Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 21 gennaio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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I Dodici Apostoli e la loro missione
Eccoci giunti a venerdì 21 gennaio 2022, festa di Sant’Agnese, Vergine e Martire, una ragazza di 13 anni che muore uccisa per la sua fedeltà al Signore. Una storia molto interessante, una delle Sante citate nel Canone romano, una grandissima Santa, andate un po’ a leggere la sua storia, che è veramente interessante. Tanti auguri a tutti coloro che portano il nome di Agnese. Io oggi ricordo l’anniversario del mio battesimo e quindi mi permetto di chiedervi una preghiera per me, per corrispondere sempre di più, sempre meglio, a questo Sacramento bellissimo, che è il Sacramento del Battesimo, che ci libera per sempre dal peccato originale, ci introduce, ci innesta nella vita della Chiesa.
Quest’oggi abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo III di San Marco versetti 13-19.
Gesù sale sul monte e chiama a sé chi voleva. Ne chiama dodici, e forma i dodici Apostoli.
Perché Gesù ne scegli dodici? E per quale motivo, qual è la ragione di queste dodici persone? La ragione è triplice, la prima in assoluto:
“perché stessero con lui”
Noi che siamo tanto presi dall’andare, dal fare, dall’aiutare, assistere e quant’altro… no! Lui ne sceglie dodici perché stessero con lui. Questa è la prima cosa e non possiamo dimenticarla. Non ne sceglie dodici per andare a fare i miracoli, non ne sceglie dodici per guarire le malattie, per guarire gli infermi, ne sceglie dodici perché stessero con Lui. La ragione prima di questa chiamata, di questa elezione, dei dodici Apostoli — quindi stiamo parlando dei primi dodici Vescovi, è il collegio Apostolico questo — Lui elegge i primi dodici Vescovi perché stessero con lui.
E aggiunge:
“per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni”
Ecco le tre ragioni. Non dice una parola sui miracoli, San Marco non dice una parola sui malati, non dice una parola sui bisognosi, non dice una parola sui poveri, non dice una parola sui mendicanti. San Marco dice tre cose:
“perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni”
Se vi ricordate negli Atti degli Apostoli di fatto, poi, gli Apostoli scivolano, iniziano la prima grande scivolata, che poi nella storia continua a ripetersi e continua a ripetersi nella vita di tutti noi, già ve la commentai il tempo fa: gli Apostoli subito dopo la morte di Gesù, perdono questa chiarezza originaria, siamo al capitolo 3° di San Marco, perdono questa chiarezza originaria della ragione per la quale Gesù li ha chiamati. E cosa fanno? Cominciano a mettersi al servizio delle mense, cominciano a mettersi a servire. A un certo punto si fermano e San Pietro dice: “No, qui c’è un problema, non va bene questa cosa. Facciamo così, nominiamo dei diaconi, loro si occuperanno di questo, noi ci dedicheremo alla preghiera”.
Fin da subito c’è questa tentazione di mancare alla vocazione originaria, alla ragione della loro vocazione, che non era il servizio alle mense, Gesù non li ha scelti per quello, Gesù li ha scelti perché stessero con Lui. Infatti dice: “Così noi ci dedicheremo alla preghiera e alla predicazione”. Ritorna esattamente l’origine della loro chiamata e il motivo di quella chiamata. Anche per noi è la stessa cosa, per tutti noi, siamo sempre tentati dal fare, siamo sempre tentati dall’avere le mani in pasta, perché è gratificante, perché ci piace, ci piace sentirci utili, ci piace servire gli altri, è gratificante, ma non è la ragione prima della chiamata dei dodici Apostoli. La ragione prima è “perché stessero con Lui”, quindi, traducendo: la preghiera. Stare con Gesù vuol dire pregare. Poi predicare, quindi liberare dai demoni. Questo è il loro compito, non ne avevano altri.
Quest’oggi volevo leggere un breve testo, l’omelia potrebbe, per un certo senso, anche essere finita qui, ma vorrei leggervi un breve testo. È un testo sulla Santa Messa scritto da una donna che si chiama Catalina Rivas, tuttora vivente. Facciamo anche finta, perché uno potrebbe anche dire: “Sì vabbè, ma sono rivelazioni private, la persona non è ancora morta, la Chiesa non ha ancora espresso un giudizio definitivo su queste cose…”. Quindi facciamo pure finta che siano riflessioni sue, di questa persona, e non siano rivelazioni di Gesù. Perché uno che non crede, ed è liberissimo anche di non credere alle rivelazioni private, può dire: “Non ci credo”. Benissimo. Anche se non sono parole di Gesù, anche se non sono rivelazioni private, anche se fossero semplicemente riflessioni di questa persona, beh, anche in questo caso, a me sembrano riflessioni degne di essere ascoltate, perché credo che siano riflessioni molto interessanti, tanto semplici quanto interessanti. A me la lettura di questo librettino che mi regalarono tanti anni fa ha sempre fatto tanto bene. Sapete che c’è anche quel cortometraggio, stile cartone animato, che si intitola “La voce di Taddeide”. Se non l’avete visto dovete guardarlo assolutamente, è bellissimo, fatelo vedere ai vostri bambini perché è bellissimo, ed è fatto proprio su questa possibile rivelazione privata di questa signora Catalina Rivas. È un video bellissimo, ve lo consiglio, veramente commovente, molto molto bello, e non c’è proprio niente che vada contro la fede, la dottrina o la Chiesa, assolutamente preciso e rigoroso, molto molto bello.
Vi leggo. Lei dice di aver posto una domanda Gesù:
“Signore quanto tempo rimani davvero con noi dopo la Comunione?”
E Gesù le avrebbe risposto, dico le avrebbe perché per chi non crede è un “avrebbe” al condizionale, un’ipotetica, facciamo finta che sia anche solo una riflessione.
Risposta:
“Tutto il tempo che tu vorrai tenermi con te. Se Mi parli durante tutto il giorno dedicandomi qualche parola durante le tue faccende, Io ti ascolterò.”
Quindi Gesù dice: “Io ci sono sempre.”
“Io sono sempre con voi, siete voi che vi allontanate da Me. Uscite dalla Messa e per quel giorno è quanto basta; avete osservato il giorno del Signore e tutto finisce lì, non pensate che mi piacerebbe condividere la vostra vita familiare con voi, almeno in quel giorno.”
Gesù dice: “Voi la domenica venite a Messa e finita la Messa ve ne andate a casa, ed è finito tutto. Non condividete con Me la vita della vostra famiglia, almeno la domenica, visto che è il giorno del Signore”.
In tutto questo mi sembra che ci sia niente di sbagliato, è una riflessione assolutamente vera, onesta, sincera, schietta, rigorosa e molto reale. Il giorno del Signore, già tante volte ve l’ho detto, diventa il nostro giorno, non è del Signore. E certamente è difficile che poi ci ritorniamo sopra, durante la giornata a pensare alla Messa del mattino, a riprendere il Vangelo, a richiamare la presenza di Gesù nella mia vita, etc…
Prosegue, attenti adesso:
“Voi nelle vostre case avete un luogo per tutto, una stanza per ogni attività: una camera per dormire, un’altra per cucinare, una per mangiare..”
Io aggiungo: una per guardare la televisione.
“Qual è il luogo che hanno destinato a Me? Deve essere un luogo nel quale non soltanto tenete un’immagine permanentemente impolverata, ma un luogo nel quale almeno per cinque minuti al giorno la famiglia si riunisce a ringraziare per la giornata, per il dono della vita, a pregare per le necessità quotidiane, a chiedere benedizioni, protezione, salute… Tutti hanno un posto nelle vostre case, eccetto Io.”
Vero, ogni virgola è vera. Nelle nostre case c’è un posto per tutto, tranne che per Gesù. E noi ci ritroviamo almeno cinque minuti al giorno, tutti insieme come famiglia, a pregare Gesù?
Vedete che è vero, questo ci fa riflettere.
“Tutti hanno un posto nelle vostre case, eccetto Io.”
Come sempre, tutti hanno un posto nel nostro cuore, eccetto Dio, tutti hanno un posto nella nostra mente, eccetto Dio. Quanta fatica facciamo in una giornata a pensare a Dio? E quanto invece dedichiamo la nostra giornata a pensare ad altro, a tutto, a qualunque cosa?
Prosegue:
“Gli uomini programmano la loro giornata, la settimana, il semestre, le vacanze…”
Verissimo. Adesso stiamo già pensando alle vacanze di quest’estate, bisogna programmarle, poi programmiamo tutto il nostro calendario, tutto.
“Sanno in quale giorno riposeranno, in che giorno andranno al cinema o a una festa, a visitare la nonna o i nipoti, i figli, gli amici, quando andranno a divertirsi. Ma quante famiglie dicono almeno una volta al mese: “Questo è il giorno in cui dobbiamo andare a visitare Gesù nel tabernacolo” e tutta la famiglia viene a fare conversazione con Me, a sedersi di fronte a Me e a parlarmi, a raccontarmi ciò che è accaduto negli ultimi giorni, a raccontarmi i problemi, le difficoltà che hanno, a chiedermi ciò di cui hanno necessità.. a farmi partecipe delle loro faccende! Quante volte?”
È tutto vero, noi programmiamo tutto, tranne che l’incontro col Signore. Neanche una volta al mese, dice questa riflessione, ci mettiamo nella testa di dire: “Oggi lo dedichiamo per andare da Gesù tutti insieme”.
Davanti alla mia camera c’è la Villa Pamphili, già ve l’ho detto, con i “miei” cocoriti (non sono i miei) e tra me e la Villa Pamphili c’è un campo da calcio. Rimango sempre molto colpito, impressionato, quando al sabato mattina, o pomeriggio, dipende, i genitori portano i ragazzi a giocare a pallone e a fare gli allenamenti. Vento, pioggia, sole, tempesta, monsoni, grandine, niente lì ferma! Sono lì a correre in mezzo al fango, all’acqua, al freddo, al gelo, a tutte le intemperie del mondo, senza ombrello, senza niente perché ovviamente corrono e giocano a calcio. Nessun problema, nessuno che si ponga la questione che magari si ammalano, stanno male. Noi il problema ce lo poniamo quando dobbiamo andare in chiesa a pregare, per cui non posso stare venti minuti in chiesa a pregare perché prendo freddo, perché qui, perché là. Ma ciò che mi impressiona di più è vedere questi genitori che stanno per un’ora in piedi sotto tutte queste intemperie, in mezzo al freddo, all’acqua, al vento, in piedi a stare lì a guardare, ad aspettare i loro figli. Io li guardo e dico: “Se io amassi e servissi Gesù un millesimo di quanto loro sono capaci di fare per… io sarei già un grande santo.”
C’è tempo per tutto, tutto è programmato, siamo disposti a tutto per tutto, ma per Gesù no.
Una volta fui invitato ad una festa di compleanno, era sera, siamo arrivati e vedo che non suonano il campanello ma telefonano per farsi aprire. Dico: “Evidentemente sarà rotto il citofono”. Sapete che ci sono due citofoni. Al primo va così. Al secondo ancora gli fanno la telefonata. Dico: “Ma possibile che non ci sia un elettricista capace di mettere a posto i citofoni?”.
Allora chiedo: “Ma, scusate, perché non suonate?”
“Eh no perché siamo in tanti e se suoniamo tutti, il cane poi si spaventa”
Oh cielo! Non ci credo! Noi siamo qui fuori al freddo che non possiamo entrare e non dobbiamo suonare, perché se no il cane poi va in angoscia. La prossima volta ditemelo che mi porto un psico-super-analista, così quando entriamo gli facciamo anche il massaggino e lo aiutiamo a risolvere i suoi problemi, perché, poverino, a sentire suonare il campanello va in angoscia. Ma ci rendiamo conto? E nessuno ha fatto un fiato, tutti perfettamente allineati: “Sì, sì è una cosa giusta, ci mancherebbe, non scherzare, certo, mica possiamo disturbare il cane, poverino.” Povera stella!
Avessimo un millesimo della stessa attenzione per Gesù e la sua presenza nel tabernacolo e per la sua casa, saremo già santi. Invece entriamo in chiesa senza fare la genuflessione, senza fare un segno di croce, senza metterci in ginocchio, senza mantenere il silenzio, senza stare in adorazione. C’è un chiasso! Chi risponde al cellulare, i bambini che urlano, che corrono. Ma questo va bene.
C’è la programmazione per andare in palestra, per andare dal parrucchiere, per andare a mettere le unghie nei forni, per andare alla partita, per andare dall’amico o dall’amica, per andare non so dove, ma dov’è l’appuntamento sul tuo calendario per stare con Gesù? Dove c’è scritto nel tuo calendario “dalle… alle… appuntamento con Gesù”? In un mese dov’è che è scritta questa cosa? C’è nel tuo calendario, quando lo apri, “appuntamento con Gesù dalle… alle…? Per cui se ti chiama qualcuno e ti dice: “Dai, ci vediamo?”
— “No, mi spiace, non posso”
— “Come mai?”
— “Ho l’appuntamento con Gesù”
Ma vi pare che noi lo diciamo?
— “Dai, allora ci vediamo”
— “Eh, sì, va bene. Dai, Gesù ti sposto, facciamo un altro giorno, dai, tanto va bene lo stesso. Poi devo andare là a fare le testimonianze della mia fede, a riportare le anime e le persone a Gesù, quindi va bene.”
“Dov’è che andate?”
“Andiamo a fare un happy hour, lì al bar”
E parlate di Gesù? Tra patatine, ketchup, birra, parlate di Gesù?
“No, ma io faccio l’apostolo”
Ma perché gli apostoli non hanno fatto queste cose?
Noi siamo tutti apostoli e facciamo quello che gli Apostoli non hanno fatto. Interessante questa cosa. E perché non scegliere il giovedì come giorno… Non tutto il giorno, bisogna stare attenti a parlare, perché dopo qualcuno ti risponde: “Ma io non sono mica un consacrato. Non sono una suora, un prete.” Speriamo che poi noi consacrati viviamo queste cose. Il Battesimo non è un dettaglio, la Cresima non è un dettaglio. Quindi dicevo, per esempio, perché non dedicare il giovedì dalle 20 alle 21 per fare l’Ora Santa, per stare con il Signore? Perché non dedicare alla domenica un bel momento per stare col Signore?
Ecco, volevo leggervi questo testo perché mi è sembrato veramente molto bello, molto vero. Avrei potuto prendere questo testo e dirvi le cose che sono scritte, senza andare a disturbare questa persona, quello che ha scritto, perché io mi ritrovo pienamente in tutte queste parole, le trovo estremamente, incredibilmente vere. Che vengano da Gesù, che vengano dalla sua testa a me non interessa, quello che mi interessa è che mi mettono in grandissima discussione, che sono assolutamente vere, e che ci chiedono di pensarci e speriamo di cambiare vita.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Mc 3, 13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.