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Il Card. Burke e l’attuale situazione di divisione, confusione e errore nel mondo e nella Chiesa

Card Burke Louisville_

Pubblichiamo, nella nostra traduzione, l’Intervento del Card. Raymond Leo Burke al 32° Convegno annuale “Church Teaches” dal titolo “Il Messaggio di Fatima: Pace per il Mondo” tenutosi presso la Galt House a Louisville nel Kentucky il 21 e 22 luglio 2017.

Sviluppare vite di pace seguendo il Cuore di Maria

Ho recentemente partecipato ad una conferenza della durata di tre giorni sulla Sacra Liturgia, alla quale hanno preso parte anche molti bravi e giovani sacerdoti. Ho avuto diverse occasioni di confrontarmi con loro sul loro ministero sacerdotale. Come spesso mi capita nella maggior parte dei luoghi che visito, i sacerdoti hanno espresso una grande preoccupazione circa la situazione in cui si trovano il mondo e la Chiesa. È una situazione che può essere espressa sinteticamente come di confusione, divisione e errore. Verso la fine della conferenza un giovane sacerdote si è avvicinato e mi ha chiesto: “Cardinale, pensa che siamo negli ultimi tempi?” L’espressione sul suo volto faceva comprendere la sincerità della sua domanda e la profonda preoccupazione dalla quale scaturiva. Non ho esitato a rispondere: “Potrebbe essere”.

Stiamo vivendo tempi assai travagliati, nel mondo e anche nella Chiesa. La secolarizzazione ha devastato la cultura di molte nazioni, specialmente in occidente, allontanando la cultura dalla sua unica vera fonte in Dio e nel Suo progetto per noi e per il mondo. Assistiamo ad un attacco quotidiano e diffuso alla vita umana innocente e indifesa, col risultato di una violenza senza precedenti nella vita famigliare e nella società, in generale. C’è l’ancor più virulenta ideologia di genere che propaga la confusione totale sulla nostra identità come uomini e donne e conduce molti nella società a profonda infelicità e perfino all’autodistruzione.

C’è anche la negazione della libertà religiosa, che cerca di ostacolare se non di mettere completamente a tacere ogni affermazione su Dio e sulla nostra necessaria relazione con Lui. Alla negazione della libertà di religione si accompagna il tentativo di costringere i timorati di Dio ad agire contro le loro coscienze ben formate, cioè contro la legge di Dio inscritta nel cuore dell’uomo. Nelle nazioni cosiddette libere i governi impongono alla società le pratiche dell’aborto, della sterilizzazione, della contraccezione, dell’eutanasia e la mancanza di rispetto della sessualità umana, fino al punto di arrivare a indottrinare i bambini piccoli alla iniqua “teoria di genere”.

Allo stesso tempo, il materialismo ateo e il relativismo conducono ad una corsa senza scrupoli alla ricchezza, al piacere e al potere, mentre la regola della legge, dettata dalla giustizia, viene calpestata. In una situazione culturale così pervasivamente disordinata sorge la legittima paura di un conflitto globale che può solo significare distruzione e morte per molti. Chiaramente, l’attuale situazione mondiale non può continuare se non conducendo all’annientamento totale.

Il mondo non ha mai avuto così tanto bisogno dei solidi insegnamenti e della direzione che Nostro Signore, nel Suo amore incommensurabile ed eterno per l’uomo, desidera dare al mondo attraverso la Sua Chiesa e specialmente attraverso i suoi pastori: il Romano Pontefice, i Vescovi in comunione con la Santa Sede e i loro principali collaboratori, i sacerdoti. Ma, in modo diabolico, la confusione e l’errore che hanno condotto la cultura umana sulla strada della morte e distruzione sono entrati anche nella Chiesa, cosicché essa si avvicina alla cultura [mondana] come se non conoscesse l’identità e la missione che le sono proprie, come se non avesse la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e dell’Amore Divino alla cultura radicalmente secolarizzata. Per esempio, dopo la decisione presa il 30 giugno scorso dal Parlamento Tedesco di accettare il cosiddetto “Matrimonio tra persone dello stesso sesso”, il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca ha dichiarato che la decisione non costituiva una preoccupazione prioritaria per la Chiesa la quale, secondo lui, dovrebbe preoccuparsi maggiormente dell’intolleranza verso coloro che soffrono per l’attrazione verso persone dello stesso sesso.[1] Chiaramente, in questo approccio non c’è più la giusta e necessaria distinzione tra l’amore che noi come cristiani dobbiamo sempre avere per il peccatore e l’odio che invece dobbiamo sempre avere per gli atti peccaminosi.

Papa Benedetto XVI nel suo saluto in occasione della Messa Esequiale per il Card. Joachim Meisner, Arcivescovo Emerito di Colonia in Germania, ha fatto riferimento alla situazione generale della Chiesa in relazione alla cultura. Avendo avuto il privilegio di conoscere abbastanza bene il Card. Meisner e di lavorare con lui in difesa degli insegnamenti della Chiesa sul Santo Matrimonio, sulla Santa Comunione e sulla legge morale, so quanto egli soffrisse per la crescente confusione sugli insegnamenti della Chiesa all’interno della Chiesa stessa. Chiaramente aveva espresso le stesse preoccupazioni a Papa Benedetto XVI, preoccupazioni che a quanto pare entrambi condividevano, pur riaffermando allo stesso tempo, come ci insegna la nostra fede, la sua fede in Nostro Signore il quale ha promesso di rimanere con il Suo Corpo Mistico “tutti i giorni fino alla fine del mondo”.[2]

A proposito delle continue preoccupazioni pastorali del Card. Meisner, Papa Benedetto XVI ha scritto:

“Sappiamo che questo appassionato pastore trovava difficile lasciare il suo compito, specialmente in un tempo in cui la Chiesa si trova nella pressante necessità di avere pastori convincenti, che possono resistere alla dittatura dello spirito dei tempi e che vivono e pensano la fede con determinazione. Tuttavia, ciò che mi ha maggiormente commosso è che nell’ultimo periodo della sua vita, ha imparato a lasciare la presa e vivere nella profonda convinzione che il Signore non abbandona la Sua Chiesa, anche quando la barca ha imbarcato così tanta acqua da sembrare lì lì per ribaltarsi.[3]

Quando ho parlato l’ultima volta al Card. Meisner a Colonia il 4 marzo di quest’anno, era sereno ma allo stesso tempo ha espresso la sua determinazione a continuare la battaglia per Cristo e per le verità che Egli ci insegna, in una linea ininterrotta, attraverso la Tradizione Apostolica.

La fedeltà del Card. Meisner al suo compito di pastore del gregge, anche quando non era più Arcivescovo di Colonia, era una potente fonte di forza per molti altri pastori della Chiesa che ogni giorno faticano per condurre il gregge sulla via di Cristo. Per un motivo o per l’altro, molti pastori non parlano della situazione in cui la Chiesa si trova, o hanno abbandonato la chiarezza degli insegnamenti della Chiesa in favore della confusione e dell’errore che vengono erroneamente insegnati per affrontare in modo più efficace il collasso totale della cultura Cristiana. Il giovane sacerdote che mi ha fatto la domanda circa la natura apocalittica del tempo presente nella Chiesa e nel mondo prendeva le mosse da un’esperienza di ancor maggiori sfide nell’insegnare con integrità le verità di fede, mentre assiste ad un’apparente mancanza di chiarezza e coraggio da parte delle più alte autorità ecclesiali.

Di fatto, la cultura totalmente materialista e relativista, abbracciata e potentemente supportata dai mezzi di comunicazione secolari e l’attività di lobbying politico dei ricchi del mondo incoraggiano la confusione e la divisione nella Chiesa. Qualche tempo fa un cardinale a Roma commentava positivamente il fatto che i media secolari non attaccano più la Chiesa come facevano ferocemente durante il pontificato di Papa Benedetto XVI. La mia risposta è stata che l’approvazione dei mezzi di comunicazione secolari, al contrario, è per me segno che la Chiesa sta fallendo miseramente nella sua testimonianza chiara e coraggiosa al mondo per la salvezza del mondo stesso.

Insieme all’interesse dei nemici della Chiesa nel lodare e promuovere la confusione e l’errore all’interno della Chiesa stessa, c’è anche una lettura politica mondana del governo della Chiesa. Per gli architetti di una Chiesa secolarizzata e politicizzata, coloro che propongono gli insegnamenti e la pratica tradizionali della Chiesa sono ora i nemici del Papa. La dottrina e la disciplina, che insieme con Culto Sacro, sono i doni essenziali di Cristo a noi nella Chiesa, sono ora visti come strumenti di un presunto rigido fondamentalismo, ostacoli alla cura pastorale dei fedeli come la intende Papa Francesco. Assistiamo anche alla triste situazione dei membri della gerarchia che si accusano l’un l’altro di avere un programma politico e profano, così come i politici si attaccano l’un l’altro per promuovere un programma politico.

A questo proposito la pienezza del potere (plenitudo potestatis) essenziale all’esercizio dell’ufficio del successore di San Pietro è falsamente ritratta come un potere assoluto, tradendo in questo modo il Primato del Successore di San Pietro che è il primo tra di noi nell’obbedienza a Cristo, vivo per noi nella Chiesa attraverso la Tradizione Apostolica. Le voci secolari promuovono l’immagine di un Papa riformatore che è un rivoluzionario, vale a dire uno che attua la riforma della Chiesa rompendo con la tradizione, la regola della fede (regula fidei) e la corrispondente regola della legge (regula iuris). Ma l’ufficio di San Pietro non ha nulla a che vedere con la rivoluzione, che è primariamente un termine politico e profano. Come ha insegnato il Concilio Vaticano II, il successore di Pietro “è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli”[4]. La pienezza del potere, l’esercizio indiscusso dell’ufficio del Romano Pontefice è precisamente di proteggerlo dal tipo di pensiero mondano e relativista che conduce alla confusione e alla divisione. Esso inoltre lo abilita ad annunciare e difendere la fede nella sua integrità. Descrivendo ciò che è noto sotto il nome di “potere delle chiavi” il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che esso è fondato sulla confessione che San Pietro fece di Nostro Signore come Dio Figlio, incarnato per la nostra eterna salvezza[5] e dichiara:

“Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli”[6]

Per questo è assurdo pensare che Papa Francesco possa insegnare qualcosa che non è in accordo con quello che i suoi predecessori, ad esempio Papa Benedetto XVI e Papa San Giovanni Paolo II, hanno solennemente insegnato.

A proposito delle frequenti affermazioni di Papa Francesco, si è sviluppata una convinzione diffusa che ogni affermazione del Santo Padre debba essere accolta come insegnamento papale o magisteriale. I mass media hanno certamente fatto apposta a scegliere tra le dichiarazioni di Papa Francesco con l’intento di dimostrare che la Chiesa cattolica sta subendo una rivoluzione e sta cambiando radicalmente il proprio insegnamento su alcune questioni chiave della fede e specialmente della morale. La questione è complicata perché papa Francesco sceglie regolarmente di parlare in maniera colloquiale, sia durante interviste date sugli aeroplani o alle conferenze stampa o in discorsi a braccio che fa a vari gruppi. Stando così le cose, chi poi colloca le sue affermazioni all’interno del contesto più corretto dell’insegnamento e della pratica della Chiesa, può essere accusato di andare contro il Santo Padre. Mi ricordo uno degli eminenti padri della sessione straordinaria del Sinodo di Vescovi tenuta nell’ottobre 2014, il quale mi avvicinò durante una pausa per dirmi: “Cosa sta succedendo? Quelli tra noi che sostengono ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato vengono ora chiamati i nemici del Papa?” Come risultato, si è tentati di rimanere in silenzio, o di cercare di spiegare dottrinalmente un linguaggio che confonde o addirittura contraddice la dottrina.

Questo è il modo in cui sono arrivato ad intendere il dovere di correggere la diffusa opinione circa l’insegnamento della Chiesa e le dichiarazioni del Papa: bisogna distinguere, come la Chiesa ha sempre fatto, tra le parole dell’uomo che è Papa e le parole del Papa come Vicario di Cristo in terra. Nel Medioevo la Chiesa parlava dei due corpi del Papa: il corpo dell’uomo e il corpo di Vicario di Cristo. Infatti l’abbigliamento tradizionale del Papa, specialmente la mozzetta rossa con la stola che ritrae gli apostoli Pietro e Paolo, rappresenta visibilmente quale sia il corpo del Papa che parla quando sta stabilendo un insegnamento per la Chiesa.

Nei tempi recenti la Chiesa non è stata abituata ad un Romano Pontefice che parla pubblicamente in maniera colloquiale. Infatti, è sempre stata presa grande cura affinché qualsiasi parola del Papa che veniva pubblicata fosse chiaramente in accordo col Magistero. Alcuni mesi fa stavo parlando con un cardinale che da giovane sacerdote aveva collaborato strettamente con il beato Papa Paolo VI. Papa Paolo VI era un predicatore di talento che spesso parlava senza seguire un testo preparato. Questi discorsi venivano poi trascritti per la pubblicazione ma Papa Paolo VI non avrebbe mai permesso la pubblicazione di uno dei suoi discorsi senza studiare accuratamente il testo stampato. Diceva infatti al giovane sacerdote: io sono il Vicario di Cristo in terra e ho la gravissima responsabilità di accertarmi che nessuna mia parola possa essere interpretata in modo contrario all’insegnamento della Chiesa.

Papa Francesco ha scelto spesso di parlare nel suo primo corpo, il corpo dell’uomo che è Papa. Infatti, anche in documenti che, nel passato, rappresentavano un insegnamento più solenne, egli afferma chiaramente che non sta dando un insegnamento magisteriale ma sta esponendo sue opinioni personali. Tuttavia, coloro che sono abituati a un diverso stile di comunicazione papale, vogliono rendere ogni sua frase in qualche modo parte del Magistero. Ciò è contrario alla ragione e a quello che la Chiesa ha sempre compreso. È semplicemente sbagliato e nocivo per la Chiesa accogliere ogni dichiarazione del Santo Padre come un’espressione di insegnamento papale o di Magistero.

Fare la distinzione tra i due tipi di discorso del Romano Pontefice non è in alcun modo una mancanza di rispetto dell’ufficio petrino, nè tantomeno costituisce avversione per Papa Francesco. Anzi, al contrario, mostra un profondo rispetto per l’ufficio petrino e per l’uomo al quale Nostro Signore l’ha affidato. Senza questa distinzione perderemo facilmente il rispetto per il papato o saremmo portati a pensare che, se non condividiamo le opinioni personali dell’uomo che riveste la carica di Romano Pontefice, allora dobbiamo rompere la comunione con la Chiesa.

In ogni caso, qualsiasi dichiarazione del Romano Pontefice deve essere interpretata all’interno del contesto del costante insegnamento e pratica della Chiesa, affinché la confusione e la divisione circa l’insegnamento e la pratica della Chiesa non entrino nel suo corpo, con grave nocumento delle anime e dell’evangelizzazione del mondo. Ricordiamo le parole di San Paolo all’inizio della lettera ai Galati, una giovane comunità cristiana nella quale si era insinuata una grave confusione e divisione. Come buon pastore del gregge San Paolo scrisse le seguenti parole per affrontare la situazione che lo preoccupava gravemente:

“Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n`è un altro; soltanto vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L`abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!”[7]

Pur mantenendo fermamente la fede cattolica in ciò che è di competenza dell’Ufficio Petrino, non possiamo cadere nell’idolatria del papato, che renderebbe dottrina ogni parola pronunciata dal Papa, perfino quando è interpretata in modo da essere contraria alle parole stesse di Cristo, ad esempio a proposito dell’indissolubilità del matrimonio.[8] Piuttosto, con il successore di Pietro, dobbiamo sforzarci di capire sempre più pienamente le parole di Cristo per metterle in pratica sempre più perfettamente.

In maniera sconvolgente, alcuni mesi fa, il Superiore Generale dei Gesuiti ha avanzato l’ipotesi che non possiamo conoscere ciò che Cristo ha veramente detto a proposto di qualsivoglia argomento, dal momento che non abbiamo delle registrazioni su nastro dei suoi discorsi. A parte essere assurda, questa affermazione ci dà l’impressione che non ci sia più un insegnamento e una pratica della fede costante, così com’è arrivata fino a noi in una linea ininterrotta dal tempo di Cristo e gli Apostoli.

Allo stesso modo, non è in discussione il legittimo cosiddetto “pluralismo” nella Chiesa, che vuol dire una lecita differenza tra le opinioni teologiche. I fedeli non sono liberi di seguire opinioni teologiche che contraddicono la dottrina contenuta nelle Sacre Scritture, nella Sacra Tradizione e confermata dal Magistero ordinario, anche se queste opinioni stanno trovando un ampio uditorio nella Chiesa e non vengono corrette dei pastori della Chiesa, come invece sarebbe loro doveroso fare.

Celebrando il centenario delle apparizioni di nostra signora di Fatima, dobbiamo ricordare che il suo messaggio, o come talvolta è chiamato, il suo segreto, è principalmente rivolto a richiamare l’attenzione su una diffusa apostasia nella Chiesa e sul fatto che i pastori della Chiesa non la correggano. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è, anzitutto, il trionfo della Fede che ci insegna la nostra giusta relazione con Dio e con gli altri.

È certamente vero che Cristo il Buon Pastore chiede a coloro che sono stati ordinati per agire in Sua persona di andare in cerca della pecora smarrita.[9] Ma quando il Buon Pastore trova la pecora smarrita non la lascia nella sua condizione di smarrimento, viceversa se la mette sulle spalle per riportarla al gregge. Il vero pastore del gregge, sacramentalmente conformato a Cristo Buon Pastore, e che si sforza di crescere sempre più fedelmente nell’identità sacerdotale, è un buon padre di famiglia che cerca il figlio o la figlia che si sono persi al fine di riportarli al gregge, a Cristo che solo ci salva dal nostro peccato. Parlando della gioia del pastore che ha riportato a casa la pecora perduta, Nostro Signore conclude la Parabola della pecora perduta con le parole:

“Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.“[10]

Quindi quale deve essere la nostra risposta ai tempi estremamente difficili nei quali stiamo vivendo, tempi che realisticamente sembrano essere apocalittici? Deve essere la risposta della fede, della fede in Nostro Signore Gesù Cristo che è vivo per noi nella Chiesa e che non manca mai di insegnare, di santificare e di guidarci nella Chiesa, avendo promesso di rimanere con noi sempre fino al Suo ritorno nell’Ultimo Giorno per inaugurare “i cieli nuovi e la terra nuova”,[11] per accogliere i fedeli alla Nozze dell’Agnello.[12] Sappiamo ciò che Cristo ci insegna nella Chiesa. È contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nell’insegnamento ufficiale della Chiesa. Il Suo insegnamento non cambia. Nel mezzo della presente confusione e divisione dobbiamo studiare con maggiore attenzione gli insegnamenti della fede contenuti nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed essere preparati a difenderli contro ogni falsità che eroderebbe la fede e quindi l’unità della Chiesa.

Allo stesso tempo, nella nostra estrema sofferenza per le molte inquietanti manifestazioni di confusione, divisione ed errore nella Chiesa, non dobbiamo mancare di riconoscere anche molti segni edificanti di fedeltà a Cristo nella Chiesa. Penso ai tanti focolari cattolici nei quali la conoscenza, l’amore e il servizio di Cristo sono al centro della vita. Penso ai fedeli, sacerdoti e vescovi che sono buoni e saldi, che vivono la fede e la testimoniano con la loro vita quotidiana. Nei tempi travagliati che stiamo attraversando è importante che i cattolici buoni e fedeli si stringano tra loro per approfondire la loro fede e per incoraggiarsi a vicenda. Permettetemi di osservare che questa conferenza (The Church Teaches Forum) fornisce un servizio di primaria importanza a tutti noi nella Chiesa, specialmente in un tempo in cui la Chiesa è in crisi.

Per rimanere completamente uniti a Cristo, per essere un solo cuore con il Sacro Cuore di Gesù dobbiamo rivolgerci alla Beata Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, così da imitare l’unione del suo Cuore Immacolato con il glorioso Cuore trafitto di Cristo e da chiedere la sua materna intercessione. Le ultime parole della Vergine Madre del Redentore riportate nei Vangeli sono le parole che ella disse agli inservienti che preparavano il vino alle Nozze di Cana, i quali si rivolsero a lei preoccupati perché non c’era vino a sufficienza per gli invitati alle nozze. Lei rispose loro, nella loro situazione di grande preoccupazione, conducendoli dal suo Figlio Divino, anche lui ospite alla festa di nozze, e istruendoli: “Fate quello che vi dirà”.[13] Queste parole  semplici esprimono il mistero della Divina Maternità tramite la quale la Vergine Maria divenne Madre di Dio, portando Dio Figlio Incarnato nel mondo. Per lo stesso mistero, ella continua ad essere il canale di tutte le grazie che senza misura e senza posa sgorgano dal glorioso Cuore trafitto del Suo Divin Figlio nei cuori dei Suoi fratelli e sorelle fedeli in questo pellegrinaggio terreno verso la loro eterna dimora con Lui in Paradiso. Così come fece per gli inservienti alle nozze di Cana, allo stesso modo la nostra Benedetta Madre ci porterà sempre più vicino a Cristo, che solo ci porta la pace in mezzo alle nostre prove.

Invocando l’intercessione della Beata Vergine Maria dobbiamo anche invocare frequentemente durante il giorno l’intercessione di San Michele Arcangelo. Non c’è dubbio che la Chiesa stia attraversando un periodo di battaglia particolarmente intensa contro le forze del male, contro Satana e le sue milizie. È certo che ci sia un coinvolgimento diabolico nella confusione, nell’errore e nella divisione che continuano a diffondersi nella Chiesa. Così come San Paolo ci ha ricordato nella Lettera agli Efesini, “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”.[14] San Michele è il nostro difensore nella battaglia è il nostro “baluardo contro la cattiveria e le insidie del diavolo” il quale non dorme mentre “si aggira nel mondo per perdere le anime”.[15]

La nostra Benedetta Madre ci rende anche consapevoli della nostra comunione con tutti santi e, in modo particolare, con il suo castissimo sposo e padre putativo del suo Figlio Divino, San Giuseppe. San Giuseppe è il patrono della Chiesa universale. Dobbiamo invocarlo ogni giorno per la pace nella Chiesa, affinché sia protetta da tutte le forme di confusione e divisione che sono sempre opera di Satana. Non per nulla uno dei titoli di San Giuseppe è “Terrore dei Demoni”. Come un buon padre di famiglia, egli intercederà per la Chiesa, il Corpo Mistico di Cristo.

La nostra Benedetta Madre allo stesso modo ci condurrà a chiedere l’intercessione di San Pietro per il suo successore, Papa Francesco, affinché egli conosca il modo migliore per affrontare la dolorosa situazione del mondo e della Chiesa, insegnando fedelmente la parola di Cristo e rivolgendola all’attuale situazione del mondo nella maniera amorevole e ferma di un autentico padre spirituale. Dobbiamo anche invocare l’intercessione dei grandi papi santi che hanno guidato la Chiesa in tempi difficili con santità eroica. Penso ad esempio a San Leone Magno, a San Gregorio Magno, a San Gregorio VII, a San Pio V, San Pio X e a San Giovanni Paolo II.

In modo particolare dobbiamo pregare per i Cardinali della Chiesa, che sono i principali consiglieri del Romano Pontefice, affinché siano veramente di aiuto al Santo Padre nell’esercizio del suo ufficio in qualità di “perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli”.[16] In tempi come questi, per esercitare il loro ruolo, i Cardinali devono avere particolari chiarezza e coraggio ed essere disposti ad accettare qualsiasi sofferenza sia loro richiesta per essere fedeli a Cristo e alla Sua Chiesa, “fino all’effusione del sangue” (“usque ad effusionem sanguinis”)

Stringendoci vicino alla Madre di Dio, che non manca mai di condurci al suo Figlio Divino, dobbiamo rimanere sereni a causa della nostra fede in Cristo, il quale non permetterà che “le porte degli inferi” prevalgano sulla Chiesa.[17] Serenità non vuol dire che ignoriamo o neghiamo la gravità della situazione in cui versano il mondo e la Chiesa. Vuol dire piuttosto che, essendo pienamente consapevoli della gravità della situazione, affidiamo tutti i bisogni del mondo e della Chiesa a Cristo nostro Salvatore attraverso l’intercessione della Beata Vergine Maria, di San Michele Arcangelo, di San Giuseppe e dell’intera schiera dei santi.

Serenità significa che non dobbiamo lasciare spazio a una disperazione profana che si esprime in modalità aggressive e non caritatevoli. La nostra fiducia è in Cristo. Certo, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per difendere la nostra fede Cattolica in ogni circostanza in cui è attaccata, ma sappiamo che la vittoria appartiene in definitiva e solamente a Cristo. Quindi, dopo aver fatto tutto quello che potevamo fare, siamo nella pace, anche se ci rendiamo conto che restiamo “servi inutili”.[18]

Non ci può essere spazio per uno scisma nei nostri pensieri e nelle nostre azioni, perché uno scisma è sempre e comunque sbagliato. Dobbiamo essere pronti ad accettare qualsiasi sofferenza possa arrivarci per amore di Cristo e del Suo Corpo Mistico, la nostra santa Madre Chiesa. Così come Sant’Atanasio e gli altri grandi santi che difesero la fede in tempi di grave prova della Chiesa, dobbiamo essere pronti ad accettare il ridicolo, il fraintendimento, la persecuzione, l’esilio e perfino la morte, per rimanere uno con Cristo nella Chiesa sotto la materna protezione della Beata Vergine Maria. Preghiamo di essere in grado di dire con San Paolo, al termine del nostro pellegrinaggio terreno:

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”.[19]

Lo scisma è il frutto di un modo di pensare secolare, è frutto dell’idea che la Chiesa sia nelle nostre mani anziché nelle mani di Cristo. La Chiesa nel nostro tempo ha un estremo bisogno di purificazione da ogni tipo di pensiero secolare. Piuttosto, con San Paolo che soffrì moltissimo per la predicazione della fede a tutte le nazioni, dobbiamo esultare di completare nei nostri corpi le sofferenze di Cristo per il bene della Sua Sposa, la Chiesa.[20]

Data la particolare natura delle prove della Chiesa del nostro tempo, dobbiamo salvaguardare specialmente la nostra fede nell’Ufficio Petrino e il nostro amore per il successore di San Pietro, Papa Francesco. Nostro Signore ha costituito la Sua Chiesa sul fondamento stabile di San Pietro e dei suoi successori. Il ministero di San Pietro è essenziale alla vita della Chiesa. Rinnoviamo quotidianamente la nostra fede nella Chiesa e nell’ufficio divinamente assegnato del Romano Pontefice e preghiamo ferventemente per il Romano Pontefice che possa servire Cristo con tutta l’obbedienza e tutta la generosità.

Per concludere, in risposta al giovane sacerdote che espresse la preoccupazione di vivere gli ultimi tempi, dopo avergli risposto che potrebbe anche darsi, ho continuato dicendo che non spetta a noi preoccuparci se questi siano o meno i tempi dell’Apocalisse, a noi spetta rimanere fedeli, generosi e coraggiosi nel servire Cristo nel Suo Corpo Mistico, la Chiesa, perché sappiamo che il capitolo finale della storia di questi tempi e già scritto. È la storia della vittoria di Cristo sul peccato e del suo frutto più letale, la morte eterna. A noi spetta scrivere, con Cristo, i capitoli che mancano tramite la nostra fedeltà, il nostro coraggio e la nostra generosità, come suoi veri collaboratori, come veri soldati di Cristo. A noi spetta essere servi buoni e fedeli che attendono di aprire la porta al Padrone al Suo Ritorno.[21]

Spero che queste riflessioni vi aiutino a vivere la vostra che fede Cattolica nella maniera più piena e perfetta in questi tempi estremamente travagliati. In modo particolare, spero che vi aiutino a vivere una vita in pace seguendo il Cuore Immacolato di Maria, sotto al quale Dio Figlio ha assunto un cuore umano in modo da conquistare la pace per i nostri cuori sempre. Facciamo nostro il più antico inno che ci sia stato tramandato alla Vergine Madre di Dio, rinvenuto già su un papiro egizio del terzo secolo:

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.[22]

Allo stesso modo, preghiamo con le parole dell’antico inno dei Vespri nelle feste della Beata Vergine Maria, Ave Maris Stella:

Mostrati Madre per tutti, offri la nostra preghiera, Cristo l’accolga benigno, lui che si è fatto tuo Figlio.[23]

Non dubitiamo mai che la Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Divina Grazia, ci conduca al suo Divin Figlio, così che i nostri cuori, uniti al suo Cuore Immacolato, possano sempre riposare nel Cuore di Gesù l’unica fonte della nostra salvezza. Così troveremo la pace. Conosceremo, ameremo e serviremo Cristo nella nostra vita quotidiana.

Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Per favore pregate per me. Dio benedica voi, le vostre case e tutti i vostri lavori.

Raymond Leo Cardinal BURKE

NOTE

[1] Cf. http://www.catholicculture.org/news/headlines/index.cfrm?storyid=32128. “Intervista: Kardinal Marx, empfinden Sie die ‘Ehe für alle’,” Augsburger Allgemeine, 14. Juli 2017.

[2] Mt 28, 20.

[3] “Wir wissen, dass es ihm, dem leidenschaftlichen Hirten und Seelsorger, schwerfiel, sein Amt zu lassen und dies gerade in einer Zeit, in der die Kirche besonders dringend überzeugender Hirten bedarf, die der Diktatur des Zeitgeistes widerstehen und ganz entschieden aus dem Glauben leben und denken. Aber um so mehr hat es mich bewegt, dass er in dieser letzten Periode seines Lebens loszulassen gelernt hat und immer mehr aus der tiefen Gewissheit lebte, dass der Herr sein Kirche nicht verlässt, auch wenn manchmal das Boot schon fast zum Kentern angefültt ist.” newsdesk@erzbistum-koeln.de. Traduzione dal tedesco dell’autore.

[4]  Lumen Gentium, n. 23.

[5] Cf. Mt 16, 13-20.

[6]  Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 552.

[7] Gal 1, 6-10.

[8] Cf. Mt 19, 9.

[9] Cf. Lc 15, 1-7.

[10] Lc 15, 7.

[11] 2 Pt 3, 13.

[12] Ap 19, 9.

[13] Gv 2, 5.

[14] Ef 6, 12.

[15] Preghiera a San Michele Arcangelo.

[16] Lumen Gentium, n. 23

[17] Mt 16, 18.

[18] Lc 17, 10.

[19] 2 Tm 4, 7-8.

[20] Cr. Col 1, 24-29.

[21] Lc 12, 35-38.

[22]  “Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genetrix; nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedica.” Enchiridion Indulgentiarum. Normae et concessiones, ed. 4ª (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1999), p. 65, n. 17.

[23]Monstra te esse matrem, sumat per te preces qui pro nobis natus tulit esse tuus.”

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