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“Il Giudizio Universale” dalle omelie di S. Giovanni Maria Vianney

Michelangelo Giudizio Universale

“Via, lontano da Me, maledetti, nel fuoco eterno”

 

(Mt 25,41)

Leggiamo nella Sacra Scrittura, fratelli miei, che tutte le volte che Dio ha voluto mandare qualche flagello al mondo o alla sua Chiesa, ha fatto precedere sempre qualche segno per cominciare a infondere nei cuori il terrore, e per indurli a piegare la sua giustizia. Volendo far perire l’universo per mezzo del diluvio, l’arca di Noè, il cui allestimento durò vent’anni, fu un segno per portare gli uomini alla penitenza, senza della quale essi sarebbero periti tutti. Lo storico Giuseppe ci dice che prima della distruzione della città di Gerusalemme, apparve per molto tempo una cometa a forma di spada, che gettò nel mondo la costernazione. Ognuno diceva: Ahimè! che significa questo segno? forse è qualche grande sciagura che Dio sta per inviarci. La luna restò otto mesi senza far luce; la gente sembrava non poter più vivere. Ad un tratto, apparve uno sconosciuto, che per tre anni, non faceva altro che gridare per le strade di Gerusalemme, di giorno e di notte: Povera Gerusalemme! Povera Gerusalemme!… Lo prendono, lo battono con le verghe, per impedirgli di gridare: ma niente lo ferma. Alla fine dei tre anni, comincia a urlare: Ah! povera Gerusalemme! Ah! povero me! Una pietra lanciata da una macchina da guerra gli piomba addosso e lo colpisce all’istante. Allora, tutti i mali di cui questo sconosciuto aveva minacciato Gerusalemme, caddero su di essa. La carestia fu così grande che le madri arrivarono al punto di sgozzare i loro figli per servirsene come cibo. Gli abitanti, senza sapere perché, si sgozzavano gli uni gli altri; la città fu presa e quasi annientata; le strade e le piazze erano tutte coperte di cadaveri; il sangue colava come un fiume; quei pochi che riuscirono a salvare la loro vita furono venduti come schiavi.

Ma, poiché il giorno del giudizio sarà il più terribile e il più spaventoso che sia mai esistito, sarà preceduto da segni che getteranno il terrore fino in fondo agli abissi. Nostro Signore ci dice che, in quel momento infelice per il peccatore, il sole non darà più la sua luce, la luna sarà simile a un ammasso di sangue, e le stelle cadranno dal cielo. L’atmosfera sarà talmente piena di fulmini, che sembrerà tutta fuoco, e si udranno tuoni che faranno un tale fracasso che gli uomini resteranno impietriti dal dolore sulla pianta dei loro piedi. I venti saranno così impetuosi che niente potrà fermarli. Gli alberi e le case saranno trascinati nel caos del mare; il mare stesso sarà così agitato dalle tempeste, che i suoi flutti si leveranno fino a quattro cubiti al di sopra delle più alte montagne, e scenderanno così in basso che si potranno vedere gli orrori dell’inferno; tutte le creature, anche quelle inanimate, sembreranno voler scomparire nel nulla per sfuggire alla presenza del loro Creatore, vedendo come i crimini commessi dall’uomo hanno sporcato e sfigurato la terra. Le acque del mare e dei fiumi bolliranno come olio nel braciere; gli alberi e le piante vomiteranno torrenti di sangue; i tremori del terreno saranno così grandi che si vedrà la terra aprirsi da tutte le parti; la maggior parte degli alberi e delle bestie saranno sprofondati, gli uomini che sopravviveranno resteranno privi di senno; le rocce e le montagne crolleranno con un furore spaventoso. Dopo tutti questi orrori, il fuoco divamperà ai quattro angoli del mondo, ma sarà un fuoco tale che brucerà le pietre, le rocce e il terreno, come un filo di paglia gettato in una fornace. Tutto l’universo sarà ridotto in cenere; bisogna che questa terra, che è stata insozzata da tanti crimini, sia purificata dal fuoco che verrà acceso dalla collera del Signore, dalla collera di un Dio giustamente irritato.

Dopo che questa terra, fratelli miei, tanto coperta di crimini, sarà stata purificata, Dio invierà i suoi angeli che suoneranno la tromba ai quattro angoli del mondo, e che diranno a tutti i morti: Alzatevi, morti, uscite dai vostri sepolcri, venite a comparire in giudizio. Allora tutti i morti, buoni e cattivi, giusti e peccatori, riprenderanno le medesime sembianze che avevano prima, il mare vomiterà tutti i cadaveri che sono racchiusi nei suoi abissi (il Santo dice “nel suo caos”), la terra getterà fuori tutti i corpi sepolti da tanti secoli nel suo seno. Dopo questi sconvolgimenti, tutte le anime dei santi discenderanno dal cielo, tutte raggianti di gloria; ciascuna anima si avvicinerà al suo corpo, dandogli mille e mille benedizioni: Vieni, gli dirà, vieni compagno delle mie sofferenze. Se hai faticato per piacere a Dio, se hai fatto consistere la tua felicità nelle sofferenze e nelle battaglie, oh! quali beni ci sono riservati! E’ da più di mille anni che io mi godo questa felicità (è l’anima separata che parla al suo corpo); oh! quale gioia per me venire ad annunciarti quali beni ci sono preparati per l’eternità! Venite benedetti occhi, che tante volte vi siete chiusi alla visione di oggetti impuri, per paura di perdere la grazia del vostro Dio, venite in cielo dove non vedrete altro che quelle bellezze che è impossibile vedere in questo mondo. Venite care orecchie, che avete avuto in orrore le parole e i discorsi impuri e calunniosi; venite e in cielo ascolterete una musica celeste che vi getterà in un continuo rapimento. Venite cari piedi miei e care mani, che tante volte vi siete adoperati a dare sollievo ai poveri disgraziati; andiamo a trascorrere la nostra eternità nel bel cielo, dove vedremo il nostro amabile e amoroso Salvatore che tanto ci ha amati. Ah! vedremo quella mano ancora tinta di sangue del nostro Salvatore, per mezzo della quale egli ci ha meritato tanta gioia. Infine, i corpi e le anime dei santi si scambieranno mille e mille benedizioni, e questo avverrà per tutta l’eternità.

Dopo che tutti i santi avranno ripreso i loro corpi tutti raggianti di gloria, a seconda delle buone opere e delle penitenze fatte, attenderanno con piacere il momento in cui Dio svelerà in faccia a tutto l’universo, tutte le lacrime, tutte le penitenze, tutto il bene che essi hanno compiuto durante la loro vita, senza tralasciarne neppure una (penitenza) o uno (bene), ormai immersi nella felicità di Dio stesso. Aspettate, dirà loro Gesù Cristo in persona, aspettate, desidero che l’universo intero veda con quanto gusto avete faticato. I peccatori induriti, gli increduli, dicevano che io ero indifferente a tutto quello che facevate per me; ma io dimostrerò loro, oggi, che ho visto ed ho contato tutte le lacrime che versavate negli angoli più remoti dei deserti; dimostrerò loro, oggi, che io ero al vostro fianco, quando eravate sul patibolo. Venite tutti e comparite davanti a questi peccatori che mi hanno disprezzato e oltraggiato, che hanno osato negare perfino che io esistessi, che io li vedessi. Venite, figlioli miei, venite miei cari, e vi renderete conto di quanto io sia stato buono, di quanto grande sia stato il mio amore verso di voi. Contempliamo, fratelli miei, per un istante, questo numero infinito di anime giuste che rientrano nei loro corpi che esse rendono simili a belli astri. Vedete tutti questi martiri,  con la palma nella mano? Vedete tutte queste vergini, con sulla testa la corona della verginità? Vedete tutti questi apostoli, tutti questi sacerdoti? Quante sono le anime che essi hanno salvato, altrettanti sono i raggi di gloria da cui sono abbelliti. Fratelli miei, allora tutti ci rivolgeremo a Maria, questa Madre-Vergine, dicendole: Andiamo a raggiungere colui che è in cielo, per dare un nuovo fulgore alla tua bellezza. Ma ora abbiate un momento di pazienza (è sempre Gesù Cristo che parla ai santi); voi siete stati disprezzati, calunniati e perseguitati dai cattivi: è giusto quindi che, prima di entrare nel regno eterno, i peccatori vengano a fare degna ammenda nei vostri riguardi. Ma, terribile e tremendo sconvolgimento! io odo la stessa tromba che invita i dannati a uscire dall’inferno. Venite, peccatori, carnefici e tiranni, dirà Dio che avrebbe voluto salvarvi tutti, venite, comparite davanti al tribunale del Figlio dell’uomo; di colui che voi eravate così spesso persuasi che non vi vedesse e che non vi ascoltasse! venite e mostratevi, perché tutto quello che avete commesso sarà manifestato al cospetto di tutto l’universo.

Allora l’angelo griderà: abissi dell’inferno, aprite le vostre porte! vomitate tutti questi dannati! il loro giudice li chiama. Ah! momento terribile! tutte queste infelici anime dannate, orribili a vedersi come gli stessi demoni, usciranno dagli abissi, e andranno, come dei disperati a cercare i loro corpi.

Ah! momento crudele! nell’istante stesso in cui l’anima entrerà nel suo corpo, questo corpo sperimenterà tutti i rigori dell’inferno. Ah! maledetto corpo! Queste maledette anime si rivolgeranno mille e mille maledizioni. Ah! maledetto corpo, dirà l’anima a quel corpo che l’ha trascinata nel fango delle sue impurità, è già da più di mille anni che soffro e che brucio nell’inferno. Venite, maledetti occhi, che tante volte avete preso gusto a rivolgere sguardi disonesti su voi stessi o sugli altri, venite all’inferno per contemplare i più orribili mostri. Venite, maledette orecchie, che avete preso tanto gusto a quelle parole, a quei discorsi impuri, venite ad ascoltare eternamente le grida, le urla e i ruggiti dei demoni. Venite, maledetta lingua e maledetta bocca, che tante volte avete dato impuri baci, e che non avete risparmiato nulla pur di accontentare la vostra sensualità e la vostra golosità; venite all’inferno dove avrete come nutrimento soltanto il fiele dei dragoni. Vieni, maledetto corpo, che ho sempre cercato di accontentare; vieni e così sarai steso, per tutta l’eternità, in uno stagno di fuoco e di zolfo, incendiato dalla potenza e dalla collera di Dio! Ah! chi potrà comprendere e raccontarci tutte le maledizioni che il corpo e l’anima si vomiteranno addosso per tutta l’eternità? Sì, fratelli miei, ecco tutti i giusti e i dannati che hanno ripreso la loro antica forma, cioè il loro corpo, come quello che ora vediamo, e che attendono il loro giudice; ma un giudice giusto e senza compassione, per ricompensare o per punire, secondo il bene o il male che noi abbiamo fatto. Eccolo che arriva, seduto sul suo trono, splendente di gloria, circondato da tutti gli angeli, con lo stendardo della croce che cammina davanti a lui. I dannati vedendo il loro giudice, anzi, che cosa sto dicendo? vedendo colui che hanno visto crocifisso non per altro che per procurare loro la felicità del paradiso, mentre essi, nonostante ciò, si sono dannati, grideranno: Montagne, schiacciateci, toglieteci dalla faccia del nostro giudice; rocce, cadete su di noi; ah! di grazia, precipitateci subito nell’inferno! No, no, peccatore (risponderanno le montagne e le rocce), fatti avanti e vieni a rendere conto di tutta la tua vita. Fatti avanti, disgraziato, che hai disprezzato un Dio tanto buono! Ah! mio giudice, padre mio e mio creatore, dove sono mio padre e mia madre che mi hanno fatto dannare? Ah! li voglio vedere; ah! voglio chiedere loro perché hanno permesso che mi perdessi il cielo! Padre mio e madre mia, siete voi che mi avete fatto dannare! siete voi la causa della mia infelicità! Dai, dai, avanza verso il tribunale del tuo Dio, ormai tutto è perduto per te. Ah! mio giudice, griderà questa giovane…, dov’è quel mascalzone che mi ha rapito il cielo?

No, no, avanza, non c’è più appello, ormai sei dannata! non c’è più speranza per te: sì, tu sei perduta; sì tu sei perduta: hai perso la tua anima e il tuo Dio. Ah! chi mai potrà descrivere l’infelicità di un dannato quando vedrà di fronte a sé, sulla sponda dei santi, un padre o una madre tutti raggianti di gloria e giudicati degni del cielo, mentre lui si vedrà riservato per l’inferno?

Montagne, diranno questi dannati, muovetevi; ah! per favore, cadeteci addosso! Ah! porte degli abissi, apritevi per nasconderci! No, peccatore, tu hai sempre disprezzato i miei comandamenti; ma oggi voglio dimostrarti che sono io il tuo padrone. Compari davanti a me con tutti i tuoi crimini che hanno intessuto tutta la tua vita. Ah! è allora, ci dice il profeta Ezechiele, che il Signore prenderà quel grande foglio miracoloso, dove sono scritti e riportati tutti i crimini degli uomini.

Quanti peccati che non sono mai comparsi alla luce del sole, e che allora appariranno! Ah! tremate voi che forse da quindici o venti anni avete accumulato peccato su peccato! Ah! poveri voi! In quel giorno Gesù Cristo, tenendo in mano il libro delle coscienze, chiamerà all’appello tutti i peccatori per convincerli di tutti i peccati che hanno commesso durante la loro vita, con un tono simile a un tuono spaventoso: Venite, impudichi, dirà loro, avvicinatevi e leggete quello che c’è scritto, giorno dopo giorno. Ecco tutti quei pensieri che hanno assalito la vostra immaginazione, tutti quei desideri vergognosi che hanno corrotto i vostri cuori; leggete e contate i vostri adulteri: ecco il luogo e il momento in cui li avete commessi; ecco la persona con la quale avete peccato. Leggete tutte le vostre mollezze e le vostre seduzioni, leggete e contate quante volte voi avete procurato la perdita delle anime che mi erano costate tanto care. Da più di mille anni il vostro corpo era imputridito e la vostra anima si trovava nell’inferno, e ancora il vostro libertinaggio trascinava altre anime nell’inferno [con gli esempi cattivi che avete lasciato sulla terra, n.d.r.]. Vedete questa donna che per colpa vostra si è perduta; vedete questo marito, questi figli e questi vicini! Tutti domandano vendetta, tutti vi accusano di aver causato la loro condanna eterna e dicono che, se non fosse per voi, ora sarebbero in cielo.

Venite donne mondane, strumenti di Satana, venite e leggete tutte le cure e il tempo che avete perso per truccarvi; contate il numero dei cattivi pensieri e dei cattivi desideri che avete provocato in coloro che vi hanno guardato. Vedete tutte le anime che gridano che siete voi che le avete spinte a perdersi. Venite mormoratori, seminatori di false accuse, venite e leggete, ecco dove sono segnate tutte le vostre maldicenze, i vostri scherni, le vostre nefandezze; ecco tutte le divisioni che avete causato; ecco tutti i turbamenti che avete fatto nascere, tutte le perdite e tutti i mali di cui la vostra maledetta lingua è stata la prima causa. Andate, sciagurati, ad ascoltare nell’inferno le grida e le urla spaventose dei demoni. Venite, maledetti avari, leggete e contate questo denaro e questi beni perituri ai quali avete attaccato il vostro cuore, disprezzando il vostro Dio, e per i quali avete sacrificato la vostra anima. Avete dimenticato la vostra durezza verso i poveri? Ecco il vostro denaro, contatelo; ecco il vostro oro e il vostro argento, ora chiedete aiuto ad essi, dite loro che vi tirino fuori dalle mie mani! Andate, maledetti, a piangere la vostra miseria nell’inferno. Venite, vendicativi, leggete e vedete tutto ciò che avete fatto per nuocere al vostro prossimo; contate tutte le ingiustizie, contate tutti quei pensieri di odio e di vendetta che avete nutrito nel vostro cuore; andate all’inferno, infelici. Siete stati ribelli: i miei ministri vi hanno detto mille volte che se non aveste amato il vostro prossimo come voi stessi, non ci sarebbe stato perdono per voi. Allontanatevi da me, maledetti, andate all’inferno, dove sarete vittime della mia eterna collera, dove capirete che la vendetta appartiene solo a Dio. Vieni, vieni, ubriacone, guarda: ecco il bicchiere di vino, ecco il boccone di pane che hai strappato dalla bocca di tua moglie e dei tuoi figli; ecco tutti i tuoi eccessi, li riconosci? Sono tuoi o del tuo vicino? Ecco il numero delle notti, dei giorni che hai trascorsi nei luoghi di divertimento, nelle domeniche e nei giorni di festa; ecco le parole disoneste che hai pronunciato nella tua ubriachezza; ecco tutti i giuramenti, tutte le imprecazioni che hai vomitato; ecco tutti gli scandali che hai dato a tua moglie, ai tuoi figli e ai tuoi vicini. Sì, io ho scritto tutto ed ho contato tutto. Vai, disgraziato, a ubriacarti nell’inferno con il fiele della mia collera. Venite, commercianti, operai, qualunque sia la vostra condizione; venite, rendetemi conto fino all’ultimo centesimo, di tutto quello che avete comprato e venduto; venite, esaminiamo insieme se le vostre misure e i vostri conti sono conformi ai miei! Ecco, o mercanti, il giorno in cui avete imbrogliato questo ragazzo; ecco il giorno in cui vi siete fatti pagare due volte la stessa cosa. Venite, profanatori dei sacramenti, ecco tutti i vostri sacrilegi, tutte le vostre ipocrisie. Venite, padri e madri, rendetemi conto di queste anime che io vi ho affidate; rendetemi conto di tutto quello che hanno fatto i vostri figli, i vostri domestici; ecco tutte le volte che avete dato loro il permesso di andare in certi luoghi e di frequentare certe compagnie con cui hanno peccato. Ecco tutti i cattivi pensieri e i cattivi desideri di cui è stata causa vostra figlia; ecco tutti gli abbracci e le altre azioni infami; ecco tutte le parole impure che vostro figlio ha pronunciato. Ma, Signore, diranno i padri e le madri, non gliel’ho comandato io. Non importa, dirà loro il Giudice, i peccati dei tuoi figli sono i tuoi! Dove sono le virtù che hai fatto praticare loro? Dove sono i buoni esempi che hai loro dato? Dove le buone opere che hai fatto loro compiere? Ahimè! cosa mai li aspetta a questi padri e a queste madri che, pur vedendo i loro figli che, alcuni vanno a ballare, altri a divertirsi o ad assistere agli spettacoli, se ne restano tranquilli! O mio Dio, quale accecamento! Oh! di quanti crimini si vedranno accusati in quel terribile momento! Oh! quanti peccati nascosti saranno manifestati dinanzi all’universo intero! Oh! abissi profondi dell’inferno, apritevi, per inghiottire queste folle di dannati che hanno vissuto solo per oltraggiare Dio e per dannarsi l’anima!

Ma allora, mi chiederete, tutte le buone opere che abbiamo compiute, non serviranno a nulla? Tutti i digiuni, le penitenze, le elemosine, le comunioni, le confessioni, resteranno dunque senza ricompensa? Sì, vi dirà Gesù Cristo, tutte le vostre preghiere non erano altro che abitudine meccanica, i vostri digiuni erano solo ipocrisia, le vostre elemosine, le facevate solo per vantarvene; il vostro lavoro non aveva altro scopo che l’avarizia e la cupidigia; le vostre sofferenze erano piene di pianti e di lamenti; io non ero per nulla presente in ciò che facevate. D’altronde, vi ho ricompensato con i beni materiali, ho benedetto il vostro lavoro, ho reso fertili i vostri campi, ho fatto arricchire i vostri figli. Per quel poco di bene che avete fatto, vi ho dato tutta la ricompensa che potevate aspettarvi. Ma, vi dirà ancora, i vostri peccati rimangono, vivranno eternamente al mio cospetto. Andate, maledetti, al fuoco eterno preparato per tutti coloro che durante la loro vita mi hanno disprezzato!

Sentenza terribile, ma infinitamente giusta. Che cosa c’è di più giusto? Un peccatore che, per tutta la vita, non ha fatto altro che rotolarsi nelle sue colpe, nonostante le grazie che il buon Dio gli presentava senza tregua per farlo allontanare da esse! Vedete questi empi che si burlavano del loro pastore, che disprezzavano la Parola di vita, che volgevano in ridicolo ciò che il loro pastore predicava? Vedete quei peccatori che si gloriavano di non avere nessuna religione, che prendevano in giro coloro che la praticavano? Li vedete questi cattivi cristiani che avevano così spesso sulla bocca terribili bestemmie, che dicevano di aver voglia di divertirsi e che non sentivano alcun bisogno della confessione? Vedete questi increduli che ci dicevano che, una volta morti, tutto sarebbe finito? Vedete la loro disperazione? Li sentite accusare la loro empietà? Li sentite implorare misericordia? Ma ormai tutto è compiuto, non vi resta che l’inferno come vostro salario.

Vedete quell’orgoglioso che canzonava e disprezzava tutti gli altri? Lo vedete com’è oppresso fino in fondo al cuore, condannato a giacere per tutta l’eternità sotto i piedi dei demoni? Vedete quell’incredulo che affermava che non esiste né Dio né inferno? Lo vedete, ora, come professa che esiste un Dio che lo giudica e un inferno dove sta per precipitare, senza mai più uscirne? E’ vero che Dio darà la possibilità a tutti i peccatori di addurre le loro ragioni e le loro scuse per giustificarsi, se lo possono. Ma, ahimè! che mai potrà dire un criminale che in se stesso non scorge altro che delitto e ingratitudine? Ahimè! tutto ciò che un peccatore potrà dire in questo infelice momento, non servirà ad altro che a mostrare meglio la sua empietà e la sua ingratitudine.

Ma, fratelli miei, quello che sarà più sconvolgente in quel terribile istante, sarà il vedere che Dio non ha risparmiato nulla per salvarci, che ci ha partecipato i meriti infiniti della sua morte in croce, che ci ha fatto nascere nel seno della sua Chiesa, che ci ha dato i pastori per mostrarci e insegnarci tutto quello che ci era necessario per divenire felici. Ci ha donato i sacramenti per farci recuperare la sua amicizia, tutte le volte che l’avessimo perduta; non ha posto alcun limite al numero di peccati che voleva perdonarci; se il nostro ritorno fosse stato sincero, saremmo stati certi del suo perdono. Egli ci ha atteso per tanti anni, sebbene noi non vivessimo che per oltraggiarlo; non voleva affatto perderci, ma voleva assolutamente salvarci; ma noi non abbiamo voluto! Siamo stati noi stessi a costringerlo, per i nostri peccati, a una sentenza di eterna dannazione: Andate, figli maledetti, andate a trovare colui che avete voluto imitare [il diavolo]; per quanto mi riguarda io non vi riconosco, posso solo colpirvi con tutti i furori della mia collera eterna!

Venite, ci dice il Signore per mezzo di uno dei suoi profeti, venite, uomini, donne, ricchi e poveri, chiunque voi siate, o peccatori, qualunque sia il vostro stato e la vostra condizione, parlate tutti insieme, esponete le vostre ragioni e io esporrò le mie. Entriamo in giudizio! Ah! che terribile momento questo per un peccatore che, da qualunque lato esamini la sua vita, non vede che peccato, e niente di buono! Mio Dio! che accadrà? Finché è in questo mondo, il peccatore ha sempre qualche scusa da trovare per ogni peccato che commette. Perfino accostandosi al tribunale della penitenza, dove dovrebbe comparire per accusare e condannare solo se stesso, si lascia vincere dall’orgoglio. Alcuni trovano il pretesto dell’ignoranza, altri dicono che le tentazioni erano troppo violente; altri, infine, adducono le occasioni e i cattivi esempi: ecco quali sono sempre le ragioni che portano i peccatori per nascondere la nefandezza dei loro crimini. Venite, peccatori pieni di orgoglio, vediamo se le vostre scuse saranno accettate nel giorno del giudizio; giustificatevi con colui che, con la fiaccola nella mano, ha visto tutto, ha contato tutto, ha pesato tutto. Ma voi dite che non sapevate che quella tal cosa era peccato! Ah! sciagurati, vi dirà Gesù Cristo, se foste nati fra le nazioni idolatre che non hanno mai sentito parlare del vero Dio, potreste almeno un po’ essere scusati per la vostra ignoranza; ma voi, cristiani, che avete avuto la fortuna di nascere nel seno della mia Chiesa, di essere posti nel centro della luce, voi, a cui così spesso si è parlato della felicità eterna! Fin dall’infanzia, vi è stato insegnato tutto quello che occorre fare per procurarsela; voi, che mai si è smesso di istruire, di esortare e di riprendere, voi osate scusarvi per la vostra ignoranza!? Ah! disgraziati, se vivevate nell’ignoranza, era solo perché non volevate istruirvi! era perché non volevate approfittare delle istruzioni o le evitavate. Ah! sciagurati, andate via, le vostre scuse vi rendono ancora più degni di maledizione! Andate, figli maledetti, nell’inferno, per ardere in esso con tutta la vostra ignoranza! Ma, dirà un altro, le mie passioni erano troppo vivaci, e la mia debolezza era molto grande. Ebbene, risponderà loro il Signore, dal momento che Dio era così buono da farvi conoscere la vostra debolezza, e che i vostri pastori vi dicevano che bisognava vegliare continuamente su voi stessi, che bisognava mortificarsi, se volevate soggiogare le vostre passioni, perché voi facevate tutto il contrario? Perché vi prendevate tanta cura nell’accontentare il vostro corpo e nell’andare alla ricerca dei piaceri? Dio vi faceva conoscere la vostra debolezza, e ciononostante voi cadevate ad ogni momento: perché non avete fatto ricorso a Dio per chiedere la sua grazia? Perché non ascoltavate i vostri pastori, che non cessavano di esortarvi a domandare le grazie e le forze di cui avevate bisogno per vincere il demonio? Perché avete avuto tanta indifferenza e disprezzo per i sacramenti, dove avreste ricevuto tanta grazia, tanta forza, per fare il bene ed evitare il male? Perché, dunque, avete così spesso disprezzato la Parola di Dio, che vi avrebbe guidato nel cammino che dovevate intraprendere per andare a lui? Ah! peccatori ingrati e ciechi, tutti questi beni erano a vostra disposizione, potevate servirvene come hanno fatto tanti altri. Che avete fatto per impedire a voi stessi di cadere nel peccato? Se avete pregato e non avete ottenuto, ciò significa che avete pregato meccanicamente e per abitudine. Andate, disgraziati! quanto più avevate conosciuto la vostra debolezza, tanto più dovevate ricorrere a Dio che vi avrebbe sostenuto e vi avrebbe aiutato a lavorare per la vostra salvezza. Andate, maledetti, per questo siete ancora più criminali.

Ma le occasioni di peccare sono troppe, dirà ancora un altro. Amico mio, conosco tre specie di occasioni che possono indurci a peccare. Tutti gli stati di vita hanno i loro pericoli e offrono occasioni di peccare. Ci sono dunque tre specie di occasioni: quelle alle quali siamo esposti a causa dei doveri del nostro stato, quelle che incontriamo senza cercarle, e quelle nelle quali ci invischiamo da soli, senza alcuna necessità. Quelle occasioni di caduta, nelle quali ci invischiamo senza necessità, non ci potranno servire da scusa; non cerchiamo neppure, inoltre, di giustificare un peccato con un altro peccato. Voi dite che avete sentito cantare una cattiva canzone; oppure avete ascoltato una maldicenza o una calunnia: e perché siete andati in quella casa o avete frequentato quella certa compagnia? Perché avete familiarità con queste persone senza religione? Non sapete forse che colui che si espone al pericolo è colpevole e perirà in esso? Chi cade senza che si sia esposto, si rialza subito, e la sua caduta lo rende ancora più vigilante e più saggio. Ma come mai non capite che quando Dio ci ha promesso il suo aiuto nelle tentazioni, non ce lo ha promesso affatto per quando siamo noi stessi che abbiamo l’incoscienza di esporci ad esse? Andate, sciagurati, siete stati voi stessi che avete voluto perdervi; meritate l’inferno che è riservato ai peccatori come voi. Ma, mi obietterete, abbiamo sempre cattivi esempi davanti agli occhi. Avete cattivi esempi? Che frivola scusa! Se ne avete di cattivi, non ne avete anche di buoni? Perché non avete seguito piuttosto i buoni esempi che i cattivi? Perché non avete seguito l’esempio di quella giovane che si recava in chiesa, alla mensa santa, piuttosto che quello di quell’altra giovane che se ne andava a ballare? Quando quel bravo giovane veniva in chiesa per adorare Gesù Cristo nel santo tabernacolo, perché non avete seguito le sue tracce, piuttosto che quelle di quell’altro giovane che se ne andava ai divertimenti? Dite piuttosto, o peccatori, che vi è piaciuto di più seguire la via larga che vi ha condotto in questa infelicità nella quale ora vi trovate, e non il viottolo stretto che il Figlio di Dio ha voluto lui stesso tracciare. La vera causa delle vostre cadute e della vostra condanna non sono dunque né i cattivi esempi, né le occasioni, né la vostra debolezza, né la mancanza delle grazie necessarie, ma unicamente le cattive disposizioni del vostro cuore che voi non avete voluto reprimere. Se avete fatto il male, è perché lo avete voluto voi! La vostra condanna viene dunque unicamente da voi stessi.

Ma, mi direte ancora, ci era stato detto sempre che Dio è buono. E’ vero che è buono, ma è anche giusto: la sua bontà e la sua misericordia per voi, ormai, sono finite; vi resta solo la sua giustizia e la sua vendetta! Ahimè! fratelli miei, noi che abbiamo tanta ripugnanza a confessarci, se cinque minuti prima di quel gran giorno Dio ci desse dei sacerdoti per confessare loro i nostri peccati, affinché fossero cancellati, ah! con quanta fretta non ne approfitteremmo? Ma ciò non ci verrà affatto accordato in quel momento di disperazione. Si racconta che il re Bogoris fu molto più saggio di noi: essendo stato istruito da un missionario nella religione cattolica, era però ancora trattenuto dai falsi piaceri del mondo. Per disposizione della Provvidenza di Dio, un pittore cristiano, a cui egli aveva commissionato per il suo palazzo un dipinto rappresentante una terribile caccia alle bestie feroci, gli dipinse invece il giudizio finale, con il mondo tutto in fiamme, Gesù Cristo in mezzo a tuoni e fulmini, l’inferno già aperto per inghiottire i dannati, il tutto con figure così spaventose che il re rimase impietrito. Ritornato in sé, si ricordò di quello che un missionario gli aveva detto che bisognava fare per evitare gli orrori di quel momento in cui il peccatore non può più avere in sorte altro che la disperazione; e, rinunciando immediatamente a tutti i suoi piaceri, trascorse il resto della vita nella penitenza e nelle lacrime. Ahimè! fratelli miei, se questo principe non si fosse convertito, sarebbe ugualmente morto, avrebbe lasciato ugualmente tutti i suoi beni e i suoi piaceri, solo un po’ più tardi, ma poi, dopo la morte, avrebbe comunque lasciato ad altri i suoi beni. Ora egli si troverebbe nell’inferno ad ardere per sempre, invece si trova in cielo per l’eternità, tutto contento nell’attesa del gran giorno del giudizio, vedendo che tutti i suoi peccati gli sono stati perdonati e che non ricompariranno mai più, sia agli occhi di Dio che a quelli degli uomini. Fu questo medesimo pensiero, a lungo meditato da san Girolamo, che lo portò a usare un tale rigore con il suo corpo, e a versare tante lacrime. Ah! gridava nella sua solitudine, mi sembra di udire ad ogni istante quella tromba che dovrà svegliare tutti i morti e chiamarmi al tribunale del mio Giudice. Questo stesso pensiero faceva tremare Davide sul suo trono, e sant’Agostino nel bel mezzo dei suoi piaceri, malgrado tutti gli sforzi che faceva per soffocarlo. Egli diceva di tanto in tanto al suo amico Alipo: Ah! caro amico, verrà un giorno che compariremo tutti davanti al tribunale di Dio, per ricevere la ricompensa del bene o il castigo del male che abbiamo compiuto durante la vita; abbandoniamo, egli aggiungeva, la strada del crimine e imbocchiamo quella che hanno seguito tutti i santi. Prepariamoci fin da ora a quel giorno. San Giovanni Climaco ci riferisce che un solitario lasciò il suo monastero per passare in un altro e fare lì maggiore penitenza. La prima notte, fu citato davanti al tribunale di Dio che gli mostrò che egli era debitore verso la sua giustizia di cento libbre d’oro. Ahimè! Signore, gridò quello, cosa devo fare per estinguere il mio debito? Rimase tre anni in quel monastero, dove Dio permise che fosse maltrattato e disprezzato da tutti gli altri, al punto che sembrava che nessuno potesse sopportarlo. Nostro Signore gli apparve una seconda volta, dicendogli che ancora aveva estinto solo un quarto del suo debito. Ah! Signore, gridò quello, che cosa dunque occorre che io faccia per essere giustificato? Si mise a fare il pazzo per tredici anni, facendo tutto ciò che gli veniva richiesto; lo si trattava duramente come una bestia da soma. Il buon Dio gli apparve una terza volta dicendo che aveva estinto la metà del debito. Ah! Signore, rispose quello, poiché l’ho voluto [il peccato], devo soffrire per soddisfare la tua giustizia. Ah! Dio mio! non aspettare il giorno del giudizio per punire i miei peccati! San Giovanni Climaco ci riferisce un altro episodio che fa tremare. C’era una volta, egli narra, un solitario che, da quarant’anni, piangeva i suoi peccati nel folto di una foresta. La vigilia della sua morte, all’improvviso, fuori di sé, aprendo gli occhi, guardando a destra e a sinistra del suo letto, come se avesse visto qualcuno che gli chiedeva conto della sua vita, rispondeva con voce tremante: Sì, ho fatto questo peccato, ma l’ho confessato e ne ho fatto penitenza per tanti anni, fino a quando il mio Dio mi ha perdonato. Ma hai commesso anche quest’altro peccato, diceva la voce. – No, gli rispose, non l’ho commesso. Prima di morire lo si sentì gridare: Dio mio, Dio mio, togli, togli, per favore, i miei peccati dalla mia presenza, non posso più sopportarli. Ahimè! che ne sarà di noi, se il demonio ci rimprovera perfino i peccati che non abbiamo mai commessi, noi che siamo tutti coperti di peccati, e non abbiamo fatto nessuna penitenza? Ahimè! che dobbiamo aspettarci in quel terribile momento? Se i santi sono a mala pena sicuri, che faremo noi? Cosa dobbiamo concludere da tutto ciò che abbiamo detto, fratelli miei? Ecco: la conclusione è che non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che, un giorno, saremo giudicati senza misericordia, e che tutti i nostri peccati appariranno agli occhi di tutto l’universo; e che, dopo questo giudizio, se ci troveremo ancora in quei peccati, andremo a piangerli nell’inferno, senza poterli più né cancellare, né dimenticare. Oh! quanto siamo ciechi, fratelli miei, se non approfittiamo del poco tempo che ci resta da vivere, per assicurarci il cielo! Se siamo peccatori, abbiamo in questa vita la speranza del perdono, mentre se aspettiamo quel momento (del giudizio), non avremo più risorse. Gridiamo dal fondo dell’anima: Mio Dio!… fammi la grazia di non perdere mai il ricordo di quel terribile momento, soprattutto allorché sarò tentato: non lasciarmi soccombere. E così quel giorno sentiremo queste dolci parole uscire dalla bocca del Salvatore: “Venite voi, benedetti dal Padre mio, a possedere il Regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo”.

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