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Le Passiflore Eucaristiche: Beata Anna Katharina Emmerick, parte 3

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Anna Katharina Emmerick

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di sabato 5 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 16, 9-15)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 5 novembre 2022, primo sabato del mese. Come in ogni primo sabato del mese siamo chiamati alla pratica dei Primi Sabati del mese che la Vergine Maria ha chiesto a Fatima: trovate tutto nel pdf color verde sul sito: veritatemincaritate.com. Dalla Homepage scendete fino a trovare la sezione ‘Libri scritti da Padre Giorgio Maria’ che contiene il pdf verde con l’immagine dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, che spiega tutte le condizioni per vivere bene questo giorno in onore del Cuore Immacolato di Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sedicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 9-15.

Proseguiamo la nostra meditazione sulle Passiflore Eucaristiche, in particolare su Katharina Emmerick.

Vol. 1 p. 232

“Grandi quanto il suo amore erano i suoi patimenti a cagione del santissimo Sacramento; poiché nessun peccato più fortemente al cielo esclamava bisognoso d’espiazione, quanto precisamente quello di cui si era sopraccaricata quell’epoca con perseguitare l’adorazione e la confessione della santissima reale presenza di Cristo nel sacramento dell’altare. Appunto in quello stesso tempo in cui nel cuore di Anna Caterina ardeva fiamma d’amore possente al segno da poter riscaldare un numero infinito di altri uomini, non soltanto venivano profanate e distrutte innumerevoli case di Dio, ma la luce stessa della fede alla presenza reale di Dio nel Sacramento minacciava in moltissimi luoghi di estinguersi; giacché l’odio della setta giansenista tentava senza alcun riguardo e pudore di scacciare dalle chiese l’Ostia incruenta e la celebrazione di quelle solennità, con cui sino dal momento in cui fu instituita la sua esposizione ai fedeli venne costantemente circondata; precisamente come cotesta rea setta aveva tentato e tentava espellere dai cuori la venerazione per la santissima Vergine Maria. Tutta la intera concatenazione di cotesti orribili delitti presentavasi dinanzi all’anima di Anna Caterina, e le riempiva il cuore di ineffabile doglia [dolore], ogni qual volta ella stava genuflessa dinanzi all’altare; e pareva che invece dello Sposo suo celeste ella dovesse sopportare in modo corporale e sensibile le pene cagionate al suo cuore divino dalle profanazioni ed oltraggi fatti al santissimo Sacramento. E dove avrebbe egli d’altronde potuto trovare compenso a cotesti oltraggi, poiché i suoi più acerbi nemici si contavano appunto nelle schiere di coloro, ai quali egli aveva accordato il maggiore e più alto potere sopra il più santo pegno del suo divino amore ovvero i Sacerdoti? Spesso nel più profondo della notte si rifugiava Anna Caterina innanzi alle porte chiuse della chiesa del convento (chiuso dalla soppressione napoleonica nel 1811), e là restava gemente e languente per dolore e per ardente brama dinanzi a quelle porte, finché gelata dal freddo col nascere del giorno poteva penetrare in chiesa; giacché a quelle pene espiatorie che ella sopportava per amore del suo Salvatore soltanto poteva trovare mitigazione e conforto nella di Lui vicinanza. E coteste pene erano altrettanto molteplici, quanto lo erano vari i peccati dell’epoca sua contro il santissimo Sacramento. 

Sentiamoli: anche qui ritorna il tema dei peccati contro l’Eucarestia.

Cominciando dalla pigra indolenza e dalla indifferenza dei comuni cristiani nella preparazione e nel ringraziamento per la santissima Comunione sino ai sacrilegi de’ nemici della Chiesa, ella doveva tutto e per tutti espiare; e da ben lungo tempo avrebbe dovuto soccombere a sì terribile missione, se Iddio non le avesse presto cancellato dall’anima le potenti e spaventevoli impressioni cagionate dalla visione di quei delitti, e non l’avesse riempita delle sue consolazioni.”

Questi sono i santi, i beati; questa è la beata Katharina Emmerick… non è l’unica a dire queste cose che hanno detto altri santi e beati, anzi che il Cielo dice attraverso di loro. E noi? Quanto abbiamo cura della preparazione e del ringraziamento prima e dopo la Messa? È un po’ quello che vi dicevo ieri: se passiamo il pre-Messa chiacchierando, parlando ad alta voce in chiesa, arrivando all’ultimo momento, arrivando a Messa già iniziata che preparazione stiamo facendo alla Santa Messa? E non solo quantitativamente, ma qualitativamente… come? Come mi sto preparando? Forse sto passando dalla vita di tutti i giorni, dal dormire al ‘tuffarmi’ sull’altare!

E il ringraziamento? A questo proposito mi sorge una domanda: se la Santa Messa è posta proprio a ridosso della colazione per cui celebro/partecipo alla Santa Messa e subito dopo c’è la colazione, che ringraziamento sto facendo? È chiaro che la mia testa e il mio stomaco sono alla colazione perché noi rinunciamo a tutto, ma non al mangiare! 

Quindi magari succede che la Messa dura venticinque minuti, la colazione mezz’ora/tre quarti d’ora. C’è una sproporzione: il ringraziamento, ad andar bene, cinque minuti e la colazione venti tra bar, cappuccio, brioche, giornale, messaggi.

Non parliamo poi delle Messe celebrate a ridosso del pranzo: ad esempio ad un ritiro, a degli esercizi spirituali si celebra la Messa alle 11,30, pranzo alle 12,30! Siccome poi quelle Messe hanno anche una omelia abbastanza ampia come proseguimento della meditazione, la Messa termina alle 12,20 e…12,30 pranzo!

Ma il ringraziamento dopo la Santa Messa non è una possibilità eventuale, è un dovere: non possiamo essere indifferenti, pigri e indolenti verso la preparazione e il ringraziamento che compongono un tutt’uno con la celebrazione della Santa Messa perché dobbiamo prepararci a ricevere il Sacramento e dobbiamo ringraziare per averlo ricevuto.

Ci sono quelli, poi, che devono subito scappare al lavoro. Benissimo: usa il tempo in cui fuggi per andare a lavorare per fare il ringraziamento. Raccolto, reciterai il Salterio, farai silenzio, ascolterai una meditazione! La Santa Messa non può essere un incidente di percorso durante la nostra giornata; non può essere una pausa ‘doveristica’. Dovrebbe essere il fulcro, il cuore, l’origine, la ‘datrice’ di senso della nostra giornata, non una cosa in più da fare che non so bene dove incastrare. Non è un peso da portare, ma è una chiave di volta per vivere la mia giornata in Dio, per non essere stravolti, risucchiati e divorati dalle nostre cose da fare.

Ecco come la Beata santificava il giovedì in onore della Ss. Eucarestia:

Vol. 1 p. 237:

“Ella comunicavasi volenterosissima nel giovedì, ad onore del santissimo Sacramento. Ma siccome ciò era cagione di molta sorpresa e di molte ciarle in convento, ella ottenne dal confessore il permesso di ricevere privatamente la santissima Comunione. Ella è andata talvolta poco dopo mezzanotte e talvolta alle tre o alle quattro del mattino a comunicarsi; poiché a cagione del grande ardore di quel suo desiderio non poteva aspettare più lungamente.”

“Le domandai una volta perché mai nel giovedì ella sempre si vestisse dei migliori vestiti, e mi rispose: — «Ad onore del santissimo Sacramento.»”

Lei si comunicava volentieri nei giovedì in onore del Santissimo Sacramento – ricordate la pratica dei Primi sei Giovedì – in un tempo in cui non si riceveva la Santa Comunione tutti i giorni. È questo il motivo per cui in convento si ‘ciarlava’, nei conventi si ciarla sempre per tutto e per tutti, come d’altra parte ovunque ci siano persone che parlano troppo, pensano poco e pregano ancor meno. 

Per evitare tutto il ‘ciarlare’, la beata andava a comunicarsi di notte prestissimo per il suo desiderio ardente. Anche noi siamo così? Forse anche noi, passata dopo pochi minuti la mezzanotte, non vediamo l’ora che arrivi il momento per comunicarci?

E poi, la beata si vestiva bene in onore di Gesù Eucarestia.

La seguente testimonianza del padre Overberg (uno dei confessori della Beata negli anni della permanenza in monastero) racconta di come il Signore punì una disubbidienza compiuta dalla Beata a causa del rispetto umano verso le consorelle. 

Vol. 1 p. 234:

“Il di lei confessore voleva che ella si comunicasse più spesso di quel che suolessero farlo le sue consorelle. 

L’ordine del confessore era che la beata si comunicasse con maggior frequenza delle consorelle, senza preoccuparsi delle loro eventuali reazioni.

Essa lo fece durante alcun tempo; ma lo tralasciò di nuovo, e ciò contro la volontà del confessore, dalla Purificazione sino a poco tempo dopo Pentecoste, e ciò soltanto per rispetto umano; perché il di lei frequente comunicarsi veniva considerato come ostentazione di santità, e perché persistevano in cotesta credenza.

Per ben più di quaranta giorni la beata non obbedisce al confessore, temendo quello che le consorelle avrebbero potuto rimproverarle… Ma le consorelle non sapevano che il motivo delle comunioni frequenti fosse da ricercare nella obbedienza al confessore. Ecco perché noi non dobbiamo giudicare nessuno!

“Si mette in ginocchio a ricevere la Comunione perché vuole fare la ‘diversa’ o il ‘diverso’ e vuole sembrare migliore degli altri”.

Che cosa sappiamo noi di che cosa sta nel cuore di una persona? Non possiamo giudicare nessuno perché noi vediamo l’esterno e non l’interno! La beata non intendeva ostentare santità e stava, in realtà, obbedendo con grande fatica al confessore: anche se amava comunicarsi con frequenza, c’era una obbedienza chiara che non era priva di difficoltà. E le consorelle che cosa sapevano di tutto questo? Niente!

Anch’ella poi riteneva se stessa per troppo cattiva per osare comunicarsi sì spesso. 

Il rispetto umano e la sua convinzione fanno unità e vanno a scardinare l’obbedienza al confessore. Quando noi non obbediamo al confessore, ci sono sempre una o più ragioni apparentemente ragionevoli. Non è che non obbediamo perché pazzi: no! Sta di fatto che si tratta di una chiara disobbedienza.

Ciò poi fu cagione che ella venisse in sì misero stato, da non sapere come sollevarsene e spesso non poteva ritenersi dal mormorarne e lamentarsi. 

Poi la beata cade nel peccato; ovviamente cade da questo mandato del confessore e si trova talmente prostrata che inizia a lamentarsi e a mormorare. 

Anche noi facciamo la stessa cosa: “So che quella è la scelta giusta, ma poi mi dicono che faccio questa cosa per mettermi in vista!” 

Ci sono migliaia di accuse che possiamo ricevere: noi sappiamo che è giusto comportarci in un tal modo, ma le accuse che si muovono attorno a noi da parte di chi ci è accanto ci colpiscono e ci fanno entrare in dubbio e scrupolo di coscienza, allora traballiamo e disobbediamo o al confessore o a quello che la nostra coscienza ci ha detto di fare fino a quel momento.

Alla fine, riconobbe la sua mancanza nel non aver seguito il consiglio del confessore; ed allora ricominciò di nuovo a comunicarsi di frequente. Per altro dovette espiare cotesta disubbidienza per due lunghi anni; per tutto cotesto tempo venne privata di ogni consolazione e lasciata in perfetta aridità.

Per aver disobbedito, lei viene privata per due anni di consolazioni di Dio e viene lasciata nella aridità più assoluta. Noi spesso disobbediamo alle indicazioni che riceviamo, perché riteniamo la nostra testa una piccola succursale del Paradiso, come donna Prassede. Noi diciamo: “Mi ha detto di fare così, ma io so che è meglio fare in un altro modo!” Quante volte succede, quante! 

Guardate che due anni di aridità sono tanti!

Dopo cotesti due anni ritornarono di bel nuovo le consolazioni, ed ella provò sì ardente desiderio della santissima Comunione, al segno di non poter aspettare l’ora abituale di riceverla. Quindi il suo confessore ordinò che ella dovesse ricevere la santissima Comunione ad un’ora anteriore a quella in cui le sue consorelle solevano levarsi dal letto, affinché ciò fosse meno conosciuto, né destasse rumore o meraviglia. Ella, quindi, fu obbligata a battere alla porta della camera dell’abate Lambert, il quale ebbe sempre la bontà di comunicarla così di buon’ora.

Spesso ella sopravveniva a battere a quella porta più presto ancora del tempo fissato, poiché non poteva più a lungo resistere alla intensità della sua bramosia del santissimo Sacramento. Una volta vi andò pochissimo tempo dopo mezzanotte, poiché credevasi di soccombere morendo consumata dal desiderio.”

Bello questo desiderio, ma stiamo attenti che la via della obbedienza è importante da seguire.

Nel seguente passo, oltre ad un accenno riguardo ai pregiudizi che la Beata subiva in monastero per la sua devozione eucaristica, il dott. Wesener racconta di come cominciò il doloroso digiuno, appena suor Caterina lasciò il monastero.

Vol. 1 p. 255:

“Durante il decennio della sua vita conventuale ella fu quasi costantemente inferma e spesso anche costretta a rimanere in letto per intere settimane. Ciò che per altro accresceva i di lei patimenti era l’essere considerata dalle sue consorelle come una pia farnetica, mal conosciuta, e trattata senza carità; e ciò perché talora, o per meglio dire abitualmente, si accostava alla Comunione più volte nella settimana, 

Vedete? Noi abbiamo un cuore talmente piccolo, gretto e meschino che, se qualcuno non fa esattamente come facciamo noi, deve morire. Noi, che siamo i primi a dire che “lo Spirito Santo soffia dove vuole, Dio fa come vuole, non dobbiamo incasellare le persone”, siamo i primi che, se uno occupa il nostro posto in chiesa, facciamo il finimondo! 

Io so di un parroco che, mentre celebrava la Messa, ha mandato via dalla sua chiesa dei giovani che occupavano i posti di alcune donne che abitualmente occupavano quei posti. In sintesi ha detto: “Andate via, non venite qui più, perché non potete occupare i posti che sono occupati da una vita da queste quattro donne”. A questo siamo arrivati! Ci hanno messo il nome su quel posto? Manco in pizzeria uno ha il suo posto! Da quando i posti in chiesa sono ‘ad personam? E poi che brutta cosa monopolizzare un posto! Anche a me è capitato nella mia vita sacerdotale di notare delle persone che occupavano sempre un determinato posto e guai a toccare quel posto! 

Ma gira, muoviti, vai altrove! Ci fa bene anche stare all’ultimo posto! Che cosa sono questi comportamenti superstiziosi da beghine? In chiesa non ci sono posti ‘ad personam’; nessuno ha il ‘suo’ posto. Ognuno si siede dove vuole; smettiamo con questi modi da pagani che si fossilizzano su chissà quali manìe!

Siccome la beata chiedeva la Comunione più volte alla settimana era una pia farnetica: che male ha fatto? Che cosa ci interessa quello che fanno gli altri? Dovremo rendere conto a Dio della loro anima? No! E allora? Sono i problemi degli scribi e farisei; sono i problemi di chi non ha problemi; sono i problemi di quelli che si fissano su cose assurde che nulla hanno a che fare con la fede. 

Noi dovremmo avere la povertà di spirito che innanzi tutto significa ‘non avere niente’: il posto in chiesa? Non mi interessa il posto in chiesa, prendete tutti quelli che volete! A me basta entrare! 

‘Il mio posto!’ ; ‘la mia sedia!’… cose assurde che fanno passare la voglia di stare lì insieme! Quando uno arriva per la Messa, si deve preoccupare di sapere a che ‘appartengono’ i posti? Se arriva presto potrebbe correre il rischio di occupare il posto di un altro!

E ognuno in chiesa ha la sua vita di fede, quindi non ci deve interessare se sta in piedi, seduto, in ginocchio, se riceve la Comunione in un modo o in un altro. Ognuno deve pensare alla sua vita di fede, alla sua anima, al suo stato di grazia, invece di pensare a quello degli altri, visto che nessuno ci ha eletti quali scrutatori delle vite degli altri: facciamo fatica a guardare la nostra, figuriamoci se possiamo guardare quella degli altri! 

Spesso parlava con santo entusiasmo della felicità di coloro che soffrono, teneva molto alle pratiche di devozione, e così si distingueva dalle altre, fra le quali talvolta aveva anche lasciato cadere qualche parola di visioni e di rivelazioni. 

In questo è stata un po’ imprudente… comunque teneva molto alle devozioni: i primi giovedì, venerdì e sabato, il Salterio… le devozioni accrescono la pietas! 

La di lei disposizione inferma durò anche dopo la soppressione del convento precisamente come prima. Ed ora da alcuni mesi ella giace costantemente in letto, e da due mesi in poi non prende né rimedii, né alcun nutrimento in fuori dell’acqua fredda, con la quale per alcun tempo venivano mescolate alcune gocce di vino. Da tre o quattro settimane ella sorbisce quell’acqua sola e senza alcuna mescolanza di vino. Quel cibo che d’altronde ella prende col fine di nascondere agli uomini che ella vive di pura acqua lo rigetta immediatamente col vomito. Suda poi ella sì fortemente, che a sera tutto ciò che ha sopra di sé o intorno a sé è talmente umido come se fosse stato inzuppato nell’acqua. Così ella ci dà giornalmente una nuova prova dell’antica sentenza biblica, che l’uomo non vive solo di pane – ma bensì di ognuna di quelle parole che provengono dalla bocca del Signore.”

Iniziano per lei i tempi di digiuno e dovrà anche lei imparare come si fa… perché le cose si imparano. Anche i santi hanno dovuto imparare, anche in loro c’è una progressione!

Bene, spero che tutto questo che abbiamo letto ci serva per mettere tutte le cose a posto!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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