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Il Padre – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.95

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il Padre – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.95
Sabato 3 febbraio 2024 – San Biagio, Vescovo e Martire

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 6, 30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 3 febbraio 2024. Oggi festeggiamo San Biagio, vescovo e martire. Oggi è il giorno della benedizione della gola, quindi consiglio a tutti di andare a ricevere questa benedizione, ed è anche il primo sabato del mese, quindi la bellissima pratica, chiesta dalla Vergine Maria, della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, e poi la pratica dei Primi cinque sabati del mese, per riparare le offese, per riparare i cinque peccati, le cinque offese, contro la Vergine Maria. Per sapere quali sono, voi andate sul sito veritatemincaritate.com, scendete fino alla scritta “Vuoi scaricare i libri e i PDF di p. Giorgio Maria Faré?”, cliccate sul tasto “clicca qui” e verrete portati a una pagina con tutti i miei PDF; il PDF in questione è quello verde, con in prima pagina i due Sacri Cuori, e dentro ci sono “I Primi giovedì”, “I Primi venerdì”, “I Primi sabati” e lì, nella sezione dei Primi sabati, è spiegato tutto.

 Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 30-34.

Oggi non mi posso fermare a meditare questo Vangelo, però vi confesso che è uno dei Vangeli che mi sono più cari; ecco, veramente un testo molto, molto, molto, molto bello, per tante ragioni.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo giunti al trentesimo capitolo, paragrafo settimo. 

7 — Se non mi accusaste di parlar sempre di contemplazione, questa domanda del Pater noster mi offrirebbe un’occasione favorevole per dirvi qualche cosa sul principio della contemplazione pura, chiamata da coloro che ne sono favoriti col nome di orazione di quiete; ma io parlo di preghiera vocale, e può darsi che non avendone esperienza, si pensi che l’una non abbia a che fare con l’altra. Per me, invece, si accordano assai bene, e perdonatemi se ve ne voglio parlare. Conosco molte persone che mentre pregano vocalmente nel modo che ho detto, vengono elevate, senza che ne sappiano come, a un’alta contemplazione.2

La nota dice:

2 Ed è per questo che io insisto tanto, figliuole, perché recitiate bene le vostre preghiere vocali. (Manoscr. Escor.).

Quindi Santa Teresa non è contro le preghiere vocali, tutt’altro: bisogna recitarle bene; allora, andiamo avanti.

So di una che non potè mai pregare altro che vocalmente. Eppure si trovava assai bene, tanto che quando non recitava, il suo spirito vagava così distratto da non poterlo raccogliere. Ma piacesse a Dio che la nostra orazione mentale fosse così perfetta com’era in lei la vocale! In certi Pater noster che recitava in onore dei misteri sanguinosi del Signore e in alcune altre preghiere, durava alle volte per ore intere. Venne un giorno da me tutta in angustia, perché non sapendo fare orazione mentale né applicarsi alla contemplazione, si sentiva ridotta a non pregare che vocalmente. Io le domandai che cosa recitasse e vidi che con la sola recita del Pater noster, arrivava alla pura contemplazione e che talvolta il Signore la univa a sé nell’unione. Del resto, si vedeva dalle sue opere che doveva ricevere delle grandi grazie, perché menava vita assai perfetta. Io ne lodai il Signore, ed ebbi invidia della sua orazione vocale. Ora, se questo è vero, come del resto è verissimo, non vi date a credere, voi che siete nemici dei contemplativi, d’essere impossibile che lo diventiate pure voi, purché, come dico, recitiate bene le vostre preghiere vocali e vi manteniate pura la coscienza.

Cerchiamo di approfondire questo paragrafo settimo, che è l’ultimo paragrafo del capitolo trentesimo. Lei continua a parlare della preghiera vocale, ma si capisce molto bene che la preghiera vocale e la contemplazione vanno di pari passo, sono unite. 

In particolar modo — mi stava sfuggendo questo — lei qui accenna alla “orazione di quiete”, detta anche “contemplazione pura”. Santa Teresa dice che vanno sempre insieme, cioè, la contemplazione pura è sempre unita alla preghiera vocale, dovrebbe essere sempre unita. E, infatti, lei dice che ci sono persone che, mentre pregano vocalmente — proprio perché pregano come lei ci ha spiegato in precedenza — raggiungono un’alta contemplazione, raggiungono l’orazione di quiete. 

Questo — cioè: quando uno prega vocalmente e raggiunge questa orazione di quiete, questa contemplazione — lei dice che si vede anche dalle sue opere. Noi non dobbiamo mai dimenticare di guardare le opere, innanzitutto le nostre, e poi, certo, quelle di coloro che ci stanno vicini, per quanto possiamo vedere; perché le opere dicono della qualità della nostra preghiera. Quando io ho opere che sono: contro la carità, contro l’umiltà, contro la temperanza, contro la purezza, eccetera, eccetera, è chiaro che la mia preghiera non è una buona preghiera.

E lei dice: «non vi date a credere, voi che siete nemici dei contemplativi, d’essere impossibile che lo diventiate pure voi» — cioè, il fatto che con la preghiera vocale si possa arrivare alla contemplazione — «purché (…) recitiate bene le vostre preghiere vocali» — vanno recitate bene!

Quando recitiamo l’ufficio, va recitato bene; quando recitiamo il Rosario, va recitato bene; che non vuol dire (stiamo attenti, anche qui) che non mi devo mai distrarre, ma no, succederanno le distrazioni, non siamo dei computer, succederà, ma l’importante è che quel momento sia fatto alla presenza di Dio, con la decisione di amare Dio, di dare gloria a Dio, questo è essenziale — «e vi manteniate pura la coscienza». 

Se vogliamo arrivare alla contemplazione perfetta, all’orazione di quiete, bisogna recitare bene le preghiere vocali, e poi mantenere una coscienza pura. 

Domanda: “Come si fa a mantenere una coscienza pura?” Una coscienza pura si mantiene con una vita di fede vera, intensa — quindi con la Santa Messa, con il Rosario, la recita dell’Ufficio, di quello che si può, un libro di meditazione — ma, soprattutto, con la confessione frequente.

Questo non va mai dimenticato; non c’è un solo motivo ragionevole per non accostarsi frequentemente alla confessione, non c’è, non esiste. Dobbiamo accostarci frequentemente, così da poter avere la coscienza sempre pulita.

Prendete una casa, prendete la mia camera; certo, non entro in camera mia con gli stivali pieni di terra e di fango, non butto in camera la pattumiera, la tengo sempre in ordine, pulita; ma, comunque, una volta alla settimana va lavata, perché c’è bisogno; una volta alla settimana, bisogna tirare via bene la polvere, eccetera, eccetera. E io dico: ma se una volta alla settimana lavi la tua casa — almeno una volta alla settimana — e fai la polvere, fai le pulizie di fino, ma la coscienza è meno importante della casa? 

Per non parlare poi della macchina… perché sapete, ci sono quelli patitissimi della macchina che stanno lì con lo spolverino, a passare lo scopino da tutte le parti, che la lucidano, che guidano coi guanti, che la tengono pulitissima, guai se entri con le scarpe un pochino sporche, giustamente! Ma si fa così con la macchina e non si fa così con la coscienza? Ma è possibile? Non lo so. 

Ci sono persone che ogni giorno cambiano la camicia, ogni giorno; fanno dei lavori anche magari particolari — non so, il chirurgo, l’avvocato, il giudice, non lo so — e ogni giorno devono avere la loro camicia pulita, bianca, fresca di bucato e di stiro, ogni giorno. Ma cosa dovremmo fare, noi, per la nostra coscienza, che è chiamata ad accogliere Gesù sacramentalmente e spiritualmente nel suo cuore? Cosa dobbiamo fare della nostra coscienza, che sappiamo benissimo che siamo tempio della Santissima Trinità? Non so! Dovremmo pensarci, su questa cosa…

E qui finiamo questo capitolo trentesimo, con questo paragrafo settimo. Quindi: recitiamo bene le nostre preghiere, non dormiamo quando preghiamo, non andiamo a recitare le preghiere pensando agli affari nostri, e questo avrà un effetto molto bello, molto grande, e ci porterà all’orazione di quiete, se sarà unito a una coscienza pura. Capite: anche perché, se io ogni… non dico ogni quanto, ma se io frequentemente mi confesso, sarò portato anche ad essere molto più delicato di coscienza, a vedere con più attenzione quelle volte in cui ho detto di no al Signore. La confessione frequente mi insegnerà la delicatezza della coscienza.

Mi piace sempre, quando parlo di questo, ricordare Dante, quando scriveva: “o dignitosa coscienza netta e pia, quanto ti è amaro morso ogni picciol fallo!”; questo passo della Divina Commedia l’ho imparato a memoria fin da subito, da subito; perché mi piace tantissimo, tantissimo. Dante scrive: “o dignitosa coscienza netta e pia”; quindi, la coscienza è dignitosa nella misura in cui è netta, pulita, pura — come dice Santa Teresa — e “pia”, cioè devota. Ricordatevi che il contrario di “pio” è “empio”; em-pio è il contrario di pio; “quanto ti è amaro morso” — cioè, quanto è per te un morso amaro, un dolore fortissimo — “ogni picciol fallo”, ogni più piccola mancanza; che non è lo scrupolo, stiamo attenti, questo non è lo scrupolo, lo scrupolo è un’altra cosa. Questo non è lo scrupolo, questa è la delicatezza di coscienza, sono cose completamente diverse: non confondiamo lo scrupolo con la delicatezza di coscienza. 

Una persona che ha la coscienza delicata, non è scrupolosa, assolutamente! Non ha dubbi sul perdono di Dio, non cade nell’ansia, nell’angoscia, nel timore, no, no, è una persona che ha una coscienza dignitosa, una persona che ha una coscienza delicata, ed è una persona che immediatamente riconosce la più piccola macchia; perché? Perché ha una camicia tutta bianca, ha la camicia tutta bianca di colui che costantemente la lava; la lava dove? Nel Sangue dell’Agnello, la nostra vestina del battesimo, no?

E permettetemi, oggi, di concludere dicendo una parola su questo Vangelo, perché, guardate, è un Vangelo che non posso lasciarlo lì; visto che abbiamo finito il capitolo di Santa Teresa, volevo dire una parola su questo Vangelo.

È bello vedere gli apostoli che si riuniscono attorno a Gesù; che bello! Dice San Marco:

…gli apostoli si riunirono attorno a Gesù…

Immaginiamoci la scena — direbbe Santa Teresa — gli apostoli che si riuniscono attorno a Gesù, arrivano questi apostoli e si riuniscono attorno a Gesù; Gesù al centro, loro che si riuniscono:

…e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.

Ma voi vi immaginate la gioia — a me vengono i brividi — la letizia, l’entusiasmo, forse anche l’esuberanza. Immaginiamoci i due Boanerghes come saranno stati incendiati di zelo, di gioia, di entusiasmo: “Gesù, guarda, abbiamo fatto questo, abbiamo fatto quello, poi quella, quell’altra, poi… ti ricordi?” — “Ah sì, sì, diglielo a Gesù, abbiamo fatto anche quella cosa lì!” — “Ah sì, è vero, sì, sì” — “No, aspetta Gesù, anch’io devo dirti una cosa!”; immaginiamoci la scena: dodici apostoli, dodici uomini che sono lì, attorno al loro maestro, al loro Signore, che non gli basta il fiato nei polmoni per dire tutto quello che devono dire. Sarà capitata anche a voi, questa esperienza: che sei lì che devi dire talmente tante cose che… 

E poi quello che avevano insegnato: “Gesù, guarda che abbiamo detto questo; ti ricordi quando tu dicevi che bisognava convertirsi? Ecco, anche noi siamo andati a dire…; allora, abbiamo insegnato le cose che tu ci hai detto. E poi la gente ha risposto così… e poi la gente ha fatto cosà…”.

Ed egli disse loro…

Sentite qui tutta la presenza di Gesù, che immediatamente media il volto del Padre. Qui sì sente tutto il respiro della Trinità, proprio lo si sente in questa frase di Gesù; che è una frase che lascia un po’… diciamo: cosa c’entra? Perché Gesù dice questa cosa? Perché Gesù non dice: “Ah, che bello, che bello, dai venite, festeggiamo, accendiamo un falò, mangiamoci un po’ di pesce, facciamo festa, dai, raccontatemi, aspettate; ho comprato questo, quello, quell’altro; adesso andiamo a prendere… Andrea, vai a prendere quello insieme a Giacomo, prendete…”

Gesù disse:

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»

Incredibile! Guardate, qui c’è da andare in estasi, a leggere questa frase di Gesù; uno dice: “Bene, adesso io chiudo il Vangelo ed entro in orazioni di quiete”, perché qui, veramente, uno si perde, si perde. «Venite in disparte», sentite la cura… solo un padre, solo chi è padre, è capace di dire una roba del genere, una frase del genere, solo chi è padre; e solo chi è stato, e chi è veramente figlio, può mediare il volto del Padre, solo costui, ed è Gesù.

Venite in disparte, voi soli.

Li chiama: “Lasciate tutto, lasciate tutti, venite, venite, venite in disparte. Venite in disparte, con me — non dice “andate”, ma “venite”, “andiamo” — venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto”. Quindi solo voi ed io, in un luogo deserto, non ci deve essere nessuno. Dopo questo bagno di folla, dopo questo bagno di umanità, dopo veramente esservi dati così tanto alle persone, venite in disparte con me, voi soli, in un luogo deserto; a fare cosa? — Che noi, sapete, siamo molto pratici: a fare cosa? — “A riposarvi”. È incredibile, incredibile. Solo chi è padre e solo chi è veramente figlio, è capace di avere una cura del genere; Gesù che dice: “Venite a riposarvi”.

In che modo gli apostoli sono chiamati a riposare? Il credente, il discepolo di Gesù, riposa stando con Gesù, questo è il riposo. Ma ditemi se non è meraviglioso? Dovremmo proprio scrivercelo da qualche parte:

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»

Abbiamo bisogno di riposo, non possiamo essere semplicemente divorati dalle esigenze pastorali, non è possibile, non è evangelico, non è quello che Gesù ci ha insegnato. Ci deve essere un tempo di riposo. E come si riposa? Uno, se pensa al riposo, dice “Ah, io mi riposo andando a letto, dormendo” — “No, ma io mi riposo guardando i social, accendendo Facebook, guardandomi i video su YouTube, mi riposo guardandomi un film, mi riposo andando a mangiare una pizza, bevendo una bira”; No! secondo il Vangelo, il riposo è: “venite in disparte; venite in disparte con me, voi soli”. Vedete, c’è questa chiamata, il Cantico dei Cantici direbbe: “Os ad os, cor ad cor” e San Bernardo ha scritto un commento meraviglioso su queste pagine del Cantico dei Cantici, questo stare cuore a cuore con Gesù; “os ad os”: “bocca a bocca”; “cor ad cor”: “cuore a cuore” con lo sposo.

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto…»; guardate com’è puntuale, com’è preciso, com’è dettagliato. È chiaro che “in disparte” non può essere in mezzo alla folla, ma non basta: “in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi”. Prosegue l’evangelista:

Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

Pensate… Talmente tanto stavano facendo, che non avevano più neanche il tempo di mangiare, tanto le persone li cercavano. E Gesù dice: “Stop” — “Eh, ma la gente ha bisogno!”; “No, stop, c’è uno stop. Dovete riposare, è fondamentale” — “Eh, ma se la gente ha bisogno!?”.

Sapete, c’era quel motto, negli anni ‘70, del “Pré Mangé”, del prete mangiato, il prete divorato; non è quello che insegna San Carlo Borromeo, ad esempio, assolutamente! O quello che insegna il beato Cardinal Schuster, assolutamente! O quello che insegnava Padre Pio, o quello che insegnava il Santo Curato d’Ars, ma nel modo più assoluto; non rispetta il Vangelo, ci deve essere un tempo di riposo, ed è il tempo con Gesù. Ricordate Madre Teresa di Calcutta? Già ve lo dissi: madre Teresa di Calcutta, dopo dodici/tredici/quindici, alle volte diciotto, ore di servizio ininterrotto ai malati di lebbra, le sue suorine che erano, poverine, distrutte, distrutte — perché sapete: dodici, tredici ore di servizio ininterrotto ai malati di lebbra, cioè, dalle otto della mattina alle otto della sera, ve lo raccomando — queste suorine erano distrutte, e lei le prendeva, e alla sera le portava con sé, tutti i giorni, tutte le sere, a fare tre ore di adorazione eucaristica in ginocchio, in ginocchio: tre ore di adorazione eucaristica, tutti i giorni. Le suorine, alcune, svenivano, in ginocchio svenivano, cadevano a terra, svenute dalla stanchezza. Cosa faceva Madre Teresa? Ah, semplice! Le prendeva e con la sua dolcezza tipica — che solo a ripensarla mi commuove tantissimo, perché vi ho detto che l’ho conosciuta, quando ero ragazzo, veramente dolcissima — Madre Teresa le prendeva e, con dolcezza, le rimetteva in ginocchio, per finire le tre ore di adorazione. Questi sono i santi. Peccato che, però, queste cose non si dicono, si dice solo che Madre Teresa aveva cura dei poveri; noooo…. questo era il frutto, e queste erano le opere — direbbe Santa Teresa di Gesù — di una vita di preghiera intensissima, intensissima. Già vi ho letto quello che madre Teresa diceva della preghiera… già ve l’ho letto tempo fa.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 

Quindi, obbediscono a Gesù e partono.

Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca…

Chi? Gesù, non gli apostoli. Ah, questo è importantissimo…

 Sceso dal la barca egli…

Gesù; gli apostoli sono spariti, spariti. No, non son spariti, sono sulla barca, però non sono più protagonisti, perché devono riposare.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Avete capito? Gli apostoli spariscono, perché vengono coperti dalla carità esondante del loro maestro, “Figlio che media il volto del Padre”. Lui scende dalla barca — non loro, perché devono riposare — e lui si mette a insegnare, provando compassione. Perché la gente ha bisogno di insegnamento, questo ci insegna Gesù.

Ora, chi è che è capace … Facciamo un passo indietro, prima di dire questo: Ma Gesù non era stanco? Gli apostoli devono andare a riposarsi perché hanno fatto un po’ di queste cose, ma Gesù? Gesù, con tutti i miracoli che doveva fare, con tutte le cose da insegnare… Gesù, non era stanco, Gesù era stanchissimo! Gesù era Dio, ma anche uomo. Umanamente Gesù era stanchissimo, sicuramente, con tutto quello che aveva da fare, ma è lui che scende dalla barca.

Ora ditemi chi è capace di mettere da parte sé stesso per aiutare/difendere le nostre vere necessità? In questo mondo nel quale viviamo, fatto di orfani — perché è difficile trovare padri, veri padri, perché è difficile trovare veri figli, questo è il problema — chi avrebbe reagito così, come Gesù? Chi avrebbe detto: “Io sono più stanco di voi, ma voi siete stanchi, riposatevi voi, faccio io, voi state lì a riposare. Io mi estenuo, non voi”.

Quello che, credo, più ci commuove oggi, perché tanto raro, è vedere qualcuno che è capace di assumere per noi, per amore nostro, una posizione vicaria, in tutto; per amore nostro, fa quello che dovremmo fare noi; per amore nostro, prende le nostre difese e ci rimette del suo. Ricordate Gesù nell’orto degli ulivi? “Chi cercate?” — “Gesù Nazareno” — “Sono io”: buuuum, tutti per terra! E allora Gesù dice: “Allora, questi lasciateli andare; se cercate me, sono io, loro lasciateli andare”, infatti, nessuno viene toccato, degli apostoli.

Vedete: questo è Gesù. “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. 

Ma chi lo fa? Solo coloro — direbbe Santa Teresa — che vivono una vera preghiera, e, allora ci saranno queste opere. È importantissima questa cosa. Ecco perché vi dico che è un Vangelo bellissimo, vedete quante riflessioni emergono e quante ne emergerebbero, ancora di più! Io ve ne ho fatte solo alcune. Sarebbe bello ragionare sulla compassione di Gesù, ma vabbè, non c’è tempo.

Ecco, vedete come gli apostoli si sono visti e sentiti e, soprattutto, trattati con questa cura e con questo amore che ti commuove fino alle lacrime, che ti fa dire: “Ma Gesù sta facendo questa cosa per me! Cioè, Gesù si sta sacrificando per me! Per darmi il riposo, perché io non mi esasperi, non vada in riserva; Gesù fa questo per me, al posto mio”. 

Questo è un padre, un padre è questo, un padre è colui che paga al tuo posto, è colui che difende il figlio, morendo lui: questo è il padre. Il padre è quella figura che tu sai che c’è sempre, sempre, che c’è e ci sarà sempre per te, qualunque cosa tu commetta, il padre c’è sempre. Tu puoi abbandonare il padre, un figlio può abbandonare il padre, ma un padre non potrà mai abbandonare un figlio, qualunque cosa accada. Questa certezza, questa esperienza, trasforma gli uomini in leoni e le donne in leonesse; chi ha fatto questa esperienza, è invincibile, è indistruttibile, perché dentro di sé porta l’eredità, porta la memoria dei padri. Cioè, una cosa incredibile. Chi vive così è un re, qualunque cosa faccia nella sua vita, è un re, perché è investito di tutta la paternità possibile e immaginabile. 

Solo a pensare e a dire queste cose, mi vengono i brividi, mi vengono i brividi solo a parlarne, solo a pensarle. Perché sono realtà talmente grandi… altro che andare in estasi, altro che essere catturati nella contemplazione. Allora, guardiamoci intorno, e potrebbe già essere un inizio, sapete — come direbbe Santa Teresa — un inizio del nostro cammino, dire: “Io non ho un padre, io non sono figlio di nessuno. Sì, ho un padre biologico, va bene, però questa esperienza di paternità, così forte, così bella, mi manca”; non è un peccato! Il fatto che tu non ce l’abbia oggi, non è detto che non potrai averla domani.

Cominciamo a chiederlo al Signore, cominciamo a preparare il cuore per questa esperienza, cominciamo a dire: “Signore, insegnami che cosa vuol dire essere figlio; aiutami a preparare il cuore per essere un vero figlio, aiutami a farmi venire il desiderio di essere figlio, di trovare un padre, di andare alla ricerca di un padre, di qualcuno che mi sia padre, di qualcuno pronto a morire per me”.

E da lì nascono i santi; poi, da lì, nascono i santi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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