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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 12

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 13 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 12

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 13 giugno 2022.

La Chiesa oggi festeggia Sant’Antonio di Padova, Sacerdote e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Matteo, versetti 38-42.

Andiamo quindi avanti con il nostro lavoro, che stiamo facendo, di questi Esercizi Spirituali Eucaristici.

Scrive San Pietro Giuliano Eymard:

“Oh, se noi avessimo compreso tutta l’eccellenza della vocazione — la vocazione eucaristica — che Dio ci ha data, giammai avremmo osato prenderla!”

A me verrebbe da dire perderla, ma dobbiamo fare questa attenzione che le cose preziose, anzi preziosissime, si possono perdere, oppure, se non se ne ha una vera coscienza, si può avere la presunzione di prenderle noi, e invece no. Una realtà preziosissima non deve essere persa, ma neanche bisogna avere la presunzione di prenderla, perché si riceve in dono.

Tanto più è eccellente, tanto più è grandiosa, tanto più ne abbiamo coscienza, tanto più saremo convinti che noi non possiamo prenderla, ma che ci viene data in dono.

Infatti, lui scrive:

“Ma per una vocazione così elevata bisognerebbe essere più perfetti. Come ne siamo lontani! Bisognerebbe avere la santità di Maria, degli Angeli e dei santi, poiché abbiamo quaggiù lo stesso compito ch’essi in Cielo attorno al trono di Dio. Se avessimo almeno le virtù di un cristiano!”

Vedete, è una chiamata che noi possiamo solo ricevere, e questa chiamata, questa vocazione, ci chiede una grande perfezione.

“Qual differenza tra quel che noi abbiamo e quel che dovremmo avere! Sono due abissi! Vi ha di che tremare!”

Certo, purtroppo c’è un abisso, di fatto; c’è un abisso tra quello che noi abbiamo, tra quello che noi siamo, tra quello che noi dovremmo avere in ordine alla virtù, e quello che di fatto noi abbiamo e che noi siamo.

“Voi direte: Ma perché il Padre vi ci ha chiamati pur sapendo che corrisponderemmo così poco? — Ci ha troppo amati! Ci chiamò malgrado la nostra indegnità, sperando di portarci alfine all’altezza dei nostri doveri.

Si dice: Onore obbliga. Onorate la vostra vocazione con le vostre virtù, non macchiate mai il manto d’onore e di gloria, la bella candida veste di Gesù Cristo, di cui essa ricopre la vostra indigenza, e non rilassatevi mai in questo sublime servizio del Re dei re”.

Quindi Dio ci chiama e ci ha chiamati a questa vocazione eucaristica, nonostante la nostra indegnità. Questo vuol dire che allora possiamo rimanere indegni? No, perché la speranza è quella di portarci all’altezza dei nostri doveri, questo è il fine.

Noi invece tendiamo a rilassarci; quando raggiungiamo quella che, secondo noi, è una zona di sufficienza, ci rilassiamo. Ma non ci dimentichiamo mai che onore obbliga, cioè quanto più tu ricevi onore, quanti più doni ricevi, quanto più tu sei rivestito di gloria, tanto più tu sei obbligato, obbligato a corrispondere con le virtù, con la tua bella abitudine al bene.

“La nostra vocazione [eucaristica] è santa. Come la virtù dei mezzi è la perfezione più o meno grande con cui raggiungono il loro fine, così la nostra vocazione possiede una immensa virtù di santificazione, perché in modo tutto speciale ci fa profittare dello stato di amore più alto e più perfetto, quale è lo stato eucaristico, in cui Nostro Signore porta il suo amore sino all’ultima consumazione.

Essa è santa perché ci dà i mezzi di santificazione più potenti, mettendoci in relazione immediata, in relazione di vita con Gesù Cristo, che è non soltanto una grazia, ma l’autore stesso della grazia nel suo divin Sacramento.

Essa dà gloria grande al Padre celeste, perché gli presenta Gesù suo Figlio nel Santissimo Sacramento”.

Quindi, la vocazione eucaristica possiede una immensa forza di santificazione, perché partecipiamo dello stato d’amore più alto e più perfetto, che è lo stato eucaristico.

Cosa avviene nello stato eucaristico? Avviene questa realtà, questo fenomeno così incredibile, che è l’amore portato fino all’ultima consumazione.

Nell’Eucarestia, vedete, abbiamo tutto; inoltre, ci mette in relazione immediata, come abbiamo già visto, con Gesù, che è l’autore della grazia, e dà gloria, una grande gloria al Padre.

“[…] Orbene, la nostra vocazione ci fa partecipare a questi stati di Nostro Signore; Egli vuole riprodurli in noi e per mezzo di noi: per questo ci ha chiamati.

Ma bisognerebbe, per degnamente rispondere a questa chiamata, che fossimo santi. Dio è così santo che trova macchie negli Angeli stessi: che sarà di noi? Almeno dovremmo velarci com’essi la faccia e dire: Signore, io non sono degno di una vocazione così santa.

E tuttavia — sentite che bello — Nostro Signore ci permette di avvicinarci a lui: ci tiene al suo servizio; per noi si espone sul suo trono d’amore; — l’ostensorio — si contenta del nostro povero servizio; ed ogni giorno ci ricolma ancora di nuove grazie. Non cercatene la ragione altrove che nella sua condiscendenza ineffabile: egli spera farci infine comprendere quel che gli dobbiamo e renderci degni della sua santità adorabile”.

Questo è l’amore di Dio, che noi non possiamo minimamente immaginare, lo possiamo solo sperimentare, se ci fidiamo, se ci affidiamo… e alla fine il Signore ci farà comprendere il debito di gratitudine, che noi abbiamo verso di Lui, e questa comprensione ci porterà a renderci sempre più degni della Sua santità.

Ecco, adesso inizia una riflessione sulla vocazione eucaristica, che è molto importante e che non vorrei interrompere.

Oggi mi fermo qui, perché questa parte è un po’ densa e allora la vorrei proprio affrontare partendo dall’inizio di questa meditazione; quindi, domani vedremo un aspetto importantissimo che riguarda questa realtà.

Lui scrive:

“La nostra vocazione è eminentemente apostolica”.

Noi avremmo detto: «È eminentemente contemplativa».

Invece, no!

Ricordate Madre Teresa?

Rispondendo: «È eminentemente contemplativa», noi riveliamo l’equivoco di fondo che ci portiamo dentro. Qual è l’equivoco di fondo? È il modo di intendere l’apostolato, cosa vuol dire fare apostolato, cosa vuol dire fare pastorale. È questo, è qui che sta l’equivoco.

Domani vedremo che cos’è l’apostolato, cosa vuol dire fare apostolato.

Voi fate così, se volete, ovviamente.

Da oggi a domani avete il tempo (ovviamente non dovete andare su internet a guardare nulla) di prendere un foglio e scrivere: «L’apostolato/la pastorale è: …», come se fosse un piccolo tema. Da quello che voi avete imparato, da quello che voi avete visto, da quello che vi hanno spiegato, voi scrivete che cos’è l’apostolato, cosa vuol dire fare apostolato, cosa vuol dire fare pastorale, cos’è la pastorale, soprattutto per un Sacerdote.

Benissimo.

Domani io vi leggerò che cosa scrive San Pietro Giuliano Eymard sull’apostolato, su cosa vuol dire fare apostolato, e credo, senza timore di sbagliare troppo, che domani con la penna rossa dovrete cancellare tante cose e che dovrete scrivere proprio da capo la nuova definizione di apostolato.

Fatelo! Se avete tempo, fatelo, perché domani, quando voi l’avrete fatto, io vi leggerò, in cinque righe, la definizione che San Pietro Giuliano Eymard dà dell’apostolato.

Voi capite che, se noi fraintendiamo che cosa vuol dire fare apostolato, non fraintendiamo un dettaglio, fraintendiamo qualcosa di molto importante.

  • Che cos’è l’apostolato?
  • Che cosa vuol dire fare apostolato?
  • Perché fare apostolato?
  • Qual è il fine dell’apostolato?
  • Qual è il fine del fare pastorale?

Appunto, lo voglio proprio trattare domani perché vedrete quanto è importante che sia un discorso completo, anche se non so se riuscirò a finirlo in una volta sola, perché è un po’ tanto.

Lui, però, analizza bene, affronta molto bene il tema, dà una iniziale definizione e poi la approfondisce. Dice, poi, in che cosa consiste essenzialmente, beh… comunque lo vedremo, perché è un discorso molto articolato, ma vedrete che sarà bellissimo e sarà una grande sorpresa per tutti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Mt 5, 38-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

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