Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Proemio § 1
Martedì 1 ottobre 2024 – Santa Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 9, 51-56)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 1 ottobre 2024. Festeggiamo quest’oggi S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e Dottore della Chiesa.
Oggi è una grande festa per la Chiesa e soprattutto per i Carmelitani. Santa Teresa di Gesù Bambino è una grandissima santa, con un messaggio meraviglioso, quello dell’infanzia spirituale, ma non solo, anche quello dell’offrirsi vittima di olocausto all’amore misericordioso. Le due cose vanno tenute sempre insieme. È Dottore della Chiesa, quindi la Chiesa ha riconosciuto il suo insegnamento valido per tutta la Chiesa.
Tutta la Chiesa (quindi: noi, le generazioni dopo di noi, le generazioni dopo Teresina) ha da imparare dal suo magistero e può fidarsi; i cristiani cattolici possono fidarsi dell’insegnamento di S. Teresina, perché è un insegnamento autentico. Noi sappiamo che lei risplende per santità di vita e per ortodossia, altrimenti non sarebbe stata dichiarata Dottore dalla Chiesa. Quando la Chiesa riconosce un Dottore, è perché risplende per la sua santità di vita e per la sua ortodossia — quindi vuol dire che ha una dottrina sicurissima — e poi per la scienza eminente nelle cose sacre. Beh, insomma, diciamo che abbiamo motivo di essere grati a Dio, molto grati a Dio, per Teresina.
Perdonatemi se io la chiamo Teresina, so che alcuni si lamentano e dicono che è sbagliato chiamarla così. Hanno ragione, perché è una grande santa e perché il suo nome è Teresa. Allo stesso tempo, in un certo senso, io mi sento autorizzato — essendo lei una sorella, facendo parte anche lei dell’ordine dei Carmelitani — da una sorta di confidenza, di familiarità, di “amicizia”, perché non si può non sentirsi amici di S. Teresa di Gesù Bambino. Così, ecco, la chiamo Teresina proprio per un motivo di confidenza, e proprio perché avverto profondamente la sua dimensione dell’infanzia spirituale, che non è banalità, non è infantilismo, è un’altra cosa.
Ho fatto delle catechesi su S. Teresa di Gesù Bambino, le potete trovare sul sito. Chissà, magari un giorno avremo tempo di affrontare anche questa figura del Carmelo, molto molto bella; comunque, trovate diverse mie meditazioni su questa figura.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 51-56.
Ecco, mi sembra un Vangelo molto istruttivo, veramente molto bello. I discepoli Giacomo e Giovanni “Boanerghes”, “I figli del tuono”, non sono capaci di gestire il rifiuto. Noi non siamo capaci di gestire il rifiuto; quando ci sentiamo rifiutati e quando vediamo che è rifiutato colui che amiamo, ci bolle il sangue nelle vene e diciamo: adesso faccio scendere un fuoco dal cielo che li bruci tutti; siamo fatti così. Gesù si volta — chissà che sguardo aveva il Signore in quel momento, chissà che parole ha usato — li guarda, li rimprovera e vanno altrove. Non sappiamo cosa gli ha detto, forse è meglio così. Però il Signore non accetta queste cose. Se il Signore si vede rifiutato, lui va via, va altrove, non vive questa logica della ritorsione, molto brutta, e neanche noi dovremmo viverla. Noi, invece, l’abbiamo dentro, questa cosa. Quindi anche nelle nostre diatribe teologiche, non sappiamo gestire il rifiuto, il dissenso, e quindi ci viene dentro questo desiderio del fuoco dal cielo.
Ecco, vi dicevo che oggi iniziamo la lettura della Costituzione del Concilio Ecumenico Vaticano II sulla Sacra Liturgia, chiamata Sacrosanctum Concilium. Non so quanto tempo ci impiegherà.
Questo mese di ottobre, sapete, è il mese dedicato alla Vergine Maria del Rosario, e penso che sia come il mese di maggio, quei mesi molto intensi, molto densi, molto importanti.
Vorrei leggere questa Costituzione perché si sente tanto parlare del Concilio Vaticano II — a proposito e a sproposito — e si dice “Il Concilio ha detto”, e magari il Concilio non l’ha mai detto. Vediamo se l’ha detto! Le cose che il Concilio ha detto però, non vengono sapute e applicate, e questo è male, bisogna applicarle. E soprattutto bisogna leggerlo, perché sennò facciamo dire al Concilio cose che il Concilio non si è sognato di dire.
Ecco, sicuramente è un bruttissimo segnale mettersi contro il Concilio, veramente un bruttissimo segnale. Non è un Concilio dogmatico, è un Concilio pastorale e ci possono essere delle cose sulle quali i teologi, riflettendo, meditando, pregando, con grande umiltà, possono magari dire: questa cosa non la capisco; oppure: mi sembra che questa cosa potesse essere detta meglio; oppure: questa cosa oggi la si potrebbe dire in un altro modo; oppure, non lo so, una qualunque osservazione; vero! Perché tutti siamo in un cammino di perfezione. Ma questo non vuol dire che allora niente è bene, ed è sbagliato dire che tutti i mali vengono dal Concilio, molto sbagliato.
Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI, Papa Paolo VI, Papa Giovanni XXIII, insomma, sono tutti papi che hanno fatto del Concilio un faro per il loro pontificato; ce l’hanno spiegato; hanno cercato, in tutti i modi di attuarlo nel modo più corretto possibile.
Ricordo che Giovanni Paolo II disse che il Concilio Vaticano II era il faro del suo pontificato, pensate un po’! E Papa Benedetto, nell’ultimo intervento che fece ai seminaristi, a Roma, se non ricordo male, fece una lezione veramente magistrale proprio sul Concilio. Magari la leggeremo; adesso guardiamo la Costituzione, poi magari, alla fine — spero di ricordarmi — vorrei leggere con voi questo intervento di Papa Benedetto sul Concilio.
Noi leggeremo solo la Sacrosanctum Concilium, perché capite che i documenti sono veramente tanti e non possiamo leggerli tutti, perché non basterebbe una vita. Però quello sulla Sacra Liturgia ci tengo, perché siccome sento che molte volte voi riportate frasi del tipo: il sacerdote tale, il parroco tal altro, mi ha detto che questa cosa è contro il Concilio, mi ha detto che il Concilio ha abolito quest’altra cosa, che il Concilio ha tolto questa… Ecco, allora io dico: per non parlare a vanvera, noi dobbiamo conoscere i testi, quindi, come vi dico sempre, andiamo alle fonti, e leggiamo cosa dicono le fonti, così sappiamo. E siccome il tema è la Liturgia, c’è una Costituzione — che è la prima che è stata scritta, peraltro — che è la Costituzione Sacrosanctum Concilium; leggiamo.
E inizia proprio così:
PAOLO VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO
A PERPETUA MEMORIA
Quindi capite già che l’incipit è potente. Quindi c’è il Papa, unitamente ai padri del Sacro Concilio. Più di così! Ecco, quindi capite che l’autorità qui, con cui si scrive, è la massima autorità: il Papa, insieme ai padri del Concilio; importantissimo. Bene:
PROEMIO
- Il sacro Concilio si propone di far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli;
Potremmo fermarci qua; anzi, ci dobbiamo fermare già qua. Lo scopo del Concilio, del Sacro Concilio — il Papa lo chiama così — è quello di “far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli”. Quindi lo scopo è quello di un accrescimento della vita cristiana.
di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti;
Quindi, ci sono delle istituzioni nella vita della Chiesa che sono soggette a mutamento. Alcune no, alcune sono fisse, alcune altre invece sono soggette a mutamento, in relazione alle esigenze del tempo. Cambiano i tempi, e non è che cambino le istituzioni, ma si evolvono. Come un bambino che a cinque anni è alto tot centimetri e a trenta è alto un metro e novanta; è lo stesso bambino, il suo DNA è sempre quello — quello non può cambiare — il suo gruppo sanguigno è sempre quello, il suo fattore RH è sempre quello, non può cambiare, ma l’altezza cambia. Magari il colore dei capelli un po’ cambia, il colore degli occhi non cambia, i denti cambiano: da latte, vengono quelli permanenti; la conformazione del volto cambia; le orecchie sono due, rimangono due e non diventano cinque. Spuntano i denti del giudizio, prima non li aveva; aumentano di quattro i denti in bocca, e via di seguito. Vedete, alcune cose cambiano, alcune cose non cambiano.
di favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo;
Che bello! Vedete, ci stanno dicendo qual è lo scopo del Sacro Concilio: «favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo». Cioè, hanno cercato di comprendere che cosa può favorire questa unione.
di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa.
Guardate che sono parole bellissime. “Rinvigorire, ridare forza; ciò che serve per chiamare tutti nel seno della Chiesa”. Quindi lo scopo è: chiamare tutti nella Chiesa; vedete che bello? Chiamare tutti nel seno della Chiesa; tutti, nessuno escluso. «Rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa». Quindi lo scopo è anche quello di chiamare, di rinvigorire, ridare vigore, ridare forza, ridare bellezza, a quello che serve per questa chiamata nel seno della Chiesa, perché tutti dobbiamo, dovremmo e dobbiamo, speriamo presto, entrare nel seno della Chiesa. Stante tutte queste cose che abbiamo detto, il Sacro Concilio:
Ritiene quindi di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia.
Bellissimo. Quindi per queste ragioni si dedicano in modo speciale alla riforma, perché alcune cose mutano e quindi vanno sistemate, alcune cose no, e la riforma è la promozione, cioè la liturgia ha bisogno di essere promossa, rimessa sotto l’attenzione, affinché tutti la riguardiamo come deve essere guardata.
Ci fermiamo qui.
Avete visto come è denso questo primo numero del proemio? Ecco, ci fermiamo qui, e andando avanti piano piano, nei prossimi giorni lo leggeremo. Sono sicuro che vi è già venuta tanta voglia, sono sicuro che vi è già piaciuto tantissimo. Prendete i documenti del Concilio, così poi li potete leggere anche voi per conto vostro, e così potete seguire questo testo del Sacrosanctum Concilium.
Affidiamo alla Vergine Maria questo mese di ottobre. Preghiamo tanto gli uni per gli altri. E io vi chiedo una preghiera sentita per me, in questo mese, come vi chiedo nel mese di maggio, come vi chiedo ad esempio nel mese di giugno, che sono quei mesi un po’ particolari, ecco, un po’ densi di tante feste, di tanti rimandi, di tante memorie. Ecco, il mese di ottobre, vedrete, è densissimo di tutto questo e quindi vi chiedo un’Ave Maria, ecco. Io vi faccio questi piccoli interventi di meditazione, e voi, quando avete finito, dite un Ave Maria per me. Raccomandatemi tanto alla Madonna.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.