Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 16
Martedì 22 agosto 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 19, 23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 22 agosto 2023. Oggi festeggiamo la Beata Vergine Maria Regina. Fu in età medievale che si iniziò a invocare la Vergine Maria come Regina — ricordate la Salve Regina come preghiera — e a raffigurarla incoronata dal Figlio, esprimendo così la sua partecipazione piena alla regalità universale di Gesù. Questa memoria liturgica fu istituita da Papa Pio XII nel 1955, poi è stata collocata nel mese di agosto, dopo la solennità dell’Assunta. Oggi è anche il termine — spero che l’abbiate fatta tutti — della bellissima novena che vi ho consigliato di fare proprio in preparazione a questa memoria.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciannovesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 23-30.
Allora, chi può essere salvato?
Chiesero i discepoli. E Gesù rispose:
«Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile»
Non perdiamo mai di vista l’urgenza proprio radicale di questa domanda dei discepoli. Quando uno inizia a capire qualcosa del messaggio di Gesù, quando uno inizia a capire qualcosa della Sacra Scrittura, gli nasce questa domanda: “Chi può essere salvato? Chi può salvarsi?” perché comprende quanto sia stretta la via che porta alla vita, come dice Gesù nel Vangelo. E Gesù conferma questa intuizione, dice: “Sì, è vero. È impossibile per l’uomo salvarsi. È proprio impossibile. Ma a Dio tutto è possibile”. Ecco che Gesù apre questa porta d’oro per il discepolo, che si chiama confidenza in Dio, abbandono fiducioso in Dio.
Solo Lui ci può salvare, certo, con la partecipazione necessaria della nostra volontà, di una volontà decisa a voler collaborare con la grazia di Dio per la salvezza nostra e dei nostri fratelli, però senza di Lui a noi sarebbe impossibile.
Andiamo avanti con la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, che sta commentando — abbiamo iniziato ieri — il brano del vangelo del giovane ricco, che sarebbe il Vangelo di ieri. Prosegue (riprendo un attimo le tre righe prima e poi vado avanti):
Il richiamo al conflitto etico è la revoca dell’ubbidienza. — lo abbiamo visto ieri — Significa voltare le spalle alla realtà di Dio, per rivolgersi a ciò che è possibile all’uomo, passare dalla fede al dubbio.
Adesso scrive:
Così accade ora qualcosa di inatteso: la stessa domanda con cui il giovane aveva tentato di nascondere la propria disubbidienza, lo smaschera per quello che è,
Attenti, eh, attenti a quello che dice adesso: “La stessa domanda del giovane ricco con la quale lui aveva cercato di nascondere la sua disobbedienza, lo smaschera per quello che è”. Sono quasi sicuro che quello che sto per leggervi non l’avete mai sentito in vita vostra. “Lo smaschera per quello che è…”. E che cos’è? Provate a pensare, voi cosa direste? Il giovane ricco che cos’è? Scrive Bonhoeffer:
vale a dire un uomo dominato dal peccato.
“Un uomo dominato dal peccato”. L’avete mai pensato? L’avete mai intuito? Io no, mai, non c’ero mai arrivato a questa conclusione e non ho mai sentito nessuno arrivare a questa conclusione. E, insomma, qualche studio l’ho fatto, qualche omelia l’ho sentita… Ma io mai ho sentito arrivare a questa conclusione: “un uomo dominato dal peccato”. Prosegue:
Questo smascheramento viene compiuto dalla risposta di Gesù. In essa sono ricordati i comandamenti manifesti di Dio. Richiamandoli, Gesù li riconferma come i comandamenti di Dio.
Quindi, a scanso di equivoci, Gesù li richiama e dice: “Guarda che questi sono proprio i comandamenti di Dio, eh!”. Magari a qualcuno viene in mente di dire: “No, ma sono stati superati, dopo Giovanni Battista è cambiato tutto, adesso siamo nel Nuovo Testamento, il Vecchio è superato, e quindi è cambiato tutto, sono stati aboliti, superati” — “No, no — Gesù dice — non è superato niente, sono tutti riconfermati”.
Di nuovo il giovane è messo alle strette. Egli sperava ancora una volta di potersi aprire una via di fuga verso un discorso non vincolante sui problemi eterni.
E capite, il problema è questo, il problema è sempre questo, un discorso non vincolante: a me va bene seguirti, a me va bene fare il cristiano, però non mi obbligare, non chiedermi in modo vincolante qualcosa. Io faccio il cristiano, io ti seguo, io ti voglio bene, io faccio il bravo. Però non vincolarmi, lasciami libero. Non dirmi: “Devi fare questo!”. Non darmi dei comandamenti, io non voglio avere dei comandamenti.
“Adesso siamo in estate, siamo ad agosto, ti immagini che io, il giorno di Ferragosto…”
Purtroppo è frequente trovare cristiani e speriamo che non sia accaduto anche ai sacerdoti, che abbiano detto e ripetuto, magari in chiesa: “Buon Ferragosto, oggi è Ferragosto, andate a casa e fate buon Ferragosto”. Ecco, speriamo che non sia successo. “Ciao, volevo chiamarti per farti gli auguri di buon Ferragosto!”… Tra cristiani! Speriamo di no.
Quindi, tornando al comandamento, magari vado a confessarmi e dico:
- “Buongiorno. Sa, padre, a Ferragosto io non sono andato a messa, non so…”
- — “Che cos’è Ferragosto? In non conosco questa cosa, cosa vuol dire Ferragosto? Ma bisogna andare a messa a Ferragosto? Perché devi andare a messa a Ferragosto? C’è la Santa messa di Ferragosto? “Ci troviamo qui riuniti per celebrare la solennità di Ferragosto”. Io non ho mai sentito ‘sta cosa!”
- “Padre, non è che io potevo andare a messa, perché, cioè, dovevo preparare carne e braci dalle sei del mattino, e poi c’era da sistemare la casa, poi arrivavano tutti i parenti, poi arrivavano gli amici, poi arrivava l’amica di mio figlio, e l’amico di mio figlio, poi arrivava… Insomma, ho avuto la casa stracolma di gente, poi sono arrivati lì per fare l’aperitivo, poi sono arrivati lì per la metà colazione, qualcuno è arrivato lì salendo dalla spiaggia o venendo giù dalla montagna, perché hanno fatto il falò di notte, alla vigilia, mi sono arrivati in casa che erano le nove del mattino, ho dovuto preparare la colazione per tutti, poi sono rimasti lì perché erano mezzi brilli, non si poteva mica mandarli a casa… Poi: “Mamma! Non vorrai mica mandare i miei amici a casa il giorno di Ferragosto?”. Eh, per l’amor del cielo, come si fa, poverini, siamo già stati insieme tutto il giorno ieri, tutta la notte, adesso stiamo insieme anche oggi… quindi aumenta la roba, prepara, sistema. Vorrai mica non fargli fare una doccia? Quindi prepara, pulisci… Poi c’è il pranzo… — poi, sapete, questi pranzi non è che sono pranzi, sono nozze eterne. Quindi iniziano all’una, ad andar bene, e poi finiscono la sera alle sei — E vabbè, non è che dopo il mega cocomero ubriaco che ci siamo mangiati tutti, adesso con questi qui cosa facciamo? Facciamo la cena! Ora che tiri insieme, sistema un po’ la tavola che sembra… non diciamo che cosa, rimetti tutto a posto, ritira fuori tutto, riaccendi la brace, ritira fuori la roba, prepara per la cena… — perché sembra che lo stomaco sia una sorta di elastico infinito, uno continua a buttare dentro cibo, cibo, cibo, cibo, cibo che uno dice: “Vabbè, ma a un certo punto finirà ‘sto spazio!”; no, quello non finisce mai. E quindi alle otto cena, e avanti, dentro un’altra volta. Non è la cena come quella delle monache e dei monaci che in venti minuti han finito tutto, no, questa inizia alle otto e finisce a mezzanotte. A sfondamento, proprio. Dice: “Padre, e io come facevo ad andare a messa?”
- “Eh, no in effetti, a Ferragosto… il dio Ferragosto non ti permette di andare alla messa. Dentro a un regime di battaglia del genere, come fai ad andare alla messa? E in effetti… Ma che giorno era il Ferragosto? Che data era?”
- “Il quindici, padre, ma non lo sa che il quindici di agosto è Ferragosto?”
- “Ah, il quindici di agosto, ah ecco, ho capito.”
- “Ma sì, ma lei dove vive?”
- “Eh, cosa vuol fare, signora, abbia pazienza”
- “No, ma è il quindici di agosto…”
- “Ah, ho capito. Ma il quindici di agosto è l’Assunzione di Maria Vergine in cielo, la festa dell’Assunta.”
- “Sì, sì, quella roba lì.”
- “«Quella roba lì?» Cosa vuol dire «quella roba lì»? Siccome il quindici di agosto è la solennità di Maria Vergine Assunta in cielo in anima e corpo, prima di tutto c’è la Santa Messa, poi pizza, fichi, brace, braciole… Dopo la Santa Messa, tutto quello che vuoi.”
- “Eh, ma io…”
- “No, niente, «Eh, ma io …», niente! Lascia lì tutto, va a partecipare alla tua Santa Messa e torna a casa. Non muore nessuno. Non si brucia nessuna salamella, stia tranquilla!”
- “Eh, ma padre, ma…”
- “No, «Eh, ma padre …» niente.
Vedete, “noi non vogliamo un discorso vincolante sui problemi eterni”, ma quanto è vera questa frase! Non vogliamo obblighi. Sì, noi seguiamo il Signore, però…
- “No, ma padre, io però il quindici di agosto un’Ave Maria l’ho detta!”
- “Ah, però! Che donna generosa! Oh, mamma mia. Guardi, sono anche commosso, aspetti un momento che m’asciugo le lacrime, incredibile, un cuore generosissimo, ha detto un’Ave Maria il giorno dell’Assunzione di Maria in cielo! Però! Non dico il Santo Rosario, ma dico, un’Ave Maria almeno l’ha detta.
- “Però io l’ho detta bene!”
- “Ah beh, certo, ci mancherebbe. Quindi questa Ave Maria detta bene è un compendio della Santa Messa, del salterio di Gesù e di Maria, della preghiera, di tutto, quell’Ave Maria è un compendio di tutto”
- “Eh sì, perché l’ho detto col cuore!”
- “Giusto, eh, ci mancherebbe…”.
Prosegue Bonhoeffer:
Sperava che Gesù gli avrebbe offerto una soluzione del conflitto etico.
Siamo sempre qui; gira che ti rigira, andiamo sempre a finire qui.
Ma, al contrario di quanto egli si aspettava, anziché la questione, è lui stesso a venir preso di petto.
Capite? Gesù è fatto così… tu vai per cantare e torni cantato, tu vai per suonare e torni suonato. Quindi il giovane si aspetta la soluzione a un problema, in realtà Gesù prende di petto lui, non il problema. Gesù è Gesù.
L’unica risposta alla distretta del conflitto etico è lo stesso comandamento di Dio e quindi — attenzione, vi prego, attenzione, scriviamocelo a caratteri d’oro — l’esigenza di non stare più a discutere, ma finalmente di ubbidire.
Non c’è da discutere, c’è da obbedire. Questa è l’unica risposta possibile a quella domanda del giovane ricco, c’è una risposta sola: “Obbedisci”, punto. Non stiamo qui a far polemiche, mille parole. “Obbedisci”, basta.
Sentite cosa scrive:
Solo il demonio ha da offrire una soluzione del conflitto etico, vale a dire: insisti nel porre la domanda, e sarai libero dall’impegno di ubbidire.
Capite? Tu continua a porre la domanda e così non dovrai mai ubbidire. Questo è il demonio, questo è Satana.
Gesù però non punta alla soluzione del problema del giovane,
Come facciamo noi. Noi puntiamo sempre alle soluzioni dei problemi dei giovani, sempre. Il giovane ha un problema — lo facciamo con tutti, ma soprattutto coi giovani — allora puntiamo tutta l’attenzione sul suo problema: questo non ha più voglia di studiare. Ecco, allora tutti concentrati a dirgli che “devi studiare, devi studiare, devi studiare, devi studiare, studiare”. Ma questo è il problema, e puntiamo tutti alla soluzione del problema: “tu devi studiare”, allora mi invento tutti i mezzi per farti studiare. Gesù non punta alla soluzione del problema, mai. Scrive Bonhoeffer:
bensì punta al giovane stesso.
Non al suo problema, ma a lui. Vai a scavare perché quel giovane non ha più voglia di studiare.
“Adesso quella mamma ha detto che vuole lasciare suo marito perché è innamorata di un altro. E quindi vuol lasciare il marito, i figli a carico…” Quindi andiamo a fare la crociata per farle capire che non deve lasciare suo marito, perché è una cosa sbagliata. Soluzione del problema. No, punta alla mamma. Alla mamma stessa. Punta lì, la questione è sulla persona, non sul problema. Più difficile, più impegnativo, ma più efficace.
E magari uno viene a capire che questo giovane non ha più voglia di studiare — o non riesce a studiare o non riesce a dare gli esami o non riesce a far chissà che cosa — perché è un superbo cronico, ecco perché. Un superbo cronico. Il superbo cronico non chiede mai aiuto a nessuno. Il superbo cronico ha vergogna di mostrarsi limitato. Ha vergogna.
Io conosco una persona che per il raggiungimento del suo titolo di studio è stato umiliato profondamente e costantemente proprio da chi aveva la responsabilità di sostenerlo, di guidarlo, di aiutarlo, è stato costantemente umiliato. Eppure, si è lasciato umiliare, è andato oltre ogni costante umiliazione. Ma sono anche state umiliazioni pesanti; è andato oltre. E cosa è successo? Che ha finito e ha raggiunto il suo scopo, ha raggiunto il suo traguardo perfettamente, bagnando il naso a tanti altri.
Il problema è sempre la persona. Non le situazioni. È sempre lì. Se sei un superbo cronico, se hai vergogna di dire: “Ho bisogno di aiuto”, se hai vergogna di dire: “Ho fallito”, se hai vergogna di dire: “Io non sono capace, io non son capace a fare questa cosa, non ci riesco. Mi puoi aiutare?”…
Oggi sembra una bestemmia dire: “Io non sono capace di fare questa cosa!”. E ci sono persone che ti umiliano, dicono: “Eh, non sei capace? Eh, ma come è possibile, eh, ma io…”. Poi si aprono, aprono la ruota come i pavoni: “Ma io… guarda tutte le mie piume, come sono capace di fare questo, questo, questo, questo e quest’altro. E tu non sei capace di fare… io invece …” E allora? Tanto quella coda la devi pur chiudere, se vuoi mangiare. Avete mai notato? Il pavone quando apre la coda non può mangiare perché è sbilanciato. Tieni su tu tutto quel palco di penne. Deve stare dritto perché se va in avanti, cade. È buffo, il pavone, quando apre la coda, tutti che dicono: “Che bello!” — “Sì sì, guarda quanto è instabile, prova tu a buttargli dei chicchi per terra, per mangiarli deve chiudere la coda. E diventa come tutti gli altri”. Invece il passerotto, carino, non ha nessuna coda da aprire. Il passerotto è lì, tu gli butti da mangiare, tic, lo prende e vola via leggero. Il problema è sempre la persona, ricordiamocelo sempre. Mai gli eventi, gli eventi sono manifestazioni.
Quindi:
Gesù però non punta alla soluzione del problema del giovane, bensì al giovane stesso. Non riconosce alcuna serietà al conflitto etico, considerato dal giovane così vitale.
Per Gesù il conflitto etico che il giovane ha posto con la sua domanda, non ha nessun valore. Invece per il giovane era vitale quel conflitto. A Gesù:
Una sola cosa gli sembra seria, cioè che il giovane alla fine presti ascolto al comandamento e ubbidisca.
A Gesù interessa solo questo. Una cosa gli sembra seria: presti ascolto e obbedisca. Basta.
Proprio dove il conflitto etico viene preso tanto sul serio, dove esso tormenta e rende schiavo l’uomo, impedendogli di giungere all’azione liberante dell’ubbidienza,
Perché non dimentichiamo che l’obbedienza è sempre liberante
proprio lì si svela la sua empia natura, e nella sua frivolezza in cui manca ogni segno del divino esso si manifesta come radicale disubbidienza.
C’è un’empia natura nel conflitto etico. Non c’è nessun segno divino. E manifesta sempre la sua disobbedienza. Sentite:
Seria è soltanto l’azione ubbidiente, che pone fine ed elimina il conflitto e nella quale siamo liberati ad essere figli di Dio. Questa è la diagnosi divina cui il giovane ricco vien posto di fronte.
Mi fermo qui. Non abbiamo ancora finito; questa meditazione sul giovane ricco non è ancora finita. Siamo al secondo giorno e non so neanche se la finiremo domani, ma vedete quante cose emergono da questo testo. Quindi ricordiamo che è una sottolineatura costante del valore dell’obbedienza.
Oggi mi voglio fermare qui perché oggi voglio farvi un regalino, e quindi magari andrò un po’ oltre il tempo. Perché proprio oggi che è questa memoria bellissima, vorrei innanzitutto consigliarvi la lettura di un libro che riguarda una venerabile che si chiama Suor Maria Consolata Betrone. Ci saranno sicuramente tanti testi scritti su di lei, prendete quello che volete, ma leggetelo. Adesso io non so se esista un diario, se a lei sia stato chiesto di fare un’autobiografia, non ho approfondito questa cosa, però io vi dico, quando c’è un santo, soprattutto un mistico, io procedo così: innanzitutto cerco se c’è un’autobiografia, quindi scritta dal santo stesso. Poi, per esempio, verifico se magari in parallelo ha fatto anche un diario. E allora anche quello lo prendo subito. Se non c’è né l’una né l’altra cosa, allora prendo una biografia scritta da altri.
Son sicuro che avrete grandissimo vantaggio dalla lettura di queste pagine.
Il diario di Suor Maria Consolata Betrone c’è, lo sto leggendo adesso. Prendo alcune cosine, alcune briciole del diario.
Nasce nel 1903 — quindi è proprio a noi molto vicina — poi entra in due istituti, ma non funziona, e alla fine entrerà tra le clarisse cappuccine di Torino, Borgo Po’, nel 1929. Pensate: da ragazza entra in una compagnia delle figlie di Maria — bellissima questa associazione che c’era nelle parrocchie, molte delle nostre nonne hanno fatto parte di questa compagnia — e si affida — attenti bene — alla santa schiavitù di amore di San Luigi Maria Grignion de Montfort. Prende proprio il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria del Montfort e fa l’atto di consacrazione — quello che io vi ho sempre consigliato di fare — quale schiava d’amore.
Qualcuno dice: “Per fare l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato quanti giorni di preparazione devo fare? Cinquanta, sessanta, due mesi, un anno, devo leggermi tutto il libro?”. Io rispondo sempre: “Senti, quando Santa Teresina ha fatto fare l’Atto di offerta all’Amore Misericordioso, ha fatto una preparazione full-immersion? No, in quattro e quattr’otto le preparava e faceva fare l’atto di offerta.
Leggi il libro del Montfort, almeno le parti più importanti, magari, se vuoi, fai una bella novena di preparazione alla Vergine Maria, ma proprio di preparazione per il tuo cuore, una bella confessione e poi fai l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria secondo il Montfort, bellissimo.
Ecco, c’è poi un fatto interessante di Suor Maria Consolata Betrone. Uno potrebbe chiedere: “Ma padre Giorgio, perché ci parla di questa venerabile? Lei che è un frate carmelitano non dovrebbe parlarci dei santi carmelitani?”. Allora, succede che una sera le capita tra le mani Storia di un’anima, che di chi è? Di Santa Teresa di Gesù Bambino, santa carmelitana, visto? E comincia a leggerla. In quel momento, grazie alla Storia di un’anima, lei comprende la sua vocazione.
“Sentii — dirà — che la vita d’amore di Santa Teresina potevo farla mia; questa santa avrei potuto imitarla. Ciò che più mi commosse fu la frase: “Vorrei amarlo tanto, Gesù, amarlo come non è mai stato amato!”. E così comincia a uscire da un tempo di “oscurità” in cui era entrata e a trovare la via della confidenza e dell’abbandono in Dio.
Ecco, quello che io volevo leggervi è proprio questa cosa. Gesù cosa le chiede?
Non ti chiedo che questo: un atto d’amore continuo, Gesù, Maria vi amo, salvate anime.
Ecco la frase che diventerà il centro della sua vita: “Gesù, Maria, vi amo, salvate anime”. Dice Gesù:
Dimmi, Consolata, che preghiera più bella puoi farmi? Gesù, Maria vi amo, salvate anime: amore e anime! Che cosa vuoi di più bello? Ho sete del tuo atto d’amore! Consolata, amami tanto, amami solo, amami sempre! Ho sete di amore, ma dell’amore totale, di cuori non divisi. Amami tu per tutti e per ciascun cuore umano che esiste… Ho tanta sete d’amore… Dissetami tu… Lo puoi… Lo vuoi! Coraggio e avanti!
Dice Gesù:
Sai perché non ti permetto tante preghiere vocali?
E noi ne diciamo tante preghiere vocali.
Perché l’atto di amore è più fecondo.
Sentite cosa dice Gesù adesso:
Un «Gesù ti amo» ripara mille bestemmie.
“Eh, io ho sentito bestemmiare, non so che cosa fare!”: un «Gesù ti amo» ripara mille bestemmie.
Ricorda che un atto perfetto d’amore decide l’eterna salvezza di un’anima. Quindi abbi rimorso a perdere un solo Gesù, Maria vi amo, salvate anime.
È bellissimo, un «Gesù ti amo» ripara mille bestemmie. Ecco che allora Gesù le insegna questa preghiera: «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime». Attenti a cosa dice:
Non perdere tempo perché ogni atto d’amore rappresenta un’anima. Di tutti i doni, il dono maggiore che tu possa offrirmi è una giornata ripiena d’amore.
Poi dice:
Io desidero un incessante Gesù, Maria vi amo, salvate anime da quando ti alzi a quando ti corichi la sera.
«Gesù, Maria, vi amo, salvate anime» comprende tutto, le anime del purgatorio, come quelle della chiesa militante, l’anima innocente e quella colpevole, i moribondi, gli atei, eccetera. Vedete, dentro a questa preghiera velocissima, brevissima, «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime», c’è dentro tutto: le anime del purgatorio, le anime degli atei, gli animi di quelli che devono convertirsi… C’è tutto, tutto. È una risposta fantastica a Fatima, quando la Madonna, facendo vedere l’inferno il 13 luglio 1917, dice: “Molte anime si perdono perché non c’è nessuno che preghi per loro, per la loro conversione”. Ecco qui: «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime».
Poi dice:
E, se una creatura di buona volontà, mi vorrà amare, e farà della sua vita un solo atto d’amore, da quando si alza a quando si addormenta, (col cuore s’intende) Io farò per quest’anima delle follie… Ho sete d’amore, ho sete di essere amato dalle mie creature.
Potrebbe diventare la preghiera del pellegrino russo. Vi ricordate quella preghiera che il pellegrino ripete in continuazione, che fa diventare una litania costante? Perché non noi? Quando siamo liberi dalle nostre occupazioni … è chiaro che, se devo studiare, non posso continuare a ripetere questa invocazione, però la posso far diventare come un respiro, dire: “Gesù, guarda, adesso non posso più dirla con la mia mente, la dico col respiro, ogni respiro è questo atto di amore”. Bellissimo!
Le anime per giungere a Me, credono che sia necessaria una vita austera, penitente. Vedi come mi trasfigurano! Mi fanno temibile, mentre Io sono solamente Buono! Come dimenticano il precetto che Io vi ho dato “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima ecc…”. Oggi, come ieri, come domani, alle mie creature Io chiederò solo e sempre amore.
Certo, è vero che poi l’amore si manifesta anche con la penitenza, perché vedete che i santi facevano anche la penitenza. I pastorelli di Fatima facevano la penitenza, la Madonna a Fatima chiede la penitenza, a Lourdes chiede la penitenza, a La Salette chiede la penitenza, vedete? Però, fatta dentro a questa ottica d’amore, è tutta un’altra cosa. È tutta un’altra cosa, ogni più piccola difficoltà diventa un’offerta, una penitenza, che possiamo offrire a Dio, dentro questo atto di amore.
Ecco, questo è il regalino che volevo farvi oggi, che in realtà vi fa Gesù, che ci fa Gesù. Ecco, impariamo a diventare questo esercito, che qui è chiamato anche con un nome: “Le piccolissime”. Gesù le dice:
“Tu appartieni alle piccolissime anime. Queste ti seguiranno nel darmi l’atto incessante di amore. Non saranno solo migliaia, ma milioni. A esse appartengono anche gli uomini. E alla tua morte, «le piccolissime» correranno a me, come un giorno, al tuo apparire sul piazzale San Massimo, correvano a te le bimbe più piccole”.
Le piccolissime! Volete far parte delle piccolissime? E dei piccolissimi? Ecco, se volete far parte delle piccolissime e dei piccolissimi, allora viviamo questa bellissima preghiera che Gesù consegna a Suor Consolata: «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime».
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.