Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 36 “latino e lingue nazionali nella liturgia”
Lunedì 21 ottobre 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 12, 13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a lunedì 21 ottobre 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 13-21.
Continuiamo la nostra lettura della Sacrosanctum Concilium, siamo arrivati al numero 36.
Latino e lingue nazionali nella liturgia
36.
1. L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini.
Avete sentito? Ripeto: «L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini». Noi siamo di rito latino. Nelle vostre parrocchie, santuari, nelle Messe che voi frequentate, quanto uso del latino c’è nella Messa? Quali parti della Santa Messa voi sentite recitare in latino, o voi recitate in latino? Non so: il Credo, il Gloria, il Santo, l’Agnus Dei, il Pater Noster; quali parti della Santa Messa voi recitate in latino, dentro alle vostre parrocchie o santuari o, comunque, dove andate alla Messa? Credo, senza temere di sbagliare troppo, che la risposta della stragrande maggioranza di voi sia: nessuna parte.
Questo il Concilio non l’ha scritto. E allora? Questo risponde a coloro che, erroneamente, sostengono che tutti i problemi della liturgia odierna siano causati dal Concilio. No, perché, ad esempio, se noi avessimo conservato, come c’è scritto qui, al numero 36 punto primo, cioè: «L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini», noi avremmo molte parti della Santa Messa in latino; per esempio, il Gloria; per esempio, il Credo; per esempio, il Santus; per esempio, il Pater; per esempio, l’Agnus Dei; per esempio, il saluto iniziale “Dominus vobiscum” e il saluto finale “ite, missa est”, perché no? Il Confesso (il Confiteor, in latino) si potrebbe recitare in latino, qual è il problema? Quante parti fisse potrebbero essere mantenute in latino! Poi le letture in italiano, poi la preghiera dell’offertorio in italiano, ma queste parti fisse in latino. Questo è ciò che il Concilio prevede. Tuttavia, pochi lo applicano. La domanda è: perché non si segue quanto stabilito dal Concilio?
Da una parte, come mai quelli che chiamano in causa sempre il Concilio per affermare tutte le strampalate novità che ci sono e che il Concilio non ha mai detto, lo chiamano in causa sproposito? E poi, quando invece il Concilio dice: “l’uso della lingua latina sia conservato nei riti latini”, non lo fanno? Quindi cosa stanno facendo del Concilio? Non lo stanno applicando! Non stanno applicando il Concilio!
Gli altri, che invece dicono: “Tutto quello che di sbagliato c’è nella celebrazione della Santa Messa, tutta questa dissacrazione che è presente nella liturgia, è colpa del Concilio”, vedete: non studiano, non sanno, non conoscono. Perché, se fossero onesti, dovrebbero dire: “Il Concilio ha detto che l’uso della lingua latina deve essere conservato nei riti latini, ma, a causa di qualcuno — magari non so chi (può darsi che la persona normale non lo sappia), perché magari non conosco tutta la storia della Chiesa, non ho studiato tutta la fase post-Concilio — è successo qualcosa per cui ciò che il Concilio ha indicato, ha chiesto di fare, non è stato fatto. Ma la colpa non è del Concilio, è di chi è venuto dopo! È un altro discorso.
Quindi vedete, sbagliano gli uni e sbagliano gli altri. Io, in qualche commento, ho risposto e ho scritto: “Questo è sintomo di non conoscenza”; cari miei, che risposte che sono arrivate! “Lei come fa a sapere se io conosco o non conosco?” Ma basta leggere la stupidaggine di quello che uno scrive, non è che bisogna essere un profeta. Se uno scrive, si espone a qualunque critica, come uno che parla. Se si parla senza cognizione di causa o senza fonti, è naturale che ci si debba aspettare critiche, come quella di essere impreparati o di fare affermazioni infondate.
2. Dato però che, sia nella messa che nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, — uno si chiede: quale? A quale parte fa riferimento? Te lo dice subito, il Concilio! — specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti.
Quindi, il Concilio dice: “L’uso della lingua latina sia conservato nei riti latini; punto uno. Dato però che, nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado, l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, allora si concede …”. Capite, è una concessione rispetto alla norma, che dice: “l’uso della lingua latina sia conservato nei riti latini”. Allora, prosegue: «si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia» — come vi dicevo prima — per esempio: prima lettura, salmo responsoriale, seconda lettura, Vangelo; oppure — come dice qua — alcune preghiere, ad esempio: la colletta, la preghiera sulle offerte, la preghiera dopo la comunione, possono essere fatte tranquillamente in italiano. Oppure: alcuni canti; quindi, alcuni, non tutti. In alcune preghiere e canti, “alcune”, non tutte.
Quindi uno può dire: possiamo fare il Gloria e il Credo cantati in latino, il Pater noster cantato in latino, l’Agnus Dei cantato in latino, e poi possiamo fare il canto di comunione e il canto alla presentazione dei doni in italiano. Possiamo anche fare il canto d’ingresso in italiano, se vogliamo, va bene; l’Alleluia si può fare in gregoriano, il Santus in gregoriano, il Gloria in Gregoriano, che sono in latino. Una Messa fatta così, vedete come è armonica? Son sicuro che già vi piace.
Non so quanti di voi abbiano partecipato a una Messa novus ordo celebrata in questo modo prima di giudicare che la liturgia attuale sia completamente sbagliata o dissacrante. Non so quanti di voi abbiano mai partecipato a una Messa novus ordo celebrata correttamente, secondo le indicazioni del Concilio. Quanti di voi hanno partecipato a una Messa così? Credo pochissimi; perché, se voi aveste partecipato a una Messa così, non direste e non pensereste e non scrivereste certe cose. Non è colpa vostra, lo capisco perché, se i sacerdoti non la celebrano… certo; uno dice: e io come faccio? Vero. Però, attenzione a sparare a zero sugli innocenti. E il Concilio è innocente; attenzione!
Io ho celebrato tante Messe così, e son state bellissime, bellissime! Messe in novus ordo, dove c’erano le parti fisse in latino, c’era il canto in gregoriano e c’erano delle parti in italiano; bellissime, sembrava di essere in paradiso. Sacralità massima, bellissime!
3. In base a queste norme, spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale, di cui all’art. 22-2 (consultati anche, se è il caso, i vescovi delle regioni limitrofe della stessa lingua) decidere circa l’ammissione e l’estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede apostolica.
Quindi si può estendere; ma un conto è estendere e un conto è togliere del tutto il latino, sono due cose diverse.
4. La traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale di cui sopra.
Vedete, è una cosa seria; perché il testo di riferimento deve essere quello in latino.
Bene, quindi questo numero 36 credo che sia fondamentale tenerlo presente; e qui si potrebbe chiedere ai nostri sacerdoti: “Padre, come mai nella Santa Messa che lei celebra non c’è niente in latino?”; vedete che risposta vi danno. E poi voi andate lì con il testo e dite: “Scusi, ma la Sacrosanctun Concilium, prima costituzione del Concilio Ecumenico Vaticano II, al numero 36, paragrafo 1-2-3-4, dice l’importanza di mantenere l’uso della lingua latina nella Santa Messa e nei sacramenti; e che ci possono essere delle parti in lingua nazionale, va bene, però le altre in lingua latina. E perché qui non c’è niente?”. Nemmeno il Segno di Croce iniziale, nemmeno la benedizione finale; niente, neanche l’Agnus Dei, nulla, non c’è niente in latino. Addirittura, durante l’esposizione eucaristica, durante l’adorazione, quando poi c’è la reposizione, il Pànge lingua viene cantato in italiano! Che è una cosa che proprio non si capisce perché. I nostri nonni, che avranno fatto la quarta elementare, ad andar bene, cantavano il Pànge lingua in latino. Ma perché lo devo cantare in italiano? Per quale motivo non devo conservare l’uso della lingua latina? La risposta che vi daranno è: “Eh, perché la gente non capisce niente”, io risponderei: “Grazie! Perché, capisce tutto lei? No, mi faccia capire, cioè qui l’unico sapientone è lei?” Voglio dire: ma come la gente non capisce niente!
Vi faccio un esempio di quello che facevo, per rendervi l’idea di quanto c’è dietro l’ideologia a questo modo di procedere. Tante volte, nell’amministrazione dell’Eucarestia, io dico: “Corpus Christi”, non dico “Corpo di Cristo”; il Concilio Vaticano II dice: “sia conservato l’uso della lingua latina”, quindi più conciliare di me non c’è nessuno, perché cerco di mettere tanto il latino nella celebrazione in novus ordo (perché quella in vetus ordo è tutta in latino), metto dentro il canto gregoriano, magari il saluto iniziale…; va bene, comunque, arriva la comunione e dico: “Corpus Christi”.
Finita la Messa arrivano le contesse — già vedete che la bocca mi si stringe — che hanno il nido delle rondini sulla testa; cioè, hanno talmente tanti capelli e con i loro capellini tutti un po’ alla regina Elisabetta, sembra che abbiano un nido di rondini sulla testa. Arrivano queste qui con la borsettina, con i tacchi alti dodici, con il rossetto, le unghie smaltate, tutte così, tutte carine, tutte un po’ pompose, arrivano e cominciano; si avvicinano e dicono: “Oh, ma padre, ma che cosa ha fatto oggi, mi è sembrato di tornare in una Messa preconciliare!”; e io: “Addirittura!” — che dopo, sapete, anch’io mi diverto, e allora viene fuori questa scenetta fantastica da riprendere, da mandare poi a Zelig — “Sì, ma padre, ma una cosa incredibile; primo: non mi spiego tutta questa gente a questa Messa — ma chissà, chi lo sa! Possiamo chiedere al Palantìr da dove arriva tutta questa gente! — e poi non capisco questo ritorno alla Messa preconciliare” — “Ma lei è andata tante volte alla Messa preconciliare? Perché per fare il paragone e sapere che questa è la Messa preconciliare… Che cosa c’è di preconciliare in questa Messa?”.
Preconciliare vuol dire prima del Concilio Vaticano II. Dirti che tu sei preconciliare è l’accusa più tremenda che ti possono fare, è proprio un essere marchiato a fuoco a vita, un “wanted”, ricercato a vita. Poi magari in quella Messa io ho detto in latino solo Corpus Christi; ecco quanto sono preconciliare… Vedete l’ignoranza, perché non hanno letto niente della Sacrosanctum Concilium.
“E che cosa c’è di preconciliare in questa Santa Messa, per cui lei mi dice che io sono preconciliare in questa celebrazione?” — “Oh, ma padre, addirittura alla comunione dire Corpus Christi, ma padre, ma che senso ha? Ma perché dirlo in latino? Ma poi la gente non capisce!”. E io: “Oh, cielo, ha proprio ragione! Sì, è vero, qui ci vuole Cicerone per tradurre questa cosa. No, ha ragione, veramente. Però, mi permetta una domanda: dell’espressione Corpus Christi in latino, che cosa non è comprensibile per un bambino di terza elementare: Corpus o Christi? Mi può illuminare lei, dall’altezza della sua sapienza conciliare, che cosa non è comprensibile: Corpus o Christi?”.
Capite? E, a questo punto, il nido di rondine s’è squagliato tutto, le rondini sono volate via, e il nido si è squagliato, gli sta colando sul mascara e sul cerone che hanno sulla faccia. Gli si è squagliato proprio, gli son venuti gli occhi crepati, perché, a quel punto, è difficile rispondere. Perché anche i bambini di quarta elementare, che hanno già fatto la prima comunione e che vengono alla Santa Messa, quando dico Corpus Christi rispondono; “Amen”. E capiscono benissimo che cosa vuol dire l’espressione Corpus Christi.
Ecco, per il fatto che uno usa Corpus Christi è preconciliare. Questo secondo l’ideologia modernista, anzi, neo-modernista, che oggi aleggia. Purtroppo, è così; e del Concilio non sanno niente. Perché i padri conciliari, invece, mi direbbero: “Padre Giorgio, scusami, ma come mai usi solamente Corpus Christi in latino nella tua Santa Messa? Noi abbiamo scritto un’altra cosa. Perché non sei rispettoso del numero 36? Non l’hai mai letto?”. E io direi: “Cari padri, immaginatevi voi cosa succede, mi esplode una bomba atomica sulla testa, se io metto dentro anche il Padre nostro in latino; non dico il Gloria, perché… Se io dovessi dire: recitiamo il Credo in latino, chissà cosa succede”.
Ma c’è scritto, l’ha detto il Concilio, perché non viene fatto? Perché siamo inzuppati di ideologia post-conciliare, che si fonda tutta sul Concilio fantasma, come dice Papa Benedetto XVI, che non c’entra niente col Concilio Ecumenico Vaticano II, il quale dice esattamente il contrario, non qualcosa di simile, no, il contrario del Concilio fantasma; il contrario di quei disonesti che hanno tradito lo spirito del Concilio e che sono gli stessi che poi adesso lo accusano, e sono gli stessi che poi adesso puntano il dito, e sono gli stessi che poi ti vengono a dire che tu sei preconciliare, se vivi secondo il Concilio. Avete capito? Questa è la situazione di oggi. Purtroppo, è così.
E allora, a questi tali, bisognerebbe chiedere, documento alla mano: Sarebbe opportuno chiedere ai sacerdoti: “Padre, come mai nella sua celebrazione non ci sono parti in latino?” Ascoltate le ragioni, poi direte: “Ho portato qui il documento della Sacrosanctum Concilium, mi legge il numero 36? Possiamo leggere insieme il numero 1-2-3-4; soprattutto l’1 e il 2. Me lo può spiegare come mai, quindi?”. E loro vi diranno: “No, ma perché le Conferenze episcopali…” calma, calma, le conferenze episcopali devono stare a quanto scrive il Concilio. Perché il Concilio è superiore alle conferenze episcopali. Quindi, possono fare degli adattamenti, come dice il Concilio, ma non azzerare completamente, sennò c’è un problema. Stiamo tradendo lo spirito del Concilio, non stiamo applicando quanto il Concilio prevede.
Allora, questo Concilio lo applichiamo o non lo applichiamo? Questo Concilio lo rispettiamo o non lo rispettiamo? Cosa ne vogliamo fare di questo Concilio? Allora prendiamo solo quello che ci interessa noi, anzi, gli facciamo dire quello che non ha mai detto? Questo comportamento non è onesto, bisogna dirlo.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.