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Discepoli della Verità

S. Giovanni Battista indica Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 4 gennaio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Discepoli della Verità

Eccoci giunti a martedì 4 gennaio 2022. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo I di San Giovanni, versetti 35-42. 

È tanto bello quanto raro, rarissimo incontrare qualcuno come San Giovanni Battista. Voi direte: “Certo, ce n’è stato uno solo”. Sì, certo, ma non solo per questo, è difficile trovare persone così libere da se stesse. 

“Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!»”

E i due discepoli, altrettanto rari da trovare — ma essendo discepoli di Giovanni non potevano che essere così — lasciano Giovanni e seguono Gesù. Noi quando leggiamo questo versetto siamo talmente abituati che non ci fermiamo neanche più a pensarci. Cosa vuol dire lasciare Giovanni e seguire Gesù? Vuol dire lasciare tutto, mi verrebbe da dire, più che tutto. Pensate all’affetto, alla frequentazione, allo stare insieme, all’aver avuto in Giovanni una figura grande di riferimento, un sostegno, un aiuto, una luce, un insegnamento. Giovanni sicuramente era un po’ tutto per questi due discepoli, ma quando passa l’Agnello di Dio tutti capiscono che tutta quella preparazione, tutte quelle cose dette, tutto in quel momento trovava la sua realizzazione. E questo, concretamente, cosa voleva dire? Questo, concretamente, voleva dire fare un passaggio, da Giovanni a Gesù. E da lì inizia una storia nuova.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete».

È talmente importante questo incontro, questa nuova vita, che si ricordano l’ora:

“Erano circa le quattro del pomeriggio.”

“Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui.” 

“Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.”

Per poter conoscere Gesù bisogna seguirLo, per poter vedere, bisogna innanzitutto andare. Gesù dice loro: “Venite”. E loro, andando e vedendo, quindi facendo questa esperienza di Gesù, decidono di rimanere con Lui, alle quattro del pomeriggio.

Giovanni fissa lo sguardo su Gesù e i due discepoli partono. Uno dei due era Andrea, fratello di Pietro, quindi Andrea incontra Pietro e dice:

«Abbiamo trovato il Messia»

Era già chiaro per loro chi era Gesù, quindi Andrea porta Pietro da Gesù. Vedete che cosa intensa? Da Giovanni a Gesù, da Gesù al fratello di Andrea, quindi da Simone a Gesù. Ognuno indica Gesù, ognuno porta Gesù. Il vero uomo di Dio conduce sempre a Dio, non conduce mai a se stesso. Il vero uomo di Dio fa fare esperienza di Dio, insegna a riconoscere Dio e i luoghi di Dio. Una volta che uno fa questa esperienza, una volta che uno riconosce Gesù, diventa immediatamente testimone, cioè non può contenere la gioia di quella scoperta per sé, non può dire: “Questa cosa è mia e me la vivo io”. Inevitabilmente, diventa un testimone gioioso, ha voglia di raccontarlo, di dirlo. 

Pietro va da Gesù e in questo incontro riceve un nome nuovo:

“«Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» — che significa Pietro.”

Questo è Gesù. 

Ora io vi invito a fare una piccola traslazione, se noi al posto di Gesù scriviamo: “Verità” — che è la stessa cosa perchè “Io sono la Via, la Verità, la Vita”— che cosa può voler dire seguire la Verità? Cosa può voler dire: “Venite e vedrete”, vedere dove dimora la Verità? Rimanere con la Verità?

«Abbiamo trovato la Verità»

Adesso che stiamo studiando San Tommaso Moro, che abbiamo letto e ascoltato San Tommaso Moro, non si può non pensare a lui come a tanti altri che hanno fatto della Verità la ragione della loro vita e sono morti. La cosa incredibile è che sono rimasti vivi i traditori, coloro che hanno firmato, che hanno accettato il giuramento con il re. L’unico che è morto, insieme a S. Giovanni Fisher, è stato colui che ha detto di no. Questa è la storia, questa è la vita, dobbiamo farcene una ragione, è così, dobbiamo accettare che la storia è questa. Chi vive, chi cerca, chi segue la Verità finisce in Croce. C’è chi dice: “Eh sì però io non vorrei…” Lo capisco molto bene, però è così, purtroppo è questo e uno si chiede: “Ma perché è così?” È così perché il mondo non ha accettato tutto ciò che è Gesù, ha rifiutato la Verità.

Sentite che cosa scriveva San Giuseppe Moscati:

«Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio».

Non vi dico che lo leggo tutti giorni, però poco ci manca. Pensate a figure come il giudice Livatino, il giudice ragazzo, quest’uomo morto così giovane, ammazzato da dei criminali per il suo essere integerrimo, per il suo essere onesto, giusto giudice. Ucciso. 

“E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio”.

Noi quanto siamo disponibili a sacrificare per la Verità? Che tradotto vuol dire “per Gesù”. 

Pensate a figure più laiche come i giudici Falcone e Borsellino, hanno risolto il problema della mafia? No. Pensate a quell’altro Sacerdote, di cui ora mi sfugge il nome, che ha combattuto contro queste associazioni criminose e criminali. L’hanno ucciso sul sagrato della Chiesa. Hanno fatto anche dei film su questo Sacerdote. Figure più laiche, figure religiose che non hanno accettato di rinnegare ciò che era giusto e ciò che era vero.

Pensate a tutti coloro che decidono di testimoniare in un processo contro criminali semplicemente per dire la verità. Quanto cambia la loro vita da quel momento in poi? Vengono messi sotto scorta, devono lasciare tutto, cambiare vita… Pensate alla tragedia di una cosa del genere, devi abbandonare tutte le persone che conosci, il tuo ambiente, la tua casa, la tua vita. “Ma perché ho fatto tutto questo? Ma perché non me ne sono stato zitto lì, nel mio cantuccio? Perché proprio io? Perché doveva capitare a me? Perché io dovevo essere presente e vedere quelle cose? Perché io dovevo essere giudice adesso e giudicare questa situazione o queste situazioni?”

C’è un bellissimo film che si intitola “Courageous”, dovete vederlo perché veramente è molto bello. È solo un film però spiega bene questo problema: narra di un gruppo di amici e quando questi amici ad certo punto scoprono che uno di loro è un poliziotto corrotto, lo denunciano. L’amicizia non può diventare omertà, perché se no tu diventi connivente. Se rinneghiamo la Verità, se non diciamo la Verità, se non siamo veri diventiamo complici del male, anche noi diventiamo coloro che fanno il male. C’è chi spara, ma anche chi ha visto e sta zitto è complice. Quel male lì pesa anche sull’omertoso. Del resto, il potere del male è esattamente questo: è l’omertà, il girare la testa dall’altra parte, il chiudere le persiane, è il “non ho visto niente”.

Mi rendo conto del peso gravissimo di ciò che vi sto dicendo, della croce incalcolabile che una persona accetta di vedere sulle sue spalle nel momento in cui decide di essere vero, me ne rendo conto, ma non c’è un’altra vita, non esiste un’altra vita. Una vita segnata dall’omertà, dal silenzio quando devo parlare, è già morta. 

Pensate a Mons. Oscar Romero, morto anche lui sull’altare, ucciso. Non è stato zitto. Mentre tutti gli altri tacevano lui gridava dall’altare le sue condanne contro tutti quelli che ogni giorno provocavano centinaia di Desaparecidos, facevano sparire la gente innocente, li ammazzavano. Lui si è messo come baluardo, come voce contro tutto questo male ed è morto. Ma tutti dobbiamo morire, adesso, oggi, nel 2022, tutte le persone vissute in quel periodo sono praticamente tutte morte, esattamente come Mons. Romero e se qualcuno forse è ancora vivo, morirà tra poco, perché nessuno di noi è eterno. Però, che differenza! Mons. Romero è morto molto prima, ma è morto da cristiano, vive nella gloria di Dio, adesso è in Paradiso. Gli altri? Non lo sappiamo.

Oggi vorrei dire a tutti coloro che, seguendo Gesù, seguendo la Verità devono pagare un prezzo alto, o forse altissimo, “rimanete dove siete, state fermi, seguite la Verità, qualunque essa sia.” Questa è una forma di martirio. Vi ricordate quando San Tommaso Moro dice: “Evitiamolo in tutti i modi.” Scappiamo da una parte all’altra, facciamo in modo di non doverlo incontrare questo martirio, ma se ad un certo punto ci troviamo nella situazione di dover scegliere, di dover decidere se rinnegare Cristo, quindi la Verità, per aver salva la vita, o riconoscere la Verità e quindi andare incontro alla morte, alla persecuzione, a quel punto non possiamo più fuggire, siamo chiamati e lì dobbiamo farlo. 

Torniamo all’esempio di prima dei criminali: se io vedo una persona che uccide un’altra persona e vedo chi è, e faccio finta di niente, mi nascondo perché ho paura, quando quella persona ammazzerà un’altra persona, secondo voi, io non avrò nessuna responsabilità? Se io avessi parlato e avessi detto che era lui, forse non avrebbe più potuto fare quello che ha fatto. “Ma perché sono stato proprio io a vederlo?” Questo non lo sappiamo. Perché i martiri erano loro in quel momento a dover compiere quel passo? Perché è così, perché ciascuno di noi ha la sua vocazione. Se il Signore ti chiama ad essere testimone — questo è il martire — della Verità, tocca a me, tocca a te, tocca a chi è chiamato. Il martirio è una vocazione elevatissima. 

C’è un martirio che possiamo chiamare rosso, che è quello in cui muori subito e c’è un martirio bianco che magari dura dieci, venti, trent’anni, ma non cambia, la Verità è la Verità. Non si può far finta di niente, perché davanti al giudizio di Dio, che è l’unico che conta, dovremo poter dire: “Signore, tutto quello che era nelle mie possibilità io l’ho fatto, per non nascondere, per non tradire, per non rinnegare la Verità”. 

Certo, devo essere sicuro che sia vero, non posso dire bugie, menzogne, non posso fare calunnie, assolutamente, non può essere “la mia idea”, “mi sembra”, “mi pare”, no, devono essere fatti. Non posso andare ad accusare una persona che non ha fatto niente, di cui non sono sicuro. 

Devono essere fatti gravi, situazioni gravissime. Prima parlavo di Falcone e Borsellino, del giudice Livatino, di Mons. Romero, di persone che hanno avuto a che fare con operatori di morte, non con quello che mi ha portato via lo zerbino di casa, non stiamo parlando di queste cose, stiamo parlando di situazioni molto gravi. Se vedo una persona ammazzare un’altra persona non posso stare zitto se la riconosco. O se io so che un innocente è in carcere ingiustamente perché il vero colpevole è quello là e io lo so, ho le prove, secondo voi posso stare zitto? E via di seguito.

Con tutta la fatica del caso, con tutta la paura del caso. Come diceva San Tommaso Moro non dobbiamo avere paura di avere paura, è normale avere questa paura, l’importante è non rimanere succubi di questa paura, l’importante è, non rinnegare la Verità a causa della paura. Siamo nelle mani di Dio, sarà quel che Dio vuole e se dovremo morire, moriremo e se dovremo essere perseguitati, lo saremo, però con la pace e la consapevolezza che stiamo servendo la Verità.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 1, 35-42)

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro.

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