Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 18 febbraio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 21
Eccoci giunti a venerdì 18 febbraio 2022.
Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VIII di San Marco, versetti 34-39, uno di quei testi che potremmo usare quando ci prepariamo al Sacramento della Confessione, un testo che potremmo usare come esame di coscienza serale perché fa riflettere, ovviamente, molto.
Innanzitutto:
“Se qualcuno vuol venire dietro a me”
Gesù ci chiarisce subito le idee: nessuno è obbligato,.
Siccome noi alle volte ci comportiamo come se fossimo obbligati: “Ma che peso! E però io… e però noi… e però loro… e ma allora se faccio questo non posso fare questo, non posso fare quello…”, il Signore ti mette subito in pace.
“Se qualcuno vuol venire dietro a me”
Se non vuole non viene. Noi dobbiamo innanzitutto chiarire questo primo aspetto: “Io voglio andare dietro Gesù?”. Non diamolo per scontato, non diamo per scontato che noi vogliamo seguire il Signore, perché non è scontato, è la prima condizione della sequela.
Tu vuoi seguire il Signore?
Lascia perdere il:
“rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”
Questo viene dopo.
Tu vuoi seguire il Signore?
Questa è la prima domanda radicale che dobbiamo farci, perché non è detto che tu lo voglia seguire. Magari vuoi fare altro, magari credi di voler seguire il Signore, di cercare il Signore, ma in realtà tu stai cercando altro. Quindi bisogna prima di tutto chiederci se noi vogliamo seguire il Signore, non diamolo per scontato.
Se lo vuoi seguire allora:
- stai dietro di Lui, non davanti, non a fianco, dietro;
- rinnega te stesso, che vuol dire proprio fare esattamente il contrario di quello che io nella testa voglio fare;
- prendi la tua croce, che vuol dire prendere la propria porzione di sofferenza che la Divina Provvidenza ha pensato per noi, la propria porzione di condivisione della vita di Gesù, dello stile di Gesù, la propria porzione del fatto che seguendo Gesù noi diventiamo diversi, diventiamo proprio divergenti rispetto al comune sentire.
“Prenda la sua croce e mi segua”
Noi dobbiamo seguirLo con la nostra Croce. Ognuno ha la sua, non c’è nessuno senza croci.
“Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”
Altra questione: la nostra vita va persa. E non persa così [a casaccio], ma persa in onore, a motivo di Gesù e del Suo Vangelo.
Perché?
Perché se tu segui Gesù così come Gesù chiede, tu perderai la vita, è sicuro, in tanti modi ma la perderai.
Quindi non ci dobbiamo spaventare, scandalizzare se a un certo punto nella nostra vita arriva la possibilità di questa perdita. Siamo stati avvisati, non è una cosa che uno dice: “Oh mamma! E adesso?”. Ma veramente da questo Vangelo sono passati 2000 anni. È scritto in tutti modi: questa vita si perderà, è la condizione per salvarla, ma per salvarla questa vita la devi perdere, la devi dare, devi essere disposto a rinunciare addirittura alla tua vita pur di seguire Gesù, pur di vivere il Vangelo.
Tranquilli, in questo mondo, soprattutto oggi, se appartieni veramente Gesù, tranquillo che la vita la perdi sicuro, e in tempi brevi anche, perché non c’è spazio, c’è sempre meno spazio in questo mondo per coloro che vogliono seguire Gesù. Basta guardarsi intorno.
Gesù ti dice: “Ragiona, che vantaggio hai a guadagnare il mondo intero, a poter fare questo, quello, quell’altro, fare qualunque cosa, che vantaggi avrai se poi perderai l’anima? Che vantaggio avrai ad avere il consenso, la ricchezza, ad avere una carriera, il potere, il successo, che vantaggio hai se poi perdi la tua vita?”
È tutto un testo sulla vita. “Io sono la Via, la Verità, la Vita”, Gesù ci sta parlando della vita.
“Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?”
Provate a contare quante volte in questi versetti torna la parola vita.
Cosa potrebbe dare? Niente può dare.
“Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui”
Ma come fai a vergognarti del Figlio di Dio e della Sua parola davanti a gente di questo genere? Vergogna di che cosa? Perché dovrei avere vergogna di dirmi cristiano, di dirmi prete, di fare un segno di croce prima di mangiare, perché dovrei avere vergogna di dire: “Questo passo, questa cosa non la faccio, non la sposo questa idea, perché non è aderente al Vangelo di Gesù”. Che motivi ho di avere vergogna?
E siamo arrivati nel nostro libro “Le meraviglie di Laus”, eravamo arrivati qui ieri:
Un’altra volta l’incoraggiò a fare e soffrire ogni cosa per la gloria di Dio, senza inquietarsi dei giudizi umani, assicurandola che alla fine le si sarebbe fatta giustizia. Nel 1696, le portò una grande quantità di medaglie rosse, col conio di Nostro Signore, della Santa Vergine e di diversi Santi, sapendo quanto la pia le desiderava per averne da distribuire. Anche Mons. Hermitte, primo missionario di Làus, apparve parecchie volte a Benedetta. Il 24 agosto 1693 essa aveva fatto la Santa Comunione in onore del Santo protettore del suo Direttore. Verso mezzanotte sente qualcuno che cammina nella sua camera, e nello stesso tempo percepisce un odore soavissimo. Era il santo prete, morto da poco tempo, che veniva a ringraziarla di tutto quello, che aveva fatto per farlo uscire presto dal Purgatorio. Qualche anno dopo, nell’infierire delle persecuzioni gianseniste, egli si fa vedere nuovamente dicendole:
– Figlia mia, vorrebbero toglierti da Làus, ma prega, e il Signore non lo permetterà. –
La pia giovinetta vorrebbe seguirlo al Cielo, ma il santo, scomparendo, le risponde:
– Non è ancora tempo: abbi pazienza, devi soffrire ancora! –
Difatti la sofferenza era l’unica consolazione che rimase a Benedetta.
Siamo al capitolo 17°:
Benedetta in Cielo
“Il giorno 15 agosto 1698, tra le ore sette e le ore otto di sera Benedetta, entrata in camera, recitava divotamente le litanie della Santa Vergine. Ad un tratto le appare la Madre di Dio, seguita da quattro angeli in sembianze di bambini. Una gioia straordinaria inonda l’anima della fanciulla e la rapisce per qualche istante. Tornata in sé, sente queste parola dalla bocca della sua buona Madre:
– Figlia mia, seguimi: voglio farti vedere cose, che non hai mai visto, e ti rallegreranno assai. –
Nel medesimo istante due angioletti si distaccano dal gruppo celeste e vengono a prendere la pastorella; gli altri due si mettono dietro la loro Sovrana, che si eleva in aria. Benedetta a sua volta si sente alzata nello spazio al seguito della Madre di Dio. La sua ascesa durava già da gran tempo quando udii un coro angelico cantare le litanie della Passione. Quelle invocazioni: Gesù disprezzato, Gesù beffato, Gesù crocifisso, ecc.. dette dalle voci degli Angeli, riempivano l’anima sua di una ineffabile compassione, mista a gioia indicibile. Altri canti le fecero pure sentire quegli spiriti celesti, che rapivano la giovinetta, ma non li potè ritenere. A quell’armonia, che esaltava l’anima sua si aggiunsero i soavi profumi esalati dalla Regina del Cielo e dai suoi Angeli. Benedetta n’era inebriata. Quelle gioie, che non avevano più nulla di terrestre, furono tuttavia turbate, ma solo per un istante, da una preoccupazione, che veniva dal basso e prodotta dall’istinto di conservazione. Sentendosi elevata ad un’altezza, che più non poteva calcolare, la povera fanciulla fu per un momento sotto l’impressione della paura.
– Dove sono mai? – pensava – se questi due angioletti non avessero più la forza di portarmi grande e pesante come sono, se mi lasciassero cadere, che ne avverrebbe di me?-
La buona Madre, vedendola in quel turbamento le disse:
– Non angustiarti figlia mia, non cadrai.-
Questa parola la rassicurò, e senza inquietudine alcuna continuò il suo cammino attraverso lo spazio, rischiarato dagli splendori dell’Augusta Vergine. Dopo un tempo, che non si potè valutare, arrivò alle porte del Paradiso. Quelle porte, in numero di sei, erano fatte di pietre preziose dai più svariati e scintillanti colori.”
Che bello! Abbiamo la descrizione del Paradiso! Quindi ci saranno probabilmente davanti sei porte fatte di pietre preziose e scintillanti colori. Immaginatevi che bellezza!
“Gli occhi di Benedetta erano abbagliati. Un personaggio vestito di porpora, si presenta innanzi alla Sovrana del Cielo, saluta con una profonda riverenza, e apre le porte della Celeste Gerusalemme.
Una folla immensa si presenta alla vista della Pastorella.
– Quanta gente!- esclama volgendosi alla sua buona Madre.
- È il popolo eletto del Figlio Mio – risponde Maria – ma ne vedrai altri ancora.-
- Se siete contenta, mia buona Madre, io vorrei restare sempre qui-
– Non è ancor tempo figlia mia.-
Durante il colloquio i due Angeli, che avevano scortato la Santa Vergine, e quelli che avevano portato Benedetta, si ritirarono e lasciarono che le due sante viaggiatrici percorressero a piedi gli immensi spazi del Cielo. La fortunata giovane nell’attraversare quella falange di beati sembrava che nuotasse in mezzo a fiotti di luce, ed era inebriata da soavissime armonie.
Quegli eletti le parevano tanti soli: erano assisi su troni circondati di splendore e di gloria; avevano la testa scoperta e la capigliatura bionda; la giovinezza brillava nella fronte di ciascuno, aggiungendo bellezza ai loro volti. Ogni tanto si alzavano dai loro seggi dorati, poi sedevansi nuovamente cantando le lodi all’Eterno. Quando la Regina del Cielo passava verso di loro, la salutavano con amore e venerazione, e sorridevano alla Sua fortunata compagna. Tra quei santi Benedetta riconobbe i due Padri Confessori, Peythieu ed Hermitte. Essi la guardarono con paterna tenerezza e la salutarono col più dolce sorriso. Ebbe pure la fortuna di contemplare in quell’oceano di gloria, la sua mamma, molti parenti, amici e conoscenti. La vista di quelle anime sospese per un istante il suo cammino: avrebbe potuto parlare, ma Maria SS. la condusse più lontano dicendole:
– Seguimi, figlia mia. –
Non andò molto che vide tre ordini di troni splendenti di luce, e disposti uno sull’altro in forma d’anfiteatro.
– Nell’ordine più alto si trovano i martiri, vestiti di rosso, – le spiega la Divina condottiera – nel secondo i vergini che non sono martiri, vestiti di bianco; nel terzo la folla dei confessori, vestiti di diverso colore. –
Più lontano e al centro del Paradiso, per quanto potè vedere, tanto abbagliante era lo splendore, notò un trono più elevato degli altri, così rilucente di pietre preziose, da non poter distinguere chi vi stava assiso. Una moltitudine di angeli, vestiti di gloria, l’attorniavano. Passando davanti a quel trono Maria si prostrò in adorazione; poi continuò la via per le regioni eterne. Presso quel trono, dove gli occhi mortali di Benedetta non percepirono la visione dell’Eterno, videro un albero magnifico, per le sue enormi proporzioni e ramificazioni. La sua cima si eleva ad un’altezza prodigiosa, e le sue branche si stendevano assai lontano. Le foglie erano d’oro e i frutti avevano la forma di pomi rossi.
Benedetta ne avrebbe colto uno molto volentieri, ma il rispetto la ritenne e si contentò di dire: – Che albero magnifico! –
– È l’albero della vita. – rispose l’Augusta Regina.
La notte, discesa sulla terra, aveva già toccato il suo termine. Lo stesso corteo, che aveva tolto a Làus la pia pastorella, ve la riportò. I due angeli scelti per sorreggerla la deposero ai piedi della salita sulla strada del Romitaggio.
– Cammina senza paura – le disse la Madre Divina.
Non era ancora giorno, ma Benedetta potè tuttavia recarsi senza ostacolo alla sua cella, perché lo splendore della Vergine Immacolata rischiarava la via, come l’avrebbe fatto un sole di mezzogiorno. Rapita d’ammirazione per quanto aveva visto e udito, inebriata di gioia e di consolazione, Benedetta passò quindici giorni in una specie di estasi, senza prendere cibo. Ma quei sentimenti erano troppo vivi per non tradirla.
Tutti notarono che doveva aver ricevuto qualche grande grazia, e invano la supplicavano di parlare: avrebbe voluto parlare per dare gloria a Dio, ma temeva pure di commettere un peccato di vanità. Tuttavia un giorno, mentre ripassava la biancheria della Chiesa e parlava colle sue compagne delle gioie del Paradiso, si lasciò sfuggire qualche motto relativo a quanto aveva visto.
Bastò quello: una delle donne presenti riportò la cosa al confessore di Benedetta, che le impose in virtù di Santa obbedienza di raccontare quanto le era avvenuto, per la gloria di Dio. E allora la pia giovinetta senza alcuna esitazione e imbarazzo, raccontò minutamente quanto abbiamo narrato in succinto.”
E domani vedremo: “Gli Angeli di Laus”.
Ditemi: “Preferiamo il Paradiso a tutto questo mondo”, diciamo sempre: “Preferisco il Paradiso”. A leggere queste parole, che sono parole, non sono la realtà, sono parole, noi non la stiamo vedendo, a leggere queste parole tutti noi ci siamo dimenticati di ogni problema che abbiamo, solo a leggere queste parole è già passato il male che abbiamo, il cuore si è già allargato a dismisura. Pensate a vedere una roba del genere! Altro che stare in estasi 15 giorni!
Quindi preferisco il Paradiso.
“Ma perché fai questa cosa?”
“Perché preferisco il Paradiso e siccome preferisco il Paradiso, questa preferenza mi fa fare questa scelta, perché preferisco il Paradiso”, perché poi lì è per sempre, capite, è per sempre, una volta che entri lì è per sempre.
Vi auguro di cuore di poter entrare direttamente in Paradiso.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Mc 8, 34-39)
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».