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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 20

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 17 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 20

Eccoci giunti a giovedì 17 febbraio 2022. Oggi festeggiamo i sette fondatori dell’ordine dei servi della Beata Vergine Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VIII di San Marco, versetti 27-33. 

Persino Pietro, persino San Pietro, il principe degli Apostoli, il primo tra tutti gli Apostoli, il dolce Cristo in terra, così lo chiamava Santa Caterina da Siena, persino San Pietro, il Vicario di Cristo, persino San Pietro può cadere nella peggiore tentazione possibile per un uomo. Quale? Pensare secondo gli uomini. Se io penso secondo gli uomini, io porto in me lo stile di Satana.

“Va’ dietro a me, Satana!”

Non dice a San Pietro: “Va dietro a me perché tu ragioni, tu pensi, perché tu hai parlato come Satana”. No gli dice:

“Va’ dietro a me, Satana!”

 Il pensare, il ragionare, il decidere, il valutare, il discernere – mettete dentro tutti i verbi che volete – “secondo gli uomini”, vuol dire opporsi radicalmente al “secondo Dio”. Se ragiono secondo gli uomini, secondo la mentalità degli uomini, non posso ragionare, pensare, amare, desiderare, volere secondo Dio. Uno esclude l’altro. Questo è fondamentale. Dobbiamo stare tutti molto attenti a non diventare Satana, a non portare in noi questo pensare “secondo gli uomini”, e ciascuno di noi può declinare negli infiniti modi possibili questo pensare “secondo gli uomini”. 

Non credo che ci sia bisogno di fare degli esempi, credo che la realtà quotidiana sia un’enciclopedia di questo pensare secondo gli uomini, abbiamo fior fior di occasioni di pensieri, di scelte, e di decisioni fatte secondo gli uomini. 

Quando io penso in preda all’ansia, all’angoscia, al terrore del domani, io penso secondo gli uomini, non posso pensare secondo Dio, perché Dio dice: “Non affannarti del domani, a ciascun giorno basta la sua pena”. 

Quando io vivo nel terrore della morte, penso secondo gli uomini o secondo Dio? 

Quando io mi confesso una volta ogni…penso secondo gli uomini o secondo Dio? 

Quando io non prego, o prego poco e male, quando io non medito mai, quando io volentieri salto la Santa Messa, penso secondo gli uomini o secondo Dio? 

Quando io faccio come fanno tutti, perché così almeno non ho problemi, non ho fastidi, penso secondo gli uomini secondo Dio?

Quando io cerco il consenso degli uomini, la loro approvazione, il loro plauso, quando io faccio quello che voglio, penso secondo gli uomini o secondo Dio? 

Quando io rifiuto la sofferenza, quando io fuggo il soffrire, il rifiuto da parte degli anziani, dei capi dei Sacerdoti e degli scribi, questo è quello che Gesù dice di sé: 

“Soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”

L’ha detto Lui, siamo nel capitolo ottavo di San Marco. Peccato che poi a Emmaus nessuno se ne ricorda. Lui ha detto:

“dopo tre giorni, risorgere”

Questa parte viene completamente dimenticata dai Discepoli. 

Pietro si si concentra sul soffrire molto, sul rifiuto, sul venire ucciso. Ragiono secondo gli uomini o secondo Dio quando, appunto, rifiuto questi tre passaggi? 

E via di seguito. 

Noi dobbiamo sempre chiederci: ma questa cosa che io voglio fare, questa scelta che io voglio prendere, questa scelta che io ho preso è secondo gli uomini o secondo Dio? Perché se è secondo gli uomini, io in quel momento sono Satana, ma non perché lo dico io, perché c’è scritto nel Vangelo:

«Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»

 Dobbiamo, credo, imparare a prendere un po’ le distanze da tutti coloro che pensano secondo gli uomini, perché se no, volente o nolente, primo poi cadremo anche noi, perché, sapete, e uno e due e tre e quattro e alla fine si cede. 

È difficile, difficilissimo pensare secondo Dio, è difficilissimo perché appena questa mattina usciremo dalla porta di casa, o magari addirittura dentro la nostra stessa casa, peggio ancora, purtroppo, noi appena avremo un contatto con… noi saremo tentati immediatamente, subito, di pensare secondo gli uomini. Questa è la tentazione radicale, quella che ci fa assomigliare nel modo più reale possibile a Satana. E lo chiamo per nome:

“Va’ dietro a me, Satana!”

Vi sarà capitato di svegliarvi al mattino e di dire: “Bene, oggi è un giorno nuovo, oggi veramente mi voglio impegnare, oggi è giovedì, voglio proprio dedicarmi all’Ora Santa, al silenzio, voglio proprio dedicarmi allo stare con Gesù nel Getsemani, oggi voglio proprio fare silenzio, oggi voglio proprio vivere bene la mia amicizia con Gesù…”. Questo l’ho pensato alle sei del mattino, inizio a muovermi. Alle 6:30, ho già rinnegato tutto, perché il mondo e il pensiero del mondo ti viene addosso. È proprio un’espressione credetemi, ignorante (di colui che proprio radicalmente ignora) ed è anche un’espressione superba quella di chi dice, per esempio ad un Sacerdote, o ad una suora: “Noi viviamo nel mondo… noi sì che abbiamo questo… non come voi che vivete al riparo di un convento”.

Domando: ma tu quanti giorni hai fatto dentro un convento? Tu quanti giorni hai fatto dentro un monastero? Che cosa ne sai di che cos’è la vita di un Sacerdote? Quanti giorni hai messo le mie scarpe da Sacerdote? Quanti giorni hai camminato rivestito della dignità Sacerdotale, che è un onore, ma è anche un onere, che è una cosa bellissima, ma è anche una croce, tu cosa ne sai? Niente. Tu non ne sai niente. Soprattutto, non sai quanto il pensiero degli uomini del mondo tenti di entrare sempre nel cuore, nella mente di un consacrato. E infatti suor Lucia di Fatima disse una volta che il piano del demonio è quello di distruggere il Sacerdozio, di far tradire, di far abbandonare il Sacerdozio alle anime consacrate. Perché lui sa che, se riesce in questo su uno, ne porta con sé tantissimi altri. Pensate quante persone fanno riferimento a un Sacerdote. Un Sacerdote quante persone conosce? Quante persone lo ascoltano? Quante persone si fidano di lui? Pensate che cosa vuol dire uno scandalo di un Sacerdote, cosa vuol dire l’abbandono da parte un Sacerdote, cosa vuol dire il fallimento, il tradimento da parte un Sacerdote, che ricaduta! Su quante persone? 

Quindi non diciamo sciocchezze.

San Benedetto, un giorno, uscendo dalla sua camera ebbe una visione e vide sulle mura della città un demonio sdraiato che dormiva e fuori dalla porta dei suoi monaci sette diavoli, per ogni porta dei monaci c’erano fuori sette diavoli. E lui disse: “Com’è possibile? Cosa ci fanno sette diavoli fuori dalla porta dei miei monaci e un diavolo che dorme sulla città?” Perché per controllare quella città bastava un demonio addormentato, ma fuori dalla porta dei monaci ce ne volevano sette, agguerritissimi! 

Per tentare chiunque di noi, soprattutto un consacrato, a pensare secondo gli uomini. 

Infatti in questa tentazione cade il principe degli Apostoli, non cade la siro-fenicia, non cade Maria Maddalena, non viene rimproverato Zaccheo. Nessuno nel Vangelo viene chiamato Satana da Gesù, all’infuori di San Pietro. Se uno ci pensa è una roba terribile! Nessuno! Addirittura quando Gesù nel capitolo otto di San Giovanni fa quel discorso furente che parte con: “Conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi” (sto citando a memoria) a metà circa c’è quel passo bellissimo — che mi piacerebbe un giorno poter commentare ma chissà quando — dove c’è tutta questa dialettica tra Gesù e questi qui, che avevano creduto in lui, che lo stavo seguendo, ma non avevano capito niente. Lui, ad un certo punto, dice loro: “Sì, perché voi fate le opere del padre vostro”, questo è l’unico punto altrettanto forte dove però Gesù dice a loro che sono figli del demonio, perchè fanno le opere del demonio, ma sono figli, definisce Satana il loro padre, ma qua Lui dice a San Pietro che è Satana:

“Va’ dietro a me, Satana!”

Non lo dice nessun altro, né agli scribi, né ai farisei. Al massimo li chiama ipocriti, sepolcri imbiancati, tutto quello che volete, ma Satana lo dice solo al principe degli Apostoli. Capite quanto è alto il rischio? Come a dire: “State attenti perché lui, proprio lui, il dolce Cristo in terra, guardate quanto è potuto cadere in basso”. 

Gesù non rinnega nulla del mandato che affida a San Pietro, assolutamente: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, benissimo, ma poco dopo gli dice:

“Va’ dietro a me, Satana!”

 Quindi stiamo attenti tutti, perché nessuno di noi è al riparo.

 Allora invochiamo la Beata Vergine Maria. Stiamo leggendo questo bellissimo testo “Le meraviglie di Laus”, siamo al capitolo 16º, leggiamo qualcosina, oggi mi sono concentrato un po’ su questo Vangelo perché mi è sembrato veramente bello. 

Capitolo 16º:  I confessori di Benedetta

“Si era al tempo, in cui i Giansenisti eran rettori di Làus. I primi missionari erano morti: restava ancora, è vero, Mons. Gaillard, ma per la sua carica di Vicario Generale, doveva sovente recarsi a Gap: c’era ancora il priore di Saint-Etienne, ma le sue funzioni pastorali lo tenevano legato presso le sue pecorelle. Benedetta si trovava dunque sola, respinta, perseguitata dai giansenisti…”

Guardate che è terribile. I giansenisti furono una piaga.

“… che rifiutavano di ammetterla ai Sacramenti.”

Benedetta che vede la Vergine Maria, che parla con Gesù, ha le stigmate, mangia una volta ogni otto giorni, porta il cilicio, dorme tre ore per notte, un’ora per notte, Benedetta che legge nelle coscienze, è sospesa dai Sacramenti. Immaginiamoci! È il Vangelo di oggi, vedete, il Vangelo di oggi: questo soffrire e questo essere rifiutati.

 “Dio permise che i suoi antichi direttori le apparissero di tanto in tanto per aiutarla coi loro consigli e incoraggiamenti. Al principio del 1693, poco tempo dopo la sua morte, Mons. Peythieu, le si mostra nello splendore della gloria dei Santi, e l’incoraggia alla lotta, facendole vedere la corona, che portava sul capo. Ma a quella corona mancava un fiore. Benedetta se ne accorse e gli domandò il perché. 

  • È una virtù che mi è mancata nel mondo – rispose – devi fare tutti gli sforzi perché la tua sia completa. –
    In un’altra circostanza, vedendola lottare col sonno, le fece intendere queste parole: – Riposa, cara bambina; dormi , che non è ancora giorno. – 

Benedetta si impegna a lottare contro il sonno, ma questa donna, poverina, dormiva un’ora per notte, immaginiamoci che penitenza terribile che era. E allora questo Monsignore le dice: “Adesso riposati che non è ancora giorno”. Un altro mondo! Rispetto a dove siamo noi, diciamocelo, rispetto a dove sono io, un altro mondo!

“Più tardi, il 22 aprile dello stesso anno, essendo la veggente estenuata dalle mortificazioni, e da un digiuno troppo prolungato, l’obbligò a prendere un po’ di nutrimento per non esporsi al pericolo di cadere nel deliquio.”

È un rischio che noi non corriamo, non ve lo spiego neanche cos’è il deliquio, perché tanto è come se vi parlassi di astrofisica, è un problema che noi non corriamo il deliquio, noi che pensiamo a mangiare e bere, figuriamoci. Se facciamo un digiuno il Venerdì Santo del tipo che al posto di mangiarmi quattro etti di pasta me ne mangio due e mezzo, è già tanto. Poi qualche volta un po’ di pane e acqua, forse, ma poi cominciamo a frignare: e il mal di testa, e mal di pancia, e la nausea, e non dormo, e dormo troppo, non ce la faccio, non ci riesco.

 “Un’altra volta l’incoraggiò a fare e soffrire ogni cosa per la gloria di Dio, senza inquietarsi dei giudizi umani, assicurandola che alla fine le si sarebbe fatta giustizia.”

Un altro punto importante, quindi: soffrire ogni cosa per la gloria di Dio. Questo è un onore immenso, grandissimo, soffrire ogni cosa per la gloria di Dio, e non fare caso ai giudizi degli uomini. 

“La gente… ci vedono”, quella famosa frase che già vi dissi.

“Ma cosa penserà la gente? Ma cosa dirà il mio vicino di casa? Ma cosa diranno Tizio e Caio? Ma cosa diranno i miei colleghi di lavoro?”

Echeggia la frase di Francesco di Fatima: “Non me ne importa nulla, a me non importa nulla, non mi interessa, semplicemente non mi interessa.” 

“Non ti muovere, non andare, non lo fare, non sudare, non bere, non mangiare, non camminare, non parlare, non dire, non guardare… perché se no la gente che cosa può dire?”

Credetemi, è una cosa che nella mia vita ho sempre odiato con tutto il mio sangue e tutta la mia carne, veramente una cosa che proprio io, ve lo confesso, odio con tutto il mio cuore, proprio la detesto: “Cosa penserà la gente?”

Non vi dico la mia risposta, perché non è possibile dirla in questo contesto, quando mi chiedono: “Ma la gente che cosa dirà?”. Non ve la posso dire.

Mi ricordo che quando ero ragazzo e facevo, mi sembra, se non ricordo male, la quarta Superiore, conoscevo un uomo — probabilmente non vi ho mai parlato di lui — si chiamava Carmine, una vita distrutta dalla droga, un uomo che aveva fatto tanto male nella sua vita. Mi ricordo che lo conobbi a motivo del fatto che andavo in ospedale una volta settimana, il giovedì, a dare da mangiare agli ammalati. Poi con altre persone mettemmo in piedi una sorta di centro di ascolto per questi ragazzi, un centro serale, diciamo così, dove andavamo, dove ci si ritrovava la sera con questi ragazzi che si conoscevano in ospedale perché ovviamente poi molti finivano in ospedale. Quando uscivano li si invitava lì e non è che venissero sempre liberi dalle loro sostanze.

Conobbi in quell’occasione anche questo ragazzo, era un uomo ormai, era un po’, come dire, il leader per tante ragioni che non sto qui a dire, e io mi ricordo che all’inizio il rapporto con lui è stato terribile, proprio un’antipatia radicale, lui mi provocava tantissimo. Io ero ragazzo, ero giovanissimo, quindi ci sono caduto dentro subito nelle sue provocazioni e l’inizio è stato proprio terrificante. Io non lo volevo, volevo che non venisse, volevo mandarlo via, una cosa proprio burrascosa. Poi, ad un certo punto, è scattata la scintilla e siamo diventati amicissimi. Lui mi ha scritto delle lettere quando sono partito per il Convento, veramente solo a pensarci adesso mi viene da piangere tanto era pieno di umanità, di amicizia, anche di spiritualità, la sua, quella che lui aveva. 

Una cosa che mi piaceva di Carmine era che la sua casa era sempre aperta. Voi direte: “Padre Giorgio è impazzito”. Ma sì, io sapevo che a qualunque ora del giorno e della notte la sua casa era aperta, sempre. Un posto c’era sempre per tutti in quella casa, una tazzina di caffè presa dal lavandino sporca, usata da 100 milioni di altre persone, c’era sempre; una sedia in quella cucina che veramente era a rischio epatite A B C D E F e G solo ad entrare (non a mangiare o bere, ma solo ad entrare) c’era sempre; un posto c’era sempre e questo veramente uno dei suoi pregi più belli, proprio un’accoglienza a tutti, a 360°. 

Un pomeriggio andai a trovarlo, avevo finito di studiare, ho detto: “Vado a trovare Carmine”. Sono partito, sono andato, ovviamente la casa era aperta, come sempre, ma io bussavo sempre, non entravo mai diretto. Lui arriva tutto scompigliato, e gli dico: “Ciao, Carmine, sono qua, sono arrivato, posso entrare?”

Ma dentro c’era un’altra persona, diciamo che ero arrivato nel momento sbagliato. L’ho capito, perché ho visto la persona passare dentro in casa. 

Ho detto: “Mamma mia che pasticcio che ho combinato”, ma a quei tempi non c’era il cellulare, lui non aveva il telefono, e quando ho capito la situazione ho detto: “Vabbè magari passo un’altra volta”

“Un’altra volta? No, no ma perché non altra volta? Ma ci mancherebbe”

Ha preso questo personaggio e gli ha detto: “Tu vai lì, chiuditi dentro in camera, stai lì ad aspettarmi” 

“Vieni, vieni”. Si è sistemato, si è tirato un po’ insieme. “Vieni, vieni ci mancherebbe” 

Mi ha fatto entrare, ovviamente tazzina di caffè — se ho superato quello, posso superare tutti i virus del mondo — si è seduto, abbiamo parlato, siamo stati un po’ insieme. 

Io cominciavo ad andare e uscire da quella casa con una certa frequenza, solo che non è che ci andavano proprio chierichetti in quella casa…

 Siccome a quei tempi leggevo in chiesa e facevo tante cose anche per la parrocchia, un giorno, dopo aver letto in chiesa mi aspettano fuori dalla Messa, sapete quel nutrito gruppetto di “anime devote” e una mi dice: “Sai, Giorgio, dobbiamo proprio dirti una cosa” — calcolate che non avevo neanche 18 anni, avrò avuto 16 o 17 anni — “guarda, non sta bene che tu vada in quella casa” — tra l’altro quella casa era proprio davanti al campanile della chiesa, aprivi le finestre e vedevi in chiesa — “Non sta bene che tu vada in quella casa perché sai, se tu leggi in chiesa, e vieni in chiesa e svolgi queste cose, se tu frequenti quelle persone, quei posti, insomma, non va bene… devi un po’ scegliere, è meglio che lasci, poi un ragazzo come te, di buona famiglia…”

Io ho ascoltato, ho ringraziato, sono andato a casa, ho chiamato una mia compagna di classe, e ho detto: “Senti, ho bisogno di un piacere”. Lei è venuta, ho preso la macchinetta per tagliare i capelli, e le ho detto: “Rapami mezza testa”.

“Cosa?”

 “Sì, sì, se non lo fai tu lo faccio io, ma se lo fai tu lo fai un po’ bene, se lo faccio io, forse viene fuori un pasticcio. Adesso prendi questa macchinetta e mi rapi a zero mezza testa”

Ovviamente, i miei genitori non sapevano niente, mi sono fatto rapare a zero mezza testa, immaginatevi a quei tempi. 

“Adesso va bene” 

Sono arrivati a casa i miei genitori, mi hanno guardato. Sono stati bravissimi. Mi hanno guardato: “Giorgio cos’è successo?” 

“Mi sono tagliato a zero mezza testa”

“E come mai?”

Allora ho raccontato tutto e ho detto: “A me questa storia non sta bene, da adesso io vado in chiesa così. Non leggerò più, evidentemente, ma io vado in chiesa così, perché se quello che conta sono i quattro capelli che ho in testa o le case in cui entro senza sapere cosa vado a fare, senza sapere chi incontro e senza conoscere veramente quelle persone, senza poter gustare, apprezzare anche la grandezza che c’è in quella persona, in quelle persone, nonostante il loro male, e nonostante i loro peccati — che non tocca certamente a me mettermi nei tribunali al posto di Dio e dire di qua, di là — va bene, allora faccio anch’io parte di quella banda di ladri e di criminali, siccome basta mezza testa tagliata, va bene così”.

Ho avuto la benedizione, l’approvazione dei miei genitori, e sono andato avanti così.

Non vi dico quando sono tornato da Carmine, poverino anche lui, abituato a vedere me ragazzo dell’oratorio, tutto composto, con il mio maglioncino a rombi e con i miei pantaloncini, con la mia camicia col collettino bianco, immaginatevi la scena. Questo povero uomo che mi vede arrivare: “Ma, Giorgio, ma cosa hai fatto?”

“No, niente tranquillo, sono cose che succedono, avevo voglia di tagliare i capelli poi mi sono fermato”.

“Ma non puoi andare in giro così!”

“Sì, certo che posso, perché non posso? Certo che posso”.

 A scuola immaginate i professori che da un giorno con l’altro mi hanno visto con mezza testa tagliata, i miei compagni…Guardate è stato bellissimo, di un liberante!

Sì, vabbè, ho perso il mio posto in chiesa a leggere, pazienza, era calcolato, era era nel conto spesa, però è stato bellissimo mi ha dato un senso di libertà incredibile. Certo è stata una cosa da adolescente, è stato un colpo di testa, è stata un’esagerazione, metteteci tutte le cose che volete, però veramente è stato bellissimo perché ho capito quanto sia bello essere liberi dal giudizio degli uomini.

“Ma dite quello che volete, pensate quello che volete, chiacchierate quanto volete” — come diceva San Francesco di Fatima — “Non mi interessa niente, non me ne importa niente, se questo è quello che vedi, tu non vedi niente.” 

E quindi ho continuato ad andare nella casa di Carmine, bello, tranquillo e sereno, e libero finalmente. Mi avevano tolto quello che volevano togliermi, benissimo e io liberissimamente andavo e facevo. 

Ovviamente Monsignor Cazzaniga non mi ha detto neanche una parola, non mi ha minimamente rimproverato. Quando mi ha visto ha sorriso — uomo di grande saggezza — quando mi ha visto non mi ha chiesto niente, non ha detto neanche una parola, ha fatto un bel sorriso ed è andato avanti a fare quello che abbiamo sempre fatto. 

Va bene mi fermo qui, oggi sono andato un po’ oltre con questo racconto di Carmine che affido alle vostre preghiere. Poi, poverino, è morto. Io partii per il convento, non c’erano i cellulari e venni poi a sapere che morì da solo, come un cane, in un letto di ospedale, distrutto dall’AIDS. L’infermiera disse che non era andato nessuno, nessuno era andato a trovarlo, a stagli accanto. È morto proprio solo, io purtroppo non lo sapevo, nessuno mi avvisò, e quando tornerai a casa per Natale andai a trovarlo e lì scoprii che era morto. La cosa più brutta è il modo in cui morì.

Cosa cosa me ne faccio di andare in chiesa a leggere tutti i giorni alla Messa, servire la Messa, e dire il Rosario dalla mattina alla sera, se faccio crepare come un cane un figlio di Dio? Cosa serve? Che vantaggio c’è a vivere così? Questo vuol dire essere cristiani? 

È meglio che mi fermo qua. Ho onorato anche la sua memoria. Lo affido alle vostre preghiere, lui come tantissimi altri giovani, e purtroppo sono tanti, veramente tanti, che purtroppo vivono situazioni simili o peggiori nell’indifferenza più assoluta di chi gli sta intorno, perché noi ci preoccupiamo tanto di riempire la pancia della gente… ma il cuore? Quando questi muoiono chi è che si preoccupa di accompagnarli a fare una morte dignitosa? Molti non hanno questa grazia, non hanno una mano che li stringe e gli fa sentire che non sono soli. In quel momento è importante, perché non tutti siamo San Giovanni Maria Vianney e quindi quel momento può fare la differenza.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 8, 27-33)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

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