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”Siamo ciechi anche noi?” (Gv 9,40)

Guarigione del cieco nato

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: ”Siamo ciechi anche noi?” (Gv 9,40).
Domenica 19 marzo 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 9, 1-41)

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 19 marzo 2023.

Oggi è domenica, ma non possiamo non ricordare e non festeggiare San Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria, il padre putativo di Gesù. È una grande festa: la festa del nostro amato San Giuseppe, che stiamo pregando con il Sacro Manto; al quale abbiamo dedicato le sette domeniche a San Giuseppe; stiamo facendo il mese dedicato a San Giuseppe.  Santa Teresa d’Avila era devotissima di San Giuseppe, scrive delle pagine bellissime sulla devozione di San Giuseppe, sulla sua risposta alle nostre preghiere, sulla sua potente intercessione presso Dio.

Ho già fatto negli anni diverse omelie e meditazioni sulla figura di San Giuseppe, le trovate sul sito www.veritatemincaritate.com; quindi, vi rimando a queste omelie degli anni passati sulla figura di San Giuseppe.

Di sicuro dobbiamo dire questo: è vero, è proprio vero che San Giuseppe ascolta sempre le nostre preghiere. Questo non vuol dire che le esaudisce come noi vogliamo, questo no, perché magari non sarebbe il nostro bene. Ma le esaudisce magari… al contrario: noi chiediamo mele e lui ci dà pere. Però ci dà delle pere buone, grosse, sugose, bellissime, stupende, nutrienti. Che poi, col passare del tempo uno le guarda e dice: “Mah, io avevo chiesto delle meline rosse, cioè delle meline un po’ piccoline, belle… però, mamma mia, adesso mi trovo queste pere che pesano mezzo chilo l’una — esistono le pere che pesano mezzo chilo, non è un’esagerazione —, ma io non sapevo che esistessero le pere che pesano mezzo chilo l’una e che poi fossero più buone delle mele. Se l’avessi saputo, avrei chiesto questo a San Giuseppe”.

Ecco, la grandezza di San Giuseppe è proprio questa: che ci conosce talmente bene che dice: “Tu mi stai chiedendo delle mele rosse piccoline, buone, ma sono piccole. Io voglio darti di più e so che il tuo cuore, non conoscendo oggi le pere, non poteva chiedermele, perché sennò me le avrebbe chieste, quindi io, perché lo conosco, faccio un atto preveniente e ti dono le pere. Sono certo, sicuramente — ci dice San Giuseppe — che un giorno mi ringrazierai e dirai: “Che grazia che non hai ascoltato la mia preghiera e non mi ha dato le mele che sarebbero rimaste delle meline, ma mi hai dato delle pere buonissime, sugose, nutrienti, stupende, bellissime!”.

Questa è la grandezza di San Giuseppe. Quindi se al termine di questo mese ci verrebbe da dire: “No, non mi ha esaudito”, non diciamolo, diciamolo in un altro modo. Al termine di questo mese potremmo dire: “Non ho ottenuto le mele. Mi arriveranno le pere. Ma sono certo che questa è la scelta migliore”. E tra un po’, magari tra un annetto, tra sei mesi, potremmo già dire: “Mamma che buone, no le mele non le voglio, non le voglio, fortuna che non me le hai date! Adesso voglio solo le pere”. Ma poi a un certo punto San Giuseppe ci dirà: “Guarda che ci sono anche i cocomeri — che noi adesso non conosciamo — che sono molto più grandi delle mele e delle pere”. E noi diremo: “No, no, no, io voglio le pere, le pere, adesso voglio sempre le pere”; e allora faremo il Sacro Manto chiedendo ancora le pere, perché le pere buone come queste non ce ne sono. Ma San Giuseppe non ce ne darà più, ci darà i cocomeri. All’inizio faremo un po’ fatica a riconoscerli, a capire come si mangiano, ma tutta questa buccia verde… le mele erano più buone, non dovevo stare ad aprirle, le raccoglievo, questi invece sono pesanti, ma poi quando li apriremo…

Mi ricordo ancora da piccolino, quando andavo dal contadino che coltivava le angurie, i cocomeri. Mi ricordo ancora: nel periodo di agosto andavamo da lui e ci raccoglieva — sapeva lui quali — questi cocomeri, queste angurie e poi ci portava dentro, nella sua cascina. Appena puntava il coltello nell’anguria, questa si spaccava in due. Ma guardate… una scena, un profumo! Sì, non era freschissima, ovviamente, anzi era un po’ calda, ma una bontà, vedevi lo zucchero, rossa in un modo che non so dirvi, buonissimo.

Quindi, prepariamoci alle pere e poi prepariamoci ai cocomeri e poi prepariamoci a non so che cosa, ma fidiamoci di San Giuseppe che se non ci dà le meline, tranquilli! Tra sei mesi saremo con le sporte piene dei frutti più buoni del mondo perché San Giuseppe veramente risponde sempre a chi lo prega.

E veniamo al Vangelo di oggi, che è un Vangelo bellissimo, uno dice: “Perché gli altri brani del Vangelo non sono belli”? No, sono tutti bellissimi, è vero, avete ragione, ma questo, non so perché, a me piace proprio tanto, sarà un gusto mio personale. Riuscire a dire tutto di questo Vangelo è veramente complicato, perché è tantissimo. Sorvolerò su alcune cose mi concentrerò su altre e voi lo capirete, perché non posso fare tutto.

“Rabbì, chi ha peccato lui o i suoi genitori?”

Abbiamo un uomo cieco nato.

E allora partono i discepoli: primo livello.

La domanda dei discepoli è molto chiara: chi ha peccato? Lui è così perché? Che male ha fatto? L’ha fatto lui o l’han fatto i suoi genitori? Perché deve aver fatto un male, per avere una disgrazia simile, deve aver fatto un male e quindi questo è il castigo di Dio. E Gesù risponde: “No, guardate, siete fuori strada, non ha peccato né lui né i suoi genitori”. L’origine, la ragion d’essere di questa cecità, non viene né dai suoi genitori né da lui in seno al peccato. Non c’entra niente, il peccato qui non c’entra nulla. La ragione è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Beh, infatti tra poco vedremo che opera di Dio immensa verrà manifestata; se non fosse stato cieco nato, non avrebbe mai vissuto quello che poi ha vissuto e che abbiamo ascoltato: un’esperienza bellissima.

Gesù si presenta come la luce del mondo; poi gli fa questo impasto — qua non mi fermo — lo manda a lavarsi e quando torna ci vede. Qui adesso iniziano i problemi.

Cominciamo dai vicini, quelli che l’avevano visto prima, dicevano: “Ma è lui o non è lui”? Beh, capite, prima non ci vedeva, chiedeva l’elemosina, adesso cammina, salta e canta ed è contento, com’è? Ma chi è? È lui o non è lui, è lo stesso? “È lui, non è lui, gli assomiglia, non si sa bene” e lui dice: “No, no, sono io, sono io quell’uomo lì sono io, ero cieco, mendicante e adesso ci vedo”. E allora subito la domanda: “E come è stato possibile che ti fossero aperti gli occhi”? E lui racconta con molta semplicità – un uomo molto semplice, molto vero — semplice non vuol dire ignorante, semplice non vuol dire stupido, semplice vuol dire che chiama le cose col loro nome — dice: “Guardate, un uomo, quell’uomo che si chiama Gesù, ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi, mi ha detto: «Vai, lavati a Sìloe». Io sono andato, mi son lavato e ho avuto la vista”.

Cioè, vedete, un racconto proprio “piano”, molto “piano”.

Gli dissero: “Dov’è costui?”

Lui risponde: “Non lo so, adesso non c’è più”. Anche perché quando Gesù ha fatto l’impasto lui non ci vedeva, poi ha dovuto prendere, andare là — non sarà saltando, lo avranno dovuto accompagnare perché era cieco, con l’impasto sugli occhi, quindi immaginatevi… — e nel frattempo Gesù è andato. Sapete che Gesù è un po’così: poi Lui sparisce. E questo, quando ritorna a vedere e torna indietro non lo vede più. E quindi: “Dov’è Gesù?” – “Eh non lo so, so solamente quello che mi ha fatto”, e quindi qui abbiamo il primo racconto.

Allora cosa fanno? Prendono questo uomo e lo portano dai farisei. E qui cominciano le precisazioni: era un sabato! Tragedia! Un sabato! Non si può assolutamente far miracoli di sabato. Dio deve stare dentro la legge. Quindi, di sabato non si possono fare miracoli, non si può fare niente, neanche i miracoli. Era un sabato; già qui abbiamo la conclusione: comunque vada, andrà male.

Era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi

Verrebbe da dire: “Ma senti, Gesù, non puoi farlo di domenica, di lunedì… Ci sono sette giorni… sai che quelli sono un po’ suscettibili, non provocarli, no? Ma fallo venerdì, fallo venerdì pomeriggio” — dice — “Ma si, va beh, non so, sono impegnato” — “Ma faglielo domenica mattina, fallo lunedì” — sapete, lunedì anche loro magari avranno avuto tutti i loro mercati, adesso non so cos’è che avessero, erano tutti impegnati: — “Tu vai lì, lo prendi in disparte e gli dici: «Senti, vieni qui, ti metto un po’ di impasto, poi ti vai a lavare e la facciamo finita, e tu torni a vedere» e così non avresti creato problemi a nessuno, soprattutto a te stesso, no?” Non sarebbe successo niente. Succedeva lunedì o venerdì o mercoledì o giovedì, non succedeva niente, nulla, nessuno si accorgeva di niente. Si vabbè, si sarebbero accorti che questo qui era cieco, adesso ci vede, ma che problema c’è? No! Su sette giorni, Lui va a scegliere proprio il sabato!

Ha ragione Santa Teresa: è difficile essere amici di Gesù!

Uno dice: “Ma proprio te le vai a cercare? Proprio di sabato devi andarla a fare questa cosa?”

Eh sì, proprio di sabato, perché? Ma non perché Gesù sia un provocatore. Gesù è la luce e capite che la luce risalta nelle tenebre. Quindi Gesù rivela i cuori, lo disse Simeone: lui è venuto qui a rivelare il cuore dell’uomo, arriverà alle intenzioni, a rivelare le contraddizioni, le falsità, le ambiguità che stanno nel cuore dell’uomo, le ipocrisie, le cattiverie.

Guardate, un testo bellissimo, bellissimo.

Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista.

E questa è la seconda volta, tenete il conto, eh?

Allora lui lo ripete:

«Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».

Ed ecco che ora arriva  la prima sentenza. I farisei sparano sentenze. Loro fanno sintesi. Allora: Gesù non c’è, ma, scusami, non puoi chiamarlo e parlarci? No! Gesù non c’è. Questo ti ha solamente raccontato che gli ha messo del fango sugli occhi e s’è andato a lavare… sentenza:

“Quest’uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato”.

Scusa, un momento, ma… cosa stai dicendo? Siccome questo non rispetta il sabato come ce l’hai in testa tu… perché nella legge non c’era scritto “Di sabato non potete fare i miracoli”. Nella legge c’è scritto che c’è il riposo, ma non che non si possono fare i miracoli, perché Mosè non aveva in testa l’idea dei miracoli. Gesù fa un miracolo. E uno potrebbe chiedersi: “Cos’è che ha fatto?” — No! Loro sparano:

“Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato!”

Punto. La sentenza è fatta. Basta, Gesù è condannato.

Scusa, ma non puoi chiamarlo e dirgli: “Senti, vorrei farti una domanda: ma tu hai fatto questo miracolo di sabato? Come mai?” No! Questi sono vigliacchi, i farisei sono dei vigliacchi, dei codardi, dei conigli; non hanno il coraggio dei loro pensieri, delle loro azioni, sanno essere forti coi deboli e basta, sanno filtrare il moscerino e ingoiare il cammello, dice Gesù; quindi, non son capaci di essere veri. Non lo sono; non son capaci di prendere Gesù, metterlo lì e dire: “Senti un po’, adesso ci chiariamo le idee” — No! Loro lavorano nell’ombra, lavorano nell’oscurità, nel buio, nell’umido, come i ratti. Non sono capaci di essere uomini veri, e neanche uomini di Dio.

“Quest’uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato”.

L’hanno detto loro, quindi uno dice: “Vabbè, se l’han detto loro…” — Ipse dixit.

Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere segni di questo genere?”

 Eh, appunto! Appunto, fatti la domanda! Ma fattela seria, la domanda, non la domanda retorica che ha già la risposta. Come può un peccatore compiere segni di questo genere? Non può!

Ma non arrivano loro al dunque, perché sono dei vigliacchi, perché sono dei corrotti, perché sono degli ipocriti, perché sono marci dentro. Questi sono già morti, questi sono marci dentro, sono finiti interiormente, non c’è dentro niente, sono svuotati dall’interno. Son marci.

“E c’era dissenso tra loro”

Immaginatevi, neanche tra di loro vanno d’accordo. Non c’è intesa tra i corrotti, non ci può essere vera comunione.

“Allora dissero al cieco: «Tu che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi? » Egli rispose: «È un profeta»

Beh, mi sembra il minimo. Ero cieco, non ci vedo dalla nascita, questo mi apre gli occhi, il minimo che posso dire è che è un profeta”

Ma i giudei non credettero di lui che fosse stato cieco, che avesse riacquistato la vista, finché non chiamarono i genitori

Ma vi rendete conto? Piuttosto che mettere in discussione le proprie idee, i propri giudizi, piuttosto che mettere in discussione se stessi, questi rinnegano l’idea che quello fosse stato veramente cieco!

Siamo veramente in una situazione iper drammatica; l’ipocrisia, il peccato è talmente potente, che ti fa addirittura rinnegare la realtà. Questo sì che è il peccato, questo è il peccato che rende ciechi, i veri ciechi sono loro, lo dirà Gesù dopo, a causa del loro peccato. Tu vedi la realtà, vedi un uomo che era cieco, che cammina e dici: “No, non era vero, non è vero che era cieco”. E questo qua ti dice: “Ma io ero cieco” — “No, non è vero. Tu cieco, non sai neanche di essere stato cieco. Hai sbagliato, te lo diciamo noi che tu non eri cieco”. Lui avrà pensato: “Ma questi son pazzi, io sono stato cieco tutta una vita. Ma cosa state dicendo?” — “No, non è vero”. Allora chiamano i genitori e qui abbiamo una scena di un macabro, veramente… Chiamano i genitori e li interrogano:

“È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?” I genitori di lui risposero: “Sappiamo che questo è nostro figlio e sappiamo che è nato cieco

Bene, almeno questo i genitori lo riconoscono, c’è qualcuno che dice la realtà

“ma come ora ci veda non lo sappiamo”.

Vabbè, è vero, non erano lì, non lo sapevano. Lui l’ha detto in tutte le salse, però…

“e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo”.

Ecco, magari questo può darsi che sia un po’meno vero, perché sembra strano che lui non avesse detto ai genitori: “È stato Gesù, mi ha aperto gli occhi, così e così…” — Vabbè, facciamo finta che non l’hanno visto e quindi non lo sanno, non lo vogliono sapere.

“Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé”.

Quest’uomo, questo cieco nato, è circondato in questo momento da una massa di ipocriti vigliacchi. La peggior specie possibile. In nome del loro peccato, in nome della loro codardia, in nome della loro ipocrisia, in nome del fatto che hanno venduto l’anima, questi non sanno neanche prendere una posizione, la minima: è il loro figlio, lo rinnegano, lo vendono, vendono il loro figlio pur di salvarsi la pelle. Pensate che roba.

«Padre Giorgio, come fa a dire queste cose?» Ma perché ci son scritte, ce lo sta dicendo l’evangelista:

Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.

Se uno l’avesse riconosciuto come il Cristo, cioè come l’Unto di Dio, sarebbe stato espulso dalla sinagoga, che vuol dire scomunicato.

Quindi, piuttosto che essere scomunicato, rinnego la verità. Rinnego la realtà. Rinnego di dire come le cose sono andate. E quegli altri, i farisei, o meglio, qui, i giudei, ancora di più, avevano già tratto la sentenza, Alla faccia del dialogo, alla faccia del “parliamoci”, alla faccia del “cerchiamo la verità”, alla faccia del “siamo uomini di Dio”, alla faccia del “vogliamo la volontà di Dio”, alla faccia del “bisogna rispettare il sabato”. Questi hanno già deciso che, se qualcuno avesse detto che quello era il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.

Così, anche qui: ipse dixit, lo han detto loro, han deciso tutto loro, hanno fatto tutto loro, hanno fatto il giudice, l’imputato e l’avvocato, hanno fatto il tribunale e la sentenza, e tutto quanto. Peccato che manca la persona, cioè manca Gesù. Con Gesù, zero.

E quindi i genitori, piuttosto che essere espulsi dalla sinagoga, che voleva dire tante cose, dicono: “Ha l’età, chiedetelo a lui”, cioè gli scaricano tutto addosso.

Che roba terribile. Guardate che questa storia che vi sto leggendo si è ripetuta nella storia dell’umanità giorno dopo giorno, epoca dopo epoca. Abbiamo pagine di martiri, pagine di vite cristiane che si sovrappongono a questa pagina del Vangelo, anche oggi.

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio!…

Eh, certo, arrivano loro: « Dà gloria a Dio!», voi ne date tanta di gloria a Dio!

«Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore»

Ma sei andato nella sua anima? L’hai guardato dentro? Hai delle prove?

“Perché ha fatto il miracolo di sabato”. Beh, questo non è proprio una prova che è un peccatore, ma comunque…

Quali sono le prove che è un peccatore? Non ci sono! Non ci sono, ma loro hanno già deciso che è un peccatore.

Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».

Giustamente, quest’uomo cieco nato, veramente è un uomo di una lucidità e di una logicità incredibile. Lui dice: “Se sia un peccatore io non lo so” — ma possiamo aggiungere: “e manco mi interessa”. Fossi il cieco nato, direi: “A me non interessa se questo è un peccatore, se è un alieno, se è dipinto di verde, se viene giù da Marte, da Plutone o da Saturno, ma cosa volete che mi interessi? Io ero cieco e questo mi fa vedere. Punto”.

«Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».

Ecco vedete: ero cieco e ora ci vedo. Questo mi interessa.

Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».

Terza volta!

Rispose loro:

Parafraso io la risposta: «Non ce la faccio più, basta! È la terza volta che ve lo spiego»

Ma a questi glielo puoi spiegare cento volte, glielo puoi dire milioni di volte, glielo puoi scrivere in cirillico, non lo accetteranno mai, non lo ascolteranno mai, non lo capiranno mai, perché sono marci dentro. Dentro sono morti. Quindi non hanno il benché minimo spazio interiore per poter ascoltare altro se non la sinfonia di morte che si portano dentro nell’anima.

«Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?»

Scusate ma prima, mentre leggevo, stavo scoppiando a ridere, perché una frase migliore di questa non gliela poteva dire.

Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».

Vabbè, allora?

Vedete, subito vogliono fare i distinguo: “Ah no, no, io non sono suo discepolo. Guai a essere suo discepolo”.

Perché? Perché: “Io sono la via, la verità e la vita, io sono la luce del mondo”. Caro: ti brucia eh? Ti brucia, ti brucia questa luce! Capito? Ti brucia questa severità del Cristo. Severità cosa vuol dire? Vuol dire giustizia nel senso di coerenza; severità vuol dire quando gli dicono: “È duro questo discorso, sei troppo duro, Gesù!”

Ricordate Giovanni, capitolo sei? “Questo discorso è troppo duro” Cosa vuol dire duro? Duro e molle? Dobbiamo uscire da questi termini, dobbiamo capire cosa vogliono dire le persone che parlano così. Cosa vuol dire duro? Vuol dire una cosa semplice: “Questo discorso non mi piace, questo discorso mi scarnifica, questo discorso mi mette a nudo, questo discorso rivela chi sono a me stesso e agli altri, questo discorso mi obbliga alla verità, questo discorso mi fa fare luce dentro di me, questo discorso rivela me a me stesso, questo discorso, se lo accetto, mi costringe a cambiare vita, quindi… “Suo discepolo sei tu. Noi no”.

Questa è la ragione della radicale incomprensione dei giudei verso Gesù.

Invece quest’uomo — come la Maddalena, Zaccheo e tanti altri — verso Gesù sono aperti, loro guardano i fatti, non guardano i pregiudizi.

Quest’uomo non aveva niente da difendere, non aveva un marcio da difendere. I giudei avevano molto marcio da difendere. Quindi lui era libero, lui vede un miracolo e dice: “Un miracolo mi ha liberato”, punto, basta, “per me è un profeta”.

Loro invece, siccome sono marci e hanno il loro marcio dentro da difendere, le carogne morte dentro, nell’anima, da difendere, allora…

Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».

Vi rendete conto quanto è logico quest’uomo? Avessimo tanti altri cristiani così, che fanno un ragionamento logico, che chiamano le cose col loro nome!

Lui dice: “Ma voi, che siete così sapientoni, dottori della legge, che sapete tutto di Dio, perché non sapete da dove viene? È strana questa cosa. Questo qui ha fatto un miracolo, ma voi non sapete di dove viene, cioè non sapete l’origine di questo miracolo. Va bene. Però sta di fatto che…

Voi dite che è un peccatore, ma Dio non ascolta i peccatori. Ma se invece uno onora Dio e fa la sua volontà, allora Dio lo ascolta. Allora questo vuol dire che quest’uomo ha fatto la volontà di Dio e onora Dio. Allora vuol dire che lui viene da Dio, perché sennò non avrebbe potuto fare nulla.

Qui avrebbero dovuto rispondere: “Sì… No”. Ma la risposta, per l’ennesima volta è:

«Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?»

No, scusami, tesoro, perché tu invece, in che cosa sei nato? Siamo nati tutti nel peccato.

«Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Ecco. I marci viventi, i corrotti viventi, gli ipocriti viventi, i falsi viventi fanno così: quando vengono messi alle corde dalla logica, dalla verità, dall’evidenza, quando sono messi alle corde, che cosa fanno? Buttano tutto sul “Tu sei un peccatore, tu sei, chissà che cosa, quindi non puoi parlare, non puoi dire niente”. E ti cacciano fuori, ti cacciano via, basta. È finito il dialogo. In realtà non c’è mai stato nessun dialogo. Ma questi sono fatti così, non è possibile nessun dialogo, non si può parlare, non è possibile, non si può.

Perché quando arriva il dunque — e il dunque arriva con quest’uomo cieco nato — loro, messi alle corde qui avrebbero dovuto dire una cosa sola: “Hai ragione, la tua analisi è corretta, teologicamente è corretta. Tu hai fatto un’analisi teologica corretta e hai fatto un sillogismo perfetto, non fa una grinza, da un punto di vista logico, da un punto di vista teologico, il tuo ragionamento è perfetto. Anche se non sei dottore della legge, hai fatto un ragionamento perfetto, che viene dall’evidenza. Il tuo ragionamento tu l’hai astratto, l’hai dedotto dalla tua esperienza, dall’evidenza della tua esperienza. Che è molto maestra, no? E ti ringraziamo — avrebbero dovuto dire — perché noi non c’eravamo arrivati. In effetti è vero, dobbiamo un po’ rivedere le nostre idee, perché qui c’è qualcosa che non va, ma non in te, visto che tu ci vedi, ma in noi, visto che le cose non tornano. Perché quello che hai detto è vero, Dio non ascolta i peccatori, ma questo qui ha fatto un miracolo, quindi vuol dire che Dio lo ascolta, quindi vuol dire che questo qui viene da Dio, quindi vuol dire che questo qui onora Dio e fa la volontà di Dio, quindi siamo noi che siamo fuori, perché sennò non avrebbe potuto fare il miracolo. Visto che noi di miracoli in realtà non ne sappiamo fare neanche mezzo, neanche riusciamo ad attaccare l’antenna a una formica che l’ha persa; quindi, due domande ce le possiamo anche fare. Visto che facciamo una vita da falliti, facciamoci due domandine, visto che invece Gesù fa miracoli a destra e a manca. Possiamo rivedere le nostre idee?”

No, lo cacciano fuori, va bene, scomunicato anche lui, via.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori

Quando viene buttato fuori — vedete che c’è questo tema, del cacciare fuori — Gesù riappare improvvisamente e gli dice:

«Tu, credi nel Figlio dell’uomo?»

Ecco, gli fa fare una professione di fede. E lui dice:

«Credo, Signore!»

Che bella questa frase di quest’uomo!

Dopo tutta questa esperienza terribile: la cecità, i genitori, lo cacciano fuori (ma pensate anche che umiliazione pesante)… dopo tutto questo lui dice: “Si, credo” e si prostra dinanzi a Gesù.

Bello! Bello! Il suo recupero della vista si conclude con un atto di fede. Il riconoscimento del Kyrios, del Signore. “Credo, Signore”. Non: “Credo, Gesù” — “Credo, Signore”, lo riconosce come il Signore e si prostra.

E allora Gesù dice quello che dice:

«È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi»

“Sono venuto per un giudizio”

Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole

Guardate, questi son peggio dei mosconi verdi! Avete presente i mosconi verdi che vanno sulle carogne? Questi sono peggio dei mosconi, ce li hai addosso ovunque, ovunque tu vada sono sempre presenti. È incredibile! Ce l’hanno proprio per vocazione evidentemente, non so, è la vocazione del moscone verde,

Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero:

Attenti, perché poi capite la coscienza dentro, ci parla. Ci parla sempre, dentro, la coscienza, noi possiamo mascherarci quanto vogliamo, ce la possiamo raccontare quanto vogliamo, possiamo dire che Gesù è un peccatore, che Gesù non ha capito niente, che Gesù non viene da Dio, ma dentro la coscienza grida l’orrore che ci portiamo addosso.

«Siamo ciechi anche noi?».

Ma guarda un po’ a quale domanda siamo giunti. Ma è una domanda ovviamente provocatoria, non è una domanda vera. Lo vogliono mettere alla prova: “Siamo ciechi anche noi?” e Gesù dà una risposta, guardate, che meriterebbe un bacio, perché è una risposta di un’eleganza meravigliosa:

«Se foste ciechi, non avreste alcun peccato…».

Loro fanno un discorso spirituale, all’inizio: “Siamo ciechi anche noi?”, perché loro ci vedono fisicamente, e Gesù invece parte dal fisico, dice: “No, se voi foste ciechi non avreste alcun peccato” — come l’uomo miracolato

«… ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Ecco che allora Gesù recupera il piano spirituale. Punto. Uno a zero, palla al centro, direbbe un mio amico. Adesso prova a rispondergli.

Capite perché da Gesù non andavano a parlare? Perché con dieci parole ti inchiodava al muro. Fine. E tu cosa rispondi adesso? Punto. Prendi e te ne vai.

Allora capite perché questi qui lo prendono, lo ammazzano, lo fustigano, lo schiaffeggiano e poi lo inchiodano, ma non ci parlano mai veramente insieme? E capite perché Gesù, durante la passione, autem tacebat, dice il Vangelo? Per questo! Perché non c’è niente da dire. Non può esserci dialogo, non c’è nessun dialogo coi marci viventi, con gli ipocriti viventi, con i falsi viventi, con i farisei di turno non c’è dialogo, perché non ascoltano e soprattutto non si mettono in discussione, non accettano il confronto, non vogliono un confronto serrato, non vogliono un confronto aperto, non vogliono un dialogo vero.

No, è sempre tutto un biascicare, un rumoreggiare, un parlottare, sempre tutto di nascosto. E poi quando vedono Gesù, gli fanno la domandina: “Ma siamo ciechi anche noi?” — Ma che falso ipocrita. Che uno dice: “Ma per la miseria, con tutto quello che gli hai detto prima, adesso vai lì con la domandina? Perché non gli dici tutto quello che avete detto prima? Diglielo: “Sei un peccatore, perché l’hai fatto di sabato, e tu non vieni da Dio”. Perché non glielo dite? No! Vedete? Gli fanno la domandina: “Ma siamo ciechi anche noi?”

Guardate, vorrei concludere così.

Nella vita può capitare di fare tanti peccati. È vero, ci può capitare veramente di tutto. Anche i peccati più brutti del mondo. Può succedere, purtroppo può succedere, uno si impegna, ce la mette tutta, ma poi arriva quel giorno che per qualcuno suona la campana e uno ci cade dentro proprio in pieno.

Va bene, guardate, questa non è la vera disgrazia. E ve lo dice uno che, sapete, non ha mai fatto sconti per quanto riguarda il peccato, non sono mai venuto qui a dirvi: “No, ma il peccato tanto …” Sapete benissimo la mia posizione.

Questa non è la vera disgrazia, il vero problema non è fare il peccato, aver fatto un peccato gravissimo, questo non è il vero problema. La vera disgrazia è una sola: essere come questi farisei, essere così ipocriti, così corrotti, così collusi col male, così marci dentro da ripresentare le stesse loro dinamiche.

Questa è la domanda che dobbiamo porci oggi, nel giorno di San Giuseppe:

Non è che forse ho queste dinamiche dentro di me, che ho paura di un confronto vero, che non voglio mettermi davanti all’altro, che rinuncio a un dialogo sincero, che piuttosto che cambiare le mie idee preferisco distruggere la realtà, rinnegare la realtà, rinnegare l’evidenza?

Non è che sono pronto a sancire giudizi trancianti sulle persone senza conoscere niente, presumendo di conoscere tutto, ma in realtà non conoscendo niente e senza magari neanche mai parlarci con la persona?

E via di seguito.

Riprendete tutto quello che vi ho detto ma soprattutto riprendete il Vangelo, ripercorretelo passo dopo passo e vedete che viene fuori una specie di esame di coscienza, dove possiamo vedere se questi atteggiamenti sono dentro di noi.

Se ci sono, li dobbiamo togliere, peggio che se avessimo delle serpi in seno. Perché guardate, questa è la vera, unica grande disgrazia, la vera peste, la vera lebbra che può colpire la nostra anima.

Perché capite, dal peccato, anche da quello grave, uno va a chiedere perdono al Signore, con tanta sincerità e tanto pentimento, e il Signore ti perdona.

Ma davanti a un’ipocrita, davanti a un colluso, davanti a un morto dentro, un marcio dentro, a uno che ha che ha fatto il compromesso con la sua coscienza, che ha ingoiato il veleno dell’ambiguità, della falsità, non c’è più speranza. Questo diventa poi di fatto il peccato contro lo Spirito Santo, che non può essere perdonato. È questo.

Glielo dice Gesù: “Il vostro peccato rimane”, non è perdonato, non può essere perdonato. Perché voi dite: “Io vedo”, cioè tu non stai riconoscendo di essere peccatore, non ti stai prostrando davanti alla verità, non stai facendo un cammino di verità. Tu sei convinto di essere nel giusto. E quindi non sai vedere altro che te stesso. Quindi il tuo peccato rimane, per cui non puoi essere perdonato.

Ecco, allora chiediamo veramente a San Giuseppe questa grazia di renderci sempre docili alla verità e sempre pronti a un confronto sincero, e sempre pronti a cambiare idea, guardando le evidenze, perché poi non possiamo dire: “Ah, ma io credevo, ma io pensavo, ma io non lo sapevo”. Come a Norimberga, qualcuno che disse: “Ah ma io no. Ma io non pensavo. Ah, ma io non credevo. Ah, ma io non avrei mai voluto. Ah, ma io ho eseguito gli ordini, eh, ma io non ho mica fatto niente di male. Io non avrei mai fatto quelle brutte cose”.

Sapete tutti come sono finiti, eh? Perché i giudici che ascoltano queste cose dicono: “Scusa?!?” I giudici umani dicono: “Scusa, questa secondo te sarebbe una ragione sufficiente? Io non sapevo, io non vedevo e non veniva da me, ho eseguito gli ordini… Dovevi cambiare strada! Dovevi opporti, dovevi dire no. E invece non l’hai fatto, per i tuoi interessi orripilanti, ti sei venduto al potere del momento, rinnegando ciò che è vero, ciò che è giusto, ciò che è umano, ciò che è santo”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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