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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 21° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 24 giugno – Natività di San Giovanni Battista

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 21° parte

Eccoci giunti a giovedì 24 giugno 2021. Oggi celebriamo la solennità della Natività di San Giovanni Battista, un grandissimo Santo, colui che ha preparato la strada al Signore Gesù.

Tante sarebbero le cose da dire su questo Vangelo tratto dal capitolo I di San Luca, versetti 57-66.80, una mi sembra molto attinente col tema che stiamo trattando:

“Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.”

Per fortificarsi nello spirito è necessario abitare il deserto, perché il deserto ti purifica, ti libera da tante illusioni, ti fa andare all’essenziale, ti fa incontrare te stesso e Dio, il deserto fa fare Verità, e uno lo abita fino quando non deve manifestarsi, cioè fino a quando il Signore non lo chiama ad una missione. È proprio il luogo dell’incontro con Dio il deserto, è il luogo anche della prova, a tutti noi fa tanto bene vivere la prova.

 

Continuiamo la lettura del nostro libro di Fulton Sheen “Il Sacerdote non si appartiene”

“Durante l’Ultima Cena, Nostro Signore disse a quelli che aveva scelto come suoi primi Sacerdoti che lo Spirito avrebbe intensificato il conflitto.

E quando sarà venuto [lo Spirito Santo], egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (Gv 16, 8).

Nessun uomo che consideri il peccato come una mera infrazione della legge capisce veramente che cosa esso sia. Ciò avviene quando si commette l’errore di basare la teologia morale unicamente sui Comandamenti. Far questo significa sviluppare nei giovani un atteggiamento che li porta a chiedersi: «E un peccato mortale o solo veniale? Fin dove posso spingermi senza commettere un peccato grave?».”

Questa l’ho sempre chiamata “la logica del centimetro”. So che fino a 7,8 posso, e quindi arrivo fino lì, da 7,8 in avanti è zona un po’ arancione, pericolo, è meglio che sto attento, da 8,5 è peccato, allora so che devo stare prima.

È la domanda, assolutamente triste, ma che viene da questa concezione di basare la nostra moralità unicamente sui Comandamenti. Non vuol dire che non devo basarmi sui Comandamenti, Fulton Sheen non dice di buttare i Comandamenti a mare, i Comandamenti sono fondamentali, ma lui dice: 

Unicamente sui Comandamenti”

È quella domanda triste di quando uno dice: “Io con la mia fidanzata, o con il mio fidanzato fin dove posso arrivare?”. Magari adesso non la fanno neanche più perché tanto ormai va bene tutto, è il minor dei mali, ci sono cosea ancora più gravi, e quindi uno dice: “Sì si, non farti neanche questi problemi fai tutto quello che vuoi, tanto va bene tutto, Dio tanto è buono, perdona, poi bisogna applicarla alla situazione, la Legge di Dio va contestualizzata… ”

Ma fino in coloro che ancora conservano un barlume di fedeltà alla Legge di Dio e alla moralità, questa domanda si può porre nella misura in cui teniamo come unico fondamento della nostra moralità i Comandamenti. E quindi ci poniamo la domanda:

“E un peccato mortale o solo veniale? Fin dove posso spingermi senza commettere un peccato grave?”

Non è la domanda corretta, quando ci si pone in questa logica, vuol dire che si è ancora un po’ immaturi.

“La piena comprensione del peccato proviene unicamente dallo Spirito Santo, e finché Egli non illumina l’anima, il nostro peccato è incomprensibile. Qualunque possa essere la forza del nostro ragionare, noi possiamo avere il senso del peccato soltanto per mezzo dello Spirito Santo.”

È inutile che stiamo a preoccuparci della logica del centimetro, perché impazziamo, non riusciamo a capire veramente, perché, appunto, non si tratta di centimetri. Non puoi misurare quello spazio, non è una soglia, e quindi ogni volta precipitiamo dentro allo scrupolo, o alla grossezza di coscienza che sono i due difetti l’uno il contrario dell’altro. Se viviamo così rimaniamo comunque inquieti, perché il peccato non è semplicemente la non osservanza di una legge, il peccato è qualcosa di più, non è un fatto solo legale. Tuttavia, per avere questo senso del peccato non possiamo affidarci semplicemente al ragionamento, perché il ragionamento non basta, ci possiamo arrivare solo attraverso la luce dello Spirito Santo. È solo lo Spirito Santo che ci fa comprendere veramente il senso del peccato, qual è il nostro peccato, quanto è profondo il nostro peccato. Infatti, una delle invocazioni allo Spirito Santo è quella di donarci l’orrore dei peccati. Ma l’orrore del peccato, questa stabilità interiore che si oppone al peccato, viene solo per opera dello Spirito Santo.

“Ma che cos’è che lo Spirito compie nell’anima? Nostro Signore disse che lo Spirito Santo avrebbe redarguito gli uomini perché non avevano creduto in Lui (Gv 16, 9). Col non credere in Lui gli uomini Lo crucifissero. Dunque, è il Crocifisso che porta all’anima la profonda consapevolezza della colpa. Diventa per ognuno la propria autobiografia. Pergamena è la pelle del Cristo, inchiostro il suo Sangue, penna i suoi chiodi. Là noi vediamo scritta la storia della nostra vita. Questo stretto rapporto tra senso di peccato e Crocifisso permise a san Pietro di conquistare al Signore, nel giorno della Pentecoste, ben tremila anime. Egli rammentò ai suoi ascoltatori che avevano crocifisso il Cristo (At 2, 36). Peccare contro la fede significa quindi rifiutare di credere in Cristo al punto da respingerLo e crocifiggerLo.”

Gesù ci dice che lo Spirito Santo avrebbe redarguito, avrebbe richiamato, reso consapevoli gli uomini che non avevano creduto in lui, della mancanza di fede. Perché, non credendo in Lui ,l’avevano crocefisso. 

Di fatto, se ci pensiamo bene, se scaviamo, alla radice di ogni peccato cosa troviamo? Non troviamo semplicemente il fatto: “ho rubato”, questo è oggettivamente il contenuto del peccato. Se scavo cosa trovo? Trovo che alla radice di ogni peccato ci sta una mancanza di fede, alla radice di ogni peccato ci sta il rifiuto di credere in Gesù, il respingere Gesù, quindi il crocifiggerlo, quello che ha fatto Giuda, la mancanza di fede in Gesù, quindi il rifiuto, quindi il tradimento. 

“Col non credere in Lui gli uomini Lo crocifissero.”

Io posso crocefiggere Gesù solo nella misura in cui non credo in Lui. I Santi, che tanto credevano in Lui, non potevano commettere peccati gravi ma neanche peccati veniali. Ma in che cosa consiste la loro santità? In questa grandissima fede che diventa poi il sostegno sulla quale si va a radicare l’amore, la carità. Loro lo amavano follemente, perché follemente credevano in Lui. Se tu non credi non puoi amare, se tu non credi puoi tradire, proprio perché non credi, o non credi più. Quando un amico tradisce un amico? Quando non crede più in lui. Quando io non credo più in te sono pronto a tradirti. Fino a quando credo in te non ti posso tradire. 

Dunque il Crocifisso, ecco perché noi siamo chiamati a contemplare il Crocifisso, ecco perché vi ho spiegato — ad esempio — l’importanza di recitare la corona delle piaghe il venerdì sera alle 20.00, come dice la Madonna alla Serva di Dio Maria Marta Chambon. Ecco perché è importante ogni giorno meditare la Passione di Gesù, al venerdì fare la Via Crucis. Perché? Perché la meditazione del Crocifisso, che cosa comporta? Comporta la profonda consapevolezza del mio peccato. Io vengo a coscienza del mio peccato nella misura in cui contemplo il Crocifisso. È giusto dire che è la mia autobiografia, perché io lì vedo come, dove, quando e quanto io ho crocifisso Gesù. 

“Pergamena è la pelle del Cristo, inchiostro il suo Sangue, penna i suoi chiodi.”

Io, con i chiodi che infliggo al Signore, scrivo gli atti del mio tradimento, del mio rinnegamento, del mo peccato. 

“Là noi vediamo scritta la storia della nostra vita.”

“Questo stretto rapporto tra senso di peccato e Crocifisso permise a san Pietro di conquistare al Signore, nel giorno della Pentecoste, ben tremila anime. Egli rammentò ai suoi ascoltatori che avevano crocifisso il Cristo (At 2, 36).”

“Se in questa guerra tra Simone e Pietro lo Spirito non ha il sopravvento, il Sacerdote rimane un bimbo nella culla, non diventa un messaggero nel tempio. Il Signore gli darà a bere del latte, come fece san Paolo con i Corinzi:

Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete (iCor 3, 2).”

Se lo Spirito non riesce a farmi passare da Simone a Pietro, rimango un neonato.

“Come certe ghiande, che germogliano e crescono stentatamente senza mai diventare grosse querce, così certe ordinazioni producono a malapena alberelli spirituali, non alberi robusti piantati vicino alle acque della vita. Il Sacerdote spiritualmente sottosviluppato presenta due caratteristiche:”

Se io sto vicino ad un Sacerdote e vedo che facendo tutto quello che mi indica, seguendo l’esempio che mi dà, ascoltando quello che mi dice, vedo che non cresco spiritualmente, che non c’è un’evoluzione, che sono un alberello storto, brutto, rachitico, rinsecchito, infruttifero, se vedo che è come se io fossi la ghianda di un baobab, del Cedro del Libano e mi scopro dentro un vaso stile bonsai… Il vero Sacerdote non può fare il bonsai di un baobab, non può fare il bonsai di una quercia, del cedro del Libano, è contro al sua natura, perché se mi fa un bonsai vuol dire che non è capace di farmi crescere secondo la mia natura, secondo i miei carismi, secondo quello che il Signore mi ha fatto, mi ha detto, ha voluto da me. Questo Sacerdote vuole tenermi chiuso in un vaso perché neanche riesce ad immaginare cosa voglia dire essere un Cedro del Libano, perché lui è tipo un Geranio, o un Papavero, 

“Il Sacerdote è spiritualmente sottosviluppato”

Avete mai visto un bonsai? È una cosa che non riesco a vedere, non regalatemi mai un bonsai perché non lo accetterò mai. Non posso vedere queste piante, che dovrebbero essere alte 50 metri, piegate con i ferri — perché usano i ferri — le sformano, le sfigurano, è una mutilazione, e poi attorcigliano attorno ai rami e al fusto questi ferri che le stringono e le portano ad avere questa forma tutta annodata… crescono abnormi. Io non so che gusto ci sia a vedere un bonsai, è uno strazio, è come vedere un uomo che potrebbe essere alto due metri, alto 20 centimetri. È un abominio! Infatti è una cosa che fa solo l’uomo, nella natura non esiste, è solo frutto della mente dell’uomo che vuole vedere un baobab sul tavolo. È come pensare di tenere un’aquila dentro una voliera di pappagalli, non è possibile. Ci sono delle cose che non sono possibili. E noi dobbiamo chiederci: “Ma io sono un baobab? Tu, prete, cosa hai fatto di me, un bonsai? Mi hai stortato, sfigurato, mi hai manipolato a tal punto da rendermi un mostro? Perché non mi hai fatto sviluppare secondo le vie dello Spirito Santo, non mi hai fatto germogliare, toccare le vette della bella idealità cristiana, gli orizzonti ampi delle vie dello Spirito, non mi hai fatto vivere l’entusiasmo della rinnovata Pentecoste quotidiana che io devo chiedere al Signore?”

Vi sarà capitato di andare in montagna a tremila metri. Tanti anni fa mi capitò di andare al Plateau Rosa con i giovani d’inverno, una cosa stupenda, mi ricordo quest’aria frizzante, bella fredda — non umida come quella di Milano — fresca che tu la respiravi a pieni polmoni. Io che soffro di asma la sento subito, sento arrivare quelle boccate di ossigeno così forti che mi gira la testa perché non sono abituato, chi è asmatico sente subito quando arriva più ossigeno, loro sentivano praticamente niente, ma io sentivo tutto.

Ma se tu mi fai vivere tutta la mia vita attaccato ad uno stagno, nelle paludi delle risaie, che cos’è che io posso aver visto nella mia vita? Le zanzare lunghe come un treno? Le rane, i rospi, gli acquitrini, che cosa posso aver visto nella mia vita? Chi mai può avermi parlato delle megattere, dei delfini, delle balene, delle tartarughe giganti d’acqua, delle stelle marine colorate, delle barriere coralline? Se tu hai vissuto tutta una vita attaccato ad una pozza d’acqua, ad una pozzanghera, cosa puoi avermi mai fatto vedere? Di cosa puoi mai avermi fatto innamorare? Mi hai reso un mostro. Ecco perché i Santi dicevano: “Attenti al Padre Spirituale che scegliete, state molto attenti”.

Noi invece dobbiamo respirare gli orizzonti.

Quando vengo su da cena, per me è un rito, ci sono quelli che si accendono una sigaretta, quelli che vanno a vedere la televisione, quelli che vanno su Facebook… Io, appena finisco la cena, corro su, e la prima cosa che faccio è affacciarmi alla finestra e vedere questi tramonti meravigliosi: con i “miei”pappagalli, con questo verde, con questo cielo azzurrissimo che comincia a tingersi di arancione, di rosso, di viola, di turchese… e io sto lì e me lo gusto fino in fondo, questo tramonto che apre le porte alla luna. Per meno non vale la pena di vivere. In cantina io non ci voglio stare, non voglio passare la mia vita in cantina a vedere i muri umidi, e non voglio farla passare agli altri.

Quando uno mi dice: “Padre ma lei è un po’ rigoroso, è un po’ severo, rigido”. Quando mi dicono queste cose è come quando si fa il solletico alle scimmie, uguale, mi fan ridere queste cose qui perché sono di un’inconsistenza intellettuale e logica, è come quando andavo allo zoo a dare le noccioline alle scimmie, mi fa lo stesso effetto.

A chi mi dice così rispondo che sì, è vero, perché io non vendo roba a basso costo. O vendiamo caviale, il più pregato che c’è, oppure le uova di trota te le mangi tu. Non vendo fondi di bottiglia facendo finta che siano diamanti. O diamanti, o niente. Sono fatto così, ognuno è fatto a suo modo. C’è una regola che dice che tutti dobbiamo essere fatto allo stesso modo? 

Questo ha un prezzo da pagare? Sì, ne sono molto cosciente, l’ho pagato, lo sto pagando, lo pagherò, ma io sono felice così, perché un giorno morirò come tutti e io non voglio andare davanti al Signore e dire: “Signore ecco qua il tuo talento, ho avuto paura delle persecuzioni, di questo e dell’altro e allora l’ho nascosto, l’ho messo in un fazzoletto sotto terra e non ho trafficato il tuo talento, ho fatto finta che non ci fosse, ho detto alla gente che non esiste il Monte Bianco, il Plateau Rosa, che non esistono le megattere, i tramonti e gli orizzonti infiniti, ho insegnato la gente a scendere in cantina, ho insegnato la gente a stare attorno ad uno stagno putrido, pieno di zanzare e di rospi, ho detto alla gente che chi parla di orizzonti è rigido”. 

Ecco, io non voglio dire questo a Gesù, perché è falso. Al di là di quello che poi mi risponderà Lui, e che, guardando il Vangelo, è meglio evitare, non voglio dirlo perché è falso. Bisogna essere rigorosi e bisogna prospettare orizzonti infiniti, altezze che esistono, bisogna dire che c’è il Monte Bianco e anche di più. E non perché io non riesco a salirci allora non ci deve salire nessuno. Io se il Signore mi darà la grazia vi parlerò sempre del Monte Bianco, vi parlerò sempre delle megattere e vi dirò che esistono delle barriere coralline meravigliose, alle volte perché ho visto qualcosa io di persona, alle volte perché mi fido dei Santi, di quello che hanno visto loro, molto di più, molto meglio, e molto più in profondità. Non vi posso dire che va bene stare attaccati ad uno stagno, non voglio bonsai, non sono stato ordinato Sacerdote per costruire e fare bonsai, non credo che a Gesù piacciano i bonsai, credo di essere stato ordinato Sacerdote perché io abbia a imparare ogni giorno sempre di più a coltivare una Violetta, una Rosa, Tulipani, un Ciliegio, un Cedro del Libano, un Faggio, una Quercia, per questo credo di essere Sacerdote. Ognuno secondo la sua natura, secondo il suo mandato, ognuno secondo il suo carisma, secondo il suo stile. I bonsai li lascio ad altri. 

“Il Sacerdote spiritualmente sottosviluppato presenta due caratteristiche:”

Allacciamo le cinture di sicurezza adesso. Però sono già andato oltre il mio tempo, mi fermo, perché sono due caratteristiche veramente dense, non posso leggervele in cinque minuti e lasciarle andare, bisogna fermarsi bene, sono veramente troppo importanti queste due caratteristiche e dovrò fermarmi credo per una meditazione intera o quasi, ogni frase è veramente densissima. Domani vi parlerò delle due caratteristiche del Sacerdote sottosviluppato, e possono diventare un esame di coscienza. Per me, Sacerdote, di sicuro, un esame quotidiano, per vedere se sono qui dentro, perché si può anche regredire. Domani puoi regredire e tornare indietro immediatamente, non è che uno è arrivato lì e da lì non regredisce più, come sei andato avanti, così, ancora più velocemente, si va indietro. 

Sono veramente delle frasi bellissime, vi invito ad ascoltarle, domani. Nel frattempo preghiamo per i Sacerdoti, per chiedere al Signore questa grazia grandissima di darci Sacerdoti Santi e che siano spiritualmente maturi. Dobbiamo essere spiritualmente maturi.

 Tema: Cuore Eucaristico di Gesù, io mi anniento innanzi a te.

Fioretto: Siate umili astenendovi di parlare di voi stessi sia in bene che in male.

Questa è una cosa molto importante. Cosa vuol dire? Vuol dire che noi dobbiamo fare il possibile, come vi dicevo l’altro giorno quando vi parlai delle perle dei porci, per conservare il più possibile dentro di noi quella sfera di intimità che riguarda il nostro rapporto con Gesù, questo è proprio il campo nel quale dobbiamo essere più delicati e più prudenti possibili, perché l’umiltà ci chiede di essere delicati e discreti con le cose nostre più profonde. 

Ossequio: Soccorrete il vostro prossimo bisognoso ricordando il detto evangelico: “Non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra”.

Pensate, la vigilia della festa della memoria dell’Apparizione della Madonna di Pompei e di San Michele Arcangelo, alla sera mi chiamano in portineria e mi dicono: “Padre, guardi, che c’è un pacco di libri per lei”. Ho detto: “Oh mamma, sono arrivati dei libri! Strano, perché io non ne ordino mai, preferisco leggere quelli in formato digitale. Va bene, poi scenderò a prenderli.”

Vado giù e vedo un pacchettino.

Ho detto: “Questi non sono libri, dopo cena lo apro”

Dopo cena prendo questo pacchettino azzurro, vado su in camera, davanti al mio tramonto stupendo, indescrivibile, e lo apro. Voi non potete credere cosa c’era dentro in questo pacchettino… c’era dentro una scorta fino al prossimo anno, una super scorta di ciocorì. Un po’ di omelie fa ci ho detto che quando ero giovane mangiavo i ciocorì — la mia era la generazione dei ciocorì — era da trent’anni che non mangiavo un ciocorì. Questa persona mi ha fatto arrivare un pacchetto, ma senza dirmi niente, con dentro i ciocorì e poi — questa cosa non ve l’ho mai detta perché non mi è mai venuta in mente — mi ha donato un cabaret piccolino di marron glacé, che, insieme alle ciliegie, sono le due cose che io amo di più, perché quando ero piccolo con la mia nonna mangiavo i marron glacé, è stata lei a farmeli conoscere, ho amato sempre questo dolce, veramente molto buono. Sarà stata la mia nona a far venire l’idea. Proprio alla vigilia dell’8 maggio… così, mi sono detto: “domani che è sabato, festeggerò questi due momenti dedicati alla Madonna e a San Michele Arcangelo a cui sono tanto devoto”.

Adesso però non vi venga in mente di mandarmi in portineria tutti i pacchi del mondo, soprattutto perché succede che a volte sono assente e quindi è sempre meglio avvisarmi. A dire il vero questa persona ha tentato di avvisarmi con una mail ma non sono riuscito a rispondere subito e quindi ha deciso con il suo buon cuore di donarli. Ecco, però non fatelo senza avvisarmi, perché se poi non sono presente, se sono assente perché devo andare via o qualsiasi altra cosa, preferisco essere avvisato, è più prudente, è meglio saperlo così mi so regolare, onde evitare che io non ci sia o altro. 

Questo questo pacchettino così semplice mi ha fatto venire in mente: “Non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra”. Come si fa in fretta, come è semplice fare un atto di carità e far rivivere un ricordo antico con un gesto così genuino, semplice. Questo voi lo potete fare con chiunque, con Gesù a maggior ragione, perché conoscendolo, più lo conosco, più lo posso stupire con delle sorprese, con dei doni, e questo è bello, perché nell’aprire quel pacchettino e vedendo quei ciocorì, e i marron glacé mi sono detto: “Questo è un dono che arriva dal Cielo, che ti rende un po’ solenne la giornata di domani e ti fa ricordare qualcosa di bello. E tu, cosa fai di solenne per il Signore e la Vergine Maria? Come ricambi tutta questa abbondanza?”

Questa è la domanda che dobbiamo portarci dentro nel cuore sempre, ogni santo giorno, guardando il Crocifisso, guardando Gesù nel tabernacolo: “Io che cosa ho fatto oggi per ringraziarti, per stupirti, per donarti qualcosa che so che ti fa piacere?”.

E cos’è che fa piacere a Gesù e alla Vergine Maria? Il donare tutto il nostro cuore, tutta la nostra vita a loro, questo fa piacere, il trasformarci in Gesù, l’assimilarci in Gesù, questo renderci nido accogliente per lo Spirito Santo, questo essere abitati dallo Spirito Santo.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, – fa che quaggiù possa raccogliere – le tue virtù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.

Non dimentichiamo stasera l’Ora Santa, è giovedì. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

 

 

NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

VANGELO (Lc 1, 57-66.80)
Giovanni è il suo nome.

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

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