Omelia
Pubblichiamo l’audio di un’omelia di mercoledì 3 ottobre 2018.
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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Approfondimenti
Stralcio della lettera pastorale 2018 – 2019 di mons. Mario Delpini Arcivescovo di Milano letto durante l’omelia
I ministri ordinati, vescovi, preti, diaconi, durante il rito di ordinazione, si impegnano pubblicamente a pregare con quella forma che si chiama “liturgia delle ore”. Invito tutti i ministri ordinati a onorare l’impegno assunto a favore del popolo cristiano. L’immagine di un clero indaffarato che “non ha mai tempo” non ci fa molto onore: la disciplina del tempo e la lucida persuasione delle priorità possono trasmettere un’immagine più realistica e più edificante del Vescovo, dei preti e dei diaconi, come uomini di preghiera, che proprio perché pregano e pregano sempre e pregano bene possono essere guide affidabili nel pellegrinaggio della vita e possono sostenere le fatiche di tutti con l’intercessione ininterrotta.
Le comunità di consacrati e consacrate sono presenze preziose: portano la ricchezza del loro carisma, portano nella nostra terra le ricchezze spirituali delle nazioni, perché molti consacrati e consacrate vengono da altri Paesi. Una cosa però deve essere comune a tutte le comunità di vita consacrata: devono essere uomini e donne di preghiera. La vita consacrata si riconosce nelle vergini sagge che vigilano nella notte in attesa dello sposo, esperte del gemito e del cantico, del sospiro e della tenebra in cui arde la loro lampada, dell’intimità in cui depositano il pianto dei poveri e l’attesa straziante degli oppressi. Uomini e donne di preghiera che sanno insegnare a pregare, che sanno dire qualche cosa della preghiera perché i disperati intravedano una promessa, chi soffre in solitudine sperimenti una prossimità, chi è smarrito trovi un invito a volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto (cfr. Gv 19,37). Uomini e donne che sanno per esperienza dell’attrattiva universale di Gesù: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). La liturgia delle ore non è riservata al clero e ai consacrati. È anzi opportuno che tutto il popolo cristiano sia introdotto alle diverse forme di preghiera e che la liturgia delle ore sia apprezzata nella sua ricchezza, nel ritmo temporale che scandisce la giornata, nell’essere voce di tutta la Chiesa, la sposa che insieme con lo Spirito dice: «Vieni!», così che tutti coloro che ascoltano si uniscano al coro dell’immensa moltitudine e ripetano «Vieni!» (cfr. Ap 22,17). I cristiani, tutti, vivono la loro fede con gioia, con fiducia, se sono uomini e donne di preghiera. La vita di famiglia, gli impegni professionali, le responsabilità civili impongono ritmi che non consentono a tutti di praticare le stesse forme di preghiera e di dedicare alla preghiera gli stessi tempi. Ma se un cristiano non prega è esposto al rischio di una fede che si inaridisce, di un cammino che si smarrisce nel deserto.
Credo che sia opportuno che ciascuno, laici, consacrati, ministri ordinati, formuli la sua “regola di vita” per decidere come, quando, dove può realisticamente impegnarsi per una preghiera che sia adeguata al suo stato di vita, che sia proporzionata alla sua sete di Dio, che basti a tener vivo il fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra.
Letture del giorno
Mercoledì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
PRIMA LETTURA (Gb 9,1-12.14-16)
Come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?
Giobbe rispose ai suoi amici e prese a dire:
«In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?
Se uno volesse disputare con lui,
non sarebbe in grado di rispondere una volta su mille.
Egli è saggio di mente, potente di forza:
chi si è opposto a lui ed è rimasto salvo?
Egli sposta le montagne ed esse non lo sanno,
nella sua ira egli le sconvolge.
Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
Comanda al sole ed esso non sorge
e mette sotto sigillo le stelle.
Lui solo dispiega i cieli
e cammina sulle onde del mare.
Crea l’Orsa e l’Orione,
le Plèiadi e le costellazioni del cielo australe.
Fa cose tanto grandi che non si possono indagare,
meraviglie che non si possono contare.
Se mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non mi accorgo.
Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: “Cosa fai?”.
Tanto meno potrei rispondergli io,
scegliendo le parole da dirgli;
io, anche se avessi ragione, non potrei rispondergli,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
Se lo chiamassi e mi rispondesse,
non credo che darebbe ascolto alla mia voce».
SALMO RESPONSORIALE (Sal 87)
Rit: Giunga fino a te la mia preghiera, Signore.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
Compi forse prodigi per i morti?
O si alzano le ombre a darti lode?
Si narra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi,
la tua giustizia nella terra dell’oblio?
Ma io, Signore, a te grido aiuto
e al mattino viene incontro a te la mia preghiera.
Perché, Signore, mi respingi?
Perché mi nascondi il tuo volto?
Canto al Vangelo (Fil 3,8)
Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,
per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
Alleluia.
VANGELO (Lc 9,57-62)
Ti seguirò dovunque tu vada.
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».