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S. Natale

Gesù Bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 25 dicembre 2021 – S. Natale

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Natale

Eccoci giunti a sabato 25 dicembre 2021. È Natale! Dopo questo lungo tempo di Avvento, dopo questo lungo tempo di preparazione, è Natale! E noi siamo tanto grati a Dio per questo dono immenso che è l’Incarnazione, siamo tanto grati alla Vergine Maria per aver detto sì, perché noi tante volte diciamo no, perché Lei non si è fatta prendere dalla paura, non si è fatta prendere dalla stanchezza, dal “non ce la faccio”, dal “voglio una vita tranquilla”, per grazia di Dio la Vergine Maria non ha mai detto: “Voglio una vita tranquilla”, non ha mai detto: “Sono stanca di lottare”, non ha mai detto: “Sono stanca del fatto che per noi non c’è posto in un alloggio”, non ha mai detto: “Ma insomma io sono incinta e non posso neanche avere un letto dove partorire!”. Non ha mai detto niente di tutto questo, la Vergine Maria, e non ha mai detto niente di molto altro. 

La Vergine Maria ha accolto la Provvidenza di Dio, si è fatta condurre dalla Provvidenza di Dio e non ha mai avuto paura di niente e di nessuno, perché non era una donna come tutte le altre, perché Lei è la Madre di Dio, e nessun altra donna prima, e nessuna altra donna dopo, sarà mai la Madre di Dio. 

Essere la Madre di Dio non è esattamente come svolgere una professione, certo, era una creatura, ma che creatura! Che eccelsa creatura! Non c’è niente di comune in Lei a partire dal fatto che non aveva il peccato originale, che non è un dettaglio.

San Giuseppe, questo custode dei piani di Dio, questo fedelissimo e prontissimo esecutore della Volontà di Dio, quest’uomo totalmente fuori da sé per un certo verso, cioè libero da se stesso, totalmente dato a Dio, e per un altro verso totalmente dentro di sé, cioè un uomo in continuo rapporto profondo, intimo con Dio. 

E noi oggi festeggiamo tutto questo. Ognuno di loro, la Vergine Maria e San Giuseppe, hanno reso possibile l’Incarnazione, non che Dio sia segnato da qualche necessità o da qualche ricatto, Dio è Onnipotente, fa quello che vuole, però cerca la collaborazione dell’uomo, della volontà degli uomini, della loro libertà. E la Vergine Maria e San Giuseppe dicono: “Sì”, a qualunque costo e fino in fondo. Ricordatelo, non è un dettaglio, perché poi quando tocca a noi dover dire di “Sì” e fino in fondo alla volontà di Dio, e questo costa la vita, il martirio bianco di ogni giorno, e magari un giorno anche il martirio del nostro sangue, ebbene, non è così scontato che noi in quei giorni, e in quel giorno sapremo dire: “Sì”. Non è detto che sapremo anche noi far parte di queste grande economia della salvezza.

Il Vangelo di oggi tratto dal cap. II di San Luca, versetti 1-14, dovrebbe un po’ quest’oggi guidarci. Tra poco, insieme a chi vorrà, reciteremo le Lodi mattutine e le reciteremo tanto presto perché oggi è Natale e non si può dormire. L’Angelo non ha lasciato dormire neanche i pastori e vogliamo dormire noi che abbiamo una vita più agiata dei pastori? I pastori sono per una prima parte inconsapevoli adoratori e per una seconda parte sono invitati ad adorare, ma non a mezzogiorno:

“Vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge”

L’angelo li chiama:

“Andate”

Anche noi ci facciamo condurre nella notte a lodare Dio, ecco perché tra poco, alle 6.15, chi vorrà si potrà unire e recitare insieme le Lodi del giorno di Natale, questa bella preghiera della Chiesa, la Liturgia delle Lodi mattutine, che ci fa pregare insieme con la Chiesa di tutto il mondo, le stesse medesime parole, gli stessi medesimi inni, canti e Salmi. 

Oggi ci lasciamo un po’ condurre da un altro Santo che conosciamo già San Pier Giuliano Eymard, fondatore dei Sacramentini, Santo dell’Eucarestia per eccellenza, innamoratissimo dell’Eucarestia. 

Scrive: 

“Oggi è nato un pargolo, che cara festa quella della nascita del Salvatore! Ne salutiamo sempre con gioia il ritorno, la riviviamo nel nostro amore, continuata nell’Eucaristia. Tra Betlemme e il Cenacolo sono intime relazioni che si completano a vicenda.”

Ricordate quello che vi ho letto ieri di quel giovane, ecco, che quagli stessi echi si trovano in San Pier Giuliano Eymard.

“L’Eucaristia è il frumento degli eletti, il pane vivo: ora il frumento si semina, poi bisogna che dal seno della terra germogli, maturi fino a che, mietuto, si macina per farne il pane che ci sostenta. Nascendo oggi sulla paglia nella stalla, il Verbo prepara la sua Eucaristia, che tiene presente in tutti i suoi misteri come loro complemento.
Egli viene ad unirsi all’uomo: durante la sua dimora sulla terra, stringe con lui unione di grazia, di esempi, di meriti; ma soltanto nell’Eucaristia farà l’unione più perfetta di cui l’uomo sia capace su questa terra.”

Quindi quando andremo oggi a fare la Comunione, Sacramentale o Spirituale che sia, non dimentichiamo questo riferimento a Gesù Bambino posto tra la paglia nel nostro presepe bellissimo e questo ci rimanderà all’Eucarestia. E quando vedremo il presepe penseremo all’Eucarestia e quando guarderemo l’Eucarestia penseremo al presepe.

 “Non perdiamo di vista questo pensiero divino, questo scopo che Nostro Signore si è prefisso, se vogliamo comprenderne l’adorabile disegno: unione di grazia in virtù dei misteri della sua Vita e della sua Morte; unione di persona per mezzo dell’Eucaristia: preparazione, l’una e l’altra, del compimento dell’unità nella gloria.
Come il viaggiatore sempre mira alla meta e ad essa dirige tutti i suoi passi, così durante tutta la sua vita Gesù prepara segretamente, mette avanti l’Eucaristia.”

Nel momento in cui nasce, sta già preparando l’Eucarestia.

“Questo frumento celeste è dunque come seminato a Betlemme, casa del pane.”

Voi sapete che Betlemme vuol dire casa del pane.

“Vedetelo sulla paglia: la paglia calpestata, infranta, è la povera umanità; di per se stessa è sterile, ma Gesù in sé la rialzerà, le restituirà la vita, la renderà feconda. Eccolo seminato il divin frumento: le lacrime di Gesù sono l’umore che lo farà germogliare; lo stelo si leverà bello e rigoglioso. Betlemme è su di un colle che guarda Gerusalemme, e questa spiga, quando sarà matura, s’inclinerà verso il Calvario…”

È già diretto verso la Pasqua.

“… ove sarà macinata e messa al fuoco del patimento, per diventare il pane della vita eterna. Verranno i re a mangiarne e se ne delizieranno: è il pane delle nozze regali dell’Agnello. I Magi rappresentano là le anime regali e padrone di se stesse che oggi se ne cibano nel Sacramento.”

I Magi sono questo, noi possiamo essere sempre i Re Magi, le anime padrone di se stesse, le anime regali, perché le anime che dominano se stesse sono Re e Regine, e queste anime si cibano del Sacramento.

“Le relazioni della nascita del Salvatore a Betlemme con l’Eucaristia Sacramento si ritrovano con l’Eucaristia Sacrificio.

È davvero un agnellino quegli che nasce a Betlemme: come un agnello Gesù nasce in una stalla e com’esso non conosce che sua Madre. Col suo primo grido già si offre al Sacrificio: Non hai voluto ostie né oblazioni, ma a me hai formato un corpo: eccomi.
Questo corpo è la condizione per essere immolato, e Gesù l’offre al Padre. Crescerà questo piccolo Agnello presso la Madre, a cui fra quaranta giorni sarà svelato il mistero dell’immolazione. Essa lo nutrirà del suo latte verginale: lo custodirà per il giorno del sacrificio. Il carattere di vittima sarà talmente impresso su di lui che il Precursore, vedendolo quando starà per cominciare il suo ministero, non saprà altrimenti designarlo che sotto il nome di Agnello di Dio: Ecco l’agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo.
Il sacrificio cominciato a Betlemme ha il suo ultimo compimento sull’altare nella santa Messa.”

La nascita di Gesù inizia già all’insegna del sacrificio, della preparazione alla Pasqua, de puntarsi verso Gerusalemme, e del suo Corpo dato e del suo Sangue sparso nell’Eucarestia, quindi Natale Santa Messa, Santa Messa, Natale.

 “Com’è commovente in tutto il mondo cristiano la Messa di mezzanotte!”

È vero, è tanto commovente questa Messa.

“Se ne saluta con gioia il ritorno, molto tempo prima!”

Scocca la mezzanotte e subito si avvedrete l’urgenza di celebrare la Santa Messa perché è già Natale.

“E come mai la festa di Natale ha per noi un sì dolce incanto, e mette sì vivo ardore nei nostri cuori, tanto entusiasmo nei nostri cantici, se non perché Gesù rinasce realmente sull’altare sebbene in stato differente?”

Perché rinasce nella modalità sacramentale, l’Eucarestia, per questo il Natale per noi è un incanto così dolce, perché rimanda immediatamente al mistero immanso, bellissimo del suo Corpo dato e del suo Sangue sparso. 

 “I nostri canti, tutti i nostri omaggi non vanno dritto alla sua Persona? L’oggetto del nostro amore e della nostra festa è presente: in realtà noi andiamo a Betlemme e vi troviamo non un ricordo, non un’immagine, ma il divino Infante in persona.”

E ovviamente questo non lo possiamo mai dimenticare, noi dobbiamo ricordare sempre, in ogni momento, questo evento così significativo per noi. Quindi, continuamente, a partire da adesso, da ieri sera, da stanotte per chi è andato alla Messa di mezzanotte, dalle Lodi per chi si sveglierà presto a recitarle, a partire da questa mattina, tutto quello che faremo sarà rivolto a santificare, a dire grazie per questa festa. Perché noi andiamo a trovare una Persona che è Gesù, il Figlio di Dio, e l’andiamo a trovare nella Santa Messa, nell’Eucarestia e poi, a casa, contemplando questo bel presepe. Certo, sono due modalità diverse: nell’Eucarestia è presente veramente, realmente e sostanzialmente, a casa no, nel presepe è un rimando, un ricordo, un’immagine, totalmente diversa, però ci aiuta a ricordare.

 “Inoltre vedete come l’Eucaristia incomincia a Betlemme: ivi è già l’Emanuele (Dio con noi) che viene abitare in mezzo al suo popolo; comincia oggi ad abitare tra di noi, e l’Eucaristia perpetuerà la sua presenza. Là appare il Verbo fatto carne; nel Sacramento si fa pane per darci la sua carne senza che vi proviamo ripugnanza.
Là, inoltre, cominciano le virtù dello stato sacramentale. A Betlemme Gesù nasconde la sua divinità, perché l’uomo si avvezzi ad appressarsi a Dio senza tema, vela la sua gloria divina per giungere gradatamente a velare la stessa sua umanità. Lega la sua potenza nella debolezza di membra infantili; più tardi la farà prigioniera sotto le sante specie.
A Betlemme il Creatore e Signore di tutte le cose è povero, spoglio di ogni cosa; che la stalla non è sua, gli si fa l’elemosina; con sua Madre vive delle offerte dei pastori e dei doni fatti dai Magi: a suo tempo nell’Eucaristia domanderà all’uomo un ricovero, la materia del Sacramento, un altare, le vesti sacerdotali. Ecco in qual modo Betlemme annunzia l’Eucaristia.”

Vedete come una rimanda all’altra. Gesù vive di elemosina dall’inizio fino ad oggi.

“Là troviamo pure l’inaugurazione del culto eucaristico, nel suo atto principale che è l’adorazione. Maria e dopo di lei S. Giuseppe sono i primi adoratori. All’adorazione di Maria e di Giuseppe vengono unirsi i pastori ed i Magi.
Maria si da’ tutta al servizio del suo divin Figlio, con premurosa sollecitudine prevenendo i suoi minimi desideri per appagarli. I pastori presentano le offerte proprie della loro condizione, semplici e rustiche, i Magi porgono i magnifici loro doni. È l’adorazione di omaggio.
All’Eucaristia converranno altresì tutte le classi sociali; essa sarà il centro della famiglia cattolica. Le si renderà un doppio culto di adorazione: adorazione interna di fede e d’amore, adorazione esterna con la magnificenza dei doni, delle chiese, dei troni su cui si mostrerà Iddio fatto Sacramento.”

Quando noi andiamo a fare l’Adorazione ricordiamoci di fare l’Adorazione di omaggio, non sempre quella di chiedere e chiedere. “Son venuto a rendere omaggio al figlio di Dio”.

“L’angelo annunzia il Salvatore ai pastori con queste parole: «Vi annunzio un gaudio grande che sarà per tutto il popolo, perché oggi vi è nato il Salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di David». E questo annunzio significa che comincia un’era nuova, che la caduta di Adamo sarà riparata da un’opera di restaurazione divina. Vi sono due Adami, padri ciascuno di un gran popolo. Il primo Adamo, terrestre, padre del mondo degenerato, ed il secondo Adamo, padre del mondo rigenerato.
Ora, il secondo viene a ristabilire tutto quello che il primo ha distrutto. Ebbene questa restaurazione ha il suo compimento quaggiù nell’Eucaristia. Il forte della tentazione diabolica, come il più grave nella colpa di Adamo ed Eva stava nelle parole: «Sarete come dei» e nell’orgoglio che ne concepirono i nostri progenitori. 

È qui che sta la tentazione diabolica.

“Diventerete come dei? Ohimè, diventarono simili alle bestie!”

È verissimo, quando si cede alla tentazione si diventa come le bestie.

 “Or bene, Gesù viene a ripeterci la medesima promessa per compierla: satana sarà preso nella propria rete. E noi diventeremo simili a Dio, mangiando la Carne e bevendo il Sangue di Gesù.”

Non diventando superbi, non disobbedendo a Dio.

“Si cambia di stato con l’unirsi ad una persona di condizione superiore, e così una figlia del popolo diventa regina allorché è sposata da un re. Ora Nostro Signore con il darsi a noi ci associa alla sua divinità: noi diveniamo sua carne e suo sangue; riceviamo la celeste e divina regalità del Creatore. Come la natura umana fu divinizzata in virtù dell’unione ipostatica, così la Comunione ci solleva all’unione con Dio, ci rende consorti della natura divina.”

Vedete perché è bello, perché è importante, perché è essenziale essere adoratori dell’Eucarestia, essere innamorati dell’Eucarestia, nutrirci dell’Eucarestia.

 “Gli alimenti, inferiori a noi, si trasformano in nostra sostanza; ma noi siamo trasformati in Gesù Cristo che ci assorbe: noi diveniamo membra di Dio, e in Cielo saremo tanto più gloriosi, quanto più saremo stati trasmutati in Gesù Cristo, per la frequente partecipazione al suo Corpo adorabile.”

Quindi, tutti i giorni a Messa!

“Voi non morrete. Questa parola sarà vera nella bocca di Gesù, che ci assicura essere la Comunione pegno d’immortalità, dicendo: Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno.”

Anche Gesù dice la stessa frase del serpente, e il serpente ante litteram scimmiotta ciò che farà poi Gesù. Anche Gesù dice la stessa frase del serpente ma in tutt’altro contesto, con tutt’altra ragione, per tutt’altra motivazione. È tutta un’altra cosa. “Vivrete in eterno, sì, ma mangiando al mia Carne e bevendo il mio Sangue”. Ripeto, non disobbedendo a Dio. 

“Ci assicura essere la Comunione pegno d’immortalità, dicendo: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Ci promette la vita eterna, non la perpetua durata della vita presente, che è soltanto una preparazione alla vera vita. Infine, voi saprete ogni cosa. Del male, sì, purtroppo. Del bene, certo che no. La scienza del bene l’acquisteremo nella Comunione.”

È lì che si impara.

“Udite quel che dice Nostro Signore agli Apostoli dopo aver loro data la Comunione: «Non vi chiamerò già più servi, perché il servo non sa quel che faccia il suo padrone. Ma io vi ho chiamati amici, perché tutto quello che intesi dal Padre mio, l’ho rivelato a voi».
Nell’Eucaristia la scienza ci è insegnata da Dio stesso, nostro immediato e personale maestro: saremo tutti ammaestrati da Dio. Non ci manda più i profeti; egli stesso è il nostro dottore. Sapremo tutto, perché egli è la Scienza divina, increata, infinita.
Ecco in qual modo l’Eucaristia compie la restaurazione cominciata nella grotta di Betlemme. Rallegratevi dunque in questo bel giorno in cui spunta sull’orizzonte il divin sole dell’Eucaristia.”

Stamattina guardiamo bene il sorgere del sole e vedendo sorgere il sole noi dovremmo pensare all’Eucarestia.

“La vostra riconoscenza non disgiunga mai il Presepio dall’Altare, il Verbo fatto carne dall’Uomo-Dio fatto pane di vita eterna nel SS. Sacramento.”

Sempre uniti, altare e presepe. Vorrei essere lì, e vedetemi lì accanto a voi quest’oggi, ci sono proprio con tutto il cuore. Vi auguro un bellissimo giorno di Natale, vi auguro di goderlo con le persone a voi più care, vi auguro un giorno meraviglioso dopo tutta questa fatica dell’Avvento, finalmente vi auguro oggi di riposare tra le braccia di Dio, e stringendo a voi il Bambino Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Lc 2, 1-14)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

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