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Ciclo di catechesi – “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi” – Lezione 15

Catechesi Eucarestia 2016-17

Catechesi di lunedì 12 dicembre 2016

Ciclo di catechesi “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi”

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.

Scarica il testo della catechesi [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA SANTISSIMA EUCARESTIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA E NEI SANTI – LEZIONE 15

Bentrovati proseguiamo il nostro incontro di catechesi, siamo arrivati al n. 48, iniziamo questa sera il cap. III dell’Istruzione Redemptionis Sacramentum, su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucarestia.

Capitolo III

LA RETTA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA

  1. La materia della Santissima Eucaristia

“[48.] Il pane utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere azimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione.[123] Ne consegue, dunque, che quello preparato con altra materia, anche se cereale, o quello a cui sia stata mescolata materia diversa dal frumento, in quantità tale da non potersi dire, secondo la comune estimazione, pane di frumento, non costituisce materia valida per la celebrazione del sacrificio e del sacramento eucaristico.[124] È un grave abuso introdurre nella confezione del pane dell’Eucaristia altre sostanze, come frutta, zucchero o miele. Va da sé che le ostie devono essere confezionate da persone che non soltanto si distinguano per onestà, ma siano anche esperte nel prepararle e fornite di strumenti adeguati.[125]”

Quindi non mi posso mettere a celebrare la Santa Messa con il pane di segale, oppure col pane brioches, perché è invalida, cioè non avviene la transustanziazione, quindi non diventa il Corpo di Cristo. Il pane deve essere di frumento, le ostie devono essere di frumento, per questo si va dalle suore che hanno questo incarico, alcuni istituti, le quali fanno le ostie come devono essere fatte.

“[49.] In ragione del segno espresso, conviene che qualche parte del pane eucaristico ottenuto dalla frazione sia distribuito almeno a qualche fedele al momento della Comunione. «Le ostie piccole non sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi, o altre ragioni pastorali lo esigano»;[126] si usino, anzi, di solito particole per lo più piccole, che non richiedano ulteriore frazione.”

Questo perché così facendo si evita tutto il problema dei frammenti perché se io consacro 100 Ostie piccoline, quelle che ricevete voi di norma, è chiaro che è molto meno probabile che ci siano frammenti, che non se io prendessi 20 Ostie grandi e comincio a spezzettarle in tanti pezzettini.

“[50.] Il vino utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee.[127] Nella stessa celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino destinato all’Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto.[128] È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida.”

Non posso celebrare la Messa con la birra, non posso consacrare la birra o la coca cola, deve essere vino di pura uva, anche su questo ci sono degli istituti, delle realtà, che certificano, c’è scritto proprio sull’etichetta, che quel vino è vino per la Santa Messa, perché ha tutte le caratteristiche necessarie per poter assolvere a questo compito, per essere materia valida per il Sacramento.

  1. La Preghiera eucaristica

“[51.] Si usino soltanto le Preghiere eucaristiche che si trovano nel Messale Romano o legittimamente approvate dalla Sede Apostolica secondo i modi e i termini da essa definiti. «Non si può tollerare che alcuni Sacerdoti si arroghino il diritto di comporre preghiere eucaristiche»[129] o modificare il testo di quelle approvate dalla Chiesa,né adottarne altre composte da privati.[130]”

Tenete in considerazione questo punto che sta unito al punto 59, che poi vedremo, sono due punti congiunti. Le preghiere Eucaristiche sono quelle già scritte, nessuno deve fare il “Dante” della situazione, che si inventa una nuova cosa, sono già scritte e sono quelle, e dice il testo:

«Non si può tollerare che alcuni Sacerdoti si arroghino il diritto di comporre preghiere eucaristiche»

I poeti vanno altrove, non sul presbiterio durante la Consacrazione a inventare, perché quello non si fa, oppure modificandolo, o usare preghiera e inventate da altri. Le preghiere Eucaristiche sono quelle scritte sul Messale e bisogna recitare quelle.

“[52.] La recita della Preghiera eucaristica, che per sua stessa natura è come il culmine dell’intera celebrazione, è propria del Sacerdote, in forza della sua ordinazione. È, pertanto, un abuso far sì che alcune parti della Preghiera eucaristica siano recitate da un Diacono, da un ministro laico oppure da uno solo o da tutti i fedeli insieme. La Preghiera eucaristica deve, dunque, essere interamente recitata dal solo Sacerdote.[131]

La preghiera Eucaristica la recita solo il Presbitero, quindi via anche quel brutto modo di fare che si sente recitare la Consacrazione sottovoce da parte del fedele, non si fa, è il Sacerdote che pronuncia quella preghiera, e la partecipazione vuol dire stare in silenzio, ascoltare, e adorare. Se è stato scritto, vuol dire che c’è stata la necessità di scriverla, vuol dire che c’è esattamente il contrario di quello che qui è scritto. Il compito di ciascuno è fare quello che qui è scritto.

“[53.] Mentre il Sacerdote celebrante recita la Preghiera eucaristica,«non si sovrappongano altre orazioni o canti, e l’organo o altri strumenti musicali tacciano»,[132] salvo che per le acclamazioni del popolo debitamente approvate, di cui si veda più avanti.”

Deve essere fatta col silenzio massimo, sottofondi musicali no di qualunque genere, non si fanno.

“[54.] Il popolo, tuttavia, prende parte sempre attivamente e mai in modo meramente passivo: al Sacerdote «si associ con fede e in silenzio, ed anche con gli interventi stabiliti nel corso della Preghiera eucaristica, quali sono le risposte nel dialogo del Prefazio, il Santo, l’acclamazione dopo la consacrazione e l’Amen dopo la dossologia finale, ed altre acclamazioni approvate dalla Conferenza dei Vescovi e confermate dalla Santa Sede».[133]”

Ricordiamoci che il vostro modo attivo di partecipare è:

Silenzio e fede.

Senza la fede posso cantare, ballare e fare quello che voglio ma non c’è partecipazione attiva. Silenzio, fede e gli interventi stabiliti dove è necessario farli.

“[55.] In alcuni luoghi è invalso l’abuso per cui il Sacerdote spezza l’ostia al momento della consacrazione durante la celebrazione della santa Messa.”

Cioè quando si dice:

“Prese il pane, rese grazie, lo spezzò”

E senti crack in quel momento, questo è un abuso. Non i può fare.

“Tale abuso si compie, però, contro la tradizione della Chiesa e va riprovato e molto urgentemente corretto.”

Più chiaro di così.

“[56.] Non si ometta nella Preghiera eucaristica il ricordo del nome del Sommo Pontefice e del Vescovo diocesano, per conservare un’antichissima tradizione e manifestare la comunione ecclesiale. Infatti, «lo stesso radunarsi insieme della comunità eucaristica è anche comunione con il proprio Vescovo e con il Romano Pontefice».[134]

  1. Le altre parti della Messa

“[57.] È diritto della comunità dei fedeli che ci siano regolarmente, soprattutto nella celebrazione domenicale, una adeguata e idonea musica sacra e, sempre, un altare, dei paramenti e sacri lini che splendano, secondo le norme, per dignità, decoro e pulizia.”

E’ diritto, bisogna conoscere i propri diritti, è diritto della comunità dei fedeli, cioè è un vostro diritto:

“che ci siano regolarmente, soprattutto nella celebrazione domenicale, una adeguata e idonea musica sacra”

La musica sacra è musica sacra, uno va a vedersi cos’è musica sacra, quella va suonata.

“un altare”

Pensare che la Congregazione deve dire che per dire la Messa ci deve essere un altare, è un problema. Evidentemente si è reso necessario dire che serve un altare perché evidentemente si celebra anche dove non c’è un altare, e questo non va bene.

“dei paramenti”

Vuol dire che questi paramenti a volte non si vedono. Celebrare in jeans e la stola addosso non è un paramento sacro, non è paramento sacro neanche la maglietta, ci vogliono i paramenti, che vuol dire:

Camice, cingolo, stola, casula, pianeta.

Ci si veste per compiere un’azione sacra.

“sacri lini”

Se tu oggi vai da un cristiano cattolico e gli chiedi cosa sono i sacri lini, la prima parola che gli esce è un barrito, perché non sa se si mangiano, se si bevono, se sono palpabili, se sono di natura aliena.

  • Che cos’è un sacro lino?

E’ tutto ciò che vi ho già spiegato, è il purificatoio, l’animetta o palla, il corporale, il manutergio.

“che splendano”

Che splendano! Devono splendere.

“che splendano, secondo le norme, per dignità, decoro e pulizia.”

Devono splendere per decoro, dignità e pulizia, quindi non uso il fazzoletto per purificatoio, perché quello non splende per dignità, così come non userò il vaso della nutella lavato nel torrente come calice con su il topo Gigio, sono tutte cose che io ho visto. Questo è un diritto. Imparate a far valere i vostri diritti, e dove non è possibile andate altrove, cercate dove questi diritti vengono rispettati, è un diritto, e lo dice la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti.

“[58.] Parimenti, tutti i fedeli hanno il diritto che la celebrazione dell’Eucaristia sia diligentemente preparata in tutte le sue parti, in modo tale che in essa sia degnamente ed efficacemente proclamata e illustrata la parola di Dio, sia esercitata con cura, secondo le norme, la facoltà di scelta dei testi liturgici e dei riti, e nella celebrazione della Liturgia sia debitamente custodita e alimentata la loro fede nelle parole dei canti.”

Per chi vuol capire queste cose sono chiarissime, e anche per chi non è un superbo, narcisista che pensa che lui è il centro della Trinità, le capisce anche un bambino queste parole.

“[59.] Si ponga fine al riprovevole uso con il quale i Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano e alterano a proprio arbitrio qua e là i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati. Così facendo, infatti, rendono instabile la celebrazione della sacra Liturgia e non di rado ne alterano il senso autentico.”

Alla fine cosa abbiamo celebrato?

Qualcosa di riprovevole e alterato. Se io prete mi comporto così e dopo tre volte non vedo più nessuno a Messa, una domanda me la pongo, se invece qualunque bizzarria io faccio, mi trovo sempre davanti i soliti con l’occhio a triglia per cui va bene tutto, a me non vengono tante domande. Se parto con cento persone e dopo un mese mi ritrovo da solo, magari una domanda mi sorge, me la farò:

“Ma non è che forse sto sbagliando qualcosa?”

Anche l’assenza è una forma di richiamo. Stiamo parlando qui di un richiamo più che lecito e doveroso.

“[60.] Nella celebrazione della Messa la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica sono strettamente congiunte tra loro e formano un solo atto di culto. Pertanto, non è lecito separare una parte dall’altra, celebrandole in tempi e luoghi differenti.[135] Inoltre, non è lecito eseguire singole sezioni della santa Messa in vari momenti anche di uno stesso giorno.”

Quindi iniziamo la Messa alle 7.00, facciamo il rito Penitenziale alle 8.00, poi una pausa per la colazione, poi ci ritroviamo alle 10.00 facciamo la Liturgia della Parola, poi sospendiamo ci ritroviamo intorno alle 12/13.00, facciamo l’offertorio, poi il pranzo, verso le 15.30 facciamo la Consacrazione e poi dopo concludiamo. La Messa così dura un giorno, questa cosa non si fa. La Messa inizia e la Messa finisce.

“[61.] Nello scegliere le letture bibliche da proclamare nella celebrazione della Messa, si seguano le norme che si trovano nei libri liturgici,[136] affinché realmente «la mensa della Parola di Dio sia imbandita ai fedeli con maggiore abbondanza e vengano ad essi aperti più largamente i tesori della Bibbia».[137]

[62.] Non è permesso omettere o sostituire di propria iniziativa le letture bibliche prescritte né sostituire specialmente «le letture e il salmo responsoriale, che contengono la parola di Dio, con altri testi non biblici».[138]”

Per quel giorno ci sono quelle Letture, per quel giorno c’è quel Salmo responsoriale, così è per tutti.

“[63.] La lettura del Vangelo, che«costituisce il culmine della Liturgia della Parola»,[139] è riservata, secondo la tradizione della Chiesa, nella celebrazione della sacra Liturgia al ministro ordinato.[140] Non è pertanto consentito a un laico, anche religioso, proclamare il Vangelo durante la celebrazione della santa Messa e neppure negli altri casi in cui le norme non lo permettano esplicitamente.[141]”

Non è possibile, lo deve fare o il Sacerdote o il Diacono.

“[64.] L’omelia, che si tiene nel corso della celebrazione della santa Messa ed è parte della stessa Liturgia,[142] «di solito è tenuta dallo stesso Sacerdote celebrante o da lui affidata a un Sacerdote concelebrante, o talvolta, secondo l’opportunità, anche al Diacono, mai però a un laico.[143]”

Il laico non può fare l’omelia. Mai. Il laico non va all’ambone a fare l’omelia.

“In casi particolari e per un giusto motivo l’omelia può essere tenuta anche da un Vescovo o da un Presbitero che partecipa alla celebrazione anche se non può concelebrare».[144]”

Magari assiste però non sta concelebrando, ma deve essere sempre un Ministro Ordinato, o un Sacerdote o un Diacono.

“[65.] Va ricordato che, in base a quanto prescritto dal canone 767, § 1, si ritiene abrogata ogni precedente norma che abbia consentito a fedeli non ordinati di tenere l’omelia durante la celebrazione eucaristica.[145] Tale prassi è, di fatto, riprovata e non può, pertanto, essere accordata in virtù di alcuna consuetudine.

[66.] Il divieto di ammissione dei laici alla predicazione durante la celebrazione della Messa vale anche per i seminaristi, per gli studenti di discipline teologiche, per quanti abbiano ricevuto l’incarico di «assistenti pastorali», e per qualsiasi altro genere, gruppo, comunità o associazione di laici.[146]”

Nessuno.

[67.] Soprattutto, si deve prestare piena attenzione affinché l’omelia si incentri strettamente sul mistero della salvezza, esponendo nel corso dell’anno liturgico sulla base delle letture bibliche e dei testi liturgici i misteri della fede e le regole della vita cristiana e offrendo un commento ai testi dell’Ordinario o del Proprio della Messa o di qualche altro rito della Chiesa.[147] Va da sé che tutte le interpretazioni della sacra Scrittura debbano essere ricondotte a Cristo come supremo cardine dell’economia della salvezza, ma ciò avvenga tenendo anche conto dello specifico contesto della celebrazione liturgica. Nel tenere l’omelia si abbia cura di irradiare la luce di Cristo sugli eventi della vita. Ciò però avvenga in modo da non svuotare il senso autentico e genuino della parola di Dio, trattando, per esempio, solo di politica o di argomenti profani o attingendo come da fonte a nozioni provenienti da movimenti pseudo-religiosi diffusi nella nostra epoca.[148]”

Durante l’omelia si parla di Gesù, del Vangelo in questione, non mi metto a parlare delle elezioni politiche, del referendum o di altro, parlo di quello che è in quel momento lì, se sto celebrando la Messa in onore della Beata Vergine Maria assunta in Cielo, farò riferimento al dogma, alla Vergine Maria, ma deve essere incentrata su queste questioni, deve partire da lì e finire lì. Se c’è il Vangelo dei dieci lebbrosi non mi metto a parlare del presepe. Quello è il tema e su quel tema sono chiamato a portare avanti il mio discorso.

“[68.] Il Vescovo diocesano vigili con attenzione sull’omelia,[149] facendo anche circolare tra i ministri sacri norme, lineamenti e sussidi e promovendo incontri e altre iniziative apposite, affinché essi abbiano spesso occasione di riflettere con maggiore accuratezza sulla natura dell’omelia e trovino un aiuto per quanto concerne la sua preparazione.”

Un’omelia va preparata, non è una cosa che butto lì così, devo prepararla, che vuol dire devo meditare prima su quel testo, devo sapere cosa sta succedendo, organizzare il pensiero, pensare a quali argomenti sia opportuno trattare rispetto a quel Vangelo. Si capisce quando un’omelia è preparata, ha un inizio e una fine chiara e logica.

“[69.] Non si ammetta nella santa Messa, come nelle altre celebrazioni liturgiche, un Credo o Professione di fede, che non sia inserito nei libri liturgici debitamente approvati.”

Non inventiamoci un Credo nuovo, non si fa, e neppure saltarlo perché una Domenica non mi va di farlo.

“[70.] Le offerte che i fedeli sono soliti presentare durante la santa Messa per la Liturgia eucaristica non si riducono necessariamente al pane e al vino per la celebrazione dell’Eucaristia, ma possono comprendere anche altri doni che vengono portati dai fedeli sotto forma di denaro o altri beni utili per la carità verso i poveri. I doni esteriori devono, tuttavia, essere sempre espressione visibile di quel vero dono che il Signore aspetta da noi: un cuore contrito e l’amore di Dio e del prossimo, per mezzo del quale siamo conformati al sacrificio di Cristo che offrì se stesso per noi.”

Il pallone da calcio non è qualcosa di conforme al Sacrificio di Cristo. Mi ricordo quando ho celebrato in un certo posto una delle mie prime Sante Messe dopo l’Ordinazione Presbiterale, sull’altare ad certo punto è comparso un “bottiglione di spumante”, che con il Sacrificio di Cristo e la Carità di Cristo è dura da mettere insieme.

“Ma Padre è la sua prima Messa, è festa!”

Ma la presentazione dei doni non è il momento rocambolesco nel quale ci mettiamo dentro un purpureo di tutto, devo presentare dei doni che siano conformi alla celebrazione, non pensando all’anno pastorale, dell’ordine, no, quella è la presentazione dei doni e deve essere conforme alla Messa.

 “Nell’Eucaristia, infatti, risplende in sommo grado il mistero di quella carità che Gesù Cristo ha rivelato nell’Ultima Cena lavando i piedi dei discepoli. Tuttavia, a salvaguardia della dignità della sacra Liturgia occorre che le offerte esteriori siano presentate in modo adeguato. Pertanto, il denaro, come pure le altre offerte per i poveri, siano collocati in un luogo adatto, ma fuori della mensa eucaristica.[150] Ad eccezione del denaro e, nel caso, in ragione del segno, di una minima parte degli altri doni, è preferibile che tali offerte vengano presentate al di fuori della celebrazione della Messa.”

Ci sono presentazioni dei doni che durano più dell’omelia o della Messa stessa.

Qui ora allacciamo le cinture di sicurezza:

“[71.] Si mantenga l’uso del Rito romano di scambiare la pace prima della santa Comunione, come stabilito nel Rito della Messa. Secondo la tradizione del Rito romano, infatti, questo uso non ha connotazione né di riconciliazione né di remissione dei peccati, ma piuttosto la funzione di manifestare pace, comunione e carità prima di ricevere la Santissima Eucaristia.[151] È, invece, l’atto penitenziale da eseguire all’inizio della Messa, in particolare secondo la sua prima forma, ad avere carattere di riconciliazione tra i fratelli.

[72.] Conviene«che ciascuno dia la pace soltanto a coloro che gli stanno più vicino, in modo sobrio».”

Apriamo una parentesi dolorosa, evitiamo baci, abbracci, carezze, e processioni chilometriche dall’inizio della prima panca alla trentesima panca in fondo perché devo portare la pace anche alla mia amica “Titti”, non è quello il momento di andare a dare il bacino alla tua amica “Titti”, glielo darai quando esci. E non è il momento di dare la pace a trecento persone. Deve essere fatto in modo sobrio e soltanto a coloro che vi stanno più vicino, cioè uno a destra e uno a sinistra, non che il Sacerdote inizia l’Agnus Dei e io sono ancora lì a dare la pace a tutti, a 360°, in modo sobrio, perché ha solo un valore esplicativo e non è neanche obbligatorio, il Sacerdote può anche non farla fare, non è una parte fondamentale della Messa. E invece iniziano canti, e baci, abbracci, scendi dal presbiterio vai a salutare fino in fondo..non serve, sono cose che non servono, deve essere sobrio.

“«Il Sacerdote può dare la pace ai ministri, rimanendo tuttavia sempre nel presbiterio, per non disturbare la celebrazione.”

Sta lì, fermo lì.

“Così ugualmente faccia se, per qualche motivo ragionevole, vuol dare la pace ad alcuni fedeli». Nec fiat cantus quidam ad pacem comitandam sed sine mora procedatur ad «Agnus Dei». «Per ciò che riguarda il modo di compiere lo stesso gesto di pace, esso è stabilito dalle Conferenze dei Vescovi […] secondo l’indole e le usanze dei popoli» e confermato da parte della Sede Apostolica.[152]”

Nella Messa viviamo le cose con sobrietà, evitiamo smancerie inutili, abbiamo poi tempo fuori di fare tutto quello che reputiamo opportuno fare ma lì rispettiamo la sacralità del momento.

“[73.] Nella celebrazione della santa Messa la frazione del pane eucaristico, che va fatta soltanto ad opera del Sacerdote celebrante, con l’aiuto, se è il caso, di un Diacono o del concelebrante, ma non di un laico, inizia dopo lo scambio della pace, mentre si recita l’«Agnello di Dio». Il gesto della frazione del pane, infatti,«compiuto da Cristo nell’ultima Cena, che sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica, significa che i molti fedeli, nella Comunione derivante dall’unico pane di vita, che è il Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo, costituiscono un solo corpo (1 Cor 10, 17)».[153] Il rito, pertanto, deve essere eseguito con grande rispetto.[154] Sia però breve. Si corregga molto urgentemente l’abuso invalso in alcuni luoghi di prolungare senza necessità tale rito, anche con l’aiuto di laici contrariamente alle norme, e di attribuirgli una esagerata importanza.[155]”

Si fa l’Agnus Dei e basta.

“[74.] Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o testimonianze quando il Sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la Comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto. Tali informazioni e testimonianze, inoltre, non abbiano un senso tale da poter essere confuse con l’omelia,[156] né si può a causa loro totalmente sopprimere l’omelia stessa.”

Chiaro evidente tanto quanto viene non rispettato.

*********

DOMANDE:

 

  1. Volevo sapere per quanto riguarda lo scambio della pace, nel ito ambrosiano viene fatto in un altro momento.

Si viene fatto prima perché il Rito Ambrosiano prevede così.

 

  1. Durante una Messa domenicale il Sacerdote che omette l’omelia e chiede alla suora di salire all’ambone a dare una testimonianza? E’ un abuso?

Non si può, l’omelia è obbligatoria.

 

  1. Può spiegare il motivo per cui è stato particolarmente severo con l’abuso di spezzare il pane alla consacrazione?

Perché non si può, la frazione del pane viene fatta al momento della frazione del pane, quando c’è lo spezzare del pane, non si fa durante la consacrazione, non si può.

Sia Gloria la Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Vi benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

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