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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, VI e ultima parte

Novissimi: il Paradiso

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 2 gennaio 2022 – S. Madre di Dio

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Beato don Giacomo Alberione: i Novissimi, il Paradiso, VI e ultima parte

Eccoci giunti a domenica 2 gennaio 2022.

Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi tratta dalla Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini capitolo I, versetti 3 e seguenti. 

“Il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui”

Abbiamo già detto tante volte quanto sia importante conoscere, e questa conoscenza viene dall’esperienza, dallo studio, dalla frequentazione.

“Illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

 

Proprio per riflettere su questo, con oggi concludiamo questa bellissima parte dei Novissimi di don Alberione che ci ha accompagnato durante tutto il tempo dell’Avvento e del Natale. Abbiamo fatto l’Inferno, il Purgatorio, il Paradiso e il Giudizio, tutto quello che c’era da dire l’abbiamo detto e adesso concludiamo questo testo. Non abbiamo potuto leggerlo tutto, ovviamente, abbiamo letto alcune cose. Oggi vediamo: in Paradiso ci verranno svelati i misteri.

2. In Paradiso ci saranno svelati i misteri

“Nelle parole di Gesù, ecco promesso il Paradiso a chi ama il Signore; a chi lo ama non a parole, ma a fatti, osservando i comandamenti.”

I Comandamenti ci dicono i fatti e tutti noi vogliamo fatti, non interessa che uno dica: “Ti voglio bene”, quello che interessa è se veramente mi vuole bene. E come faccio a saperlo? Dai fatti. I fatti dimostrano che ti voglio bene, non ci sono altri criteri. È dalla pratica, dalla vita concreta di ogni giorno che io dimostro se ti voglio bene o no. Se tu mi chiedi da bere e ti do l’acqua nella ciotola del cane, ti ho dato l’acqua, sì, ma forse…Dobbiamo stare attenti ai fatti. Se io ti faccio il regalo di Natale e te lo butto lì in qualche modo, non va bene. Come quelli che dicono: “Sono dieci anni che non ti sento, però ti penso tutto i giorni”. Ma a che cosa serve? 

“Guarda, avrei proprio voluto chiamarti tra cinque minuti.”

“Ma sono dieci anni che non ci sentiamo. Proprio tra cinque minuti volevo chiamarmi, adesso che ti chiamo io?”

“Oggi era il tuo compleanno? Acciderboli, guarda me lo sono proprio dimenticato!”

“Ma lo sai che non viviamo più nel tempo del pallottoliere?”

Lo sai che abbiamo i calendari nei telefoni, i promemoria, tutti gli aiuti tecnologici del mondo? Basta che lo salvi nel telefono, te lo dice lui quando è il compleanno di quella persona, non c’è bisogno che tu lo scriva, basta che tu lo scrivi nella scheda dei contatti “è nato il 15 di agosto”, e lui il 15 di agosto, o una settimana prima, ti avvisa. 

“Mi sono proprio dimenticato”

Ti sei dimenticato perché non ti ha interessato per niente, questo è il punto, perché se ti fosse interessato avresti fatto tutte quelle piccole cose che sono necessarie per aiutarti a ricordarti. 

Quindi non diciamo di amare Gesù se, dopo, la nostra vita dice che non è così. Noi amiamo Gesù se osserviamo i Suoi Comandamenti. Potremmo fare una sorta di traduzione, Lui ti dice: “Guarda, tu puoi dimostrarmi il tuo amore in tutti i modi che ti piacciono, con i quali ti trovi meglio, che ti rispecchiano di più, però c’è un modo che è quello che voglio Io. Tu me lo vuoi dimostrare? Fai pure tutto quello che vuoi, però non puoi non fare questo che adesso ti sto mostrando, perché questo proprio lo chiedo Io. Che cosa ti chiedo? Semplice, ti chiedo di osservare i Dieci Comandamenti, che poi vengono riassunti in due, ma questo non vuol dire che siano stati aboliti, vuol dire che ti dico che quei Dieci sono perfettamente espressi in questi due, ma quei dieci sono sempre lì. Questo è il modo in cui mi dici che mi ami, poi tu puoi inventarti anche tutte le altre cose, ma il mondo che io intendo è questo.”

Allora facciamolo.

“Anzi è promesso un grande Paradiso: «un Tesoro nel cielo» a colui il quale non solo dimostra amore, con l’osservare i comandamenti, ma mostra con i fatti di amare maggiormente Gesù, osservandone anche i consigli.”

Non solo osservo i Comandamenti che il Signore mi ha lasciato, ma osservo anche tutti i Suoi consigli, potremmo dire tutti i Suoi desideri.

“Questi consigli gli Apostoli li avevano seguiti: «Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». E per questo Gesù disse loro: «Possederete la vita eterna». In cielo non soltanto in Dio vedremo tutte le scienze naturali, e quanto è opera esterna di Dio, ma vedremo in Dio anche i misteri. Le meraviglie della natura sono cose che ci riempiono di gioia; ma vi sono per di più le verità rivelate. Ora queste verità, possiamo appena recitarle senza comprenderle, e tuttavia chi le recita e le crede, si fa un merito per la vita futura, per vedere poi Dio. Alcune di queste verità ci sono state rivelate da Nostro Signore, il Divin Maestro. Ad esempio: nella Eucarestia vi è Gesù Cristo, Corpo, Sangue, Anima e Divinità: gli occhi non vedono che le specie, ma la fede crede alla Presenza reale. Là vi è il cuore di Gesù Cristo vivo e vero, là vi è il Figlio di Dio. Altri misteri: l’Incarnazione, la Risurrezione di Gesù Cristo; il mistero dei misteri, la Trinità: un Dio in tre Persone. Questo mistero così profondo, così alto e così largo, suscita nel nostro cuore un gran desiderio di vedere il Signore. In cielo tutto vedremo. La scienza della teologia, quando è appresa con cuore buono, riempie di entusiasmo; così è per la dottrina dell’ascetica coi Maestri e Dottori S. Bernardo, S. Francesco di Sales; la dottrina della mistica altissima coi Maestri S. Teresa [d’Avila], S. Bonaventura; la dottrina della dogmatica col Maestro S. Agostino; della teologia morale col Maestro sant’Alfonso; della teologia pastorale col Maestro san Gregorio Magno. Provate a procedere: leggendo le estasi della beata Gemma Galgani, che cosa avete provato? Cosa proviamo quando diciamo il breviario delle stigmate di san Francesco di Assisi? Quando pensiamo alle rivelazioni di santa Margherita Alacoque, che ai piedi dell’altare vedeva il tabernacolo aprirsi e Gesù presentarsi a lei e aprire il suo costato e mostrare il suo Cuore? Quando pensiamo a san Paolo che impara il Vangelo «per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal 1,12), e che è rapito fino al terzo cielo e contempla bellezze: «Ho visto cose che sulla terra non si vedono, ho udito cose che sulla terra non si odono» (2Cor 12,4). Quando, sollevandoci, noi pensiamo a queste cose, vediamo lontano un riflesso di cielo; come al mattino, allorché biancheggia l’oriente noi comprendiamo che laggiù si sta avanzando il sole. Nel contemplare queste cose di cielo, queste visioni di Santi, desideriamo il Paradiso e comprendiamo un poco come esso sia desiderabile; intendiamo come devono essere felici i beati comprensori che hanno la visione di Dio e si inabissano in Lui e vanno penetrando sempre i misteri, sempre saziati, sempre bramosi e sempre soddisfatti. Dio è abisso di luce! Abisso di amore!… Bisogna meditare sovente durante il giorno ed ogni tanto ripetere: O misero figliuolo della terra, alza la tua testa a contemplare il tuo destino; sei fatto per il cielo. Preghiamo sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Paolo, san Bonaventura, san Francesco di Assisi, i quali ritardavano il riposo alla sera, perché la loro meditazione sul Paradiso venisse prolungata; sembrava volessero pregustare quella celestiale visione. E quali sospiri ardenti per il cielo uscivano dai loro cuori!”

Quindi avanti.

3. Come prepararci alla visione beatifica

“Andremo alla vita eterna; così si chiude il Credo. Dopo la fede, ecco la visione. In cielo viene meno la fede, perché si vede Dio; cessa la speranza, perché è raggiunto l’oggetto; rimane la carità che è vita eterna. Orbene, se vogliamo arrivare alla visione di Dio, dobbiamo prepararci: la vita presente è preparazione al cielo. Tre cose occorrono: 

Primo: purificare la mente da tutto ciò che è terreno; togliere i pensieri cattivi, le vanità, le intenzioni storte, i pensieri contro la carità, contro la fede, i pensieri inutili; anzi, bisogna chiedere perdono al Signore se nel passato la nostra mente si è imbrattata di qualche cosa di male, di qualche pensiero: e questo è tanto facile, perché il governare la mente è assai più difficile che il governare la lingua e le mani. Perciò chiedere perdono dei peccati di pensiero, anche delle letture vane, onde abbreviare il purgatorio, e se è possibile, cancellarlo del tutto.”

Questo è difficile, non è facile incontrare persone che chiedono perdono dei peccati di pensiero.

“Secondo: esercitarci nella fede, studiare il catechismo, apprendere bene l’istruzione religiosa, la teologia, l’ascetica…”

Quante volte si sentono domande che si capisce, si vede benissimo che non vengono da una meditazione e da uno studio, ma vengono da “ho un problema, dammi la risposta”.

Quando mi fanno le domande sull’Eucarestia, io vi confesso che rimango sempre un po’ male, è la mia prima reazione. Non perché non ami l’Eucarestia o perché non voglia rispondere. Parlo sempre dell’Eucarestia, vi ricordate quando mi dissero: “Padre Giorgio parla troppo dei Santi, dell’Eucarestia e poco del Vangelo”? Perché nel 2020, nel periodo maggio, giugno, io ho fatto nel giro di due mesi, 60 ore circa di meditazioni solo sull’Eucarestia. Non so se avete presente quante sono 60 ore. Poi mi vedo arrivare Tizio che mi dice: “Scusi, ma si fa così o cosà?” Non si può affrontare un tema così delicato come l’Eucarestia che rappresenta il cuore della Chiesa, con la domanda: “Si fa così o cosa?”, con la domanda del take away con cui vado a prendermi l’hamburger con dentro la salsiccia. Non funziona! Io rimango lì un attimo: “Scusa un momento, ho impiegato 60 ore per parlare di questa cosa!” 60 ore filate, praticamente tutti i giorni. Vai a leggere da chi vuoi e quello che vuoi, però vai a studiare, vai a formarti, quanto meno fai la fatica di leggere ciò che gli altri hanno già fatto e detto, non dico la fatica di produrre, ma almeno la fatica di andarti a leggere le cose. Perché? Perché le tue scelte — mi raccomando ascoltate bene quello che vi dico adesso — in ogni campo, soprattutto nel campo della fede, non potranno mai essere giustificate da questa frase: “Io faccio così, ho fatto così perché me lo ha detto Padre X, perché me lo detto Padre Y, perché lo ha detto Tizio e Sempronio”

“Ma tu cosa pensi?”

“Niente, a me va bene così”

No. Questo è il modo sbagliato di procedere. Io non faccio una cosa perché l’ha detto Tizio, Caio e Sempronio. Piuttosto: Tizio, Caio e Sempronio diranno una cosa, io andrò a studiare questa cosa e poi arriverò alla mia conclusione e quando arriverò a quella conclusione, che sarà una conclusione di vita, alla domanda: “Perché hai scelto questo?” la risposte sarà: “Perché io, studiando Santa Teresa, ho capito che… e ho deciso quindi che…” Io, non Santa Teresa, e quindi saprò motivare in maniera ragionata e pertinente le ragioni che mi portano alle mie scelte.

Quei messaggini tipo: “Padre, sono qui con la mia amica del Cotton Club, piuttosto che il collega di lavoro, mi sta ponendo la questione…” A volte noi Sacerdoti diventiamo un po’ delle slot machine, metti la monetina, tiri la leva e devono venire fuori le cinque banane, ma noi non siamo a Las Vegas! Fare teologia non è andare a Las Vegas. E io personalmente non sono una slot machine con cinque banane al posto degli occhi che mi escono quando voi mettete la monetina. Non funziona così.

Quindi alla domanda take away: “Ho qui l’amica del Cotton Club che mi pone una questione, e non so rispondere, vieni tu e dammi la risposta giusta tipo stile bacio Perugina” io non rispondo, perché la teologia non è un messaggino da bacio Perugina, se vuoi ti dirò dove andare a studiare queste cose. Quando le avrai studiate, dopo, quando le avrai lette, allora risponderò a tutte le domande che vorrai sullo studio che avrai fatto. Non siamo i reparti di emergenza che uno arriva con l’elicottero per soccorrere l’ultima discussione… che poi queste discussioni non servono a niente, lo sappiamo benissimo, perché ognuno rimane nel suo. Ma io devo fare vedere che sono sgargiante, quindi so darti la risposta bella al momento giusto. No. Qui la questione è grave, e in questo caso riguarda l’Eucarestia, ma potrebbe riguardare la Confessione, tante altre cose, quindi ti fai la fatica di andartele a studiare.

A me colpiva, quando andavo a Milano a studiare all’università, sul metrò, era già il tempo dei cellulari, non erano come adesso ma già iniziavano, spesse volte mi capitava di vedere la stragrande maggioranza con il telefono in mano, inabissata lì dentro, con Facebook e giochini — azzeramento totale della mente, vuol dire prendere la mente e chiuderla, — altri con il nuovo vangelo che è il quotidiano, tipo settanta pagine di roba che uno tutti i giorni si va a leggere, da morire! Se leggessi tutti i giorni settanta pagine della Somma Teologica di S. Tommaso, tra un mese sono il genio della Teologggia con 4 g. Tutti i giorni con il quotidiano che ormai ci vuole il segnalibro per leggerlo! Poi vedevi, su un treno o su un metrò di sette carrozze, uno o due con in mano la bibbia e le matite colorate che a vederlo dici: “Oh mamma! Dal cielo è caduto un alieno. Chi è questo qui?” Erano i testimoni di Geova. Io li riconosco, li ho sempre riconosciuti per il formato della scrittura che hanno, è tipico il loro formato. “Pensa te! E tutti gli altri che cosa sono? Questi sono testimoni di Geova ma qui ci sarà qualche cristiano cattolico?” A nessuno viene il pensiero di aprire e leggere la Sacra Scrittura? Al posto di leggere Facebook o andare a vedere le ultime stupidaggini del gossip, o fare i giochini con le bestioline che mangiano le cose, non posso leggermi al Scrittura? Poi sono quello che va a dire che non ho tempo, non prego perché non riesco, sono pieno di lavoro e non so come fare, che non ho proprio tempo di respirare…

Ma a chi le andiamo a raccontare?

Quando devi stare sulla metro trenta, quarantacinque minuti o prenderti il treno e farti un’ora di treno, a chi andiamo a raccontarla? Prenditi la Scrittura e leggila, prenditi la vita dei Santi e leggila, prenditi il Catechismo e leggilo. “No, ma è pesante”, Scaricatelo sul telefono, su l’iPad e te lo leggi lì.

Il secondo modo è studiare, esercitarsi nella fede e studiare.

“Apprendere bene l’istruzione religiosa, la teologia, l’ascetica e tutto ciò che è conoscenza delle verità della religione, naturali e soprannaturali.”

Quindi devi studiare. È faticoso? Sì, tantissimo, ma dobbiamo farlo.

“Esercitarci nel fare atti di fede, nel credere fermamente, e dire ogni mattina: Accresci la mia fede, o Signore. 

Terzo: predicare la fede, predicare Iddio. Predicarlo con l’esempio, tenendo i cuori puri, conducendo una vita buona”

Evitare discorsi impuri, allusivi, scirocchi, banali, battutine stupide, ridere alle barzellette “sporche” cosiddette, non c’è niente da ridere. Non c’è niente da ridere.

“Predicare con la preghiera perché Iddio sia conosciuto, per la dilatazione del Vangelo, per la diffusione del regno di Gesù Cristo sulla terra. Predicare con la stampa, con lo scrivere bene, con lo stampare bene, col diffondere bene. Quanto più noi facciamo conoscere Dio agli uomini, tanto più sarà per noi splendente la verità di Dio in cielo.”

Le parolacce… quanto è brutto sentire i cristiani dire le parolacce! Le bestemmie neanche le nomino, ma le parolacce perché devi dirle? Ma parla in modo bello, che bisogno hai di dire le parole brutte?

Abbiamo così concluso il testo di don Alberione, “I Novissimi”, vedremo prossimamente cosa fare. Sorpresa, vi dirò poi che cosa avrò pensato. Vi auguro di cuore una santa giornata.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Amen. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

SECONDA LETTURA (Ef 1, 3-6. 15-18)

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

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