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Serva di Dio Suor Saint-Pierre: SS. Nome di Gesù

Monogramma di Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 3 gennaio 2022. Santissimo Nome di Gesù

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La “Freccia d’oro”
per ferire d’amore il Sacro Cuore di Gesù in riparazione dei molti oltraggi che riceve.

Preghiera rivelata da Gesù alla serva di Dio suor Marie de Saint-Pierre, carmelitana di Tours (1816-1848)

“Sempre sia lodato, benedetto, amato, adorato, glorificato,
il santissimo, il sacratissimo, l’adorabilissimo, incomprensibilissimo ed inesprimibilissimo
NOME DI DIO,
nel cielo, sulla terra e negli inferi, per tutte le creature uscite dalle Mani di Dio
e per il Sacro Cuore
di nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare.
Amen”

Scarica il testo della meditazione

Serva di Dio Suor Saint-Pierre: SS. Nome di Gesù

Eccoci giunti a lunedì 3 gennaio 2022. Oggi celebriamo, festeggiamo il Santissimo nome di Gesù. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal Vangelo di San Giovanni capitolo I, vv. 29-34. 

“Il culto per il Nome di Gesù sorge in epoca tardo-medioevale, grazie agli ordini mendicanti, e grazie in modo particolare alla predicazione di San Bernardino da Siena. Siamo nel XV secolo. San Bernardino da Siena diffuse il monogramma composto dalle prime lettere greche del Nome di Gesù “IHS”, anche se con la traslitterazione latina di fatto venne interpretato come acronimo dell’espressione: “Iesus Hominum Salvator”.

La celebrazione liturgica, introdotta nel secolo XVI venne poi estesa a tutta la Chiesa da Papa Innocenzo XIII.

La Serva di Dio Suor Saint-Pierre carmelitana di Tours, vissuta nel 1800, Apostola della Riparazione, fu colei che ricevette da Gesù alcune indicazioni molto importanti sulla devozione al Suo Santo Nome. Gesù le disse: “Il mio Nome è da tutti bestemmiato, gli stessi fanciulli bestemmiano e l’orribile peccato ferisce apertamente il mio Cuore. Il peccatore con la bestemmia maledice Dio, lo sfida apertamente, annienta la Redenzione, pronuncia da sé la propria condanna. La bestemmia è una freccia avvelenata che mi penetra nel Cuore. Io ti darò la mia freccia d’oro per cicatrizzarmi la ferita dei peccatori, ed è questa:”

E insegnò una preghiera che a breve vi reciterò, molto bella. Prima però soffermiamoci un attimo nel dire una parola su queste brevi righe che Gesù ha detto a Suor Saint-Pierre, Carmelitana di Tours. È vero, dobbiamo riconoscerlo, purtroppo, il Nome di Dio, Lui dice, è da tutti bestemmiato. È una sentenza forte. È talmente grave il peccato della bestemmia che basta sentirlo una volta ed è come se tutto il mondo lo stesse gridando. È come se tutto il mondo in quel momento stesse gravemente, solennemente in modo corale, gridando la sua offesa a Dio. Ed è vero che addirittura i ragazzi non di rado bestemmiano, cosa ancora più grave. Non mi ricordo adesso esattamente quale Santo, ma era un Santo famoso, disse che non c’è peccato più grave della bestemmia. La bestemmia è il peccato più grave in assoluto, perché offende direttamente Dio che è infinito. Noi dobbiamo adoperarci per combattere questo gravissimo peccato, questo inno diabolico, questo grido di inferno. Non serve fare le crociate, sapete che io sono contrario, sono molto per la linea di San Tommaso Moro. Non so se l’avete capito ma mi piace molto la figura di questo Santo, mi piace il fatto di come lui, in un momento così grave della sua vita, è stato capace di mantenere una grandissima sobrietà, di rifiutare ogni polemica. Non si vede, non si sente nell’esperienza di quest’uomo una reazione brutta. Soprattuto quando soffriamo, la nostra reazione abituale è quella di gridare le nostre ragioni, le sentiamo talmente forti che non possiamo fare a meno di dirle. Nell’introduzione del libro che sto meditando il venerdì sera, S. Tommaso Moro scrive:

 “Tuttavia, il suo dissenso dal re non assunse mai il carattere di ribellione. Né la sua suprema fedeltà alla Chiesa cattolica si colorò mai dell’orgogliosa connotazione di un martirio cercato e provocato.”

Oggi e sempre, si sente tutto il contrario. Oggi “dissenso” vuol dire “ribellione”, dissentire vuol dire ribellarsi, oggi funziona così, è difficile trovare un dissentire che non sia sinonimo di ribellione ma che sia un dissentire, un dire: “Io non mi ribello, però questa cosa non è giusta” — che è quello che fece lui — “Io sono fedele alla Chiesa ma questo non vuol dire che mi vada a cercare il martirio e me lo vada a provocare. Non mi vado a mettere in mostra come colui che sta soffrendo per il Signore”

E poi scrive:

“Di qui il suo costante diniego di proclamare apertamente i motivi che l’avevano indotto a rifiutare il giuramento, e la sua rinunzia a voler giudicare la coscienza di coloro che lo avevano prestato.”

È incredibile questa cosa, ve la rileggerò tante volte, perché a me colpisce tanto, mi fa riflettere molto, perché è tutto il contrario di quello che facciamo noi. Noi cosa facciamo? “Dimmi perché no, dimmi perché non fai così, dimmi perché dici in questo modo”. Lui, invece non lo disse mai, fece di tutto per stare lontano da questa dichiarazione plateale dei motivi che l’avevano spinto nella torre. E poi la rinuncia a giudicare la coscienza di coloro che invece avevano prestato il giuramento. Lui semplicemente dice: “Io no. Il perché del no lo sa il Re e questo mi basta”. Vescovi, Cardinali, Preti, Suore, laici, tutti avevano giurato, ma lui non si mette a giudicarli, a fare le sentenze nella coscienza di queste persone. Dice: “Io no. Ognuno risponderà davanti a Dio della propria coscienza”.

È quello che vi continuo a ripetere da diverso tempo: ciò che conta è che io, tu, noi, siamo fedeli alla nostra coscienza. Certo, deve essere una coscienza vera e certa, formata, educata, ma bisogna essere fedeli a questa coscienza, non si può andare contro la propria coscienza perché sarà solo su questa che noi saremo giudicati. E non si può giudicare la coscienza degli altri. Io posso dire che quell’azione è malvagia, va condannata, ma non posso dire che cosa sta nella coscienza di quella persona, questo non lo possiamo sapere.

Ve l’ho voluto rileggere perché mi sembra veramente importante. 

Dobbiamo imparare con i ragazzi che bestemmiano a saperli richiamare. Non dobbiamo fare dei proclami, delle pubbliche scenate, non è questo che conta e che fa ripensare alla bestemmia. Quello che conta è che il mio comportamento sia un comportamento dignitoso, vero, giusto, bello, fedele a Gesù e inevitabilmente, quando noi arriveremo, non solo sarà impossibile bestemmiare, ma sarà impossibile dire una parolaccia, sarà impossibile fare un discorso volgare perché verremo avvertiti come fuori dal coro, come così “diversi” rispetto ad un certo stile che ad uno non riesce proprio di fare una cosa così brutta. Invece, se noi diciamo di non bestemmiare, la persona bestemmia ancora di più. 

Questo è un peccato che ferisce il Cuore di Dio, poi se è detto da un fanciullo, ancora peggio. È una maledizione, è un maledire Dio, è una sfida, è annientare la Redenzione, è un auto-condannarsi.

“La bestemmia è una freccia avvelenata che mi penetra nel Cuore”

Gesù insegna questa preghiera, potremmo imparare a recitarla più volte al giorno, oppure quando sentiamo una bestemmia:

“Sempre sia lodato, benedetto, amato, adorato, glorificato, il Santissimo, il Sacratissimo, l’adoratissimo eppure incomprensibile Nome di Dio in cielo, in Terra o negli inferi, da tutte le creature uscite dalle mani di Dio. Per il Sacro Cuore di nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell’altare. Amen.”

E Gesù dice:

“Ogni volta, che ripeterai questa formula ferirai il mio Cuore d’amore. Tu non puoi comprendere la malizia e l’orrore della bestemmia. Se la mia Giustizia non fosse trattenuta dalla Misericordia, schiaccerebbe il colpevole verso il quale le stesse creature inanimate si vendicherebbero, ma io ho l’eternità per punirvi! Oh, se sapessi quale grado di gloria ti darà il Cielo dicendo una volta sola: O ammirabile Nome di Dio! In spirito di riparazione per le bestemmie!».

Capite, basta dire: “O ammirabile Nome di Dio!”

“Oh, se sapessi quale grado di gloria ti darà il Cielo se lo farai in spirito di riparazione per le bestemmie!”

Non solo stare lontano dalla bestemmia, ma imparare a lodare il Nome di Gesù, imparare a pronunciare con amore il Nome di Gesù.

Sapete che alle volte quando si sente qualcuno pronunciare il Nome di Gesù, sembra di sentirlo pronunciare una parola in una lingua straniera. Come se io dovessi pronunciare una parola in cirillico. Credo che farebbe molto effetto, perché si sente quando uno dice una cosa che non gli appartiene, che è fuori dal suo contesto, o quando una persona anziana cerca di dire una parola in inglese, fa solo ridere, perché non le appartiene e si capisce che non le appartiene. Alle volte si sente nominare il Nome di Gesù in modo tale che sembra proprio che non ci appartenga, sembra talmente fuori da noi, dalla nostra vita e mente che lo diciamo come qualcosa che non conosciamo. 

Impariamo a riparare. C’è anche la coroncina riparatrice del Santissimo Nome di Gesù.

Ora vediamo il Trigramma di San Bernardino. 

“Il trigramma fu disegnato da San Bernardino stesso. Il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”.

Ad ogni elemento del simbolo Bernardino applicò un significato. Il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità.

Il calore del sole è diffuso dai raggi, ed ecco allora i dodici raggi serpeggianti come i dodici Apostoli e poi gli otto raggi diretti che rappresentano le beatitudini.

La fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore.

Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce. In alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H.

Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania:
1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti.”

È proprio una litania quella di questi dodici raggi serpeggianti. Bellissima. Io vi consiglio assolutamente di stampare questo Trigramma di San Bernardino, io lo tengo sulla macchina, mi piace moltissimo, ormai è da tantissimi anni che lo porto sul vetro che sta davanti a me quando guido, dove c’è lo specchietto, l’ho attaccato all’interno, sulla parte alta, in modo che non mi occupa la visuale.

Se uno dovesse dire: “Come faccio a riconoscere la macchina di Padre Giorgio?” Cerca il Trigramma sacro, sul parabrezza, lì all’interno ho attaccato il foglietto plastificato abbastanza grosso del tigramma sacro. È bello e poi ormai non si vede più in giro. Vi consiglio di stamparlo. Portatelo con voi, è proprio bello, già questa immagine è un atto di fede.

“Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: «Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi».

Peccato che noi non ci mettiamo più in ginocchio davanti all’Eucarestia, immaginatevi se ci mettiamo in ginocchio davanti al Nome di Gesù! Oggi proprio non esiste. Noi quando diciamo “Nel Nome di Gesù” neanche facciamo un inchino di capo, non dico la genuflessione, ma almeno un inchino di capo.

“Il trigramma bernardiniano ebbe un gran successo, diffondendosi in tutta Europa, anche Santa Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.
Diceva s. Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione.”

Come la Croce evoca la Passione, il Nome di Gesù evoca tutto il resto. 

“La Compagnia di Gesù poi prese queste tre lettere come suo emblema e diventò sostenitrice del culto e della dottrina dedicando al Santissimo Nome di Gesù le sue più belle e grandi Chiese edificate in tutto il mondo”

La Chiesa del Gesù, qui a Roma è una cosa stupenda, bellissima, meravigliosa. Già dall’esterno è una cosa imponente, la frequento molto perché tornando dall’università Gregoriana ci passo proprio a fianco, è alla mia sinistra, la via del Plebiscito è la via che la costeggia. È bellissima, poi se voi entrate non uscite più, è talmente bella, un luogo di grande raccoglimento, di grande preghiera. 

“Dopo il catechismo, San Giovanni Bosco, se non vi erano altri predicatori, anche la sera faceva un’istruzione popolare, e dopo la Benedizione, prima di uscire di Chiesa, soleva cantare una laude sacra. Siccome egli amava in modo specialissimo il nome di Gesù e lo invocava spesso e lo scriveva con gusto, così preferiva la canzone in onore di questo Nome Santissimo, che incomincia: «Su figli cantate». Ogni strofa terminava con un ritornello da lui escogitato, col quale più volte ripetevasi il nome di Gesù. Ed insisteva perché a tale cantico si partecipasse con allegrezza di spirito e divozione.”

Ho detto qualcosa per rendere omaggio al Santo Nome di Gesù, quindi oggi, 3 gennaio, cerchiamo di omaggiarLo. 

A chi è in dolce attesa, a chi ha un bambino piccolo, dico: quando i vostri bambini inizieranno a scrivere fate questa bella cosa, che la prima parola che scrivono sia: “Gesù”. E poi quando diventerà grande, diteglielo: “Sai qual è stata la prima parola che tu hai scritto? Gesù. Che tu abbia sempre a scrivere, a descrivere, il Nome di Gesù, che sia sempre presente in tutto quello che farai”. E quando inizieranno parlare che bello sarebbe se la prima parola fosse “Gesù”!

Vi auguro di cuore una santa giornata.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 1, 29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

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