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Gv 14,1-6 commentato da S. Giovanni della Croce e S. Teresa d’Avila

Castello

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Gv 14,1-6 commentato da S. Giovanni della Croce e S. Teresa d’Avila »
Venerdì 5 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 14, 1-6)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Eccoci giunti a venerdì 5 maggio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quattordicesimo di San Giovanni, versetti 1-6.

“Non sia turbato il vostro cuore”

Leggiamo il commento che fa San Tommaso d’Aquino:

Il Signore non ha qui insegnato il contrario di quello che ha fatto, anche se pure lui si turbò (Giovanni 13, 21) — ricordate il turbamento del Signore! — Ma esiste un turbamento derivante dallo spirito, il quale proviene dal pensiero ed è un turbamento che non è proibito. C’è invece un altro turbamento o tristezza che coinvolge la ragione stessa ed è questo che viene condannato e proibito. Il giusto non verrà sconvolto perché il Signore lo sostiene con la sua mano (Salmo 36, 24). Infatti, chi ha sempre Dio con sé non può essere turbato.

Cosa vuole dirci San Tommaso? Vuole dirci che il turbamento, la tristezza che non va bene, è quella che ci sconvolge, è quella che ci fa perdere — come dicevano i giorni scorsi — la speranza, è quella che ci stravolge la mente, è quel turbamento che ti lascia completamente disorientato. Anche i santi — Gesù stesso — sono stati turbati, però è un turbamento diverso, è un turbamento che porta con sé la sofferenza di quanto stanno vivendo, di quanto sta accadendo, ma interiormente li lascia in pace, perché confidano in Dio. Quindi c’è una dimensione di sofferenza, c’è una  dimensione anche di turbamento, che non è però proibito, perché è collocato nell’orizzonte della fiducia e dell’affidamento in Dio.

Dobbiamo stare attenti invece a ciò che ci sconvolge, a quando ci sconvolgiamo, perché lì invece la fiducia in Dio, l’affidamento in Dio viene meno e allora poi dopo uno cade nella disperazione.

“Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”. 

Casa di Dio, cioè tempio, è ciascuna anima umana

Dice Sant’Agostino nel suo commento al Vangelo di Giovanni.

Leggiamo adesso che cosa scrive San Giovanni della Croce nella Fiamma d’Amor viva (4, 14-16), dice così:

Dio dimora segreto e nascosto nella sostanza di tutte le anime poiché, se ciò non fosse, esse non potrebbero sussistere. 

Quindi Dio è presente nella sostanza di tutte le anime, cioè Dio è presente in ogni anima, in ogni persona.

Prosegue San Giovanni della Croce:

Però vi è molta differenza tra i vari modi di dimorare. In alcune egli dimora da solo, in altre no. In alcune vi sta contento, in altre scontento. L’anima in cui si trovano meno desideri e passioni proprie, è quella dove dimora più contento e come in casa propria, reggendola e governandola. 

Quindi la questione principale per San Giovanni della Croce è la compresenza delle passioni e dei desideri, dei nostri desideri e delle nostre passioni, perché vanno a collocarsi in modo alternativo, oppositivo, spesse volte, alla volontà di Dio. E quindi lì Dio non dimora felice, mentre dimora felice, come a casa propria — perché non ci sono intrusi — quando questi desideri e queste passioni sono ordinati in maniera tale da collaborare totalmente — da bravi sudditi — alla volontà di Dio.

Nel Cammino di perfezione (28, 9-11) vediamo che cosa scrive Santa Teresa d’Avila.

L’importante per noi è fargli un dono assoluto della nostra anima, sgomberandola di ogni cosa, affinché egli possa aggiungere o togliere come vuole, come in una sua proprietà. Del resto ne ha tutto il diritto, e guardiamoci bene dal contestarglielo.

Quindi Santa Teresa d’Avila ci richiama all’importanza di questa assolutezza nel donare l’anima a Dio, affinché sia proprietà di Dio.

Ecco — credo di capire giusto, penso, spero — anche il senso, per esempio, del bellissimo Atto di Offerta all’Amore Misericordioso quale Vittima di Olocausto di Santa Teresa di Gesù Bambino: fare a Dio un dono assoluto, cioè impostare la nostra vita umana, spirituale, affinché venga sgombrata da tutto ciò che non è Dio, da tutto ciò che può ostacolare l’appartenenza a Dio, l’essere di Dio, il nostro consegnarci a Lui, “essere Sua proprietà”, dice Santa Teresa. Quindi fare un dono assoluto.

Ecco, vediamo ancora sempre Santa Teresa, ma questa volta nel Castello interiore (2, 1-12)

Possiamo considerare la nostra anima come un castello nel quale vi siano molti posti o mansioni. Questo castello risulta di molte stanze, alcune in alto, altre in basso, altre ai lati. Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l’anima. […] Dobbiamo ora vedere il modo di potervi entrare.

Quindi lei paragona la nostra anima a un castello, immagine famosissima. “Come entrare?”, adesso lei dice:

Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrarvi, perché si è già dentro, […] Però dovete sapere che vi è una grande differenza tra un modo di essere e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni, là dove sostano le guardie, senza curarsi di andare più innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l’abiti, né quali appartamenti contenga. Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione.

Quindi la porta per entrare nella nostra anima e l’orazione e la meditazione. Quante volte abbiamo detto dell’importanza della preghiera, dell’importanza della meditazione, dell’importanza dell’orazione, quale porta per entrare nella nostra anima.

ma terribili ed astute sono le insidie del Demonio per impedire che le anime conoscano se stesse e la via per cui camminano.

Vedete? Nel momento in cui tu entri nella tua anima, tu cosa fai? Conosci te stesso. Nel momento in cui tu entri nella tua anima, che cosa succede? Vedi la via per cui stai camminando, per questo che si medita poco!

Non si deve dunque pensare che i posti siano pochi: ve ne sono a milioni. Le anime vi entrano in molti modi, e tutte con buona intenzione. Ma poiché il Demonio è maligno, deve aver appostato in ogni stanza legioni di suoi pari, per impedire che passino da una mansione a un’altra, e così le poverette, che ne sono ignare, si trovano impigliate in mille lacci… Coloro che si trovano in questo stato devono far di tutto per ricorrere spesso al Signore. 

Quindi Santa Teresa ci dice: “Mi raccomando la meditazione, mi raccomando l’orazione. Sono la porta per entrare in noi stessi, sono la porta per entrare nel castello, sono la porta per il conoscimento di noi stessi”.

Vediamo adesso cosa scrive San Tommaso d’Aquino, nel suo commento al Vangelo di Giovanni:

Ed è per questo che egli ha detto: “Vado a preparare un posto per voi”. Ora l’uomo dimora in questo posto mediante il pensiero, secondo le parole: “Consacrali nella Verità” (Gv. 17,17); ma vi dimora soprattutto mediante la volontà e il sentimento, con la fruizione dell’amore, come dice Giovanni (I Gv. 4,16): “Chi dimora nell’amore dimora in Dio, e Dio è in lui”.

Ecco quindi è molto importante questo aspetto del pensiero, questo aspetto — come abbiamo detto — della riflessione; è molto importante questo aspetto della volontà e del sentimento, tutte le strutture interne dell’uomo.

Ascoltiamo ancora San Giovanni della Croce, nella Fiamma d’amor viva (1, 12-13).

Bisogna dunque notare che l’amore è l’inclinazione, la forza e la virtù di cui l’anima si serve per raggiungere (il proprio centro che è) Dio, poiché per mezzo dell’amore ella si unisce con Lui. Perciò quanto più profondamente ella penetra in Dio e vi si concentra, tanti più sono i gradi d’amore da lei posseduti. Possiamo quindi affermare che quanti sono i gradi d’amore divino a cui l’anima può giungere, tanti sono i centri, l’uno più interno dell’altro, che ella può occupare in Lui, poiché l’amore più è forte e più unisce. In questo senso si possono intendere i molti posti che, secondo quanto dice il Figlio di Dio, esistono nella casa del Padre.

Perciò: amare, amare, amare Dio. Proprio l’importanza dell’amore. Più noi amiamo Dio, “più siamo posseduti da lui” — dice San Giovanni della Croce — più entro in questo centro, dove vengo unito a Lui e dove mi occupo di Lui. Ecco, “i molti posti”, sono come tanti centri che si stringono sempre di più attorno al Signore.

Bene, ci fermiamo qui. Credo che per oggi abbiamo veramente tanto su cui riflettere, e chiediamo proprio al Signore di essere illuminati da questi santi, che come sempre ci aiutano a comprendere meglio e con più precisione la Parola del Signore e a fare del nostro “castello interiore” veramente una dimora meravigliosa per Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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