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Le radici spirituali delle malattie psichiche: seconda parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 16 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LE RADICI SPIRITUALI DELLE MALATTIE PSICHICHE – Seconda Parte

Eccoci giunti a martedì 16 febbraio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo di oggi tratto dal cap. VIII, vv 14-21 di San Marco. Gesù richiama l’attenzione sul fermento dei farisei e di Erode, che è un fermento di perversità, di malizia, di ipocrisia, di falsità, di la lontananza di Dio, e i discepoli discutono sul pane da mangiare. Non hanno capito niente. Il dramma è che io posso essere presente a miracoli di questa entità e non capire niente, posso vedere cinque pani diventare 5.000, sette pani diventare 4.000 e non capire nulla, che poi in realtà sono stati molti di più perché hanno portato via gli avanzi in 12 ceste una volta e in 7 ceste la seconda, quindi i pani erano molti di più.

Ci rendiamo conto di quante sono 5.000 persone?

In totale Gesù ha sfamato più di 9.000 persone.

I discepoli hanno visto a più riprese il miracolo del pane moltiplicato e quando Gesù fa il discorso loro pensano all’unico pane che hanno con sé, come se Gesù non avesse mai fatto miracoli.

Dio ci passa accanto e noi pensiamo ad altro, non ci lasciamo neanche interpellare da Dio, dalla domanda e presenza di Dio. Questo non comprendere da parte dei discepoli è una cosa grave.

Andiamo avanti con il nostro testo “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet, stiamo vedendo il capitolo X:

Le radici spirituali delle malattie psichiche.

Paragrafo Secondo:

“Falso timore e falsa inquietudine”

“La paura è il nucleo delle malattie psichiche comunemente chiamate «nevrosi fobiche». Qui la paura prende la forma d’un timore, accompagnato da angoscia, che si prova dinanzi a certi oggetti o certe situazioni. Possiamo però qualificarlo come un “falso timore”, perché il timore che uno ha è eccessivo, sproporzionato rispetto all’oggetto che lo causa e talora ingiustificato. Inoltre, qui il timore non è poi tanto suscitato dall’oggetto in sé, quanto piuttosto dall’aspetto di pericolosità che nella sua immaginazione la persona gli attribuisce. L’angoscia è presente nella maggior parte delle malattie psichiche ed è una componente di rilievo di tutte le nevrosi. Corrisponde, di fatto, a ciò che, da un punto di vista spirituale, possiamo chiamare “falsa inquietudine”: perché uno si inquieta senza ragione e senza motivo o per cose che non hanno un vero valore.”

Vedete, è il Vangelo di oggi. I discepoli stanno a pensare al pane quando Gesù lo ha moltiplicato per più di 9.000 persone. Dopo aver visto questi miracoli hanno ancora paura che non basti loro da mangiare.

Questa si chiama falsa inquietudine.

Noi quante false inquietudini abbiamo nella nostra vita? Quante volte ci inquietiamo per cose che non hanno un vero valore? Quante volte ci inquietiamo senza ragione e senza motivo? Quante paure portiamo dentro di noi?

“La paura e l’angoscia sono delle forme di quella passione che è il timore e che fa parte delle otto passioni principali, o generali, e come tale è stata spesso descritta dai Padri. Questa passione del timore, com’essi la concepiscono, comporta paura, orrore, terrore per un verso, ansietà, angoscia e disperazione per l’altro. Per ben comprendere l’aspetto patologico del timore, in tutte le sue forme, e poi anche per ben comprendere come si debba impostarne la terapeutica, dobbiamo subito dire che esso può assumere anche una forma normale e virtuosa, di cui il timore patologico e passionale è una perversione.”

Quindi c’è un timore buono e c’è un timore malato, come per ogni cosa.

“Nelle sue varie forme, il timore è provocato dall’idea o sentimento di poter perdere, nell’immediato, ciò cui si è attaccati in modo fondamentale. È dalla natura e dall’oggetto dell’attaccamento che il timore assume una forma normale oppure patologica.”

Se non fossimo attaccati a niente se non a Dio, avremmo molte meno paure, angosce e ansietà.

“1) La forma normale del timore può a sua volta assumere altre due forme.

  1. a) La prima è quella d’una forza che fa attaccare l’uomo al suo stesso essere e gli fa temere di perdersi, anima e corpo. In questa forma di timore e nelle sue manifestazioni più elementari, la persona si attacca alla vita, all’esistenza e teme tutto ciò che potrebbe danneggiarle e fargliele perdere, sente ripulsa per il non essere, come spiega san Massimo il Confessore sottolineando che questa tendenza fa parte della natura stessa dell’uomo. Questa forma di timore corrisponde, potremmo dire, all’istinto di conservazione, all’istinto di vita, alla tendenza presente nell’uomo di perseverare nell’essere e di perpetuare la propria esistenza. Si manifesta in particolare come timore della morte, timore che è una tendenza naturale dal momento che il Creatore ci ha dato la vita perché la conserviamo e la corruzione e la ‘morte costituiscono dei fenomeni antinaturali introdotti dal peccato.”

Senza il peccato non ci sarebbe stata la morte, saremmo passati ad altro stadio, quello della visione beatifica di Dio costante, la Vita Eterna. Quindi il primo è il timore del non esserci più.

  1. b) La sua seconda forma è il “timore di Dio”, che nel suo grado più alto è il timore di venire separati da Dio. Questa seconda forma di timore è collegata per sua natura alla precedente: l’uomo attaccato al suo essere e alla sua vita e che teme di perderli non può, se ne conosce l’autentica natura, non temere di venire separato da Dio, che del suo essere e della sua vita è appunto il principio e il fine, la fonte e il senso. Ma più che la vita biologica, è la vita in Dio che teme di perdere l’uomo cosciente della propria realtà fondamentale e vera. Per questo, nell’uomo spirituale il timore della morte si trova eclissato dal timore di Dio, dal timore di tutto ciò che può separarlo da Dio, cioè il peccato e il Maligno che danno la morte all’anima (cfr. Matteo-10,28; Luca 12,5), la sola morte da temere veramente, dato che toglie definitivamente l’intera vita, mentre la morte biologica non separa che temporaneamente l’anima dal corpo e non distrugge se non la forma terrena e corrotta dell’ esistenza.”

Il timore di Dio non è, come taluni vorrebbero far pensare, la paura di Dio, ma è la paura di essere separati da Dio, la paura di perderlo. Il settimo dono dello Spirito Santo, il Santo Timore di Dio. La paura di essere separato da Dio, questa è l’unica paura che noi dovremmo avere. Nella morte prima o poi ci andiamo dentro tutti. Dobbiamo vivere ogni giorno con il timore di Dio, che accada qualcosa, che avvenga un fatto, un evento, che in qualche modo ci possa separare dal Signore. Ecco perché è importante la Confessione frequente.

“2) Anche la forma patologica del timore, che i Padri considerano una passione cattiva, si manifesta come una ripulsa che l’uomo prova dinanzi a tutto ciò che può corrompere e distruggere il suo essere. Ma in questo caso non si tratta più del suo essere secondo Dio, ma del proprio essere decaduto, cui è attaccato in forza dell’amore egoistico di sé (philautia). È anche timore della morte, ma non più per la medesima ragione di prima. San Massimo il Confessore classifica questa forma di timore fra le passioni imputabili alla privazione di piacere e dice che esso proviene, al par di quelle, dal fatto che l’amore egoistico di sé (la philautia) si ritrova mortificato da una sofferenza dell’anima e del corpo: l’uomo teme di perdere e teme ciò che può fargli perdere un oggetto sensibile il cui possesso (reale o immaginariamente anticipato) gli procura un qualche godimento sensibile. L’idea o sentimento di questa possibile perdita genera nella sua anima uno stato di malessere e sconvolgimento i cui effetti si fanno sentire anche a livello del corpo.”

La ripulsa che l’uomo prova dinnanzi a tutto ciò che può distruggere il suo essere. Questo è in funzione del suo essere decaduto, non del suo essere secondo Dio.

“Il timore-passione rivela dunque, in tutti i casi, un attaccamento a questo mondo: ai beni di questo mondo e al loro godimento sensibile, e anche a questa vita in quanto concepita al servizio del raggiungimento di questa sorta di godimento. A questa forma di timore possiamo allora assimilare ogni paura della morte, ma non più intesa come nel quadro del timore naturale e normale come paura di perdere la vita che è un bene dato da Dio e che deve servire per unirsi a Lui, bensì come la perdita dei piaceri sensibili di cui la vita permette di godere in questo mondo. I Padri sottolineano spesso l’essenziale relazione del timore-passione con la vita secondo questo mondo, ossia con la vita “carnalmente” intesa.”

Credo che oggi abbiamo detto veramente tanto, abbiamo motivi ampi di fermarci un secondo a ragionare su quanto noi siamo attaccati al godimento in quanto tale, in tutto, e che quindi abbiamo paura di perdere quel godimento.

Questo nelle relazioni umane, nei rapporti con le persone può essere molto forte, nella vita, nel lavoro, in tutti gli affetti. Noi da quante cose traiamo piacere, ragioniamoci.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 8,14-21)
Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

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