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Modellare l’uomo sul Vangelo e non il Vangelo sull’uomo

FiglioVedovaNain

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 5 giugno 2016, S. Messa prefestiva.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Modellare l’uomo sul Vangelo e non il Vangelo sull’uomo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Abbiamo appena ascoltato nella seconda lettura, tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati, una espressione che è assolutamente attuale e che purtroppo ancora oggi non riscontra nella nostra vita un’adeguata risposta. San Paolo dice: «Vi dichiaro fratelli che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti, io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo».

Quello che noi tentiamo oggi di fare con il Vangelo, con la Parola di Dio, che cos’è?

È di prenderlo e di modellare il Vangelo sull’uomo, di fare in modo che il Vangelo sia la risposta a quelli che possono essere i miei bisogni, più o meno veri, le mie pigrizie, le mie incoerenze, i miei vizi e anche i miei peccati.

Si cerca di snaturare il Vangelo, di fare in modo che il Vangelo non dia una parola vera, esigente, forte, necessaria, ma una parola sdolcinata, una sorta di melassa che si estende su tutto e che di fatto non cambia la vita di nessuno.

Uno ascolta il Vangelo, lo legge, ma non è che si sente chiamato a cambiare, va avanti per la sua strada: va alla Messa, e l’uomo che è entrato prima della Messa è lo stesso uomo che è uscito dopo la Messa, non è cambiato niente. Ogni Messa, invece, deve essere un cambiamento per una persona, perché in ogni Messa, non solo incontro Gesù nell’Eucarestia, veramente, realmente, sostanzialmente presente, ma Lo incontro anche, appunto, nel Vangelo, nella Parola di Dio.

Questa Parola mi deve dire qualcosa e questo vuol dire che allora la mia vita deve essere modellata sul Vangelo, non il contrario; tutte le volte che il Vangelo mi dice una Parola che stona, il problema non è il Vangelo, il problema sono io, non devo cambiare il Vangelo ma devo cambiare io.

Pensate a quante Parole il Vangelo dice, a quante Parole Gesù dice che nella nostra vita stonano…

Pensate all’esigenza potente del perdono…

Il Signore ci chiede di perdonare sempre, di perdonare tutti, e di perdonare al di là dei “se” e dei “ma”, e noi?

Noi non lo facciamo, noi abbiamo mille ragioni, tutti, per portare avanti i nostri rancori, i nostri risentimenti, quello che dentro di noi non va, quello che abbiamo contro Tizio, contro Caio e contro Sempronio, e in più ci convinciamo di avere ragione e che quindi è giusto portare avanti questi sentimenti nel cuore.

Questo modo di fare è contro Gesù e dobbiamo dirlo così com’è: è contro il Signore, è contro il Vangelo!

Uno dice: «Ma io ho ragione…»

Tutti abbiamo ragione quando litighiamo, avete mai visto due persone che litigano perché una dice: «Io ho torto e tu hai ragione»?

No. Tutte e due dicono: «Io ho ragione… Io ho ragione…»

Il cristiano è colui che ha uno sguardo in più e dice: «A me non interessa chi ha ragione, a me interessa seguire Gesù e Gesù mi chiede di perdonare».

Perdonare non vuol dire dimenticare il male ricevuto, perché quello non si può dimenticare. Se io butto giù quella statua, la statua si spezza, non si può dimenticare che io ho spezzato la statua, ma si può andare oltre; non posso dimenticare il torto, quello rimane nella mia memoria, ma posso fare in modo che quel torto non mi chiuda il cuore e non mi impedisca di amare, cioè non mi impedisca di avere un gesto di attenzione e di carità verso l’altra persona, per esempio.

Pensate a tutto quello che riguarda il Nome di Dio, alla bestemmia, a quanto la bestemmia è diffusa oggi…

Pensate alla domenica, giorno del Signore…e noi alla domenica lavoriamo, questo vuol dire andare contro il giorno del Signore.

«Ma io ho bisogno di soldi…»

No! È il Terzo Comandamento, è il giorno del Signore, e nel giorno del Signore non si lavora.

«Ma io guadagno meno…»

Il papà di Santa Teresa di Gesù Bambino faceva l’orefice e la mamma di Teresa di Gesù Bambino era rimasta sconvolta dalla severità di suo marito, perché lui nel giorno di domenica neanche viaggiava e l’oreficeria era sempre chiusa. Se lui andava in giro per il paese e vedeva un oggetto che gli piaceva, perché era anche antiquario, andava lì e diceva: «Guardi, quell’oggetto me lo tenga da parte, passerò domani a prenderlo. Oggi io non compro».

E la mamma di Santa Teresa di Gesù Bambino (sapete che la mamma e il papà di Teresina sono Santi anche loro) scrive: «Io sono del parere che tutta la benedizione di Dio, che è arrivata sulla nostra famiglia perché è sempre stata una famiglia benestante, deriva dal rigore con il quale mio marito Luigi ha voluto rispettare il Terzo Comandamento».

E noi?

Non se ne parla: centri commerciali, bar, ristoranti, pizzerie, aperti, feste di Cresima e di Comunione, di tutto di più…

E uno dice: «Ma scusami, se il Terzo Comandamento ti dice che devi santificare le feste e che la domenica è un giorno sacro al Signore, non puoi trattarlo come gli altri giorni. Se la domenica è uguale al venerdì, c’è qualcosa che non va».

Allo stesso modo, voi potete prendere tutta la vita umana e cristiana, prendere il Vangelo, metterlo sopra come una luce e irraggiare; se questa luce trova dei diaframmi, trova degli ostacoli dentro ai quali non può entrare, il problema è lì, sono gli ostacoli, non è il Vangelo!

Non devo cambiare il Vangelo, non devo dire: «No, ma io lo devo interpretare…»

No!

Sei tu che devi cambiare!

Noi oggi, invece, cambiamo il Vangelo.

Noi oggi diciamo: «No, ma questa cosa è troppo esigente… No, ma questa cosa qui è di altri tempi… No, ma oggi c’è la Misericordia…», come se la Misericordia fosse quella roba per cui va bene tutto.

La Misericordia di Dio non è quella cosa per la quale va bene tutto, puoi fare tutto quello che vuoi, tanto poi il Signore ti perdona.

Sant’Alfonso dice che ne manda all’Inferno più la Misericordia di Dio che non la Sua Giustizia, perché, con il concetto errato della Misericordia, io intendo che posso fare tutto quello che voglio, tanto poi il Signore mi perdona.

No, assolutamente non è così!

Gesù lo dice chiaramente a Santa Faustina Kowalska: «La Mia Misericordia è per questa terra, non è per il Cielo. Quando una persona muore incontra la Giustizia di Dio, non la Misericordia, la Misericordia è per qua. I troni della Mia Misericordia sono due: il tabernacolo e il confessionale. Volete la Misericordia? Andate al tabernacolo e incontrerete Gesù che vi illumina, vi scalda il cuore, vi purifica, e poi andate al confessionale, dove dovete chiedere perdono dei vostri peccati».

Quando è stata l’ultima volta che ci siamo confessati?

Oggi voi andate in una chiesa qualunque, andate a chiedere ai fedeli: «Quand’è l’ultima volta che ti sei confessato?»

«Mmmm…boh…ma..»

Fai la Comunione?

Allora, se fai la Comunione è gravissimo, rischi di fare un sacrilegio, se hai peccati gravi sulla coscienza.

Non fai la Comunione?

Da quanto tempo è che non fai la Comunione?

Gesù, nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, dice: «Chi mangia la Mia Carne e beve il Mio Sangue ha in sé la vita; chi non La mangia e non Lo beve non ha la vita».

Senza il Corpo e il Sangue di Cristo siamo morti, è come un corpo che non mangia…così è anche per l’anima.

E noi, ci diamo problema per queste cose?

Macché, va bene tutto…infatti, voi entrate in chiesa e, quando andate ad una Messa, cos’è che vedete?

Vedete un grande caos, sembra di vedere un circo: gente che urla, gente che chiama, gente che chiacchiera…

Padre Pio da Pietralcina dice: «La chiesa è fatta solo per parlare con Dio».

Alla sua figlia spirituale che diceva: «Padre, mi è capitato in chiesa di dire due parole», lui disse: «Hai sbagliato, le due parole le dici fuori, in chiesa si parla solo con Dio. Non di Dio, ma solo con Dio, basta, non si fa altro, perché è la casa di Dio».

Se voi guardate bene, che cosa notate?

Prendendo il Vangelo e aprendolo sul mondo, voi notate che tante finestre del mondo sono chiuse al Vangelo e che la nostra vita è una vita parallela al Vangelo, sembra una vita evangelica, ma evangelica non è.

Noi abbiamo preso il Vangelo e lo abbiamo ristretto secondo il nostro cuore un po’ meschino, per cui oggi essere un bravo cristiano in che cosa consiste?

Aiutare il povero.

Ma per aiutare il povero non serve essere cristiani, può farlo anche chi non crede; non serve che io sia battezzato e che sia credente in Dio per aiutare il povero.

Madre Teresa di Calcutta, che tutti ricordiamo come la suora dei lebbrosi, non nasce così. Madre Teresa di Calcutta, quando esce dalla Congregazione delle suore di Loreto e fonda questa nuova Congregazione, nasce come risposta ad una voce interiore di Gesù che le ha detto: «Sitio», ho sete. Tutto il suo cammino iniziale è per rispondere a questo “Ho sete” di Gesù e andare nei buchi di Calcutta a salvare le anime, non a curare i corpi.

Questo è l’inizio di Madre Teresa di Calcutta, poi è arrivato tutto il resto.

Peccato che, quando si parla di lei, si ricorda sempre Madre Teresa che aiuta il lebbroso e si dimentica Madre Teresa che, dopo dodici, quindici ore che curava i lebbrosi con le suorine novizie giovanissime di neanche vent’anni, lei le prendeva, le portava in cappella e dovevano fare tutti i giorni tre ore di adorazione eucaristica in ginocchio.

Le suorine svenivano, erano in ginocchio e cadevano proprio per terra, svenute; dopo dodici, tredici ore di assistenza ai malati uno non ha più le forze con quel caldo che c’è a Calcutta. Loro svenivano, e cosa faceva Madre Teresa?

Le prendeva e le rimetteva in ginocchio, lì dovevano stare.

Questo ci fa capire come abbiamo bisogno di una grande conversione, come abbiamo bisogno di rivisitare completamente la nostra vita di fede e di farla diventare una cosa vera, autentica.

Pensate (lo accenno solo) a tutto il capitolo sul Sesto Comandamento, sulla purezza…

Pensate a quanto oggi la purezza è violata, a partire da quando si è bambini, con la televisione che è diventato uno strumento terribile, con tutto quello che si vede, coi discorsi che si fanno, le battute volgari, le malizie…

Pensate a quanto oggi vanno di moda l’adulterio, la fornicazione, i rapporti impuri da tutte le parti…

Ma i Dieci Comandamenti non dicono così!

Gesù nel Vangelo dice, al capitolo 5 di San Matteo: «Se tu guardi una donna, la guardi per desiderarla, tu hai già commesso adulterio nel tuo cuore».

E oggi?

Chi rimane sensibile a queste Parole di Gesù?

Ecco che allora dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di non modellare mai il Vangelo sull’uomo ma di modellare l’uomo sul Vangelo, la nostra cultura ha bisogno di essere evangelizzata, non il Vangelo inculturato.

Noi abbiamo bisogno di Vangelo, non il contrario, il Vangelo ha già tutto quello che serve.

Che la Vergine Maria, Stella del mare, ci conceda questa grazia, di rispettare e di onorare il Vangelo di Gesù.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Prima lettura

1Re 17,17-24
Tuo figlio vive.

In quei giorni, il figlio della padrona di casa, [la vedova di Sarepta di Sidòne,] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?».
Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo».
Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».

Salmo responsoriale

Sal 29

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Seconda lettura

Gal 1,11-19
Si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti.

Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.

Canto al Vangelo (Lc 7,16)

Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia.

Vangelo

Lc 7,11-17
Ragazzo, dico a te, alzati!

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

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