colpa al Concilio. Ma la colpa è di qualcun altro, come poi vedremo. Bene, ci fermiamo qui. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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