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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 10

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 10 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 10

Eccoci giunti a giovedì 10 marzo 2022. 

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VII, versetti 7-12. 

Continuiamo la nostra meditazione del libro del Padre Avrillon. Oggi è il giovedì dopo la prima domenica di Quaresima: “Giorno di orazione”. Oggi il tema è l’orazione.

GIOVEDÌ DOPO LA I DOMENICA 

Giorno d’orazione

“Siccome si prega il Signore collo spirito, col cuore, colle mani, com’anche colla bocca, pregate sempre e fate in maniera che non vi sia un sol momento nel giorno, che non preghiate in una o in altra maniera; ma fate soprattutto che la vostra preghiera, qualunque essa sia, meriti col suo fervore d’essere ascoltata da Dio. Fate pregare il vostro spirito con santi pensieri e col raccoglimento, il vostro cuore con sentimenti e con ardenti desideri di esser tutto di Dio, le vostre mani colle opere buone. Pagate ancora a Dio il tributo delle labbra colle preghiere vocali. Pregate collo stesso fervore e con la stessa importunità della Cananea tanto nel tumulto, quanto nella solitudine, affinché la vostra preghiera possa giungere sino alle orecchie e al cuore di Gesù Cristo.” 

Bello, preghiamo tutto, totalmente e preghiamo sempre, quindi non c’è un luogo dove non si possa pregare. Anche in mezzo alla folla si prega, in un modo diverso dall’essere in un eremo, ma pur sempre si prega. Chi non prega è perché non vuole pregare. Quando uno dice: “Ho tante cose da fare” è semplicemente uno che non ha voglia di pregare, perché il silenzio è Gesù Cristo — abbiamo detto con Sant’Agostino all’inizio di questa Quaresima — allora voi capite che se ho da fare tanti lavori in casa, benissimo, facciamo tanti lavori, basta farli in silenzio o recitando, ascoltando un rosario oppure ascoltando la meditazione di un bravo sacerdote che ci piace, o la lettura di un libro fatta dal computer, vedete che noi possiamo pregare sempre, in modalità diverse.

Meditazione sulla preghiera, tratta dal Vangelo. 

Il Vangelo proposto da p. Avrillon è diverso da quello che abbiamo letto noi, ma vi ho già spiegato il motivo.

“Essendo Gesù nelle vicinanze di Tiro e di Sidone, una donna Cananea gli si accosta e gli dice: Signore, Figlio di David, abbiate pietà di me perché mia figlia è crudelmente tormentata dal demonio.
Considerate che quantunque tutti i giorni siano giorni di preghiera, perché Gesù ci ha detto che bisogna sempre pregare, ve ne sono però di quelli nei quali la Chiesa ci obbliga più precisamente, e sono quando essa ce ne somministra dei motivi e degli esempi. Questa donna Cananea ed idolatra ne è forse il più perfetto modello, che ci abbia mai proposto. Seguitene qui tutte le sue tracce, non perdete niente delle sue parole e sentimenti, e imparerete come si deve pregare.” 

Certo, lei era una donna pagana ed era sicuramente un’idolatra perché non era del popolo ebraico che aveva tutto il culto a Dio dell’Antico Testamento e quindi era, ovviamente, un’idolatra. Però c’è qualcosa di importante da imparare perché, come vi ho già detto, — e in questo Padre Avrillon è molto onesto intellettualmente — si impara da tutti coloro che sono onesti, che siano idolatri, che siano criminali, non ha importanza, che siano preti, che siano suore, si impara da chi è onesto intellettualmente, si impara da chi è vero, anche se dentro tutti i suoi pasticci più incredibili, se è una persona onesta è onesta. Si impara da tutti, credenti e non credenti, atei o non atei, pagani, idolatri non ha importanza, quando c’è qualcosa da imparare bisogna avere gli occhi aperti.

“La ragione in prima, e la grazia in seguito formano due sentimenti ammirabili nel cuor suo, che sono le vere disposizioni per ben pregare:”

La ragione e la grazia. Attenzione a non perdere la ragione a non fare i pazzoidi, la ragione va sempre conservata, arricchita e custodita, perché se no, avere solo la grazia serve a poco.

 “l’uno ch’essa è niente, niente può ed ha bisogno d’un aiuto soprannaturale che gli è necessario. Confessate, com’essa, la vostra impotenza, la povertà, la miseria, sentite l’estremo bisogno che avete di Dio, ed in questa guisa dovete cominciare.”

La ragione ci dice che abbiamo bisogno del suo aiuto. 

“Il secondo sentimento di questa donna straniera è che Gesù è la sorgente di tutti i beni, ch’è il padrone della vita e della morte, che ha un supremo impero sui demoni e che può concederle ciò ch’essa dimanda. 

Convinta da queste verità, benché essa non abbia mai veduto Gesù e non lo conosca che per la fama de’ suoi miracoli, il primo passo che fa è di uscire dal suo paese per venirlo a cercare in una nazione giurata nemica della sua.”

Questa donna prende e va. Non sa bene chi sia Gesù però ha sentito dire che… prende e va anche nella regione, nel paese a lei più nemico.

“Uscite dal gran mondo, uscite dalla vostra famiglia, almeno collo spirito, se non potete altrimenti, uscite da voi stessa, dai vostri temporali interessi, dalle vostre inclinazioni o dalle vostre tiepidezze; correte con ardore verso Gesù, non riguardate che lui solo, non fate attenzione a quelli che lo circondano, e datevi fretta, perché non potete aver alcun bene senza di lui. I bisogni dell’anima vostra sono più urgenti di quel che pensate, e non potete esser soccorso senza pregarlo e pregarlo a dovere.”

 Come lei è uscita dal suo paese idolatra, così noi dobbiamo uscire dalle nostre idolatrie. Queste sono parole facili da dire, poi da vivere… uscire da noi stessi, dai nostri interessi, dalle nostre inclinazioni, dalle nostre tiepidezze, io aggiungo anche dalle nostre paure, perché, sapete, le nostre paure sono tante, sono alle volte ataviche, sono profonde, alle volte sono irrazionali, e quindi bisogna uscire anche da quelle.

“Siate convinto, come la donna suddetta, della necessità della preghiera.”

Bisogna vedere se io sono convinto, perché non è detto che noi siamo convinti della necessità di pregare.

“Vincete tutte le vostre ripugnanze e soprattutto la vostra accidia.”

L’accidia, questo vizio capitale terribile che non si confessa mai, che è il disgusto per le cose di Dio, la non voglia per le cose di Dio, è il contrario della sapienza.

“Non dite che l’applicazione ch’esige la preghiera sia troppo faticosa e che Dio non vi ha dato lo spirito di orazione. Ciò è un’illusione, una tentazione ed un pretesto affatto falso, di cui uno si serve per coprire la sua trascuratezza e per non uscire dallo stato della sua tiepidezza.”

 Non è vero che la preghiera è faticosa e che bisogna essere dei frati o delle suore per pregare, non è vero, è semplicemente che non abbiamo voglia di farlo.

“Confuso di esser istruito da una donna pagana, prendete generosa risoluzione, fatevi una legge inviolabile di non lasciar mai l’orazione; voi ne avrete sicuramente piacere, se ne formerà l’abito e non potrete più dispensarvene. Se non fate così, non avrete mai né lumi, né virtù soda, né pietà vera, né amor di Dio.”

La nostra vita di fede spesse volte fa pena in tutti sensi, perché non c’è preghiera. “Non sento Dio, non provo nulla… la mia vita è sempre quella…”. Certo, non preghi o preghi male, che vuol dire non pregare.

“Richiamiamo al nostro pensiero le parole di questa donna Cananea, esaminiamole con attenzione, vi vedremo tutte le condizioni che rendono le nostre preghiere grate a Dio e ci assicurano d’un felice effetto. 

  1. Essa è accompagnata dall’umiltà la più profonda

— Il superbo non sarà mai ascoltato da Dio —

  1. È animata dalla carità la più ardente. 
  2. È sostenuta dalla più viva fede 
  3. È coronata dalla più costante perseveranza.”

Quando preghiamo dobbiamo avere queste quattro caratteristiche o comunque essere in cammino per…

Umiltà, carità, viva fede e costante perseveranza. Voi direte: “Cosa ci dirà Padre Giorgio adesso? Su quale si concentrerà di più?” È abbastanza ovvio, molto facile e scontato: la carità, che mi sembra quella più difficile da avere. Sì, la carità più ardente. 

Noi abbiamo carità? Non siamo così superficiali da dire: “Mah faccio questo, faccio quello…”. La carità più ardente… non lo so, ciascuno di noi si farà l’esame di coscienza. Essere uomini di carità ardente e donne di carità ardente non è così facile, la carità vuol dire tante cose, non vuol dire solamente portare la busta della spesa a qualcuno, non è solo questo, è anche questo ma non è solo questo, c’è molto di più.

“Comincia la sua preghiera con una doppia confessione: l’una della sua miseria, domandando misericordia per questa; l’altra del sovrano dominio di Gesù, chiamandolo suo Signore. Nondimeno Gesù passa e dissimula di ascoltarla per umiliarla ancora più.”

Chissà se fosse capitata a noi una cosa del genere! Mamma mia cosa sarebbe successo! Mamma cosa avremmo combinato! Cosa non ne avremmo dette a Gesù! Ma siccome lei era animata da una grandissima carità, accetta l’umiliazione. Milioni di anni luce dalla nostra vita che, appena qualcuno si avvicina, non a schiacciarci il codino ma a guardarci il codino, saltiamo fuori come delle pantere, gli saltiamo negli occhi, gli strappiamo via la pelle della faccia. Cari miei! Altro che la carità ardente e l’umiltà, e provare per credere. 

Diciamo che quando uno diventa prete deve fare una scelta, deve decidere se vuole morire in fretta, e allora fa il prete e chiama le cose con il loro nome (ma è una vita breve che non è per forza morire), oppure dopo un po’ impara dalla logica delle tre scimmie: non vedo, non sento, non parlo e allora ha una vita lunga. Tutto a danno dei fedeli, certo, perché con la mania di questa superbia dilagante, per cui appena uno ci dice qualcosa viene giù il mondo, il Sacerdote cosa fa? Diventa un cane muto, così quando arriva il lupo… ma la colpa non sarà del Sacerdote, sicuro come l’oro, la colpa sarà di coloro che gli hanno chiuso la bocca con la loro cattiveria, con la loro superbia, con la loro persecuzione e con tutte le loro varie cose. Questa è la realtà dei fatti.

Un giorno diremo a Dio: “Ma a me non me l’ha detto nessuno… perché avevo vicino quel Sacerdote e non me l’ha detto?” 

E io penso che Gesù prenderà uno specchio e ce lo metterà davanti alla faccia, e ci dirà: “Ma ti sei visto? Ma ti sei visto? Che non ti si poteva dire niente, niente, nulla, neanche un fiato, perché subito diventavi aggressivo, diventavi cattivo, trattavi male.” 

Nessuno è chiamato all’eroismo, che poi uno lo accetti, benissimo, ma nessuno è chiamato all’eroismo. Che uno debba diventare un eroe, va bene, se uno decide di esserlo, benissimo, ma noi non possiamo supporre che l’altro diventi la nostra vittima perché lui deve fare l’eroe. No, se noi trattiamo male la gente, la gente se ne va via, le persone vanno via, i Sacerdoti se ne vanno, la gente diventa muta e peggio per noi. Sicuramente non è colpa di chi abbiamo maltrattato. Una mamma, un papà che ad un certo punto dicono: “Padre, io non dico più niente, tanto, ogni volta che parlo sono sempre uno stupido o una stupida, ogni volta che parlo, «non capisco niente», e allora io sto zitta”. Fa benissimo, fa benissimo. Lascialo andare per la sua strada che poi vedrà quando avrà sbattuto bene il naso, allora dopo: “Ah che male! Che male!” Eh che male, che male! Adesso rimani lì a raccogliere i tuoi i tuoi pezzi caduti.

 “Finalmente le parla, ma per escluderla dal numero delle sue pecorelle.”

È incredibile, Gesù.

“Ella invece di quietarsi, alza la sua voce e grida e questo Salvatore l’umilia e la maltratta mettendola al pari delle bestie.”

Mi ha sempre colpito questa cosa. Ma è da qua che si vede la carità. Quando la carità è vera, è ardente, se riceve un “no”, diventa ancora più forte, la carità non si arrende mai, è per questo che fa pressione sul Cuore di Dio. Gesù ci dice di no? E io divento ancora più insistente. Quando al primo “no” io mi arrendo, quella non era carità, era la carità pelosa, forse aspettavamo più un “no” che un “sì” e ci fa piacere sentircelo dire. È una prova, sentirci dire dei “no” inerenti alla carità — attenti bene perché poi qui partono i vari mistici e le varie mistiche — sentirci dire dei “no” quando vogliamo fare la carità a qualcuno (non il no che viene dal confessore e dal padre spirituale, che va assolutamente rispettato), ad esempio, vai da una persona anziana e dici: “Gradisce la torta?”

“No, no, no non voglio disturbare, no, no, va bene così”.

Capite, è chiaro che gliene porterò due di torte. Ci vuole un po’ di intelligenza a capire queste cose, perché se no altrimenti…

“Lungi dallo sdegnarsi e dal rispondere con orgoglio, essa si contenta di tutto, tanto è penetrata dalla sua bassezza e dal suo niente.”

Come noi, uguale.

“Non contenta di adorare la persona di Gesù, adora perfino i suoi rifiuti e le sue asprezze.”

Questo andrebbe sottolineato con i pastelli dorati: “Adora perfino i suoi rifiuti e le sue asprezze.”

Quando si adora Dio, Gesù, sia adora a tutto, anche i suoi “no”.

“Fate voi lo stesso con Dio?”

Come no! Qui ci sarà sicuramente qualcuno che dirà: “Io? L’assiro-fenicia che cosa’è in confronto a me! Nessuno! Io sono umile, caritatevole, pieno di fede. Io e Gesù siamo tutt’uno.”

 “Umiliatevi, e non vi stancate mai di pregare, ben sicuri che alla fine otterrete ciò che domandate.”

Magari ci vogliono anche cinqunt’anni, non è detto.

“A questa profonda umiltà unisce una viva fede, giudicatene da queste parole: Abbiate pietà di me, Signore, Figlio di David. Chi fu mai quegli, che le insegnò esser Gesù figlio di David, se non i lumi della fede?”

Certo, era pagana e idolatra, come faceva a saperlo?

“Perciocché — mi piacciono queste paroline che non esistono più — era vietata ogni comunicazione tra i giudei ed i cananei. Abbiate pietà di me, aiutatemi; ella non disse pregate per me, e perciò confessava tutto il suo potere e la sua divinità. Ella non disse subito: guarite la mia figlia. Come se volesse dire: vi scongiuro, o Signore, di esercitare su di me la vostra misericordia. Imitatela, domandate subito la guarigione della vostra anima, ed Egli vi darà il resto, so lo crederà conveniente.”

È geniale questa cosa, è geniale!

Abbiate pietà di me, aiutatemi 

Incredibile! Non dice subito: “Guarite mia figlia”. Veramente geniale questa assiro-fenicia.

“Domandate subito la guarigione della vostra anima, ed Egli vi darà il resto.”

Noi dobbiamo iniziare a domandare la guarigione della nostra anima non: “Dammi questo, dammi quello, dammi quell’altro, fai di qui, fai di là.”

“Guarisci la mia anima”, poi il resto lo farà Gesù, se vuole. E cosa dice la Madonna a Fatima? “Questi e questi non saranno guariti dalle loro malattie a motivo dei loro peccati”. Non concede la grazia della salute del corpo, a motivo della malattia della loro anima. Non sono come l’assiro-fenicia. Sono di quelli che dicono: “Dammi, fammi, dammi, fammi”, come le sanguisughe, dice la Scrittura. Invece lei è: “Guarisci la mia anima”.

“Non imitate quelli, l’anima de’ quali è carica di peccati — incredibile! — e cominciano a domandare la guarigione de’ loro corpi.”

Visto?

“Questa ingiusta preferenza del corporale allo spirituale, che purtroppo è comune, rende la preghiera se non altro inutile.”

Infatti, Fatima docet! 

“Un’ardente carità anima la sua preghiera. Questa carità le dà ali per andare a trovar Gesù, perché essa reputa i mali altrui, come se fossero le sue proprie disgrazie, e ciò la spinge ad intraprendere questo viaggio.”

Guardate, quando uno dice: “Che cos’è la carità ardente?” Questa è la carità ardente: “Le dà ali per andare a trovar Gesù, perché essa reputa i mali altrui, come se fossero le sue proprie disgrazie”. Questa è la carità. “E ciò la spinge ad intraprendere questo viaggio.” Questa è la carità. “I tuoi mali sono i miei mali”, questa è la carità, “il tuo bisogno è il mio bisogno”, questa è la carità.

“Voi languite nelle vostre chiese, parla la vostra bocca, ma non dice niente il vostro cuore, egli è freddo come ghiaccio per Iddio e per il prossimo.”

Non è forse vero? Stiamo in Chiesa a sgranare Rosari, a pregare, a fare le Messe e le adorazioni e poi abbiamo un cuore di pietra. Noi vediamo la gente davanti a noi morire, noi vediamo la gente davanti a noi che ha un bisogno estremo, noi potremmo aiutarli e rimaniamo impassibili! Freddi come ghiacci!

Mi ha sempre colpito il racconto di una persona che mi disse: “Padre, io sono rimasto ammalato per un mese, a letto. Lo sa che di tutti i miei fratelli e sorelle nella fede (“Ti stimo fratello, ti voglio bene fratello” questi messaggi che si ricevono… fratelli e sorelle sulla carta forse) nessuno è venuto a chiedermi se avevo bisogno di bere l’acqua? Non di mangiare. L’acqua! Se avevo bisogno di bere l’acqua. Nessuno è venuto a visitarmi in casa, nessuno è venuto a bussare, nessuno mi ha chiamato. Padre, abbiamo fatto tantissime cose insieme, eppure niente!”

Questi sono i cuori di ghiaccio. Meglio morire che avere un cuore così, assolutamente. Sono terribili i cuori di ghiaccio, vedono — perché vedono — il bisogno e girano la testa dall’altra parte. Terrificante questa cosa. Vedono e dicono: “Ah beh, sì tanto ci pensa quello là. Ah beh, sì beh tanto ha chiesto a Tizio, Caio, Sempronio. Ah beh, ma sì, tanto” 

Ma cosa vuol dire? Tu, la tua parte? Non ci sono scuse. Quando ci sono questi comportamenti, ricordiamocelo bene, non ci sono scuse, non esistono. Fare una telefonata non costa a nessuno, mandare un messaggio non costa niente a nessuno, chiedere se ha bisogno di qualcosa: “Come va? Come stai?”, non costa niente a nessuno. E non è il malato che deve cercare il sano, è il sano che deve cercare il malato. Non costa niente a nessuno. Cose piccoline, eppure in certe situazioni fanno la differenza. Non lo fai? Hai un cuore di ghiaccio. E Gesù Cristo non abiterà mai un cuore di ghiaccio, visto che il Suo è un fuoco ardente.

“Sovvengavi che la preghiera è un sacrificio, di cui il cuore è la vittima; che questo sacrificio non può innalzarsi sino al trono di Dio se non pel fuoco della carità”

Capite perché la carità è importante? Perché, vi ho detto, io mi concentro sulla carità? Per questa ragione, perché senza la carità la nostra preghiera non arriverà mai a Dio.

“E la preghiera a niente serve, se non amate Dio sopra tutte le cose ed il vostro prossimo come voi stessi.”

Questa è la carità.

Mi ha sempre colpito quel santo… già ve l’ho detto, ma ve lo ripeto perché mi ha sempre colpito in modo terribile. Purtroppo è una cosa che non mi è stata insegnata e che ho scoperto da poco tempo, infatti è sbagliato dire “mi ha sempre colpito”, perché non lo sapevo da sempre ma l’ho saputo da poco e l’ho saputo proprio ascoltando la predicazione di un bravissimo Sacerdote. Non l’avevo mai letto e mi ha colpito e mi sta colpendo tuttora questo fatto di Sant’Alfonso Maria dei Liguori che scrive che un Sacerdote ha il dovere, anche a costo della sua vita, di andare ad amministrare gli ultimi Sacramenti a un morente, e se non lo fa compie peccato mortale. Questa cosa mi ha sconvolto, veramente mi ha colpito in un modo incredibile. Mi ha proprio colpito questa cosa. Se io vedo una persona caduta in un dirupo che è ancora viva e ha bisogno e mi chiama perché sta morendo e deve confessarsi, io devo andare giù nel dirupo. Se non lo faccio, io compio un peccato mortale e io dovrò rispondere davanti a Dio del giudizio di quell’anima che io non ho assolto. 

Sapete perché mi ha colpito? Forse questo non ve l’ho mai detto, questa vigliaccata che ho fatto nella mia vita non ve l’ho mai detta, così avete un motivo in più per pregare per me. Ero stato ordinato Sacerdote da pochissimi giorni. Una sera — ero a Milano a quel tempo — ero andato fuori con i ragazzi della parrocchia, eravamo andati a fare una cena, adesso non mi ricordo più esattamente ma saranno state le nove. Con la macchina siamo arrivati in un punto preciso di Milano e ho visto il tram fermo, polizia, carabinieri, ambulanze e ho detto: “Fermatevi, fermatevi” perché questo lo sapevo, questo l’avevo studiato che in caso di incidente dovevo fermarmi e andare a chiedere se ci fosse bisogno di me come Sacerdote per assolvere la persona. Quindi ho detto: “Fermatevi! Fermatevi!”

Ero in abito, sono sceso, sono corso giù, mi sono fatto largo in mezzo a tutti e ho detto: “Sono un Sacerdote! Sono un Sacerdote! Devo andare dalla persona”. Ed ero pieno di buon cuore, di coraggio, di carità. Quando sono arrivato lì, c’era questa persona davanti al tram, per terra, stavano cercando di rianimarla, non era cosciente e io ho detto davanti a tutti: “Sono un Sacerdote, gli devo dare l’assoluzione in articulo mortis”. C’è l’indulgenza plenaria annessa, è un’assoluzione importantissima. In quel frangente — guardate, me lo ricordo come se fosse adesso — il soccorritore che lo stava rianimando, era un uomo sui 50, 60 anni, alza la testa, mi guarda fisso negli occhi e mi dice: “Se ne vada! Qui non c’è bisogno di nessun prete!” 

Io sono rimasto ghiacciato, mi sono immobilizzato, sarà stata la giovane età, sarà stata la mia vigliaccheria, sarà stato il poco amore per Dio, sarà stato non so che cosa, io sono rimasto immobile, paralizzato e me ne sono andato. 

Questa cosa mi è sempre rimasta sulla coscienza, perché poi mi sono pentito. Ma cosa ho fatto? Perché me ne sono andato? Dovevo andare lì a dargli uno spintone, una sberla e fare quello che dovevo fare. Ma chi era lui per dire a me: “Se ne vada”? Ma come si permette? Adesso se dovesse succedermi di nuovo gli tiro una scarpata. Voi direte: “Un Sacerdote che dice queste cose”. Sì, avete ragione, ma gliela tiro lo stesso, non mi interessa, così la prende per quello là e per sè. Ho proprio sbagliato. A quel tempo non sapevo questa cosa di Sant’Alfonso, forse se l’avessi saputa, almeno il terrore del peccato mortale mi avrebbe fatto diventare coraggioso, spero, se non era l’amore per Dio e per le anime, almeno la paura del peccato mortale. 

La carità fa superare tutto quando è vera, e ve lo dice uno che quel giorno, che quella notte, se n’è andato via senza fare quello che doveva fare in quel momento. 

Ecco perché vi ho detto: “Non ha importanza che sia una prostituta, o un criminale a parlarci della verità, quello che conta è che dica la verità”. E questa è la mia verità, la verità di quello che è successo a me. La carità non deve arrestarsi mai davanti a niente, mai, altrimenti le nostre preghiere non arriveranno mai a Dio. Quella notte io passavo di lì, il Signore mi ha fatto passare di lì, fra tutte le strade di Milano, per portare l’assoluzione a quell’uomo, e io, per quello lì che mi ha detto: “Se ne vada”, me ne sono andato. Quindi pregate per la mia anima, oltre che per l’anima di quell’uomo.

“Pregate ancora con perseveranza, essa non può esser messa ad una prova più rigorosa di quella della nostra neofita, perché Gesù non le risponde subito, e questo silenzio è ben duro ad un anima che patisce. Secondariamente gli Apostoli importunati dalle sue grida vogliono allontanarla, e pregano Gesù di farla partire. Finalmente non ha essa che dure risposte, ma questa donna costante, è risoluta di trionfare a qualunque costo del cuore di Gesù colla sua perseveranza. A forza di gridare, ella ottiene tutto ciò che domanda. Non vi scoraggiate mai: i rifiuti di Dio non sono rifiuti, ma dilazioni, e vi sono necessari per imparare a meglio desiderare ed a meglio pregare. Nel pregare alzate anche voi le vostre voci a Gesù, poiché egli ha più voglia di voi di concedervi le grazie che dimandate, che voi di ottenerle.”

Preghiera: 

“Confonditi, anima mia, che una straniera ed idolatra, senza scrittura, senza profeti e senza religione sa meglio di te pregare la prima volta che ella prega. Essa non conosce Gesù che per fama, nondimeno essa lascia il suo paese, lo cerca con un’ardente desiderio, l’adora, lo prega, lo scongiura, lo seguita, grida con tutte le sue forze, essa persevera, soffre le sue asprezze con un’eroica pazienza, e finalmente ottiene da lui un miracolo. Voi siete battezzato, istruito dalle verità della religione, avete il suo vangelo tra le mani, che v’insegna che egli ha patito ed è morto per voi. Voi siete illuminato dalla sua divina parola, siete avvalorato da’ sacramenti, non dubitate né della sua potenza, né della sua bontà; nondimeno non sapete pregarlo, o se lo sapete, trascurate di farlo, quantunque conosciate le vostre miserie e l’estremo bisogno che avete del suo aiuto. Unitevi a questa felice e saggia neofita, parlate a Gesù colla stessa fede, colla stessa umiltà, collo stesso fervore e colla medesima premura, e ditegli con tutto il cuore: Abbiate pietà di me, Signore, Figlio di David. Voi siete il mio Dio, voi il mio Salvatore, voi il mio lume. Rischiarate le mie tenebre, istruite la mia ignoranza, accendete il mio cuore coi vostri divini ardori, insegnatemi a pregarvi come devo e come voi volete; entrate nel mio cuore, mettete sulle mie labbra le preghiere che ascoltate più volentieri, e che esaudite più facilmente. La mia anima è languente ed inferma, la tiranneggiano le sue passioni, i suoi nemici la perseguitano, io grido con tutte le mie forze verso di voi, medico celeste, e vi scopro umilmente tutte le mie piaghe, affinché le guariate. Sorgente di misericordia e di grazia, concedetemi il perdono di tutti i miei peccati, la vita della grazia e della gloria.” 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 7, 7-12)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

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