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Il Padre Nostro e l’Eucarestia, parte 2

Il Padre nostro e l' Eucarestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione del ciclo dal titolo: “Il Padre Nostro e l’Eucarestia” di sabato 3 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 6, 1-5)

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Il Padre Nostro e l’Eucarestia, parte 2

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 3 settembre 2022.

Festeggiamo oggi san Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa.

Quest’oggi è anche il primo sabato del mese, quindi ricordo la pratica dei primi Cinque Sabati del mese. Chi ne avesse bisogno potrà sempre chiedermi il pdf per la pratica dei Primi Giovedì, Primi Venerdì e Primi Sabati. Ricordo l’importanza della confessione entro gli otto giorni – ricordiamoci in confessionale di esprimere l’intenzione di riparare le offese contro il Cuore Immacolato di Maria, come richiesto da Gesù a suor Lucia – poi i quindici minuti in compagnia della Vergine Maria meditando i misteri del Santo Rosario e la recita del Santo Rosario, almeno dei cinque Misteri, quindi di una Corona.

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sesto di San Luca, versetti 1-5.

Proseguiamo il nostro approfondimento sulla questione del Padre Nostro e, in modo particolare sull’espressione τὸν ἐπιούσιον: “Dacci oggi il nostro pane soprasostanziale o/e quotidiano”, perché sapete che san Girolamo traduce τὸν ἐπιούσιον con cotidianus che , in realtà non significa “quotidiano”, ma soprasostanziale… 

A questo proposito abbiamo già visto sant’ Efrem il Siro e papa Leone XIII con l’enciclica Mirae caritatis del 1902 in cui il papa fa riferimento al Concilio di Trento. Oggi vediamo addirittura un passo della Divina Commedia (Purgatorio, XI, 4-24) in cui Dante commenta proprio il passo del panem cotidianum nel Pater Noster riferendosi alla manna. Il commento che vi leggo, tratto dal suo sito personale, è di Leonardo Lugaresi, professore di Storia del Cristianesimo e Patristica.

Dante, senza toccare quell’aggettivo “quotidiano” tanto caro al buon popolo di Dio che deve mangiare tutti i giorni, lavora sul sostantivo traducendo “panem con “manna”…

Interessante: Dante non tocca cotidianum, ma tocca panem e su questo il greco non lascia spazio a dubbi, perché τόν ἄρτον significa proprio “il pane”. Evidentemente, per fare riferimento alla questione del “soprasostanziale” – τὸν ἐπιούσιονe – Dante va a ritoccare il sostantivo “pane” e lo fa diventare “manna”… molto interessante… non si concentra sull’aggettivo (quotidiano), ma sul sostantivo (pane).

… e apre così genialmente la porta all’interpretazione spirituale del passo, quella che gli esperti raccomanderebbero, ma lo fa in modo tanto piano e semplice che tutti possono capire.

Quindi Dante parla di “manna quotidiana”, spingendo verso l’interpretazione dell’ἐπιούσιον. Capite? Se io traduco ἐπιούσιον come “soprasostanziale” , tutti capiamo che “pane soprasostanziale” è la manna, quella vera che è discesa dal Cielo e che è il Corpo di Gesù (Gv 6); se io tocco “quotidiano” con “soprasostanziale”, capisco che quel pane non è quello di tutti i giorni, ma è il pane soprasostanziale; se, io tocco “pane” e lo faccio diventare “manna” posso lasciare “quotidiano” perché la manna era quotidiana e tutti capiamo che, se è manna, non è il pane che si compra dalla panettiera, perché nessuno va dalla panettiera a comprare un chilo di manna. Poi oggi qualcuno è arrivato a dire che, in realtà, la manna — udite, udite! — è un tipo di pane siciliano! Va bene. Sono andato in Sicilia alcune volte, ma nelle panetterie non ho mai sentire nessuno dire: “Buongiorno, voglio un chilo di manna normale, tre etti di manna integrale; poi voglio una pagnotta di manna al sesamo e vorrei anche un pezzo di pizza fatta con la manna” … mai sentito nessuno fare questa richiesta, però, sapete, sarò io che sono limitato… tutte le persone che abitano in Sicilia saranno più esperte di me, quindi, per favore, prego tutti i siciliani che mi ascoltano di mandarmi… tre etti di manna, così anche io me la mangio, me la assaggio e saprò che cosa ha vissuto il popolo di Israele, perché, visto che in Sicilia ce l’hanno… a meno che adesso non la facciano più perché, sapete che cosa dicono: “No, la facevano una volta, oggi non la fanno più…”. Ah, ho capito, va bene… ma ci sarà scritto da qualche parte, magari i nonni si ricorderanno di quando andavano a comprare la manna, oppure di quando facevano la manna… no, va beh, perché la fantasia, capite… non ha limiti! Possiamo anche vedere gli asini che volano, i cavoli che parlano, i fiorellini che camminano… si possono vedere tante cose! La manna dalla panettiera, però… proprio mi mancava! Anche perché non si capisce: Dio dona la manna al popolo di Israele fino all’ingresso nella Terra Promessa e nessuno poteva raccoglierla per più giorni; invece, ai siciliani, che gli stanno simpatici, la lascia sempre, senza che la manna marcisca… Dunque vi raccomando: se avete la panettiera che vende la manna, che, secondo quanto leggiamo nella sua descrizione nell’Antico Testamento, è un cibo celestiale simile a una focaccia molto dolce e molto buona, fatemela avere! Che poi, sarebbe la soluzione di tutti i problemi dei celiaci, perché non è fatta con la farina 00, altrimenti non sarebbe più manna, ma sarebbe il pane della panettiera! Immaginate che cosa sarebbe per tutti i salutisti del mondo avere la manna? Non ci sarebbe più il problema della pancia gonfia, delle farine ritoccate, degli ogm… veramente una… manna dal Cielo! Farina di manna: fantastico! Più nessun problema di intolleranze alimentari, di allergie… una grazia incredibile, perciò, per favore, fatemene avere una scorta! Mandatemene anche un chilo a testa, siccome so che non la troverete… ma lasciamo spazio alle possibilità e magari troveremo la panetteria “La manna” in via dell’Esodo numero 3. Me la immagino così…

Bene, allora leggiamo Dante che è più serio:

Dá oggi a noi cotidiana manna 

sanza la qual per questo aspro diserto

di retro va chi più di gir s’affanna

che è , tra l’altro, la ripresa puntuale del concetto espresso alla fine del canto precedente (Purg. X, 121-123)

O superbi Cristian, miseri lassi!

che, della vista de la mente infermi,

fidanza avete ne’ ritrosi passi.

Senza quel pane, senza questa manna di cui Dante sta parlando, nella vita si crede di andare avanti e, invece, si va indietro: esattamente Gv 6. Anche Dante, che pure lascia “quotidiana”, ci mette “manna” e così non è più il pane della panettiera.

Andiamo avanti.

San Giovanni Crisostomo, nel Commento al Vangelo di Matteo, capitolo 19:

Ciò si può intendere in senso spirituale o in modo letterale, poiché entrambe i sensi, grazie al beneficio che ci viene da Dio, giovano per la salvezza. Cristo è il pane della vita e questo pane non è di tutti, ma è solo nostro.

Ci avete mai pensato? “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” e non “Dacci oggi il pane di tutti”, oppure “Dai a tutti il pane quotidiano”, Gesù non dice questo! Dice: “nostro pane quotidiano” ed è san Giovanni Crisostomo che scrive, non Padre Giorgio… 

Quindi: Cristo è il pane della vita — la manna di cui parla Dante, il pane ἐπιούσιον, “soprasostanziale” — ma non è il pane di tutti: è solo nostro. Allora non è più il pane della panettiera che è di tutti, ma è come la manna che non era di tutti, ma solo del popolo di Israele. Allora non è proprio il pane della panettiera quello di cui Gesù sta parlando. Gesù parla di un altro tipo di pane.

Prosegue san Giovanni Crisostomo:

E, come diciamo “Padre nostro” poiché è il Padre di coloro che intendono e credono, così anche lo chiamiamo “pane nostro”, perché Cristo è il pane di noi che ci cibiamo del suo Corpo. Chiediamo che ci sia concesso questo pane ogni giorno, affinché noi, che siamo in Cristo, riceviamo quotidianamente la sua Eucarestia come cibo di salvezza, non siamo separati dal Corpo di Cristo nel caso in cui si frapponga un peccato grave e quindi, privati della Comunione, ci fosse vietato il pane celeste riguardo al quale così Egli predica: “Io sono il Pane della Vita che discende dal Cielo: se qualcuno mangerà del mio Pane, vivrà in eterno. il pane io darò é la mia Carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).

Qui Giovanni Crisostomo, oltre a essere chiarissimo, fa un affondo potentissimo. Innanzi tutto il “pane nostro” e non “di tutti”: come il Padre è nostro, perché è “il Padre di coloro che intendono e credono”, così anche il pane è nostro di noi che ci cibiamo del pane di Cristo. Quindi non si tratta del pane della panettiera: è il pane “soprasostanziale”. Dire “quotidiano” ha un senso, purché capiamo bene che cosa intendiamo con questo aggettivo che non indica il pane della panettiera. La traduzione di san Girolamo va bene, quotidiano va bene, ma nel senso di cui parla san Giovanni Crisostomo. Perché “quotidiano”? Perché chiediamo che ci venga dato ogni giorno, perché noi che siamo in Cristo, possiamo ricevere quotidianamente la sua Eucarestia, il suo Corpo dato e il suo Sangue versato, come cibo di salvezza. 

Perché “quotidiano”? Il timore qual è? Perché potrebbe non essere quotidiano? Non potrebbe esserlo nel caso in cui “si frapponga un peccato grave”. 

Per cui chiediamo al Padre che assolutamente non si frapponga tra noi e questo Corpo, che è il pane soprasostanziale, il peccato grave che ci priverebbe della Comunione ; questo alla faccia di tutti quelli che dicono: “Si, va beh… se anche hai fatto un peccato grave, fai la Comunione lo stesso”. No, i Padri non hanno insegnato così… “privati della Comunione, ci fosse vietato il pane celeste” san Giovanni Crisostomo scrive così. 

Se si è in peccato grave, questo pane soprasostanziale, questa novella manna di cui parla Gesù nel Vangelo (“Io sono il pane della vita disceso dal cielo”, ecco la novella manna Gv 6,51), può essere vietato e si può essere privati della Comunione se si commette un peccato grave. È scritto qui… non mi sto inventando niente. Queste sono le fonti, questo è san Giovanni Crisostomo che commenta il Vangelo di Matteo riguardo il capitolo 19.

Ecco, domani vedremo un altro Padre della Chiesa importantissimo, poi vedremo anche una grande Santa, Dottore della Chiesa e poi finiamo. Credo che queste fonti più che autorevoli siano sufficienti per farci dire — ce lo stanno già facendo dire e domani confermeremo il tutto — che quando diciamo nel Padre Nostro “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, a tutto possiamo pensare, tranne che al pane della panettiera! Gesù aveva ben chiaro in mente già lì l’Eucarestia. Quella noi chiediamo nel Padre Nostro!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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