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Amen – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.140

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Amen – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.140
Martedì 19 marzo 2024 – San Giuseppe, Sposo della Vergine Maria

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 1, 16.18-21.24)

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 19 marzo 2024. Quest’oggi celebriamo la solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria. Oggi è un giorno molto speciale, perché abbiamo imparato quanto sia importante la devozione a San Giuseppe. Santa Teresa la raccomanda tantissimo, e lei era devotissima di San Giuseppe. Quindi, anche se io non farò questa meditazione su San Giuseppe, però impariamo a pregarlo ogni giorno; a pregarlo nei momenti più difficili. Questo è anche il mese a lui dedicato, quindi io spero che in tanti abbiate fatto la bellissima pratica del Sacro Manto di San Giuseppe, e con tanta gratitudine nel cuore, perché sono certo che a molti di noi ha fatto tante grazie. E quindi oggi, anche un augurio speciale per tutti coloro che si chiamano Giuseppe o Giuseppina, e per tutti i papà. Oggi proprio è la loro festa, è la festa di coloro che sono padri all’interno delle loro famiglie.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 16 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo quarantaduesimo, paragrafo secondo.

2 — Amen! Con la parola Amen con cui terminiamo tutte le petizioni, il Signore, secondo me, chiede a suo Padre che liberi pur noi da ogni male, e per sempre. 3 

Nota:

3 Tuttavia, sorelle, non dovete credere che, stando su questa terra, si possa andar sempre libere da tentazioni, imperfezioni e peccati. Si dice che chi si crede senza peccati s’inganna, ed è vero. Se poi pensiamo ai travagli e ai mali corporali, non vi è alcuno che non ne soffra molti e in diverse maniere. Ora, se è impossibile andar sempre esenti dal male sia corporale che spirituale, come le imperfezioni e i difetti nel servizio di Dio, facciamo di comprendere ciò che in questa petizione domandiamo. Non parlo già dei santi che, come dice S. Paolo, in Cristo potevano ogni cosa. Parlo dei peccatori come me, che mi vedo fra tante miserie e debolezze, così poco mortificata e vuota di virtù. Che devo chiedere io se non che il Signore me ne offra il rimedio? Voi, figliuole mie, domandategli il rimedio che volete, ma per me non ne trovo alcuno sulla terra, e perciò supplico il Signore di liberarmi da ogni male e per sempre. Forse che quaggiù si può avere qualche bene, quando non solo non si possiede il vero Bene, ma se ne è anzi lontani? Deh, Signore, liberatemi allora da quest’ombra di morte! Liberatemi dai travagli, dai dolori e da tutto ciò che è volubile! Liberatemi da tante esigenze d’etichetta a cui sulla terra dobbiamo forzatamente inchinarci! Liberatemi da tante, tante e tante cose che mi stancano ed annoiano: così numerose, che volendole tutte accennare, annoierei chi mi dovesse leggere. Non si può più vivere quaggiù. Questa noia mi deve venire dall’esser io vissuta molto male. Eppure, Signore, ecco che non vivo ancora come dovrei e come esigerebbe il molto che vi devo! (Manoscr. Escor.).

Prosegue:

Perciò io supplico di liberarmi veramente e per sempre da ogni male, perché vedo che invece di estinguere i debiti che ho con Lui, vado aumentandoli sempre più. Quello che più mi tormenta, o Signore, è di non sapere con certezza se vi amo e se i miei desideri vi sono accetti. O Signor mio e mio Dio, liberatemi perciò da ogni male e compiacetevi di condurmi dove non regna che il bene. Che devono mai fare nel mondo coloro a cui avete mostrato cosa esso sia, e a cui una fede assai viva già mostra il premio che è per essi preparato?4

Nota:

4 Non è forse questo che il suo Figlio divino gli ha domandato e ci ha insegnato a domandare? Credetemi, figliuole, non ci conviene chiedergli di lasciarci ancora quaggiù. Chiediamogli invece di andar libere da ogni male. (Manoscr. Escor.).

Prosegue:

3 — Questa domanda, quando si fa con vivo desiderio e volontà risoluta, è un indizio sicuro da cui i contemplativi possono conchiudere che le grazie di cui sono favoriti vengono da Dio, per cui raccomando loro di molto apprezzarla. Se anch’io la faccio, non è certo per questo motivo. Non vorrei che lo si pensasse. La vera ragione è che ho paura di vivere, perché finora sono vissuta assai male, e sono stanca delle tribolazioni dell’esilio. Non è da stupirsi se chi ha gustato le delizie di Dio sospiri a quel soggiorno dove esse si godono in abbondanza e non più a sorsi.5 

Nota:

5 Avendo contemplato Dio in alcuna delle sue grandezze, sospira di contemplarlo in tutto il suo splendore. (Manoscr. Escor.).

Prosegue:

No, non vuole più stare su questa terra dove innumerevoli ostacoli gli impediscono di tuffarsi in quei beni inapprezzabili: desidera di andare in quel regno dove il Sole di Giustizia non tramonta mai. Tutto buio gli sembra quaggiù dopo quelle grazie, e io mi stupisco che possa ancora vivere. No, chi ha cominciato a godere dell’altra vita e ha ricevuto la caparra del regno eterno, non può più trovare alcun conforto. Se vive ancora quaggiù, non è per sua volontà, ma per quella del suo Re. 

Allora, ci sta dicendo che, con la parola Amen, si chiede al Padre di essere liberati da ogni male per sempre, anche se dobbiamo essere consapevoli che non possiamo andare sempre libere — e sempre liberi — dalle tentazioni, dalle imperfezioni e dai peccati. Crederci senza peccati, è un grandissimo inganno, non si può andare sempre esenti dalle imperfezioni corporali, spirituali e dai difetti nel servizio di Dio. Quindi, noi che cosa dobbiamo chiedere? Di essere liberati da ogni male e per sempre; liberati dai travagli, dai dolori, da tutto ciò che è volubile, dalle tante esigenze di etichetta, da tutto ciò che stanca e annoia, lei dice… «Non si può più vivere quaggiù». Questo essere liberati fa riferimento alla possibilità di morire, ovviamente; cioè, liberati definitivamente da questa condizione di esilio.

Quando diciamo il Padre nostro o anche qualunque preghiera dove diciamo la parola Amen — lei scrive: «la parola Amen con cui terminiamo tutte le petizioni» — sarebbe bello che, quando la diciamo, pensiamo a questa richiesta di essere definitivamente liberati.

Santa Teresa poi dice: «Quello che più mi tormenta, o Signore, è di non sapere con certezza se vi amo e se i miei desideri vi sono accetti»; nessuno di noi, di fatto, ha la certezza di sapere se ama il Signore, e se ciò che desidera è gradito a Lui, nessuno di noi. E questo, per Santa Teresa, ma per tutti i santi, è un grande tormento.

Poi, lei pone questa domanda: «Che devono mai fare nel mondo coloro a cui avete mostrato cosa esso sia, e a cui una fede assai viva già mostra il premio che è per essi preparato?»; e lei dice che questa domanda, quando si fa con vivo desiderio (che, di fatto, è la domanda del Padre nostro, quella di essere liberati da tutto quello che c’è su questa terra; essere liberati da questa terra, e poter andare in cielo) è un indizio che le grazie ricevute vengono da Dio. E aggiunge: io faccio questa domanda non perché sono una grande contemplativa — ovviamente lo era, ma lei non si sentiva tale  — ma, la vera ragione, è che ho paura di vivere. “Ho paura di vivere”, nel senso che ho vissuto male, «e sono stanca delle tribolazioni dell’esilio».

Beh, in effetti, Santa Teresa di tribolazioni dell’esilio ne ha vissute tante, ne ha passate tante. E lei poi giudica sé stessa, dicendo che ha vissuto male. Se andate a leggere la vita si capisce perché dice questo. Lei ha la percezione che, rispetto alla santità, o comunque al livello di amore raggiunto, c’è stato un cammino che è partito da un qualcosa di meno. Quindi, quando ancora non era così fervorosa e non era così radicale (seppur fosse una brava suora), lei vive tutto questo come un aver vissuto male; cioè, non aver vissuto in modo radicale, in modo totale, quello che lei era; cioè: la suora, la cristiana, che è chiamata ad amare Dio con tutta sé stessa.

E poi, lei dà questa lettura del suo vivere — seppure abbia vissuto pienamente, seppure si sia impegnata tanto — lei vede questa terra, rispetto al cielo, come un luogo buio. È talmente il desiderio, che lei dice: se vivo ancora quaggiù, è solo perché lo vuole il Re, sennò me ne sarei proprio andata.

4  — Come dev’essere diversa la vita del cielo da quella della terra, se lassù non si potrà desiderare la morte! Quaggiù, purtroppo, la nostra volontà non si accorda sempre con la volontà di Dio. Dio vuole che amiamo la verità e noi amiamo la menzogna; vuole che cerchiamo l’eterno, e noi ci portiamo al finito; vuole che aspiriamo a cose grandi e sublimi, e noi ci affezioniamo alle miserie della terra; vuole che bramiamo ciò che è sicuro, e noi ci volgiamo a ciò che è dubbio. Sì, tutto è vanità, figliuole, fuorché supplicare il Signore di liberarci per sempre da questi pericoli e di toglierci da ogni male. Insistiamo con fervore in questa domanda, anche se i nostri desideri non sono perfetti. Perché temere di chieder molto, quando chiediamo all’Onnipotente?6 

Nota:

6 Non sarebbe forse una stoltezza domandare solo un centesimo a un grande imperatore? (Manoscr. Escor.).

Prosegue:

Avendogli consacrata la nostra volontà, lasciamolo libero di darci quel che vuole, e non sbaglieremo mai. Il suo nome sia santificato dovunque, in cielo e in terra e sempre si compia in me la sua santa volontà. Amen!7

Nota:

7 Avete dunque veduto, amiche mie, come la preghiera vocale possa essere perfetta. Perché sia tale, bisogna considerare e comprendere a chi si domanda, chi è che domanda e che cosa si domanda.

Quindi, le caratteristiche della preghiera vocale perfetta: a chi si domanda, chi è che domanda e che cosa si domanda.

 Se vi consiglieranno di non fare altra orazione che la vocale, non angustiatevi e rileggete attentamente questo scritto. Se non lo comprendete, supplicate il Signore di darvene l’intelligenza. Pregate vocalmente fin che volete, ché nessuno ve lo potrà proibire, come nessuno vi potrà obbligare a dire il Pater noster di corsa, senza pensare a ciò che vi viene sulle labbra. Se qualcuno ve l’impone o così vi consiglia, non credetegli, ma persuadetevi che avete a che fare con un falso profeta. Nei tristi tempi in cui siamo, sapete anche voi che non bisogna prestar fede al primo che viene. Da coloro che presentemente vi consigliano non avete nulla da temere, ma non sappiamo ciò che sarà per l’avvenire. Avevo pensato di dirvi qualche cosa anche sul modo di recitare l’Ave Maria, ma vi rinuncio per essermi molto estesa sul Pater. D’altronde per ben recitare le altre preghiere vocali, basta aver compreso come recitare il Pater noster. (Manoscr. Escor.).

Allora: certo, la vita del cielo e la vita della terra, sono radicalmente diverse, soprattutto perché là non c’è più la morte da desiderare, lei dice. 

E poi, dice: quaggiù la nostra volontà non si accorda con la volontà di Dio, per cui il Signore vuole qualcosa — e lei ci dà un elenco — e noi ne facciamo un’altra. Quindi tutto è vanità, tranne che supplicare il Signore di essere liberati da questi pericoli, di essere liberati dal male; e allora bisogna insistere con fervore in questa domanda, anche se non abbiamo desideri perfetti. Non bisogna temere di chiedere molto, perché stiamo chiedendo all’Onnipotente; quindi, impariamo a chiedere in modo grande, perché stiamo chiedendo a Dio onnipotente. Ricordiamo (che bella, questa cosa) di consacrargli la nostra volontà, per cui, poi, lasciamo fare a lui, che sa fare bene.

5  — Considerate ora, sorelle, come il Signore mi abbia facilitato questo lavoro, insegnando Lui stesso, non meno a me che a voi, il cammino della perfezione di cui ho cominciato a parlarvi, facendoci insieme comprendere le grandi cose che si domandano in questa evangelica orazione. Sia Egli per sempre benedetto! Non pensavo nemmeno che questa preghiera potesse racchiudere così grandi segreti. Eppure, come avete veduto, contiene tutta la vita spirituale, dal suo punto di partenza fino a quello in cui l’anima s’immerge in Dio, e Dio l’abbevera in abbondanza di quell’acqua viva che, come ho detto, si trova soltanto al termine del cammino. Oltre a ciò, sorelle, il Signore ha voluto farci intendere che questa preghiera è di grande conforto e utilità, specialmente per coloro che non sanno leggere. Questi, comprendendola bene, vi possono trovare grandi consolazioni e profonda dottrina.8

Nota:

8 Ci potranno togliere tutti i libri, ma non mai questa preghiera che è uscita dalle labbra di Colui che è la stessa Verità, e non può ingannarsi. E siccome dobbiamo recitarla spesse volte al giorno, cerchiamo di mettere in essa tutte le nostre delizie. (Manoscr. Escor.).

6  — Dall’umiltà con cui questo Maestro ci insegna impariamo, sorelle, a essere umili pure noi,9 

Nota:

9 E così si dica di tutte le sue altre virtù. (Manoscr. Escor.).

Prosegue:

e pregatelo di perdonarmi se ho avuto l’ardire di parlare di cose così sublimi. Certo che se Dio non mi avesse istruita, io ne sarei stata incapace,10 ed Egli lo sa.

Nota:

10 Presentemente, sorelle, sembra che Egli non voglia più che continui, perché, malgrado il mio desiderio di proseguire, non so in che modo aiutarmi. Egli in questo libro vi ha insegnato il cammino mentre in quell’altro di cui vi ho parlato* mi ha fatto scrivere quello che si deve fare una volta giunte alla fonte dell’acqua viva, quello che si prova quando Dio ci disseta, come ci faccia avanzare nel suo servizio, e come si perda il desiderio di tutte le cose della terra. Alle anime giunte a questo stato, quel libro sarà di grande utilità e darà molta luce. Cercate di procurarvelo. (Manoscr. Escor.).

* Il libro della sua “Vita”.

Prosegue:

Perciò, lo dovete molto ringraziare. Ma se Egli mi ha così assistita, dev’esser per l’umiltà con cui mi avete chiesto questo scritto, accettando di essere istruite da me, che sono tanto miserabile.

7  — Godrò immensamente se il Padre Presentato11 fr. Domenico Bañez, mio confessore, a cui consegno questo scritto prima che lo vediate, pensando che vi possa essere utile ve lo farà leggere, e voi ne caverete profitto. Ma se non merita di esser letto, accettate il mio buon volere, poiché in questo non ho avuto altra intenzione che di accondiscendere alle vostre domande. Perciò mi considero per ben ripagata della fatica che ho sofferto nello scrivere, perché quanto a pensare a ciò che ho scritto, non ne ho affatto sofferto.12 

Note:

11 Titolo accademico

12 … tanto più che quanto il Signore mi ha fatto comprendere intorno ai segreti di questa preghiera evangelica mi fu di grandissima consolazione. (Manoscr. Escor.)

Prosegue:

Sia sempre lodato e glorificato il Signore da cui procede quanto vi ha di bene nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle opere nostre! Amen!

E abbiamo finito oggi, nel giorno di San Giuseppe, neanche a farlo apposta, incredibile — bellissima Dio-incidenza — di leggere questo bellissimo testo, il Cammino di perfezione.

Che cosa dire, ancora? Qui mi sembra che Santa Teresa faccia un po’ una sintesi, richiama l’importanza di saper recitare il Padre nostro anche per chi non ha la grazia di saper leggere — a quel tempo non erano pochi — lei dice che, nella recita del Padre nostro, c’è dentro tutto.

Ecco, e abbiamo finito, quindi da domani inizieremo il nuovo libro, che ci accompagnerà da adesso in poi. Quindi, affronteremo: la Domenica delle Palme, la Settimana Santa, l’ottava di Pasqua e poi avanti, con questo bellissimo libro sulla Santissima Eucaristia, in particolare sui tabernacoli abbandonati.

Ringraziamo Santa Teresa, che ci ha concesso questa opportunità e che abbiamo avuto la possibilità di farlo. Guardate che niente è scontato, credetelo, niente è scontato. Noi siamo abituati a dire: “Ah sì, adesso accendo la radio, adesso accendo la televisione, adesso accendo la registrazione, adesso vado su YouTube, e so già che troverò questo, quello, quell’altro che mi interessa”. Guardate che tutto ciò che di buono noi abbiamo nella vita, è sempre da considerarsi un dono, che oggi c’è, e domani potrebbe non esserci più.

Quindi, stiamo attenti a ringraziare sempre il Signore, perché il Signore è sensibilissimo ai ringraziamenti (ricordate i dieci lebbrosi guariti).

Bene, allora, per intercessione di San Giuseppe:

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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