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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 20° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 23 giugno

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 20° parte

Eccoci giunti a mercoledì 23 giugno 2021. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VII di San Matteo, versetti 15-20. 

Come si fa a distinguere un lupo travestito da una pecora?

È molto difficile, non è per niente facile e purtroppo con facilità ci si può ingannare, per questo dobbiamo pregare lo Spirito Santo, tanto. Abbiamo un solo modo per riconoscere i lupi: i loro frutti. Sono talmente mascherati e talmente travestiti nei loro mascheramenti, nelle loro ipocrite sembianze che solo dai frutti li possiamo riconoscere. I falsi profeti producono frutti falsi, però sono vestiti da pecore e questo è l’inganno. L’apparenza è un’apparenza buona, autorevole, fedele, di pietà. Guardandoli esternamente nell’apparenza vediamo che sono come le pecore, come tutte le altre pecore, ma in realtà non lo sono. E allora noi dovremo essere così attenti da riconoscere ora qui, ora lì, ora là, i frutti, perché ciascuno di noi produce dei frutti, nel modo di parlare, nel modo di essere, di comportarsi, ciascuno di noi produce, si mostra e quindi noi possiamo vedere se ci sono dei frutti di fedeltà alla legge di Dio, di amore all’Eucarestia, di fedeltà al Vangelo, di bontà, di fedeltà alla dottrina cristiana, alla nostra esperienza cristiana, al sapere cristiano, a quanto i Santi ci hanno consegnato.

Gesù dice:

“Guardatevi dai falsi profeti”

“Dai loro frutti dunque li riconoscerete”

E quando li ho riconosciuti, quando me ne sono accorto? Quando l’hai riconosciuto fuggi via a gambe levate, perché un falso profeta è una disgrazi, lo si diceva già nell’Antico Testamento. 

Volevo riprendere il Vangelo di ieri, dove Gesù dice:

“Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché calpestandole non si rivoltino contro di voi per sbranarvi”,

Noi dobbiamo imparare ad avere un comportamento adatto alla persona che abbiamo davanti. Le cose spirituali più profonde le possiamo trasmettere solo ai monaci, solo a coloro che sono un “unicum” con Gesù; solo a coloro che sono esperti nelle vie di Dio, che hanno uno sguardo più profondo, solo a loro possiamo trasmettere queste intimità. Quindi, se ci sono persone che non apprezzano e non sanno apprezzare, stiamo attenti — questo è quello che non ho detto ieri — siamo attenti perchè se mostriamo a queste persone la ricchezza del tesoro che abbiamo nel cuore, che è il rapporto con Gesù, attenti che non venga offeso Dio attraverso la nostra ricchezza. Se viene detta alle persone sbagliate la ricchezza che porto nel cuore, questa ricchezza viene calpestata, quindi si calpesta Dio. Noi dobbiamo stare molto attenti a cosa diciamo e a chi lo diciamo, affinché non venga offeso Dio a causa della nostra ricchezza, per il diavolo sarebbe proprio la quadratura del cerchio. Quando io capisco che quella persona è falsa — non perché mi è antipatica — falsa in senso evangelico, che produce frutti falsi, frutti di morte, devo cercare di starle il più lontano possibile. 

Proseguiamo con il Venerabile Fulton Sheen “Il Sacerdote non si appartiene”.

Il ruolo dello Spirito Santo nella durezza della lotta

“Ogni Sacerdote, per quanto chiamato a essere un Pietro, conserva in sé la fragilità della natura di un Simone. San Paolo descrive la conseguente guerra civile tra Pietro e Simone.

Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato (Rm 7, 22-25).

Prima ancora di Paolo, Platone aveva osservato che ognuno di noi è in sano conflitto contro se stesso. Chiunque non dia mano alla spada per combattere la propria natura più bassa, ne rimane distrutto. 

Per prima cosa, il peccato si impossessa della carne; una volta che vi si è trincerato, attacca la mente e finisce per spodestarla dalla sua posizione di autorità.

Un uomo può avere poteri sacerdotali, e ciò nonostante essere governato dalla natura in quanto l’ordinazione non distrugge la carne”

E quindi noi dobbiamo combattere contro noi stessi, contro la parte più bassa della nostra natura, altrimenti siamo finiti, e quindi sono importantissimi i digiuni di ogni genere e specie. Abbiamo neanche un mese fa celebrato la memoria dell’Apparizione a Caravaggio e chi va a Caravaggio a prendere l’acqua sa che quando scende alla fonte, sopra la porta di ingresso, c’è scritto di digiunare a pane e acqua di venerdì. 

Vi ricordate? Tre sono i digiuni che San Giovanni Maria Vianney dice che hanno effetti sul demonio, che il demonio detesta: il digiuno del pane (cioè del cibo), dell’acqua (cioè del bere) e il digiuno del sonno. Questi sono i tre digiuni che hanno effetto sul demonio. San Giovanni Maria Vianney diceva che quando lui digiunava poteva chiedere qualunque cosa a Dio e Dio gliela concedeva, perché il digiuno ha un potere enorme, perché è un modo di dominare questa parte più bassa di noi e di elevarla in Cielo, di farle vedere e apprezzare le cose più belle. 

“Un uomo può avere poteri sacerdotali, e ciò nonostante essere governato dalla natura in quanto l’ordinazione non distrugge la carne.

Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace (Rm 8, 5-6).”

Gesù dice: “li riconoscerete dai frutti”, ne parlavano ieri e oggi ne parliamo ancora. Tu capisci dov’è una persona, che tipo di persona è, dai discorsi che fa, dagli argomenti che tratta. Io so per esempio che se parlo con quelle persone precise dopo cinque minuti che mi stanno parlando, iniziano a parlare di mangiare: “Ho cucinato questo, ho cucinato quello, quell’altro, poi ho fatto questo… e quella volta che siamo andati a mangiare… e quell’altra a bere…” Tutto così, diventa un parlare, un riversarsi tutto sul cibo.

“Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne”

Io so che se mi metto a parlare con altre persone mi parlano di pallone, dopo tre minuti cominciano a parlarmi di calcio. Poi ci sono quelli che parlano di vino, poi ci sono quelli che parlano di donne, altri di macchine, tutte cose carnali.

“Vivono secondo la carne“

Vivono secondo queste cose, pensano a queste cose e parlano di queste cose. Invece so che se vado a parlare con un altro genere di persone, queste persone non riescono a parlare di altro che di Dio, della Vergine Maria e della Verità, sono a assetate e affamate di tutto questo.

Vi confesso un peccato — ogni tanto fa bene fare anche le confessioni pubbliche — porto nel cuore un rimorso enorme verso la Vergine Maria, verso di voi, e verso di me, perché mi sono completamente dimenticato — e non so come sia stato possibile, ma è stato possibile, è successo e ve ne sarete anche accorti — mi sono completamente dimenticato, a maggio, di predicare, di preparare la grandiosa, bellissima, stupenda festa della Madonna di Pompei dell’8 maggio. Io che cerco sempre di essere attento, di preparare una festa con le novene, il giorno stesso di parlarne, me ne sono completamente dimenticato. Poi, è vero, sono corso ai ripari quando, per bontà di Dio e misericordia della Vergine, mi sono accorto. Il Signore ha avuto pietà, mi sono accorto di questa cosa per tempo, in parte, e quindi ho pubblicato sulla pagina Facebook e su Telegram la supplica e l’atto di consacrazione di affidamento a San Michele Arcangelo perché l’8 di maggio ricorre anche la memoria del 490 della prima Apparizione di San Michele Arcangelo. Tutte cose che sapevo, che so. Ho parlato di San Michele ma di sicuro non ho fatto nessuna novena né per San Michele né per la Madonna di Pompei, che è una cosa importantissima. Vi ho messo il post con la supplica però è una miseria, una tristezza infinita. Nessuno mi ha tolto dal cuore e nessuno me lo toglie dal cuore, questo rimorso, questo senso di dispiacere di amarezza sordo, tremendo che porto nel cuore ancora adesso. Poi sono corso ai ripari, adesso mi sono segnato sul calendario tutte le novene possibili e inimmaginabili, ho preparato tutti i testi. Per ottobre sto preparando un atto di riparazione al male che ho fatto, che spero sia un pochino capace di riparare, e tutto quello che non ho fatto per maggio lo farò per ottobre, per la seconda festa della Madonna di Pompei che è la prima domenica di ottobre, e poi lo farò per la Madonna del Rosario, del 7 ottobre. Cercherò di riparare, poi l’anno prossimo ho già programmato tutto, e se sarò ancora vivo, se il buon Dio mi darà ancora un po’ di tempo, cercherò di riparare anche l’anno prossimo per maggio. Ma gli ultimi giorni della novena — mi sono accorto praticamente il giorno dopo o due giorni dopo che la novena era iniziata — tutti quei giorni che passavano erano una pugnalata. Con tutte le grazie che la Vergine Maria ha fatto, non ho avuto la mente di preparare un evento così importante per Lei e per tutte le altre persone, di predicare. Ho predicato nel mese della Vergine Maria, però non ho detto neanche un pensiero il giorno della Vergine Maria. Questo perché? Perché vivo secondo la carne, e quindi penso alle cose della carne, perché se io vivessi secondo lo Spirito queste dimenticanze non ci sarebbero, perché avrei ben fisso l’importanza di tutto questo. Quando vi scrivo, quando dico pregate per me, per i Sacerdoti, non sono frasi fatte, non è la solita frase retorica, non sono il tipo. Quando vi chiedo di pregare per me, per questa intenzione, quando vi chiedo di ricordarmi nella preghiera, non sono frasi fatte, so quello che vi dico, è tanto facile ingannarsi, è tanto facile pensare di essere e non essere, è tanto facile vivere secondo la carne. Siccome studi la teologia, leggi le varie cose, credi di essere dedicato al Signore, invece no, e quel buco lì resta. Certo, poi dopo uno si impegnerà per fare cento volte meglio la volta dopo, vero, ma quel buco lì rimane. Io per sempre mi ricorderò dell’8 maggio del 2021, in cui non sono stato capace di far fare neanche una novena e per nove giorni di preparare le persone e me al giorno della Madonna di Pompei. 

“Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne”

Però non mi sono dimenticato di mangiare, di bere e di dormire, questo non me lo sono dimenticato, perché vivo secondo la carne. E la Madonna di Pompei con tutta la storia meravigliosa che la segna, ve l’ho solo accennata ma per autopenitenza, non sono andato oltre a spiegarvelo. Mi son detto: “Queste cose Giorgio non le dici adesso, perché adesso è fuori tempo, le dovrai dire in preparazione di quella festa e quindi dovrai aspettare fino a settembre”.

“Solo i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace”

Solo quelli, perché se no ti rimane nel cuore quel rimorso che è salutare e che io benedico, a me fa tanto bene, è la voce della coscienza che continuamente ti richiama e ti dice: no.

Infatti a qualche persona anziana — ci sono ancora queste persone sante che pregano il rosario — ho detto di ricordarmelo, perché io vengo preso dentro dal turbine delle cose e mi dimentico, i giorni passano. Allora ho chiesto loro di mandarmi un messaggio per ricordarmele. Perché è importante una novena? La novena è importante perché prepara il cuore e la mente, per questo è importante, perché attraverso le novene noi chiediamo delle grazie. Ricordate Padre Pio e la grazia della Madonna di Pompei? Per questo è importante. Io mi tengo segnate tutte le grazie che chiedo alle novene, perché poi ci ritorno, e quando mi vengono concesse vado a dire: “Vedi hai pregato qui e qui hai ottenuto, hai avuto una risposta dal Cielo”

“Il Sacerdote è come uno scalatore. Lo Spirito Santo lo incita a salire in alto, ma sotto di lui vi sono gli abissi. L’azione dello Spirito Santo nell’anima di un Sacerdote non soltanto lo rende più consapevole del suo conflitto interno, ma anche più cosciente del peccato. La grazia divina non agisce in modo tale da impedire assolutamente all’uomo di peccare, però gliene leva il gusto.”

Ti leva il gusto del peccato e questa è una grazia enorme. Quando tu commetti un peccato veniale o anche un’imperfezione avverti immediatamente un’amarezza terribile, non c’è più il gusto e questo è un segno bellissimo di una grazia speciale ricevuta da Dio, è importantissima questa cosa, non dimentichiamocela mai, ringraziamo Dio, preghiamo Dio che ci tolga il gusto del peccare; vi ricordate che vi dissi: “Perché noi pecchiamo? Perché a noi piace peccare.” Togliendoci il gusto del peccato, Dio ci porta piano piano a liberarci anche dal peccato.

 “A un Sacerdote non è possibile amare un essere umano con tutte le forze della sua anima, proprio perché si è già innamorato dell’Amore Perfetto, il Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Qualsiasi altro amore è insoddisfacente e amaro.”

Questo lo può capire solo chi è Sacerdote, o solo chi vive verginalmente. Alle volte le persone hanno delle pretese che sono assurde, per non dire impossibili e impraticabili, di vedersi amati e amate in modo totale. Non è possibile perché il Sacerdote il suo cuore lo ha già dato a Gesù. L’amore della sua vita è Gesù, non può amare così nessun altro. Lo Spirito Santo ha suggellato quell’Ordinazione, questo matrimonio profondissimo e radicale tra il Sacerdote e il suo Signore, e quindi il Sacerdote lo sente bene che qualunque altro amore è insoddisfacente e amaro, lo sente, sente che da lì non può venire niente. C’è una totalità. 

Quindi capite, quando un Sacerdote tradisce la sua vocazione è perché non ha mai dato a Gesù tutto il suo cuore, non si è veramente innamorato. Purtroppo succede che arriviamo all’atto dell’Ordinazione ma non siamo veramente innamorati di Gesù, e allora qualsiasi altro amore diventa dolcissimo e molto soddisfacente. Può essere l’amore per una donna, l’amore per le cose, può avere vari volti. Ascoltando, vedendo certe situazioni qualcuno tenta di rapire il cuore del Sacerdote, qualcuno tenta come il bruco di bucare quel Santuario, e di entrare lui o lei ad abitarci, a voler avere la reggia in quel cuore, ma con un cuore Sacerdotale non si può. 

“Nolite tangere Christos meos”

Non toccate i miei consacrati. E non si toccano solo con le mani, si toccano con i pensieri, con i desideri, si toccano in mille modi. Ricordate quello che diceva la mia nonna: “Giorgio non toccare mai i Sacerdoti, perché se sono fuoco ti bruciano e se sono carbone ti sporcano”. Verissimo, lo abbiamo già visto questo tema, lasciamo fare a Dio.

“Un peccato commesso da un Sacerdote, quindi, lo addolora più intensamente di quanto non faccia il medesimo peccato in chi non sia Sacerdote. Questo perché il suo dono dello Spirito è più grande.”

Se io ho conosciuto un amore migliore è chiaro che, se manco contro questo amore, l’offesa è più grande. 

“Avendo conosciuto l’estasi dello Spirito d’Amore, non potrà mai sentirsi soddisfatto da surrogati umani.”

Domanda: ma noi l’abbiamo conosciuta l’estasi d’amore?

Abbiamo sperimentato l’estasi dello Spirito d’Amore? 

Se non abbiamo sperimentato l’estasi dello Spirito d’Amore, veniamo soddisfatti — eccome! — dai surrogati umani. Certo. Dobbiamo pregare tanto. Mi fermo qui, perché faccio fatica ad andare avanti, sono cose talmente dense, talmente vere che uno probabilmente avrebbe proprio bisogno di fermarsi e dire: “Forse devo ricominciare da capo”.

Quando qualche Sacerdote mi scrive e mi dice: “Padre io sono innamorato di questa persona” io leggo questi testi e dico: “può succedere anche a me”.

Può succedere a chiunque nella misura in cui noi perdiamo questa estasi d’amore, nella misura in cui perdiamo questa coscienza dell’essere totalmente di Dio. E guardate si perde velocemente e facilmente, basta allontanarsi dalla preghiera, basta ingolfasi nelle cose da fare, basta perdere lo Spirito di Dio, basta dedicarsi alla carne ed è presto fatto. 

 

Tema: Cuore Eucaristico, io mi immolo con te.

Dictum factum. Se ognuno di noi, se Sacerdote a maggior ragione, si immolasse ogni giorno alla Santa Messa con Gesù, al Padre, saremmo a posto.

Fioretto: Prendete l’abitudine di mortificare ad ogni pasto la vostra gola con una piccola rinuncia.

Che è molto di più del misurare con la bilancia. Volete un esempio di rinuncia che si sente e che la dieta non proibisce? Qui sta la differenza tra il cristiano e il salutista. Il salutista dice: “La dieta mi consente di mettere il sale?” Sì, bene, allora lo metto, almeno metto un po’ di sapore. “La dieta mi consente di mettere le spezie? Il timo, la salvia, l’erba cipollina, il pepe, me lo consente la dieta? Certo, non c’è nessuna caloria nelle foglioline di timo, quindi mi riempio quando mangio di queste cose visto che non posso mettere altri condimenti.

Il cristiano dice: “Mi siedo a tavola, quello che arriverà così lo mangerò.” Avranno dimenticato di mettere il sale? Zitto, muto non dire niente. Non se ne accorgerà mai nessuno. Devi farti la pastasciutta? Il riso? Nessuno ti vede che non hai messo il sale.

Questo digiuno non fa male a nessuno, non fa male a niente. Anzi fa bene alla pressione. Questa è una grandissima penitenza perché il gusto reclama. 

“Ma non posso neanche mettere una fogliolina di basilico, o un po’ di rosmarino? No. E nessuno se ne accorge e così tu mortifichi la gola, senza fare chissà quali penitenze eclatanti. Questo è un modo per offrire piccole rinunce.

Devi bere il caffè? Non mettere lo zucchero. Devi bere il latte? Non mettere lo zucchero. Non si accorge di niente nessuno.

Voi direte che i salutisti qui vanno a nozze, sì ma neanche il dolcificante, che è ipocalorico, neanche la stevia devi mettere, nulla. I salutisti sono furbi, non mettono lo zucchero e mettono la stevia, così non ha calorie. Il cristiano no, dice: “Voglio fare delle rinunce, voglio offrire dei sacrifici come chiede la Madonna a Fatima, a Caravaggio, non sono capace di fare grandi cose, faccio quelle piccole.”

Ne possiamo fare mille di queste cose. Quando arrivi a casa d’estate con una sete che uno sogna l’acqua fresca e la vede venire giù dalle cascate, arrivi a casa e dici: “No, prima di bere faccio queste cose e offro questa sete per riparare la sete di Gesù sulla croce”. E poi dici: “Adesso apro il frigorifero e tiro fuori la mia bella acqua, bella fresca, poi prendo la menta, o il tamarindo, e lo mischio, poi magari faccio una granita e me la mangio”. Poi guardi Gesù in Croce e dici: “Dai Gesù, prendo la bottiglia che sta fuori, fuori ci sono 40 gradi, magari non ne ha quaranta ne avrà 38, bevo quella, l’importante è bere l’acqua”. Che penitenza! Nessuno vede e a niente fa male. Ce ne sono tantissime che non creano nessun disturbo.

Ossequio: Partecipate alla S. Messa, unendovi all’immolazione del Cuore Eucaristico di Gesù e pregandolo che vi doni lo spirito di sacrificio.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, – fa che nel mondo

io possa vivere – di te giocondo.

Era proprio bravo don Tomaselli, scrive di quelle cose veramente bellissime. 

Ricordatevi la Novena al Preziosissimo Sangue, mi raccomando. Poi c’è tutto il mese di luglio dedicato a questo, tutto dedicato al Preziosissimo Sangue di Gesù, abbiamo fatto il mese dedicato alla Madonna, al Cuore Eucaristico, adesso faremo a luglio il Preziosissimo Sangue che è un mese tipicamente dedicato a questo

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

 

Mercoledì della XII settimana del Tempo Ordinario

VANGELO (Mt 7, 15-20)
Dai loro frutti li riconoscerete.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

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